Intorno a me l'atmosfera della fattoria di Mastro Tober è concitata, riconosco le voci dei miei compagni che parlano con i garzoni del mugnaio per cercare di organizzare una difesa per la notte. Bohemond prova a calmare il figlio di Mastro Tober, mentre dal piano di sopra si sente il sommesso pianto delle donne.
Eppure la sensazione del sogno è talmente vivida che fatico a scuotermi, mentre già sento la nostalgia della dimensione notturna che sta velocemente svanendo.
C'è Conrad nel mio sogno, ed è una cosa così strana: non lo sognavo da anni, da quando smise di parlarmi, assurdamente, ingiustamente. Quasi come se fosse stata colpa mia, e non sua, tutto quel che è successo. Stupido chiacchierone, incapace di mantenere un segreto.
Ma soprattutto c'è Kurt, nel mio sogno, ed è di lui che sento la mancanza. L'amico silenzioso che mi ha insegnato a maneggiare gli attrezzi da falegname e che in questo sogno mi accompagnava sulla riva del mare e mi mostrava tante creature misteriose.
E' una bella giornata limpida, di sole, e Kurt mi fa strada su una scogliera verdeggiante a picco sul mare. "Guarda laggiù" mi indica qualcosa tra la spuma delle onde. Fatico un po' a capire di cosa si tratti ed ecco che riesco a vedere una grande chiocciola, accucciata nel mare, con le antenne che oscillano dolcemente, riparata da uno scoglio sul pelo dell'acqua.
"Guarda là!" indica Kurt più lontano, verso l'orizzonte, ed ecco tantissimi delfini che avanzano nuotando veloci al pelo dell'acqua, sollevando schiuma brillante nel sole. E' uno spettacolo bellissimo, e solo adesso mi rendo conto che intorno a noi c'è tanta gente che guarda verso il mare.
Prendo Kurt per mano, cosa mai fatta prima d'ora, mai fatta nella realtà, e gli faccio strada verso una zona più bassa della scogliera, meno affollata. Lui mi segue senza fare domande.
Ed è a questo punto che incontriamo Conrad.
Io mi sento improvvisamente a disagio, Conrad accenna un sorriso. "Ciao", gli dico. Ma io no, non sorrido, e subito mi allontano con Kurt, trascinandolo via mentre sento Conrad che risponde al mio saluto, interdetto.
Eh no, non puoi venire da me e fare finta di niente. Non voglio nemmeno le tue scuse, voglio soltanto non vederti mai più. Neanche in sogno.
Raggiungiamo una spiaggia più in basso, e nella parete di roccia adiacente, tra le piccole caverne scavate dagli elementi, scorgo i tentacoli di un'immensa piovra che si nasconde. Provo a mostrarla a Kurt, che non fa in tempo a vederla. Ed ecco che c'è gente che ride e indica, più avanti, dei ragni acquatici grandi come gatti, che sputano brandelli di ragnatela in giro.
Sono grandi, neri e orrendi, ma non fanno paura, anzi è quasi un gioco non farsi raggiungere dai loro filamenti appiccicosi.
Ed è su questa spiaggetta giocosa che il sogno mi abbandona, mentre col mio vecchio amico scherziamo e guardiamo quelle strane creature marine, mostruose e divertenti.
Burglitz è lontanissima adesso. Non rimpiango quel villaggio, il vicinato ciarliero, le comari impiccione che non vedono l'ora di puntare il dito contro di te. Rimpiango però i pomeriggi ombrosi che profumano di primavera, i manicaretti della nostra cuoca, e la penombra della falegnameria di Mastro Geshield. Kurt è sempre stato un tipo di poche parole, proprio come suo padre. Da loro mi sentivo bene, anche nelle giornatacce successive allo "scandalo": non mi hanno mai chiesto niente, e non c'era nel loro sguardo nè curiosità nè biasimo. Per questo così spesso mi rifugiavo alla falegnameria, perchè era l'unico posto in tutta Burglitz nel quale mi trattassero normalmente, proprio come prima. E' per questo che, quasi senza accorgercene, Kurt e io siamo diventati amici.
Anche i saluti, al momento di partire per la rocca di Bronne, sono stati tranquilli. "Buona fortuna", mi ha augurato Kurt. Ci siamo stretti la mano e via. Verso il Nord.
