Cerca nel Sito

NomeKeywordsDescrizioneSezioniVoci correlate

Forum di Myst

 
« State indietro, c'è guerra! »
- Engelhaft Todenehmer -
 
Also starring...
Il blog dove anche i PNG hanno spazio per dire la loro!
Peoh  Blood
 
creato il: 03/08/2007   messaggi totali: 81   commenti totali: 80
341999 visite dal 03/08/2007 (ultima visita il 19/03/2024, 10:46)
10 aprile 518
Giovedì 2 Marzo 2023

Giustizia

E così alla fine l'ho fatto.

A me è toccato il compito di dare fiato al tuo progetto, ai tuoi obiettivi, a tutto ciò per cui ti sei spesa in questi lunghi ed estenuanti mesi. Sono riuscita a non vanificare i tuoi sforzi? Vorrei esserne certa. Ma so che era questo che ti aspettavi da me, dal giorno in cui mi hai chiesto di tornare a indossare l'abbraccio dell'angelo. "Mi serve il tuo aiuto". E poi mi hai raccontato il tuo sogno: una prospettiva visionaria che in quel momento, con le truppe di Ghaan intente ad assediarci scagliandoci addosso orde di risvegliati, non aveva alcun senso. In tutta Angvard non c'era anima viva che potesse comprendere quel disegno, neppure tuo fratello... Nessuno che non fosse in grado di scorgere nei tuoi occhi, di avvertire nelle tue parole la fulgida luce di Dytros. Il giorno dopo ero nuovamente al tuo fianco, pronta a seguirti come facevo da bambina: con lo stesso spirito di quando, tenendoci per mano, ci avventuravamo alla ricerca dei misteri sepolti nei meandri sotterranei della Sacra.



Ricordo tutti gli incontri, i consigli di guerra, le discussioni estenuanti avute con i nostri ufficiali, consiglieri e alleati: Alman, Zaaver, Vonner, Acab. Ricordo la tua passione e le loro espressioni scettiche: ai loro occhi sembravi una sprovveduta, un'ingenua, una pazza. Più volte sei stata sul punto di essere esautorata. Eppure non ti sei mai arresa. Hai sempre puntato sugli altri, sulla loro capacità di ascoltare, comprendere e perdonare: amici o nemici che fossero.

Come quel giorno in cui Ymir Braccia d'Orso ti precipitò giù dal burrone: in quell'occasione arrivasti a mettere in gioco la tua stessa vita pur di raggiungerlo, parlare la sua lingua, scuotere i suoi valori. E i tanti che all'epoca si affrettarono a raccontare la tua disfatta vengono oggi smentiti dalla presenza di un suo ambasciatore che attende il tuo risveglio per offrirti un'alleanza.

O come quando, sola in tutta Angvard, prendesti la decisione di rilasciare Mandy Sphere, autrice di un sanguinoso attacco condotto all'interno delle nostre case con l'obiettivo di attentare alla tua stessa vita, in cambio dell'unica persona che poteva indicarci l'accesso alla Sacra. Gran parte degli scettici che all'epoca si scagliarono contro una scelta apparentemente così scriteriata si trovano oggi oltre quella fortezza, all'interno di una città entro le cui mura nessuno era mai riuscito a entrare.

Questa è la giustizia che hai portato tra gli uomini in guerra, accecati da un conflitto che ha separato comunità, parentele, affetti, credenze, amori... e che, in questo giorno sacro, ho provato a raccontare in tua vece. Ma non sono in grado di andare oltre questa rappresentazione: nessuno lo è. Per questo ti chiedo, ti imploro di tornare. E se offrire la mia vita può servire a qualcosa, chiedo solennemente a Dytros, nel giorno a lui consacrato, di prender...

Vesa il Bandito - Immagine

«Chi sei? Come hai fatto a entrare?»

«Non gridare, non chiamare aiuto: se lo fai, qualcuno morirà».

Così dicendo, la figura incappucciata entra nella stanza. Un passo dopo l'altro, lentamente, lasciando dietro di sé una scia di sangue che osservo con orrore. Dev'essere uno degli Innalzati superstiti di Ghaan. Eppure qualcosa nelle sue movenze, nei suoi abiti, riporta alla mia mente il ricordo di un'altra persona. L'Uomo senza Volto, la belva assetata di sangue che spense gli occhi innocenti di Kyr in quell'infausto giorno alla Rocca di Horen: Joad Kempf.

