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« La verità è che non ci abbiamo capito niente neanche noi. »
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Andrè Navon
 
creato il: 03/08/2007   messaggi totali: 81   commenti totali: 80
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22 agosto 516
Mercoledì 17 Luglio 2013

Trascino i materassi nella sala comune della locanda, uno vicino all'altro. Sono molto pesanti e mentre fatico per spostarli sento la ferita sul braccio - solo un graffio - che brucia e pizzica.
Non è niente, lo so. Non sono certo io a dovermi lamentare. Non in mezzo a tutto questo dolore.

Padre Engelhaft ci ha fatto sistemare la stanza sul retro a mo' di infermeria per i feriti più gravi, Tristifer, Mach, la povera Emyllis e da poco anche mio padre. Ha chiesto delle corde, li ha legati ai letti. Non ci fa avvicinare, ma da qui, dalla sala comune, nonostante il chiacchiericcio, i lamenti e le grida intermittenti di Cristine dal piano di sopra, sentiamo lostesso il loro strazio. Urlano, piangono, tossiscono. Le pareti di legno sono sottili, si sente tutto.
Leggo la paura negli occhi dei miei compaesani, il terrore. Alcuni camminano nervosamente avanti e indietro, incapaci di stare fermi. Hanno ancora qualcuno lì fuori forse, chissà se vivo o morto.

E poi c'è lui, Mathias, che si dà da fare per alleviare la sofferenza degli altri. Cerca di non pensare a Larissa, di non pensare a niente: si capisce dalla rapidità dei suoi gesti, dal modo febbrile che ha di occupare ogni istante in attività utili, senza fermarsi mai.
Ma adesso, dopo tanta fatica, non c'è più molto da fare, l'accampamento è bene o male sistemato, i morenti gemono, gli altri si guardano intorno spaventati.
Il Borgomastro ha chiesto di fare piano, di non gridare, perchè sembra che le grida attirino quei mostri. Chi può quindi tace. Chi non può tacere, perchè il dolore o la disperazione sono troppo forti da sostenere, soffoca i lamenti e piange.

Mathias chiede ancora una volta al Borgomastro cos'altro ci sia da fare.
"Sali di sopra, mettiti di vedetta"
Il mio amico fornaio annuisce e si dirige alle scale.
Lo seguo.
Il piano di sopra è affollato come quello sottostante. La stanza più grande ospita i bambini, una decina in tutto, a cui cerchiamo di risparmiare lo spettacolo di tanta sofferenza.
In quella adiacente c'è Cristine, nei dolori del travaglio. E poi arcieri, vedette.
Mathias si affaccia alla finestra dello stanzino che dà sul retro e scruta le case ormai deserte, alla ricerca di movimenti sospetti.

"Come stai?" mi chiede accorgendosi che entro dietro di lui.
"Sto bene, grazie"
"Sei stata ferita..."
"E' solo un graffio. Già non mi fa più male", mento.
Mathias annuisce e guarda di nuovo fuori dalla finestra.
"Dove pensi che sia, adesso?" mi domanda all'improvviso.
"Larissa?"
Annuisce. Non lo so dove sia mia sorella. Scuoto il capo.
"Spero che stia bene"
Mathias resta qualche istante zitto, poi scuote il capo. "Siamo condannati, Jana, lo sai, vero? L'hai capito anche tu?"
Osserva il mio viso, non aspetta che io risponda. "Ovunque sia, tua sorella non può stare bene. Non starà mai bene, perchè non esiste speranza per nessuno di noi. Tantomeno per lei. Solo... vorrei rivederla ancora una volta. E insieme ho paura che succeda. Ho paura di cosa vedrò nei suoi occhi."
"Non capisco..."
"Sì invece, sì che capisci. Nessuno la conosce meglio di te. Nessuno le vuol bene... più di te, Jana. Nemmeno io".
"Mathias..."
"E' stata lei a portarli qui, quei mostri. Non so in che modo, non riesco a capire che cosa possa averla spinta a tradirci in una maniera tanto assurda, ma sono sicuro che sia stata opera sua. Opera... anche sua. Sai, " mi guarda in viso, "io non ho paura di morire. Non lo dico per vantarmi di qualcosa, sarebbe una cosa molto stupida di cui vantarsi. Lo dico perchè è vero, perchè non c'è più niente, nè qui nè altrove, per cui valga la pena vivere. Le senti le grida di Cristine? Sta per nascere il bambino".
Annuisco, accenno un timido sorriso ma sento che gli occhi mi si riempiono di lacrime. So già cosa sta per dirmi Mathias, anche se non vorrei sentirglielo dire. Non mi sbaglio. Lui rivolge lo sguardo alla strada e continua a parlare.
"Sento una voce nella testa, Jana, che mi dice "va, ammazzalo subito, prima ancora che nasca, risparmiagli tutto questo". Pensi che io sia un mostro, ad avere questi pensieri? Forse sto diventando pazzo"
"Non penso che tu sia pazzo... è solo che..."
"Jana, io lo so che cosa provi per me"
Avvampo, faccio un passo indietro, il fiato mi muore in gola.

