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- Colin Tarr -
 
La cerca di Bohemond
Bohemond D'Arlac
"Tu fai parte dei Primi, Bohemond, non dimenticarlo mai."
creato il: 24/01/2012   messaggi totali: 27   commenti totali: 25
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25 settembre 517
Giovedì 19 Ottobre 2017

Lo spirito del Cacciatore



La battaglia con i Ghaanesi sta per cominciare. Siamo con le spalle al muro: dietro di noi c'è solo il Vecchio Maniero in rovina, arroccato su un dedalo interminabile di scarpate e crepacci che non saremmo mai in grado di attraversare, stanchi e feriti come siamo. Battersi o morire, siamo tutti consapevoli che non c'è altra via.

Scruto l'uomo che sta cercando di aggirarci sul fianco sinistro. Ben piazzato e sorprendentemente agile, si è mosso con grande sicurezza sul crinale prima ed ora nella boscaglia malgrado la poca luce del crepuscolo. Due frecce scoccate da Kailah l'hanno raggiunto al torace, mordendogli di certo le carni, ma lui non sembra curarsene. E' attempato ma ancora vigoroso: il viso severo, segnato dagli anni e dall'inclemenza del Vento del Nord, mi fa pensare agli aspri speroni rocciosi delle Montagne della Follia, alla maligna ostinazione con cui parevano stagliarsi contro il cielo di Ghaan. Le labbra sottili accennano un sorriso di trionfo. Il mio sguardo trova infine i suoi occhi...occhi iniettati di sangue, occhi demoniaci (gli stessi occhi di Annie) in cui chissà da quanto tempo non alberga più alcuna traccia di umanità.

Non ho molte possibilità contro un simile nemico. E' certamente più forte di me, più esperto, più veloce. Inutile tentare di batterlo, prudenza vorrebbe che mi limitassi ad impegnarlo quel tanto che può servire a Logan e a Sven per sbarazzarsi del loro avversario: il pendio su cui ci troviamo mi conferisce un piccolo vantaggio, mi è sufficiente mantenere la posizione, sventare i suoi assalti e tenerlo inchiodato fino all'arrivo dei rinforzi. Se non fosse per il morso di quel dannato ragno, che da giorni non smette di bruciarmi come un ferro rovente piantato tra le costole e mi rende troppo lento, troppo impacciato.

Chi vuoi prendere per il culo, Bohemond, questo scontro può finire in un modo soltanto.

Kailah però ha il tempo di scoccare ancora. Abbiamo litigato di brutto poco fa, ringhiandoci contro accuse ed insulti, sbraitando come vecchi ubriachi: siamo due testardi irriducibili e nella remota ipotesi che i Ghaanesi non ci facciano a pezzi tra un minuto, sono sicuro che di discussioni simili ne avremo ancora a dozzine... ad ogni modo sono contento di saperla ad un passo da me, arco in pugno, incosciente come sempre. La freccia vola rapida e sicura e si pianta di nuovo nel tronco della creatura. Lui fa per ritrarsi meccanicamente, scattando come un hunter (come Annie) e neppure questo colpo pare impensierirlo.

Continua ad avanzare verso di me, lame in pugno, senza fretta. "Siete ancora in tempo per darci quello che è nostro, non deve per forza finire così." dice con voce tranquilla, e continua a sorridere. Qualcosa mi si smuove nelle viscere, i polsi mi cominciano a tremare per la rabbia. Fanculo la prudenza, penso, mentre faccio a mia volta un passo verso di lui e chiudo la distanza che ci separa. Se credi di spaventarmi, Mick Stolz o chi diavolo sei, ti sbagli di grosso. La merda che rivuoi te la farò sudare, a costo di creparci. Fanculo anche alle ferite, fanculo alla fame e alla stanchezza e soprattutto fanculo a te, coglione di un Bohemond, per tutte le stronzate che ti sei fatto ficcare nel cervello dalle baldracche del Castello di Seta. Combatti da Paladino e se serve muori da Paladino, ma per gli Dei, vedi di levare dalla faccia di questo stronzo né morto né vivo quell'insopportabile sorrisetto del cazzo.

