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Le cronache degli eroi che salveranno il mondo
Annie Volvert
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13 agosto 517
Domenica 11 Settembre 2016

Apocalisse



La cripta centrale è più grande delle altre, oltre ad essere decisamente più pulita. Anche la puzza di terra fradicia è meno intensa, o forse è solo un'impressione dovuta al fatto che si vedono un pò di pietre sulle pareti.

"Oh, non è male per niente, qui".

La voce di Garruk rimbomba nella sala, rompendo quasi un'ora di silenzio nervoso passato a camminare per cunicoli dimenticati. Silenzio per modo di dire, ovviamente, visto che di casino ne abbiamo fatto parecchio. Stranamente, di risvegliati neanche l'ombra: eppure avrebbero potuto attaccarci facilmente, sfruttando le molte strettoie che abbiamo dovuto allargare per poter arrivare qui. Magari la pulizia dei dintorni della collina che abbiamo fatto negli ultimi giorni ha dato i suoi frutti: sono rimasti solo quelli che non possono lasciare la corte del Re. O forse c'è una festa a sorpresa che ci aspetta proprio qui...

"Acci acci, sento odore di mortacci!" Garruk fa un paio di passi, preparandosi ad affrontare i padroni di casa. A quanto pare c'è davvero una festa, dopo tutto. Eccoci qua, per la centesima volta, penso mentre sguaino lentamente Ametista. La centesima prima volta, visto che nessuno di noi ha di certo mai messo piede qua dentro. Un bagliore verdognolo si sprigiona dalle pareti, mischiandosi alla luce della mia torcia. Informi. Tocca fare in fretta, a breve qui non si respirerà più.

Cimitero di Holov - Immagine

Vasq indica il lato opposto della sala, attirando la nostra attenzione verso quello che sembra un pugnale piantato nel muro. "Ram, mi sa che ci siamo". Che Ilmatar mi fulmini con uno dei suoi stràli se lo straccetto che penzola da quella lama non è la pergamena che stiamo cercando. Accendo una seconda torcia, poi una terza: devo stare attenta a piazzarle bene, avremo bisogno di un bel pò di luce. Il primo lancio cade a poca distanza da due sagome sgraziate che barcollano lentamente verso di noi. Vasq non perde tempo: uno cade a terra, l'altro viene colpito al collo e continua ad avanzare. Il secondo lancio ne mostra altri tre: il più vicino si mette a correre nella nostra direzione come se gli avessi dato il via. "Avanti ragazzi, facciamo un Corridoio come si deve!" tuona Garruk, colpendolo in pieno petto con lo scudo: la stella del mattino rotea fulminea, sfondandogli il cranio. "Pensavo non la sapessi più usare, quella" gli dice Roy mentre gli si affianca. Garruk alza le spalle: "è che non riesco a smettere! Ci ho provato, ma..."

Il mio scudo è il terzo a unirsi, seguito da quello di Joden e dagli altri del Dodici. Ci schieriamo ad angolo, a protezione delle due mezze pareti che vanno dall'ingresso al pugnale. Vasq scaglia un'altra freccia, poi si affianca a Ram che arriva col prete, percorrendo lo spazio che separa le nostre spalle dal muro. Alyster sembra contento di quello che abbiamo trovato: bene così, vuol dire che ci siamo imbucati alla festa giusta. "Cazziatone in elfico in arrivo a ore cinque!" Grido mentre pianto Ametista nell'occhio di un Corridore: non corri più ora, eh? "Basta che non me lo fate durare cinque ore!", mi fa eco Garruk, sghignazzando.

"Cacciatore a dritta!" grida Roy: dopo un istante lo vedo anch'io, appena prima che mi atterri sullo scudo. Sento i suoi artigli che stridono: figlio di troia, ho ridipinto lo stemma tre giorni fa! Poi si mette a tirare con tutte le sue forze, come se volesse strapparmi il braccio. Caschi male, merda: ti è capitata una che pesca lucci nel Traunne da quando aveva sette anni. Lo colpisco duramente sulla spalla, poi sento uno spostamento d'aria pazzesco e al posto della sua faccia vedo la palla punzuta di una morning star. "E che cazzo, Garruk! Era mio!". "Di chi parli, scusa? Io non vedo nessuno...".