"Mi credi tanto stupido, tanto cieco da non riconoscere i tuoi sentimenti?" si concede un sorriso amaro e continua. "E io, come una bestia senza cuore, continuo a sopportare le angherie di quella stronza di tua sorella, sì. A non riuscire a pensare ad altri che a lei. Lo so, è assurdo... un ridicolo gioco a rimpiattino senza senso. Un gioco dove perdiamo tutti, sempre e per sempre."
Le lacrime adesso mi inondano il viso, mi premo una mano sulla bocca per non singhiozzare. Lui invece sembra calmarsi via via che parla.
"Con te qualunque cosa io faccia è sbagliata. Non posso fare niente di giusto, non posso illuderti, non posso mentirti, non posso amarti. Perdonami Jana. Per fortuna non durerà ancora per molto."
Si volta a guardarmi per un lungo momento, poi torna a fissare la strada.

Vorrei dire qualcosa, sento che c'è qualcosa che potrei dire in questo momento, che potrei rispondere. Ma non trovo niente.
Le parole di speranza mi sfuggono tra le dita, lasciando solo buio e silenzio.

Esco dalla stanza lasciandolo solo.
Qualcosa di nuovo, di ulteriore, mi stringe il cuore, rendendo faticoso ogni singolo battito. Una mano fredda mi stringe il cuore.
Non devo pensarci.
Torno di sotto, posso ancora rendermi utile.

La gente nella sala della locanda è confusa, spaventata. Alcuni, Marille e Tobias soprattutto, iniziano a sentirsi male. Sono stati feriti solo superficialmente, penso che sia suggestione la loro: eppure sudano, tremano, sono febbricitanti.
"Volete dell'acqua?"
"Grazie tesoro" risponde lei con gli occhi lucidi, "ti ringrazio...
Anche Josh, la guardia, ha lo sguardo appannato. Si sostiene con la spalla al muro.
"Josh", mi avvicino, "forse dovresti sederti, togliere l'armatura..."
Lui mi sorride. "Non posso mollare, Jana. Dobbiamo dare l'esempio..."
"Ma tu stai male!"
Scuote il capo. "Sono in servizio, non posso permettermi di stare male"
"Posso fare qualcosa per te?" insisto.
"Stringi più forte il nodo della benda che ho sul braccio, da solo non ci riesco".
Mentre stringo la fasciatura, Josh non manda che un gemito strozzato. Mi intendo poco di medicina, ma credo di saper riconoscere il dolore. Josh ringrazia, sudato, e si mette di nuovo in piedi, vicino alla porta sbarrata della locanda.

Continuo a correre di qua e di là, alla ricerca di chi ha più bisogno di aiuto. Si sparge la voce che Emyllis sia morta, cerco di far coraggio alle persone più spaventate. Poi il Borgomastro e Padre Engelhaft la portano fuori, avvolta in un sudario, davanti agli occhi atterriti di tutti quanti.

Non voglio che Mathias abbia ragione. Che sia tutto perduto. Voglio che qualcuno mi dia parole di speranza, che sappia infondere in me il coraggio che io non sono stata in grado di dare a lui e a tutti gli altri.
Il Borgomastro, lui ci prova. I suoi discorsi sono energici, nel suo sguardo non vi è ombra di cedimento. Eppure riesco a vedere oltre le sue parole, come se avessi un terzo occhio, capace di scendere un gradino più in basso, nel sotterraneo dei suoi pensieri nascosti.
E' la disperazione che avanza.
Il coraggio che mostra il Borgomastro nasce dal senso del dovere, dal ruolo a cui lui è giustamente fedele. Ma in fondo al suo cuore anche lui è sperduto, come tutti noi.

Eppure io lo so che la scintilla di speranza che cerco esiste.
Non so dove si nasconda, se nel mio braccio indolenzito che ancora non ha iniziato ad infettarsi, o nelle grida di Cristine che sta mettendo al mondo un bambino che non conoscerà mai suo padre.
Non so se la speranza si celi negli sguardi navigati e paurosamente consapevoli dei soldati venuti da Uryen, o nelle armi che impugnano per difenderci da questa invasione.

So soltanto che c'è, che esiste. Noi dobbiamo resistere, sopravvivere, aspettare. E tutto questo incubo un giorno sarà soltanto il passato.

scritto da Jana Weiser , 19:13 | permalink | markup wiki | commenti (1)
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