Ci fronteggiamo. Tutto il marcio che si annida nel cuore dell'uomo-bestia mi riempie le narici, dandomi i conati, mi sento come se mi avessero infilato la faccia nel carname di Cantor, e anche lui tutto a un tratto non sembra più tanto contento di avermi come avversario. "Mi sembra di conoscerti. Dove ci siamo già visti?" sibila con una smorfia disgustata, le lame snudate e pronte a colpire.

Non sono in vena di convenevoli, faccio parlare la spada al posto mio. L'acciaio che Stern Rock ha forgiato per me dalle daghe gemelle di Joad Kempf danza nell'aria e in un lampo affonda nella coscia di Mick, prendendolo alla sprovvista. Vediamo se hai ancora voglia di ridere, mostro del cazzo. Lui abbassa gli occhi un istante, stupito per il mio colpo andato a segno. Poi un thunk! sonoro, e una nuova freccia di Kailah gli si pianta nel petto. Il bastardo non si scompone, rinserra la guardia e con tono distratto la ammonisce: "Donna, non disturbare il nostro duello!" Questo le sa incassare, penso, bisogna riconosceglierlo.

Torna a guardarmi dritto negli occhi e il suo ghigno mi sembra un pelo più tirato. Lo incalzo, ma stavolta riesce a deflettere il mio colpo con grande facilità per poi scagliare un contrattacco micidiale. "Ora ti farò un po' male." sussurra, mentre la punta della sua spada mi schizza verso la gola ad una velocità impossibile.

Ho passato buona parte del noviziato ad Achenar a spiare i duelli dei grandi maestri di scherma. Ho combattuto con sbandati e disertori ad Ammerung, rubando il mestiere a confratelli esperti e valorosi. E da quando ho messo piede nel Corno del Tramonto mi sono battuto con ogni genere di nemico, vivo o morto. Bravi Commilitoni, soldati dell'Armata del Corno, Nordri, soldati di Ghaan, Masnadieri, sgherri della Lega del Torto. Ho affrontato Brocchi, Corridori, Cacciatori, Armigeri e Abnormi ancora più terribili. Me la sono dovuta vedere con i kreepar acquatici e con le Locuste dell'Abisso, passando per Scorpioni Spadaccini, Scutigere e ogni sorta di ragno, scarafaggio, vespa o formica gigante. Ho incrociato le spade con Osvald Plank e con tanti altri veterani della Guerra delle Lande, e persino con il leggendario Uomo Senza Volto. A volte ho avuto la meglio, più spesso Colin ed Engelhaft hanno dovuto rattopparmi le budella, ma ogni scontro a cui sono sopravvissuto ha contribuito a rendermi un guerriero più forte, più sicuro, più capace. So che posso batterti, Mick. Avrai pure venduto il culo ai Demoni dell'Inferno Ghiacciato per ottenere la forza di un Risvegliato, ma rendere inoffensivi i mostri come te è diventato il mio pane quotidiano...ti dice male stavolta, perchè nell'uomo che ti sta sbarrando il passo rivive lo spirito del Cacciatore Senza Nome.

Schivo l'affondo senza scompormi e rispondo con un fendente che per poco non trova il bersaglio. "Pensavo peggio", lo provoco, convinto di avere lo scontro in pugno. Lui grugnisce sitizzito.

Poi tutto diventa buio. Lo chiamano Lampo Nero, un prodigio nefasto che si sta manifestando sempre più spesso qui nelle lande: è accaduto in primavera nei pressi dell'eremo di Rocca del Drago, e poi ad Angvard durante la Scazzottata, e ancora non distante dalla Locanda del Puma mentre eravamo alle prese con gli armigeri di Generaal. Allora come oggi, l'Abisso si spalanca malevolo su di noi per sprofondarci nella tenebra. Ci lasciamo scappare un gemito di sconforto, tutti, amici e nemici. Tutti tranne Mick (ed Annie). I suoi occhi avvampano di luce cremisi nell'oscurità, sono gli occhi di un predatore (gli stessi occhi di Annie) pronto a spiccare il balzo.