Il bello del "Corridoio" è che ti costringe a stare uniti: spalla contro spalla, scudo contro scudo. Nessuno di noi è nato per questo: eravamo falegnami, muratori, locandieri. Eppure abbiamo imparato a farlo e adesso, dopo una guerra di lacrime e sangue, questa tensione e questo casino sono diventati parte di noi. Il Terzo Plotone, l'orgoglio di Uryen: quattro, anzi cinque testardi che si ostinano a non voler crepare, ultimi o quasi di una stirpe finita sotto terra, in prigione o al confino. Quando arriva il secondo Antar non me lo perdo, al terzo tentativo riesco a piantargli Ametista nel cranio: vai così! Dietro di noi il prete continua a biascicare il suo sermone incomprensibile. "Manca ancora molto, padre?" esclama Garruk: "qui comincia ad essere un pò affollato!" Non ha tutti i torti: come se non bastasse, l'aria intorno a noi sta diventando irrespirabile e comincia a far bruciare gli occhi.

Per tutta risposta, Alyster prende il coltello e lo stacca dalla parete.

"Fatto!" Grida Ramsey. "Ora piazziamo le botti e togliamoci di torno!" Più facile a dirsi che a farsi, visto che le torce sono andate e i nostri occhi le seguiranno presto: per nostra fortuna i pezzi grossi sono già caduti. Mi guardo intorno, cercando di ignorare la nausea, alla ricerca del pilastro.

"Ram, dov'è il pilastro?"

... Per un lungo istante, cala il silenzio.

Doveva esserci un pilastro, qui.

Ramsey guarda Joden, che indica l'intersezione di due muri. "Dovrebbe essere lì dentro: probabilmente ci hanno costruito intorno".

Ramsey annuisce. "Capisco. Ma è lontano dall'uscita, Se li piazziamo lì... non lo so se poi ce la fai, da fuori."

Joden alza le spalle: "... vorrà dire che farò da dentro".

Non dire cazzate, Joden. Lo pensiamo tutti, ma nessuno lo dice. Neanche Ram. Il che mi preoccupa. Non scherziamo, per favore. Non...

"Resto io con lui", esclama Vasq all'improvviso: "posso farcela, da fuori".

"Sicuro? E' un colpo difficile, al buio...".

"Appunto: la mia specialità".

Ramsey annuisce, facendo tirare a tutti un sospiro di sollievo. Joden non fa una piega: ha le palle, quel ragazzo. "Vedete soltanto di non crepare entrambi", conclude Ramsey. "Adesso però sbrighiamoci a finire".

...

Il ritorno in superficie è piuttosto imbarazzante. Usciamo da una tomba, coperti di terra come dei risvegliati, mentre intorno a noi impazza la battaglia: i nostri si stanno dando da fare per tenere pulito questo lato della collina. Vasq e Joden restano nei pressi, Ramsey e il dodici raggiungeranno la posizione concordata. Quanto a noialtri...

"Garruk, Ali, Roy: portate in cima questi ragazzi". Musica per le mie orecchie!

Garruk annuisce, roteando la morning star sopra la testa. "Avete sentito, pelandroni? Basta cazzeggiare con gli sciancati, andiamo a fare il culo al padrone di casa!"





Avanziamo di corsa lungo il fianco della collina, mentre la pioggia ci scioglie la terra addosso: tre golem di fango alla testa di un pugno di soldati, con le prime luci dell'alba che salgono dietro di noi. Dopo alcuni minuti raggiungiamo lo squadrone di Greyhaven, intento a tenere sgombra una delle zone marcate dalle bandiere: di fronte a me, neanche a farlo apposta, intravedo il mantello svolazzante del vice-comandante Van.

"... Bentrovata!" esclama, poi si ferma a guardarmi bene: "vestito nuovo?"

"Che ci fai qua? Non è iniziato il palio?"

"Non sono bravo coi cavalli, preferisco le donne".

"Intendevo sugli spalti, a fare il tifo".

Annuisce. "Come stanno le pizze?"

"In forno".

"Bene, allora noi saliamo: ci vediamo più tardi". Così dicendo, caccia un grido e si arrampica verso la cima: i suoi lo seguono, lasciando a noi i Risvegliati. Osservo l'Angelo Nero che gli si affianca e penso che...

"Vorresti salire anche tu, eh?" Ovviamente. Ma la voce di Garruk mi ricorda che ho un ruolo diverso, almeno per il momento.

"... Senti chi parla", rispondo, poi guardo il cielo. "E' quasi ora: non hai un discorso da fare?"

