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Le cronache degli eroi che salveranno il mondo
Gadman Scherer
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28 febbraio 518
Giovedì 1 Aprile 2021

Resistenza



"Avanti, troia... fatti un favore e dicci dove stanno".

La sua rabbia mi colpisce in testa e al ventre, con la prima falange aperta per non lasciare segni. Il "metodo militare", così lo chiamava Varchmann quando riteneva che gli avessimo disubbidito: la tecnica ideale per punirci senza rovinare la merce. "Sei così piccola", mi disse una volta: "se perdo il controllo rischia che ti faccio fuori". Poi mi accarezzava i capelli, come per scusarsi: scuotendo la testa, dicendo che non avrebbe mai voluto farlo ma che l'avevo costretto. Che ero la sua bambina.

Fai del tuo peggio, Matt: se ripenso a quelle nocche conficcate sotto al mio diaframma, al terrore che incutevano quelle carezze, i tuoi colpi scoordinati mi sembrano poca cosa. Quanti anni avevo, allora? Diciannove, forse venti. Io e Giada eravamo le bambine, Mira e Zyra le più grandi. E poi arrivò lei. In pochi mesi riuscì a negoziare un accordo impossibile, riscattando gran parte della dignità che sembravamo aver perduto per sempre: nessuno avrebbe più potuto toccarci, se noi non lo avessimo voluto... neanche Varchmann. Fu lei a convincerlo che saremmo potute diventare anche noi dei buoni soldati: così fu. Un plotone scelto, con un sergente capace e un compito preciso: resistere e far resistere, a qualsiasi costo e con ogni mezzo necessario.

Adesso capisci perché non hai speranze, Matt?

"Allora, zoccola? Dove cazzo si nascondono quel verme e la sua puttana?"

"Fà attenzione a non ammazzarla, Matt: se muore è un casino..."

"Sai quanto mi sposta se muore questa stronza? Tre minuti: quelli che ci metto a trascinarla da qui al molo prima di buttarla in pasto ai pesci."

Li osservo sghignazzare e provo pena per l'esercito di Uryen, un tempo fiero protagonista delle lande di Feith e oggi ridotto a queste squallide manifestazioni di virilità strozzata ai margini di un ducato che lo disprezza. Se dobbiamo resistere è anche per il bene di chi verrà dopo questa miseria. Il mio sguardo si alza a incrociare quello di Zyra, che mi osserva con le lacrime agli occhi: i colpi che questo derelitto sferra al mio corpo sono diretti anche a lei. Non diamogli soddisfazione, sorella: lasciamolo sbracciare come un naufrago nel mezzo dell'oceano ignoto.

"Pensi di essere furba, vero? Non lo sei affatto. Il vostro pappone e la vostra divina protettrice vi hanno lasciate indietro per salvarsi il culo... ma tu, stupida troia idiota, sei talmente imbecille da non riuscire neanche a vendicarti!"

Nello sferrare il colpo successivo la sua frustrazione ha la meglio sull'autocontrollo: il pugno mi colpisce alla bocca dello stomaco, facendomi annaspare e lasciandomi in bocca il sapore del sangue. La mente è allenata ma il corpo, ahimé, è rimasto quello che uscì dal Monastero delle Supplici una veste bianca e una vita fa: se non mi invento qualcosa questo povero inetto rischia di ammazzarmi.

"Questo l'hai sentito, eh zoccola? E ancora non è niente..."

Aspetto che la sua mano si sollevi ad annunciare il prossimo manrovescio in testa, quindi alzo il mento di scatto per accogliere quel dorso nodoso sullo zigomo destro. Il risultato va oltre le mie più dolorose aspettative: un centro quasi perfetto, cui fanno letteralmente eco lacrime e sangue. Zyra lancia un urlo, subito seguito da un apprezzamento assai poco felice sulle capacità amatorie dell'autore del capolavoro. Matt neanche la sente, intento com'è a cercare di capacitarsi di quanto appena accaduto.

"Ma che... ma che cazzo fai? Stupida puttana, neanche di startene ferma sei capace..."

Quando vedono il sangue si impressionano sempre. Non certo per noi, sia chiaro, ma perché quell'esito imprevisto rappresenta la prova della loro imperizia. Lo sguardo attonito di Matt è quello del bambino che rompe le uova che gli hanno chiesto di ripulire: si guarda intorno, cercando qualcuno a cui addossare la responsabilità prima che la mamma arrivi ad accorgersene. Chi sarà la mamma di Matt? Non certo il suo compagno, che si limita ad alzare le spalle come un cuginetto dispettoso.

"Eccallà, lo sapevo: hai fatto la cazzata. Milady si era raccomandata di non esagerare..."

Milady, dunque: buono a sapersi.

"E' che questa troia s'è mossa! Non l'hai visto?"

"Ah, no, io non ho visto niente: affari tuoi". Il compare di Matt si alza in piedi, facendo segno che è meglio finirla qui. Meno male: ho un gran bisogno di mettere dell'acqua freddissima sull'occhio.

Mentre i due screanzati corrono giù per le scale a litigarsi la porta Zyra mi guarda, scuotendo la testa: "tu sei matta", mi sussurra un pò a gesti e un pò sottovoce. Le rispondo con una linguaccia: "ben addestrata, semmai!" Aspetta pazientemente che la benda bagnata sia pronta, poi viene a stringermi forte.

"Non voglio più vedere una scena simile: promettimi che non lo rifarai mai... mai!"

"Beata te che ci vedi ancora!", le rispondo schiacciandomi il fagotto bagnato sulla tempia. Ridiamo di gusto, abbracciate strette, mentre le ombre della sera scendono a inghiottire il porto deserto. Un ululato riecheggia in lontananza: a giudicare dal vento, penso che venga da un luogo al di là del fiume. Là fuori, da qualche parte, c'è chi è ancora più solo di noi. Resisti, Giada: presto verremo a prenderti.

"Sai una cosa, Lalla?"

"Cosa?"

"Mi sa che abbiamo finito i soldi..."

"Pure?"

"Già..."

"Non è la prima volta... eppure ce l'abbiamo sempre fatta, no?"

"Si."

"E allora non ci pensare: domani è un'altro giorno...".

"...di merda..."

"Naah, per me invece uscirà il sole."

Laara Vintemberg - Immagine
scritto da Laara Vintemberg , 03:15 | permalink | markup wiki | commenti (0)