«Chi hai ucciso, assassino?» Esclamo. Penso a Peter, ad Hans e agli altri soldati di guardia a quest'ora: mi si stringe il cuore al pensiero che siano morti. Sento il desiderio di vendetta che mi pervade, mentre cerco con lo sguardo il mio braccio di legno. E lo vedo lì, sulla sedia dove l'ho lasciato pochi istanti fa in preda al dolore, grosso modo equidistante tra me e lui.

«Te l'ho già detto: non sono qui per uccidere nessuno. Anzi, intendo complimentarmi per il discorso che hai fatto».

«Risparmiami il tuo sarcasmo e dimmi cosa vuoi». Mi alzo, ma mi rendo conto che ogni tentativo di raggiungere la protesi prima di lui sarebbe vano: e anche se ci riuscissi, indossarla richiederebbe del tempo. La mano che mi resta raggiunge l'elsa della spada: sia come sia, venderò cara la pelle.

«Ho bisogno che tu ti finga morta per un pò». Si avvicina al mio braccio, lo osserva, lo prende: la vista della sua mano che lo stringe, dei suoi occhi che contemplano la mia incompletezza, è un oltraggio che mi ferisce intimamente. Sguaino la spada.

«Se vuoi vedermi morta, dovrai...»

Non mi lascia neppure terminare la frase. I suoi colpi sono rapidi, precisi, spietati. Eppure, non posso perdere questo scontro: devo fermarlo, o almeno dare l'allarme. La scrivania mi aiuta a tenerlo a bada: sembra sorpreso, forse non si aspettava tanta resistenza da parte di una come me. Aspetto il momento buono, poi rompo la mischia e apro la bocca per urlare...

... Ma il maledetto non aspettava altro. Con una rapidità inumana chiude la distanza che avevo faticosamente costruito tra noi e mi colpisce al ventre con l'elsa della lama, togliendomi il fiato: poi, non contento, afferra la coda dei miei capelli e la strattona verso il basso, spalancandomi la bocca in un disperato bisogno di aria.

E infine soffia, sputandomi in faccia qualcosa che aveva tenuto in bocca fino a quel momento. L'aria intorno a me si riempie di un odore di aceto, agrumi e fiori appassiti.

«Perdona i miei modi, Paladina di Dytros, ma abbiamo poco tempo: è giunto il momento che tu chiuda gli occhi».

Mi sento afferrare dietro la schiena, poi sollevare da terra. Vorrei impedirlo, ma il mio corpo è diventato improvvisamente molto più pesante. Osservo impotente la sostanza vischiosa colarmi sul viso, sulle labbra. Credo che si tratti dello stesso preparato anestetico che abbiamo trovato in uno dei laboratori sotterranei di questo edificio. L'odore è lo stesso, ma non dovrebbe essere così potente. Provo a divincolarmi, ma le mie membra rispondono in ritardo. Dirotto le energie residue in un ultimo, disperato tentativo di gridare, ma il mio aggressore è lesto a tapparmi la bocca con un panno umido imbevuto della stessa sostanza di prima.

«Credimi, così è meglio per tutti: e comunque dicevo davvero, prima: il discorso mi è piaciuto... e non è morto nessuno. Non ancora, almeno». Così dicendo mi toglie la spada e mi lega alla sedia. Poi esce così come era entrato, lasciandomi lì, con la testa china sulla scrivania: cosciente, ma impossibilitata ad aprire gli occhi o a gridare.

Perché lo ha fatto? Che senso ha correre un rischio simile in una città invasa da truppe nemiche se lo scopo è quello di lasciarmi in vita? Pensa, Crystal: rifletti, adesso che è l'unica cosa che puoi fare. Ragiona con la testa di Yara, in questo giorno sacro e cruciale per il futuro del tuo tempio, dei tuoi fratelli e di queste lande martoriate dalla guerra.

Crystal Kanban
scritto da Crystal Kanban , 04:06 | permalink | markup wiki | commenti (0)
Also starring...