"Fallo tu."

"Io?"

"Ho la gola secca: montameli bene, però." Prima che possa obiettare è già lontano, intento a far roteare il mazzafrusto. Fanculo, ho pure la testa vuota.

...

"Sentitemi bene, stronzi! Oggi ci riprenderemo questa collina, che vi piaccia o no. Non so a voi, ma a me questo posto ha sempre fatto cagare. E' freddo, è umido e non c'è verso di far crescere una spiga di grano. Solo a un coglione verrebbe voglia di vivere qui, eppure sono anni che ci rompono tutti le palle cercando di mandarci via! Ma sapete che c'è? Noi questo favore non glielo faremo: resteremo qui a dare fastidio perché nessuno di loro si merita un cazzo, neppure questo posto di merda! E' la nostra merda! E' la nostra merda!"

L'eco delle mie parole rimbomba nell'aria, rimbalzando da scudo a scudo. "E' la nostra merda!" fa eco Roy. "E' LA NOSTRA MERDA, CAZZO!!!" urla estasiato Garruk. Un istante dopo, non c'è un soldato che non stia urlando la stronzata pazzesca che ho appena detto: non so perché, ma di tutta la frase si sente solo la parola "merda". Mi viene il dubbio che sia l'unica cosa che hanno capito: tanto valeva dire solo quello. Meglio così.

D'improvviso una forte scossa di terremoto ci zittisce, sbattendo a terra molti di noi. Due o tre di soldati di Greyhaven cadono dall'alto, rotolando malamente sul fianco roccioso della collina. Raggiungo di corsa quello dall'aspetto familiare, tendendogli la mano. Chi di fango ferisce...

"Vestito nuovo?"

Sembra ancora tutto intero. Cerco di aiutarlo a rialzarsi, ma la terra continua a muoversi sotto di noi. In men che non si dica ci ritroviamo tutti a quattro zampe, intenti a contemplare ciò che accade di fronte ai nostri occhi.

"Arriva, cazzo!".

"Ci siamo".

La cima della collina vibra fin quasi a esplodere, poi collassa su se stessa. Una crepa impressionante si apre a un pugno di metri da noi, inghiottendo Garruk e un altro paio di soldati. Cazzo. Una fitta coltre di nebbia bianca fuoriesce dalle spaccature, analoga a quella che abbiamo già visto altre volte.

"Porca troia".

"E' lui..."

Pensavo di essere preparata. Mi sbagliavo. Di fronte a un gigante di pietra che emerge dalle viscere della collina nessuno può esserlo. Ramsey ha ragione: non è un semplice Abnormis. I suoi occhi, i suoi movimenti, non ricordano affatto quelli di un Risvegliato.

L'Angelo Nero non perde tempo: in un istante gli è addosso, colpendolo a più riprese con il suo gigantesco spadone. Combatte da dio, non c'è che dire. Frammenti di pietra e terra schizzano nell'aria. Mi affretto ad abbattere il Corridore che mi viene addosso: non posso distrarmi, né perdere di vista quella battaglia. Le gambe di King sembrano due tronchi d'albero, eppure è lì che l'Angelo colpisce con maggior forza: uno, due, tre colpi, finché quello che sembra il ginocchio non si spacca con un fragoroso CRACK. Lo squadrone di Greyhaven esulta, ma le grida lasciano il posto a un silenzio tombale quando un pugno mai visto colpisce in pieno il loro eroe, precipitandolo giù nel dirupo assieme al suo spadone.

Cazzo.

"Continuate a colpirlo alle gambe". E' la voce di Van. Meglio se comincio ad arrampicarmi, tra poco potrebbe toccare a me. La collina è zeppa di soldati e risvegliati: prima che arrivasse King stavamo tenendo, adesso rischiamo seriamente di essere spazzati via prima di portare a termine il nostro lavoro. Mentre mi tiro su con le braccia, non so perché, mi viene in mente che devo ancora una cena a quella faccia di culo. "Una pizza: mi sembri una tipa da pizza". Che cazzo è una pizza? "Una specie di focaccia". Ma quale focaccia, mica stiamo ad Amer...

