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« Tutto a posto, non ti devi sentire in colpa, è facile in queste situazioni prendere fischi per fiaschi... »
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Kailah Morstan
diario di viaggio
Kailah Morstan
 
creato il: 13/01/2012   messaggi totali: 84   commenti totali: 91
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17 marzo 518
Martedì 5 Ottobre 2021

Notte senza vento

27 Febbraio 516

"Le cose più importanti sono il corno e lo stendardo", spiega Heirich. "Non ingaggiate il nemico, se non vi viene ordinato".
Non ci penso proprio a ingaggiare il nemico, di questo Heinrich può star tranquillo: sono stanca, ho sonno, sono confusa. Ci hanno detto che ci saremmo occupati di logistica, che non saremmo mai e poi mai finiti a combattere. E invece eccoci qua. Al buio, al freddo. Per lo meno stanotte non c'è vento.

Dietro di me sento l'incedere del cavallo di Agor mentre risaliamo il fianco della collina: è l'ultimo della fila, regge lui lo stendardo di Uryen, lo stendardo dei genieri di Ramsey. Io stringo le briglie con le mani sudate per la paura. Al fianco porto una spada che non so usare.
E' notte fonda, il Plotone di Ramsey si è appena allontanato, provano ad intercettare i nemici nonostante il buio. Il nostro compito è pattugliare la collina su cui sorge la Chela. Dobbiamo proteggere le macchine da assedio, evitare che qualcuno riesca a salire.

Pare facile... ancora non sappiamo di avere contro gli uomini di Acab.

Ci attaccano degli arcieri, colpiscono Heinrich di striscio e azzoppiano il suo cavallo. Lui ci organizza in due gruppi, ed io mi ritrovo separata da quelli che sarebbero diventati nel tempo i miei compagni. Ho accanto Agor, sono atterrita, inesperta, con davanti i nemici.
Uno mi si para davanti, un cavaliere. Vorrei fuggire a gambe levate, ma devo fermarlo, rallentarlo. Mi ci metto davanti stupidamente, imbranata come sono, e lui subito mi ferisce al ventre con la sua spada.
La mia prima ferita in battaglia. Grido più per la sorpresa e lo spavento che per il dolore. Imparerò col tempo che il dolore arriva in un secondo momento, a freddo. Che è meglio non pensarci troppo.

Guardo la mia spada inutile, le mie mani impotenti. E vedo il cavallo che già mi ha oltrepassata e che prosegue. Caro mio, non sono tutta qui.

BES HIVAS

Un crampo al cavallo. Idea un po' stupida ma funziona, la bestia s'impenna, poi si blocca. Il nemico scende e deve proseguire a piedi la salita.
Heirich ci ha detto di rallentarlo... l'ho rallentato. Poco dopo Bohemond lo raggiunge, missione compiuta.

Ma ce ne sono altri. Una donna in lontananza grida "Per il Corno del Tramonto! Terra e libertà!". Un attimo dopo vedo Agor che si accascia, ferito da un colpo di balestra alla gamba. Con un ultimo sforzo prima di cadere, conficca saldamente lo stendardo nel terreno.

Sento una freccia sfiorarmi il braccio, ma torno indietro, corro verso la bandiera e la afferro, prima che cada in mano nemica. Provo poi a risalire il fianco della collina, ma un lampo di luce mi abbaglia: sento il metallo dell'elmo che graffia, il sangue caldo sulla guancia, la tempia squarciata. Poi sento la spalla che affonda nel fango, i piedi che volano, il cavallo che scivola via da me. Sento l'odore umido dello stendardo che stringo, aggrappandomici con ogni forza. E sento il mio stesso grido che squarcia la notte.

Ricordo Werner, anche lui ferito gravemente, che raccoglie la mia spada e mi sussurra: "venderemo cara la pelle". Io non posso far altro che incanalare tutto quel che mi resta, tutto il mio Potere Magico nello stendardo, per farlo sventolare splendido e orgoglioso nel buio.

... lo raccolgo da terra.


Logoro, stracciato. Lo stendardo del Plotone 12, dei "genieri" di Ramsey.
Lo accarezzo mentre negli occhi pungono lacrime che sembrano aghi. Percorro il suo bordo sbrindellato con le dita, mentre nomi dolorosi mi martellano nel cuore.

Ramsey.

Heinrich.

Vindel.

Robert.

...

... e poi c'è un altro nome che non ho il coraggio di pronunciare, mentre Engelhaft si china su di lui e gli sfila l'armatura, tremante. Dytros, ti prego, proteggi il tuo Paladino, fa che la sua pelle sia intatta... che le fauci di quel mostro non siano riuscite a scalfirla...

... non ce la faccio, non ce la faccio, non ce la faccio.

No, Bohemond no, ti prego... ti prego...

Engelhaft tace. Scruta il petto nudo di Bohemond da vicino, passa le dita sulle innumerevoli cicatrici, sui segni dell'armatura, sui lividi.

... ti prego, ti prego...

Stringo la stoffa del mio vecchio stendardo, non respiro. Ti prego, non Bohemond, ti prego.

Poi Engelhaft alza la testa, il suo viso si illumina di speranza. "Mi sembra che anche stavolta sia andata, Bo. Non sei stato morso. Considerati miracolato".

Ed è questo il momento di piangere, di ringraziare gli Dei, di ringraziare questo pezzo di stoffa logora che ha sventolato sul nostro battesimo del fuoco, e che dopo due anni torna a mostrarci la strada.

Vindel e Robert l'hanno custodito con onore. Heinrich sarebbe fiero di loro, e anche Ramsey. Non l'hanno abbandonato neanche dopo la morte, dopo essere stati trasformati in Risvegliati.

Oddio, Bohemond, non ci posso pensare... vorrei alzarmi, correre ad abbracciarlo, ma sono troppo, troppo stanca... lo sfinimento magico... Dei, stavolta ho esagerato. Credo di essere a tanto così dallo svenire.

Ma che altro potevo fare? Ho spinto via quel mostro con tutte le mie forze residue, con le stesse forze residue e disperate che due anni fa, in quella notte senza vento, fecero sventolare orgogliosi i colori dell'Esercito di Uryen.

Grazie... grazie Dytros... anche stavolta è andata. Ma perchè Bohemond mi fa prendere sempre questi spaventi?


scritto da Kailah , 20:53 | permalink | markup wiki | commenti (0)