Indosso un'armatura sforacchiata, ma ancora valida. Ho un arco, armi, alcune cicatrici. La cicatrice più vistosa ce l'ho sulla fronte, uno sgarro che rimarrà sempre a ricordarmi quanto sia importante indossare un buon elmetto nelle situazioni di pericolo.
Sono un soldato semplice dell'esercito regolare di Uryen. I miei superiori mi trattano con rude schiettezza e con rispetto, esattamente come trattano tutti gli altri.
Rischio la pelle quasi ogni giorno e faccio del mio meglio per contrastare la minaccia tremenda che incombe su queste terre. Ho anche confessato al Sergente Rock il fatto di saper usare un pochino la magia e per il momento lui mi autorizza a farlo. In prospettiva dovrò parlarne con il Capitano Barun e formalizzare bene questa cosa.
Non mi lamento.
In questi ultimi due giorni, a causa di Messer Guy Ashley, ho riflettuto su tante cose.
Dove sarei adesso, se quel giorno di tanti anni fa, a Burglitz, non avessi commesso "lo sbaglio" che mi ha fatto precipitare nel disonore?
Riesco a vedermi, con gli occhi della fantasia, con indosso bei vestiti, in un palazzetto dignitoso da qualche parte tra Ammerung e Fiedelm. Non ho cicatrici, ma magari ho qualche marmocchio moccioloso aggrappato alla sottana. E soprattutto ho un marito che non ho scelto, che esercita la sua potestà su di me e sulla mia vita. Uno come Guy Ashley, magari.
Uno dei momenti più umilianti della mia vita è stato quando abbiamo ricevuto la visita di Lord Alyster Forge alla Rocca di Bronne e sono stata obbligata a compiacerlo. Ma un matrimonio non desiderato non è forse la stessa cosa moltiplicata all'infinito? E' la stessa orribile e triste cosa, solo ammantata di ipocrisia e falsa rispettabilità.
Adesso osservo i capricci irritanti di Guy Ashley e sorrido. Perchè quella non è la mia vita, non è più la mia vita.
Io sto qui sulla frontiera a proteggere gli ignari che popolano le terre più a sud. Proteggo le mie sorelle, sposate onorevolmente con sconosciuti di rango, sottomesse ai loro mariti. E tutti, se sapessero, direbbero che è quella la strada giusta da percorrere, e compatirebbero me, la figlia rovinata.
Io però benedico il mio sbaglio. Non per l'effimero divertimento di quei momenti, nè per la lezione e le delusioni successive.
Benedico il mio sbaglio perchè grazie ad esso si è rotta la rete di fili d'oro che mi imprigionava in un mondo di falsità. Il mondo di mio padre, di Alyster Forge e di tutti i Guy Ashley più o meno isterici in circolazione.
Il mondo vero è questo. Fa schifo magari, ma è reale. Ed io sono proprio qui.