Arrivo in cima e lo vedo, circondato da quel che resta dei suoi uomini: un pugno di spade contro il Re della Collina. Non voglio vedere, eppure non riesco a distogliere lo sguardo. E' veloce ma non abbastanza, non riuscirà a evitare quei macigni per molto. Resisti, penso mentre mi tiro su in piedi e corro più in fretta che posso. Uno, due, tre soldati vengono colpiti di fronte ai miei occhi: uno scagliato tra i Risvegliati, gli altri due schiacciati come mosche. Fanculo lo scudo, brandisco Ametista a due mani e la pianto su quello che mi sembra un piede. Poi mi butto a terra, subito prima che un'artigliata di roccia mi porti via la testa: era davvero un piede, cazzo!

Quando mi rialzo, Van è di fianco a me. "Si batte la fiacca, eh?"

"Vedi di non crepare, che mi devi ancora una pizza".

Mi rialzo, ma dura poco: l'unico modo per schivare quelle palanche è buttarsi a terra e sperare che vada lungo.

"Mi hanno detto che alla torre tre c'è un cuoco dei vostri che forse le sa fare".

"Groombor? Caschi male, è di Halden..."

"Magari è stato ad Amer, che ne sai? Lo conosci?"

"Perché, sei geloso?"

DONG!

D'un tratto, l'aria si riempie del suono della campana. Cazzo. Di già? E' troppo presto... Mi guardo intorno: nessuna traccia del dodici. Maledizione: Ram, Roy, dove siete?

DONG!

Siamo rimasti in pochi, quassù: troppo pochi. "Van, qual è il piano?".

"Provo a fargli saltare l'altra gamba: ce la fai a distrarlo?"

DONG!

Più facile a dirsi che a farsi: l'Angelo Nero gli ha fatto un bel danno, ma le braccia sono ancora in funzione. "Avanti, stronzo: vediamo che sai fare!" Mi butto in avanti ed evito un cazzotto micidiale, ma l'impatto mi scuote la terra sotto i piedi mandandomi al tappeto prima di riuscire a colpirlo. Che gran figlio di...

DONG!

Uno schianto sordo annuncia l'arrivo di Ram e del dodici. King è preso alla sprovvista, non si aspettava tutta questa gente disposta a farsi schiacciare: osservo con soddisfazione la fitta trama di corde e reti dipanarsi attorno alla sua gamba sana. Forza ragazzi!

DONG!

King si dibatte come un'aragosta, ma il dodici non molla: per ogni corda che strappa gliene arrivano due. Nel casino di tronchi, funi, soldati e risvegliati non vedo più Van. Intorno a noi è un delirio, non so come riusciremo a uscirne vivi. Ma in fondo non mi importa, nessuno di noi ha niente da perdere: o torniamo vincitori o non torniamo affatto.

DONG!

Con un poderoso colpo di reni King si libera dai legacci che lo tengono e si sposta in basso, lungo il fianco opposto della collina, puntellandosi con la gamba sana. Mi basta un'occhiata alla linea delle bandiere per capire che non va bene per niente. Cazzo.

DONG!

Non ci voleva. "Che facciamo, Ram?" "Andiamogli addosso e riportiamolo qui!" Musica per le mie orecchie. Mi lancio in avanti, raggiungendo il Tenente e Roy. Quel che resta dello squadrone di Greyhaven sta facendo un gran lavoro con i Risvegliati tutto intorno a noi. Di Van nessuna traccia, sparito nel nulla.

DONG!

Ci resta poco tempo. Avvicinarsi a King quanto basta per colpirlo sembra impossibile, quelle braccia immense non lasciano scampo. Ma se c'è un uomo capace di rendere possibile l'impossibile, quello è Ram. "Proviamoci insieme, al mio via: uno, due, VIA!".

DONG!

E' Roy a prendere la botta, che lo scaraventa lontano. Credo che abbia preso lo scudo, o almeno lo spero. Io e Ram riusciamo a passare: pianto Ametista su quello che dovrebbe essere il ventre, mentre il martello da guerra di Ram si abbatte furiosamente sul fianco sinistro. Entrambi evitiamo la gamba sana, l'obiettivo adesso è riportarlo su... Prima che sia troppo tardi. Avanti, stronzo: vieni. Avanti.

DONG!

La risposta di King non si fa attendere: Ram viene colpito da un violento manrovescio e spedito tra gli alberi. Ho già visto questa scena: un anno fa, su una collina a poca distanza da dove siamo ora. La differenza è che stavolta penso soltanto al bicchiere mezzo pieno: non è morto allora, non morirà adesso. Osservo quel braccio enorme che si piega ad arco e mi preparo a fare la stessa fine, quando un'ombra scura sfreccia rapidissima di fianco a me.