Te l'ho già detto, Bohemond, chi vuoi prendere per il culo? Sarai pure uno spadaccino migliore di quello che ha attraversato l'Halsbandseel due inverni or sono, ma non sei certo materiale da Khal-Valàn. Un colpo di fortuna nel vallone di Gretel e davvero ti sei convinto di poter tenere testa a questi mostri? Ti sei dimenticato della facilità con cui hanno espugnato la Sacra dei Difensori e di cosa ne è stato dei suoi custodi, tutti Paladini ben più saldi nella Fede di quanto tu possa mai diventare?

Mi preparo a ricevere il colpo di Mick meglio che posso, cieco e disorientato come sono. Lui però esita, e l'incertezza dell'assalto mi lascia il tempo di scartare di un passo e sottrarmi alla sua spada. Un istante ancora e così come era venuto il Lampo Nero svanisce, restituendoci alle ultime luci del giorno. Contro ogni previsione sono ancora vivo.

Riprendo fiato, sollevo la guardia, respingo un altro attacco.


Non è il momento di cedere al dubbio e allo sconforto...ho potuto vedere coi miei occhi dove porta quella strada e non intendo imboccarla nuovamente, non quando sarebbe l'intero plotone a pagare per il mio fallimento. Sono caduto, è vero, ma come Brian e Crystal ho trovato la forza per rimettermi in piedi, sono di nuovo degno del Sacro Scudo che ho imbracciato ai piedi di Gretel.
Dici di avermi già incontrato Mick, ma non ti ricordo tra coloro che difendevano la torre...chi stai rivedendo in me, esattamente? Forse un Difensore dell'Antico Scudo? Eri tra quelli che hanno assalto la Sacra? Sei responsabile della morte di tanti valorosi confratelli e della profanazione dei loro resti? E' per questo che i tuoi attacchi sono così timidi? Hai finalmente capito di essere al cospetto del giudizio inesorabile di Dytros?

Glielo chiedo senza però lasciargli il tempo per rispondere: il dettaglio dei suoi peccati è irrilevante, la sua condanna è già scritta. Contrattacco con tutta la forza che ho in corpo, sollevo la spada ancora, e ancora, senza concedere quartiere, e non mi interrompo neppure quando il suo braccio sinistro vola in terra, la daga ancora serrata nel pugno. Lui resta in piedi, frastornato, urlandomi in faccia tutta la sua rabbia, agitando senza costrutto l'arto che gli resta. Meglio così: sei sul mio banco da macellaio, bello, e ho appena iniziato a lavorarti.

"Ora non sei più tanto sicuro del tuo Padrone", osservo, mentre gli pianto due palmi di lama nelle viscere. Incespica all'indietro, sembra infine cadere, poi trova lo slancio per balzarmi addosso in un ultimo assalto disperato. Non mi lascio sorprendere e quasi gli trancio di netto la gamba destra, ma neppure questo basta a fermarlo: il mostro mi abbranca con le forze che gli restano, il suo grido sempre più stridulo mi trapassa il cranio, e mentre strepita il volto gli si deforma, prende squamarsi e avvizzire. Ora ad un centimetro dalla mia faccia c'è il muso orrendo di un Abnorme.

Non ho visto con i miei occhi la fine dello "Strillone", ma i miei compagni mi hanno detto tutto quel che c'era da sapere. E' così che vuoi avere ragione di me, eh Mick? Non è molto sportivo da parte tua. Mutilazioni o no la creatura è determinata a stritolarmi nella sua morsa e il suo gemito incessante mi impedisce di pensare chiaramente. Provo a scrollarmelo di dosso, ma il bastardo non molla la presa...non credo che mi resti molto tempo. Il cervello poi mi sta andando in pappa: adesso mi sembra di sentire la voce del vecchio Engelhaft, un bisbiglio appena nell'orrendo frastuono di Mick, ma che si fa via via più distinto. Mi spiega che la battaglia è ormai vinta, e che questo è l'ultimo trucco di un nemico che non si rassegna alla sconfitta; mi invita a resistere alla paura; mi ricorda che la vera forza è la calma che dimora nel cuore dei giusti.

Ma soprattutto mi dice "SPINGILO VIA, COGLIONE CHE NON SEI ALTRO! SPINGILO VIA!"

