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Karl Anderson
 
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20 maggio 517
Sabato 4 Luglio 2015

Gli Angeli di Greyhaven



Ilmatar, Regina dei venti e degli uragani, nata nella tempesta, figlia della Dea. Protettrice dei cacciatori e dei combattenti, guardiana degli umili e dei giusti, madre degli orfani, sorella di chiunque sia rimasto solo. E' a te che stanotte rivolgo le mie preghiere, rompendo un silenzio che dura da mesi. Lo faccio per ringraziarti di non esserti arresa, per aver continuato ad ascoltarmi anche quando la paura e la vergogna mi hanno privata della voce.

Non conosco parole che possano descrivere l'entità della violenza che ho subito. La memoria fatica a tenerne traccia, sospingendo quelle immagini oltre i cancelli del sogno. Il mio corpo ghermito tra gli artigli di quel mostro, i suoi aculei sottilissimi che mi scavano dentro come aghi infuocati, incendiandomi e carbonizzandomi dall'interno; e nello stesso tempo lo sguardo di Mirai, il suo sorriso compiaciuto, la sua voce che mi dice che andrà tutto bene e che presto, molto presto...

Mai.

Resterò chi sono, aggrappata a questa piantina e coltivando la mia forza con lei. Lo farò per ringraziarti dell'aiuto che mi hai inviato, del soccorso che mi stai prestando per mezzo dell'operato di questi due angeli provenienti da una terra lontana: uno per salvarmi, l'altro per vendicarmi.

Colin, il primo che mi hai mandato, ce la sta mettendo davvero tutta. I suoi sforzi di migliorare le mie condizioni arrivano a commuovermi al punto che talvolta, quando lo sconforto si impadronisce di me e mi porta ad aver voglia di mollare, la volontà di non deluderlo e il pensiero di come ci resterebbe male riescono a farmi chiudere gli occhi, rinviando ogni decisione all'indomani. E' capitato tante di quelle volte che ho perso il conto: la mia battaglia si è ridotta a questo, ormai. Una continua lotta contro la tentazione di abbandonarmi a ciò che fino ad oggi mi sembrava inevitabile. So per certo che dentro di me c'è qualcosa che aspetta solo la mia resa, il momento in cui implorerò di morire per accontentarmi all'istante. Quello che succederà poi al mio corpo ha poca importanza, visto che in ogni caso non sarò più io. Luger sembra convinto che non diventerò un insetto come Mirai: quel fuoco bollente, qualsiasi cosa fosse, non ha attecchito. Sarebbe una buona notizia, se non fosse che ha paura che possano succedere altre cose, non dissimili da quanto successe a Cynthia Haller. E' per questo che mi controlla quattro volte al giorno. Negli ultimi giorni ho pensato spesso a quello che potrebbe fare se mi trovasse morta... tagliarmi la testa? Bruciarmi con quella sostanza infiammabile di sua creazione, la stessa che Kailah lanciò contro la Bestia del Ponte? Chissà. L'unica cosa certa è che Luger aspetta che io muoia, mentre Colin sta facendo di tutto per tenermi in vita. Fino a ieri ero certa che, mio malgrado, avrei finito per accontentare Luger. Oggi no: oggi avevo voglia di ascoltare Colin e il suono della sua voce, di tenermi stretta la piantina che mi ha regalato, di abbracciarlo. L'Angelo Bianco, l'Angelo della Vita. Il mio Angelo.

Poi ho spento la candela, restando seduta a osservare la mia ombra svanire poco a poco. La Rocca di Tramontana guarda verso Nord, come se chi l'ha costruita sapesse già quello che sarebbe accaduto prima o poi. La finestra della cella, invece, è rivolta verso est: ecco perché la luce va via così presto. Quando l'Angelo Nero ha aperto la porta ed è entrato, sembrava notte. Il mio cuore si è fermato. Quando mi ha chiesto di seguirlo fuori ho guardato la piantina con occhi sbarrati, pensando che dopo tutto non le sarei sopravvissuta.

"Puoi prenderla, se vuoi".

Il tono della sua voce non sembrava minaccioso. In qualche modo sono riuscita a trovare la presenza di spirito necessaria ad alzarmi e seguirlo fuori dalla cella, lungo le scale delle segrete, attraverso i soldati di Greyhaven e i compagni del mio plotone con la piantina di Colin stretta tra le mani. Per l'ennesima volta ho avuto paura di morire. Al porto di Uryen, magari, appesa a un ramo a pochi passi da Hador Varchmann. La presa in giro definitiva, proprio nel giorno in cui avevo deciso di voler provare a vivere a tutti i costi.

Invece l'Angelo Nero ha cominciato a parlare. E la sua voce grave è risuonata nell'aria della sera come una musica, una melodia che non avevo mai udito ma che le mie orecchie avevano un gran bisogno di sentire.

"Anche a me è successo".

"Dimmi cosa ti ha fatto".

"Ci penserò io".

Poche parole, semplici. Ha voluto vedermi gli occhi. Mi ha detto che farà male, molto male.

"Talmente male che rimpiangerai di non essere morta".

"Ma se sopravviverai, prima o poi ci farai l'abitudine. E da quel giorno migliorerà".

L'Angelo Nero. L'Angelo della Morte. Il tuo Angelo.

Farò del mio meglio, Dea dei fulmini e delle tempeste. Ascolterò la voce dei tuoi Angeli, farò del mio meglio per meritarmi il loro aiuto. So che sarà difficile e so che farà male... al punto di desiderare di essere morta, forse.

Ma non oggi.

Oggi voglio soltanto restare viva e sentire ancora i tuoi Angeli cantare.

Annie Volvert - Immagine 3
scritto da Annie Volvert , 02:10 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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