DONG!

Con un ruggito feroce l'Angelo Nero spicca il volo e si schianta con il suo spadone sul torace del mostro. Ha la testa insanguinata e un occhio chiuso, parti della sua armatura mi sembrano rotte, ma si muove con la stessa rapidità impressionante di prima. Grida qualcosa che non riesco a capire, poi salta a terra in tempo per evitare le palanche assassine del titano di pietra. Anche King sembra urlare, cercando furiosamente di ghermirlo: ha ancora lo spadone conficcato nel petto.

Navèl - Immagine

DONG!

... e dodici: ci siamo. L'Angelo Nero si arrampica con rapidità disumana verso la cima della collina, trascinandosi dietro King che colpisce il terreno dietro di lui. Lo sta portando nel posto giusto, ma non c'è più tempo. Osservo quel che resta dello squadrone di Greyhaven e del dodici: mi guardano in silenzio, aspettando un mio ordine. Sanno tutti che restare qui è una condanna a morte: vorrei salvarli, ma non ho scelta. "Mantenete le posizioni! Spero che abbiate messo le scarpe da roccia, perché adesso..."

La frase mi muore in gola, mentre osservo impotente la stella cometa che spicca il volo dalla riva opposta del Traunne per sfrecciare oltre il fiume, verso l'alto, verso di noi. Nel lungo istante prima dell'impatto ripenso agli ultimi tre giorni, al culo che ci siamo fatti per montare quella campana nel mulino di Tober, a piantare le bandiere su questa collina di merda per consentire agli artiglieri di calcolare l'alzo del Fannullone: tutto per poter arrivare a giocarsi questo piatto nel modo migliore, a vivere questo singolo istante qui ed ora.

Il proiettile colpisce il torace di King con precisione assoluta, esplodendo in una tempesta di pietre, fuoco e fiamme. Dovrei andarmene, ma non riesco. Dovrei sentire la vampata fortissima di caldo sul viso, le urla atroci dei miei compagni investiti dagli schizzi di quell'olio infernale, invece nulla. L'unica cosa che riesco a fare è contemplare con orgoglio misto a soddisfazione il corpo menomato di quel mostro di roccia che crolla di schiena sulla cima della collina. Di Ram, Roy, Van e dell'Angelo Nero nessuna traccia. A quanto pare sono l'unica ancora in piedi, questo significa che tocca a me giocare l'ultima mano.

Prendo il corno e lo porto alle labbra, pronta per il grande bluff. Il colpo gli ha fatto saltare via lo spadone che lo infilzava, insieme a gran parte del petto: è ancora vivo, ma non può reggerne un altro così. Lo guardo, poi mi volto in direzione del Traunne e soffio nel corno con quanto fiato ho in corpo, come se volessi svegliare tutto l'Anterlig. La risposta di King non si fa attendere: un nuovo terremoto scuote la collina, gettandomi a terra come un fuscello e risucchiandolo in un istante in una enorme crepa nel terreno. Giù nel cimitero, diretto verso la cripta dove pensa di potersi leccare impunemente le ferite.

Sorrido come una scema, mentre rotolo giù per il fianco della collina. Ci sei cascato, stronzo. Per nostra fortuna non conosci i tempi di ricarica del Fannullone, altrimenti non saresti corso a rintanarti come una talpa. Ti aspetta una bella sorpresa, lì: Joden, Vasq, la pizza è nel f-

BOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOM!







"Zia, mi senti?"

Un fischio assordante. Ecco cosa sento.

"Quando hai finito di crepare vedi di aiutarmi, che non sei poi così leggera".

Mi scrollo di dosso la terra che mi ricopre. "Come sapevi che ero qui? Mi hai vista rotolare giù dalla collina?"

"Collina? Quale collina?"

Mi volto e contemplo il risultato dei nostri sforzi. La collina di Holov non esiste più: al suo posto, a perdita d'occhio, c'è l'apocalisse: una distesa informe di terra, roccia, radici, tombe, corpi maciullati e alberi distrutti, con la pioggia battente che cerca invano di spegnere un inferno di fiamme che ruggisce a poche decine di metri da noi. Rabbrividisco al pensiero dei soldati che si trovavano lì. Che si trovano ancora lì. a questo ci avete costretto, mostri maledetti.