E lo faccio: scaravento Mick lontano da me e corro a ripararmi dietro ad un albero un attimo prima che la bestia esploda in un boato assordante. Frammenti di legno, cuoio e carne bruciata schizzano ovunque. Me ne sto qualche secondo ventre a terra trattenendo a stento il vomito, con la testa che gira e il petto lacerato dal dolore della vecchia ferita. "Pensavo peggio" un cazzo.
scritto da Bohemond D'Arlac , 00:14 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
11 settembre 517
Mercoledì 14 Giugno 2017

Il gioco di Miya



"Adesso facciamo un gioco...vediamo se riesco a farti smettere di pensare."


Miya ce la mette proprio tutta, va detto. Chiudo gli occhi, la lascio fare. Mesi e mesi passati ad ingoiare la merda dei Varchmann, degli Zodd e persino dei Dur-Dur, mesi e mesi a respirare questa sabbia maledetta che ti brucia negli occhi e ti rivolta lo stomaco, mesi e mesi a trascinarmi in una landa infetta, sterile, senza speranza, in cui l'uomo è ormai uno straniero spaurito e su cui dominano mostri di ogni sorta. Un'ora sola in cui non pensare a quanto sia ridicola l'idea di poter fare la differenza in questo inferno...a quanto sia patetico illudersi di poterne uscirne vivi. E' così sbagliato, per un'ora sola, non pensare? Sentire su di me le mani dolci e sfrontate di questa donna? Sono tanto più terribili delle lame, degli artigli, delle chele in agguato là fuori?

Sette anni mi separano dal coglioncello che bazzicava nei postriboli di Achenar...e lo ritrovo qui, nel Castello di Seta, meno cambiato di quanto sperassi. Nel volto di Miya rivedo quello di Layka ...lo sguardo di Kalya, ricordo di aver pensato che fosse nero e scintillante come il mare in tempesta..., quel sorriso complice che ti faceva dimenticare ogni amarezza, ogni paura, e ti metteva in corpo il coraggio di un Dio. Era sfrontata. Era libera. Era in vendita, ma per quante volte la comprassi non sarebbe stata mai tua, e per questo non potevi far altro che tornare da lei, ancora e ancora. Era... era come avere un pugnale piantato nel petto vederla massacrata a quel modo, i denti spezzati, un'occhio fisso e cieco puntato verso di me, l'altro sprofondato nell'orbita, nero di sangue.

Miya continua il suo gioco, la lascio fare. Mi sorprendo a pensare a che faccia avesse Yara, scaraventata sulle rupi dal Nordro trionfante. Immagino la sorpresa nel suo sguardo, lo smarrimento, la consapevolezza di aver fallito come paladino e come comandante...e poi solo cieco dolore. Penso al Nordro. Chissà se i loro occhi si sono incontrati mentre lei cadeva, in quel breve istante di silenzio prima dello schianto e delle grida. Qualcosa mi dice di sì, e che sul volto di lui era impresso lo stesso ghigno compiaciuto che avevo io un anno fa mentre abbattevo la mia lama sul collo di Larissa, incurante delle sue suppliche. Penso a quella Regola che impone ai Paladini di non prendere mai una vita se non in circostanze di pericolo mortale. Penso a come sia stato facile ignorarla, e a come il Dio abbia accettato di buon grado l'olocausto di quella sventurata, regole o non regole. Penso ancora a Yara, a cosa dovrò dirle la prossima volta che ci incontreremo, sempre che sopravviva a questa spedizione. Penso a Mirai che ci aspetta a Trost, a Caaron. Penso ad Annie che vola nella nebbia, dilaniata dall'esplosione. Penso al Wyrm che un attimo dopo si avventa sulla carcassa dell'Abnorme e mi si riempie il petto di rabbia. Te la sei presa comoda, fottuto biscione...grazie per essere venuto a ricordarci quanto siamo piccoli, quanto siamo inutili.

Penso che sarebbe bello lasciarti vincere, Miya, penso che tutto sommato in questi mesi me lo sono guadagnato questo cazzo di diritto. E tutto a un tratto smetto di pensare.
scritto da Bohemond D'Arlac , 00:39 | permalink | markup wiki | commenti (2)