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San Corot

[edificio]
edificio
Tipo:
monastero
L'interno della Foresteria di San Corot.Il Monastero di San Corot sorge in collina a poca distanza dalla città di Sarthe. Ospita una quarantina di monaci ed è guidato da un Rettore, Padre Jasper Benet, coadiuvato dall'Economo Fratel Manner.
Ai piedi del Monastero, lungo la strada per Sarthe, si trova il villaggio di San Corot, dove vivono una cinquantina di famiglie che coltivano le terre del Monastero.

Il Monastero

Il Monastero di San Corot è raggiungibile attraverso un'unica strada di collina, ripida e faticosamente percorribile a cavallo. E' una struttura piuttosto ampia che ha subito vari rimaneggiamenti nel corso dei secoli.
Il nucleo originario del Monastero, la "Navata Vecchia", ospita la foresteria e il refettorio dei poveri. Si tratta dell'antica Chiesa e delle sue adiacenze, successivamente sconsacrate con l'edificazione della "Chiesa Nuova". I pellegrini e i visitatori sono accolti in dormitori proprio all'interno delle navate della vecchia chiesa, separate da pareti mobili di stoffa. Al centro della Navata Vecchia è rimasto l'altare in pietra, dove spesso vengono depositate offerte e fiori.
Intorno al 350 p.f. il Monastero si arricchisce di una nuova Chiesa, la cui facciata è visibile dalla vallata e dalla strada, un'opera architettonica di pregio, opera del Maestro Costruttore Ernest Gilmour. Accanto alla Chiesa Nuova si trova il Convento, con due chiostri interni, uno per i confratelli e uno per le consorelle.

Il Protettore dei Buoni Giudici

San Corot, a cui il Monastero è dedicato, visse tra il 185 e il 247 p.f. dalle parti di Sarthe. Era un uomo di legge, proveniente da una ricca famiglia commerciale, marito esemplare e padre di molti figli. Dopo la malattia della moglie e la sua miracolosa guarigione, Corot decise di donare gran parte delle sue ricchezze ai poveri, finanziando l'edificazione di una chiesa, quella che oggi è la "Navata Vecchia", da destinare al culto di Reyks.
All'epoca la zona era sotto la Signoria di un nobile assai potente, che tentò in varie occasioni di appropriarsi degli introiti legati ai traffici di pellegrini che si recavano al Monastero, anche approfittando della complicata situazione organizzativa e gerarchica degli anni immediatamente successivi all'indipendenza del Ducato di Amilanta dall'Impero di Turn: tuttavia le competenze giuridiche di Corot riuscirono sempre a difendere l'autonomia della struttura monastica, fino all'ufficializzazione da parte delle autorità civili, avvenuta nel 240 p.f. da parte del neo proclamato Barone di Sarthe.

Il villaggio di San Corot

Il villaggio di San Corot vive grazie ai traffici e alle terre legati al Monastero. La struttura monastica di San Corot è infatti florida e ben organizzata, e vengono coltivati molti uliveti e vigneti da cui si ricavano prodotti di buona qualità, in particolare olio e vino. Il villaggio non è molto vicino al Monastero, perchè si trova in basso, lungo la strada. Qui c'è una grande locanda che fa da ricovero per i viaggiatori, e sono venduti i prodotti del Monastero. Un bravo falegname è anche specializzato nella scultura di piccole statuette di San Corot, che si dice portino fortuna a chi ha a che fare con le autorità civili, perchè "illuminerebbero" gli uomini di legge spingendoli a fare sempre la scelta più sapiente.

L'eccidio dell'aprile 516

Il Monastero di San Corot è diventato tristemente famoso nella primavera dell'anno 516, quando è stato vittima di un feroce attacco di "adoratori delle tenebre".
Le modalità dell'attacco furono molto strane: i sette "adoratori delle tenebre" si presentarono fingendosi pellegrini e chiedendo ospitalità nella Foresteria, e una volta all'interno, nel cuore della notte, assalirono a tradimento gli altri ospiti, uccidendone alcuni e ferendone altri. Fortunatamente nella foresteria erano ospiti anche alcuni uomini d'armi, che riuscirono ad avere ragione degli assalitori prima che il massacro fosse completo.

Le indagini

Le indagini in seguito all'evento mostrarono molte incongruenze. Dei sette attaccanti, sei non sopravvissero alla notte dello scontro, e solo uno fu fatto prigioniero e interrogato, prima di essere condotto a morte. Si trattava di Edward Arbasen, fratello minore di Georg Arbasen, che pure aveva partecipato all'assalto. Sia lui che gli altri, identificati ormai da morti, non avevano alcun precedente legame con culti oscuri, personaggi misteriosi, studi in odore di eresia. Si trattava al contrario di giovani legati alla Confraternita delle Arti e dei Mestieri della città di Nantes, in trasferta per ragioni di lavoro a Sarthe.
Le ragioni che spinsero un gruppo di ragazzi di ambiente mercantile ad attaccare e profanare orribilmente la foresteria del Monastero di San Corot restano misteriose, e lo stesso Edward Arbasen, nel corso del suo interrogatorio, appariva confuso e contraddittorio, e non è stato capace di fornire una spiegazione sensata al delitto compiuto.
Successivamente a Nantes ci sono state ulteriori ricerche sia ad opera delle autorità civili che per conto della Chiesa, ma non è emerso nessunissimo indizio che spiegasse le origini di una simile aggressione.
Le cause dell'eccidio di San Corot restano quindi avvolte dal mistero.
Creata il 28/03/2011 da Annika (2242 voci inserite). Ultima modifica il 28/03/2011.
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