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Le cronache degli eroi che salveranno il mondo
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24 luglio 517
Mercoledì 22 Giugno 2016
Mappa del Problema
Quarantasette giorni e sette morti. Tanto c'è voluto per compiere questa ricognizione, tra insetti giganti e villaggi infestati, paludi fredde come il ghiaccio e orde di cadaveri rianimati.
Morto che parla, direbbe Heck, raccontandomi per l'ennesima volta una leggenda delle parti sue che si dice sia avvenuta molti secoli fa: i quarantasette guerrieri di Amilanta che vendicarono l'assassino del loro comandante, contravvenendo così al giudizio del Khan. Questi li condannò a morte tutti tranne uno, colui che era considerato il più valoroso: a lui fu dato l'ordine di seppellirli, onorare le loro tombe e raccontare la loro vicenda per tutta la durata della sua vita. Non più un guerriero, non più un soldato: soltanto un morto che parla di altri morti.
O forse non lo direbbe: non qui, almeno, dove il senso delle metafore svanisce per lasciare il posto a realtà molto più semplici, concrete e spaventose. Qui il ''morto che parla'' esiste davvero: l'ho visto con i miei occhi qualche settimana fa, in uno stanzino buio delle prigioni della Rocca di Tramontana, a un pugno di metri dal cortile in cui mi trovo ora. "Non è l'unico, né il più bizzarro Abnormis che incontrerete", ci disse lo stregone che chiamano Luger mentre ce lo mostrava: il brutto è che aveva ragione.
Pensavo di averle viste tutte a Benson, ma mi sbagliavo: questo posto è talmente pieno di merda che a nessuno andrà mai di pulire, non seriamente. Continueranno a mandare rinforzi al confine sperando che nel frattempo le cose si risolvano da sole, magari con l'aiuto di qualche acquazzone. Gente come Navél, che nella merda di questo tipo ci sguazza da quando è nato; o come Heck, che non riesce mai ad alzarsi dal tavolo prima di aver perso tutti i soldi; o come me. Qual è la mia scusa? Perché sono qui? Non certo per parlare con sorella Magdalene, visto che è stata inamovibile ad ogni mia richiesta. C'era una cosa nel mio rapporto che mi è stato ordinato di omettere, un sospetto che, se fondato, risulterà in ogni caso evidente ai prossimi soldati che la incontreranno. Perché proprio quella, tra tutte le informazioni che abbiamo recuperato? C'è qualcosa, di questa situazione, che ancora mi sfugge.
Qual è la mia scusa, dunque? Non ne ho idea, eppure l'idea di andarmene non mi sfiora neppure. Credo di avere un debole per i fiumi di merda e il Traunne è perfetto, così come era l'Encor. Non sono neanche l'unico, a quanto pare: ho visto i soldati dei primi due plotoni che proveranno a usare la nostra mappa, non vedono l'ora di tuffarsi e dare qualche bracciata. Sembrano persone in gamba. Spero che riusciranno a farne buon uso e soprattutto a tornare indietro... possibilmente vivi.
Con loro loro partirà anche Annie, la ragazza che secondo Navèl ha ricevuto il marchio. A quanto pare il suo corpo è riuscito ad adattarsi, almeno per ora... nonostante sia poco più che una bambina. O forse proprio per quello. Spero che riesca a tenere duro il più a lungo possibile.
Durante le notti in mezzo a quelle lande ho pensato spesso ad Ali, alla faccia che avrebbe fatto nell'ascoltare il nostro resoconto. Avrei voluto portarle notizie migliori, visto che la mappa degli orrori che ho realizzato descrive in fondo anche la sua casa, la sua vita, il suo paese... dirle che le cose stanno migliorando, o che lo faranno presto. Niente da fare, capelli corvini: ti aspettano ancora molte notti tremende e insonni, scandite dal frinire di cicale mostruose: un frastuono così forte da coprire anche le urla di chi viene divorato. Ma non temere, non vi lasceremo soli in questa lotta: non abbiamo lasciato le foreste di Dorf per venire a farci prendere a calci in culo da un mucchio di ossa che cammina. Il primo giro lo ha offerto la casa, al secondo insisteremo per pagare noi: abbiamo i mezzi e le capacità per puntare a un bersaglio grosso ed è lì che andremo.
Una volta fatto il nostro dovere, tornerò a cercarti: devi ancora pagare pegno per quel duello che hai perso.
Fino ad allora, zia, fai del tuo meglio per non crepare.