Apocalisse - Immagine

"...E' morto, almeno?"

Van annuisce. "Lo ha decapitato Garruk, con la spada di Navèl. Avresti dovuto vedere la sua faccia..." Abbiamo vinto. Nei prossimi giorni scopriremo quanto ci è costato.

"...La conosco bene, la sua faccia! E' vivo, dunque: Ram e Roy?"

"Ram era con lui: adesso ti ci porto".

"... e Roy?"

Van fa una pausa. "Non ne ho idea: mi chiedi troppo".

"Dobbiamo cercarlo: potrebbe essere ferito..."

Van scuote la testa "Non esiste, zia. Io ho un braccio rotto, e anche tu non sei al tuo meglio". Seguo il suo sguardo verso le gambe e quasi mi viene un colpo quando vedo quello che ho al posto del piede.

"Non sento niente..."

"E' normale: è l'agitazione. Non preoccuparti, tra poco strillerai come una mocciosa".

C'è qualcosa di strano nei suoi occhi, nella sua voce: qualcosa che proprio non mi piace.

"Perché quella faccia? C'è qualcosa che devi dirmi?"

Silenzio, poi ancora quello sguardo. Perché mi guarda così? Non è che... Sono stata morsa? Cazzo. Poi, improvvisamente, ricordo: lo scoppio del proiettile, il planem dappertutto, la vampata di calore in faccia...

"Ferma!" esclama mentre mi afferra col braccio buono la mano che stavo istintivamente portando al viso. "Non toccarti!"

Cazzo.

Cazzo Cazzo Cazzo Cazzo.

"Quanto è..."

"... Non molto: ma non tocc..".

"QUANTO, CAZZO?" Dèi, ora che lo so comincio già ad avvertire il dolore.

"Ascolta... Non lo so, non sono un medico, ma non mi sembra la fine del mondo. Adesso ti porto sulla barca, così ti guardano le tipe che ci capiscono: qui non possiamo restare, è pieno di Risvegliati. Abbiamo vinto, ora dobbiamo tornare".

Annuisco, stringendo i denti: d'un tratto sento un dolore fortissimo al piede, alla faccia... Cazzo. Da non crederci. Di camminare non c'è verso, mi lascio caricare sulle spalle. Non so come faccia a sollevarmi e a trasportarmi con un braccio solo, fatto sta che ci riesce.

"Van.."

"Si?"

"... Destra o sinistra? O entrambe?"

"... In che senso?"

"Vorrei posare la testa senza lasciarti la faccia sull'armatura".

"... la destra. Posa la guancia destra".

La sua schiena è calda, o forse è solo la suggestione dovuta alle lingue di fuoco che ci circondano. Camminiamo seguendo il corso del fiume, diretti verso la sagoma della Disperata che si staglia imponente di fronte a noi. Erano anni che non la vedevo risalire il Traunne: mi sento come lei, in questo momento. Al tempo stesso mi vergogno di me stessa, con tutti i compagni che sono morti sto qui a preoccuparmi di un graffio sulla faccia.

"Van.."

"Si?"

"Faccio schifo, vero?"

"Tranquilla, le votazioni scadevano ieri: ormai non posso più cambiare la mia preferenza...".

Scoppierei a ridere, se non fosse che ho paura di farmi un male cane. "Sei uno stronzo..."

"Ma come! Ti ho appena detto che ti ho votata..."

"A maggior ragione".

Raggiunta la Disperata vengo affidata alle cure di June, la paladina fighetta: Astor, la figlia di Inferno, è impegnata a rattoppare gente che rischia di crepare. Le chiedo se dovrò rinunciare al piede, alla faccia o a entrambe le cose. Lei sorride e mi dice di non preoccuparmi, poi mi spalma un impasto di erbe aromatiche e mi fa bere una tisana che odora di funghi. Improvvisamente comincio a sentirmi intontita. "Guarda che lo so che sei di Pyros", mormoro. "Se dici le bugie non vai in paradiso..."

"Dormi, adesso: e stai tranquilla". Mentre lo dice, un nugolo di farfalle colorate si sprigiona dai suoi capelli... no, non sono farfalle: sembrano più dei piccoli Croc di colore rosa, ciascuno con delle minuscole ali da pipistrello.

... Hai capito, la streghetta...

Poi tutto si spegne.
scritto da Ali Shark , 01:53 | permalink | markup wiki | commenti (2)