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« "Io se il dovere mi chiama... Ago risponde, io rispondo" "Va bene, hai risposto". "Rispondo sì!" »
12 gennaio 518
Domenica 11 Gennaio 2009
"... proprio su misura per voi".
Sir Tannebaum ci ha affidato un lavoro. Un lavoro "proprio su misura per noi".
Dobbiamo presentarci in una corte popolata da delinquenti ed eliminare un vecchio sicario sessantenne, incendiario e assassino, coi suoi scagnozzi.
Loic è tutto felice, non sta nella pelle e non vede l'ora di partire. Eric sembra abbia altro per la testa, mentre leggo in Solice una evidente preoccupazione, anche perchè non abbiamo nessunissima copertura legale, andiamo lì senza che nè la legge nè la chiesa ci abbiano autorizzato.
Non discuto sull'opportunità o meno di eliminare questo pericoloso criminale. Se Sir Tannebaum ritiene che vada ucciso avrà le sue ragioni. Ma, ecco... mi inquieta un po' pensare che consideri questo un lavoro "proprio su misura per noi".
E che siamo?
Siamo pure noi dei sicari? O cosa di diverso?
Sicari "buoni" forse?
Mah, è davvero una strana situazione, e non mi piace.
Ci penso e ci ripenso, e fatico a dormire. Mi rigiro nel letto e non riesco a prendere sonno.
Eppure stanotte, dopo molte notti, dormo in un bel letto soffice, in una stanza comoda e calda. Fuori dalle finestre sento il vento freddo che soffia, e che mi fa apparire ancora più piacevole il tepore di queste coperte.
Domattina affiderò la lettera per Lucius a Sir Tannebaum, la lettera stropicciata che ho scritto di ritorno dal Meistwode e che mi sono portata addosso in tutte queste peripezie. Avevo pensato di aggiungere qualcosa, di scrivere qualche riga in più, ma non l'ho fatto. Stanotte tengo il foglio sotto il cuscino, spero di sognare qualcosa di bello e che un'ombra dei miei sogni si incolli a questo foglio e raggiunga il suo destinatario. Ma il sonno tarda ad arrivare, accidenti, e non riesco nemmeno a fissare la mente su qualcosa di piacevole. Lucius è lontanissimo adesso, così come Chalard, Amer, la mia "casa". Non riesco a togliermi dalla testa altri pensieri, a togliermi dalla testa questo posto in cui ci troviamo, con tutte le sue contraddizioni.
E' davvero un gelido inverno.
Dobbiamo presentarci in una corte popolata da delinquenti ed eliminare un vecchio sicario sessantenne, incendiario e assassino, coi suoi scagnozzi.
Loic è tutto felice, non sta nella pelle e non vede l'ora di partire. Eric sembra abbia altro per la testa, mentre leggo in Solice una evidente preoccupazione, anche perchè non abbiamo nessunissima copertura legale, andiamo lì senza che nè la legge nè la chiesa ci abbiano autorizzato.
Non discuto sull'opportunità o meno di eliminare questo pericoloso criminale. Se Sir Tannebaum ritiene che vada ucciso avrà le sue ragioni. Ma, ecco... mi inquieta un po' pensare che consideri questo un lavoro "proprio su misura per noi".
E che siamo?
Siamo pure noi dei sicari? O cosa di diverso?
Sicari "buoni" forse?
Mah, è davvero una strana situazione, e non mi piace.
Ci penso e ci ripenso, e fatico a dormire. Mi rigiro nel letto e non riesco a prendere sonno.
Eppure stanotte, dopo molte notti, dormo in un bel letto soffice, in una stanza comoda e calda. Fuori dalle finestre sento il vento freddo che soffia, e che mi fa apparire ancora più piacevole il tepore di queste coperte.
Domattina affiderò la lettera per Lucius a Sir Tannebaum, la lettera stropicciata che ho scritto di ritorno dal Meistwode e che mi sono portata addosso in tutte queste peripezie. Avevo pensato di aggiungere qualcosa, di scrivere qualche riga in più, ma non l'ho fatto. Stanotte tengo il foglio sotto il cuscino, spero di sognare qualcosa di bello e che un'ombra dei miei sogni si incolli a questo foglio e raggiunga il suo destinatario. Ma il sonno tarda ad arrivare, accidenti, e non riesco nemmeno a fissare la mente su qualcosa di piacevole. Lucius è lontanissimo adesso, così come Chalard, Amer, la mia "casa". Non riesco a togliermi dalla testa altri pensieri, a togliermi dalla testa questo posto in cui ci troviamo, con tutte le sue contraddizioni.
E' davvero un gelido inverno.