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Diario del Capitano Auron
Diario del Capitano Auron
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creato il: 24/03/2006   messaggi totali: 12   commenti totali: 0
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30 Marzo 639
Giovedì 30 Marzo 2006

Stamattina Nahylub'Pa si è accorto della presenza di una nota scritta in elfico antico sulla mappa e, non conoscendolo perfettamente, ha avuto la brillante idea di portarsela alla biblioteca dell'Università. Con lui ci è andato l'ormai ristabilito Zelgadis. Nel frattempo io e Ifrit siamo andati alla stazione di posta a noleggiare un mezzo per il viaggio, l'unico disponibile era una carrozza trainata da quattro cavalli.

Una volta ricompattato il gruppo, siamo partiti. Durante il viaggio, Pa mi ha ragguagliato sui nuovi dettagli emersi: il testo in elfico antico era una sorta di legenda per decifrare meglio la mappa, infatti, riesaminandola, mi sono accorto di un'imperfezione riguardante la nostra destinazione, non si trattava della selva di Darlan bensì delle montagne a ovest di questa.

Il viaggio è stato più lungo del previsto, solo a sera siamo giunti al bosco. Nel bel mezzo della foresta, il cocchiere si è misteriosamente fermato, avevamo tutti addosso un brutto presentimento, sentivamo strani rumori provenire dagli alberi.. Ifrit ha urlato al cocchiere di muoversi, non appena siamo ripartiti sono spuntati quattro loschi figuri incappucciati a cavallo. Non abbiamo esitato. Pa, Ifrit e Maila hanno preso i loro archi e hanno mirato ai cavalli colpendone tre, i loro cavalieri sono stati disarcionati e l'unico rimasto in sella ha preferito desistere dall'inseguimento.

Il sentiero, che si inerpicava tra le montagne, si era fatto troppo stretto per il carro, così abbiamo dato appuntamento al cocchiere in quello stesso luogo dopodomani e ci siamo incamminati. Lungo la strada abbiamo trovato due bivi, per il primo mi è stato sufficiente orientarmi con la mappa per scegliere la strada giusta,mentre per il secondo è stato un po' più strano. Una specie di spaventapasseri si ergeva in mezzo alla biforcazione, ai suoi piedi una strana scritta, anch'essa in elfico antico, Pa non ha avuto problemi a tradurla "se con una freccia mi colpirai, la strada giusta troverai". A me, studioso, sembrava stupida l'idea di trovare la strada in un modo tanto casuale ma quei buzzurri dei miei compagni non hanno avuto dubbi. Maila, la più dotata con l'arco, ha scagliato una freccia, immediatamente il manichino ha indicato una delle due strade e noi l'abbiamo seguita. Ifrit, incredibilmente furbo nella circostanza, ha avuto la brillante idea di spostarlo in modo che se quei quattro avessero pensato di seguirci avrebbero sicuramente preso la via sbagliata.

Lungo il sentiero, ci siamo imbattuti nell'ennesima curiosità, un'asse di legno con incisa una strana scritta in deliota antico. Ci ha pensato Zelgadis a tradurla, si trattava di uno stornello popolare, Ifrit si è cimentato nel cantarlo, finito il supplizio, si è alzato uno strano vento, ma niente più.

In questo momento scrivo dall'interno di una casetta che pare uscita da un libro di fiabe:col tetto di paglia, i fiori posti sui balconi di piccole finestre, un camino fumante e una misteriosa coppia di vecchietti che, dietro lauto compenso, si è offerta di ospitarci. Visto che erano disponibili solo quattro letti, ho prestato la mia coperta a Pa che per stanotte si sacrificherà dormendo su un tavolo. Buonanotte Nahylub'Pa!
scritto da Ifrit , 19:24 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
29 Marzo 639
Mercoledì 29 Marzo 2006

Questa sera è stata una delle più esilaranti della mia vita. Pa ha finalmente portato a termine il suo programma di studi e non vedeva l'ora di mostrarci i suoi frutti. Ci aveva promesso di far apparire una donna priva di ogni sorta di vestiario ma non è andata proprio come desideravamo. Quel buffone invece di un'aggraziata fanciulla, è riuscito solo a risvegliare dal suo eterno riposo lo spirito di un uomo morto e sepolto sotto la locanda, il quale ha destato orrore in tutti i clienti presenti che si sono precipitati il più lontano possibile da quella cosa. C'è voluto l'intervento di mastro Kent, insegnante del nostro amico, per scacciare l'evocato, il mago aveva una lunga barba brizzolata e indossava una toga.

L'elfo, parecchio a disagio nei riguardi del suo maestro, ci ha riprovato e con molta fortuna è riuscito nell'impresa. Mastro Kent non lo ha nemmeno degnato di uno sguardo, limitandosi a schernirlo con un gesto della mano destra prima di andarsene. Alla vista del non morto, a differenza dei miei compagni, non ho provato nulla, solo un pallido ricordo che mi torna alla mente e la sensazione di una presenza accanto a me.
scritto da Ifrit , 14:18 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
22 Marzo 639
Martedì 28 Marzo 2006

La settimana è volata, Zelgadis non si è ancora ripreso del tutto ma è sulla buona strada. Pa continua a seguire assiduamente le sue lezioni di magia, speriamo che portino a qualcosa di buono. Ifrit ha avuto un compenso minore, un giorno misteriosamente non si è presentato al lavoro, non ne ho davvero capito il motivo e quando stavo per chiederglielo era già al suo posto a ronfare. Ora si è fatto assumere come cameriere alla Botte Piena.

Io ho avuto grosse soddisfazioni da due dei miei provvisori allievi, hanno appena quattordici anni ma promettono davvero bene, mi ricordano me alla loro età, colmo di coraggio e spavalderia. Mi dispiace che quest'esperienza si sia conclusa. Spero di ripeterla presto. Purtroppo non la prossima settimana. Dobbiamo aspettare ancora e quindi ho racimolato l'unico lavoro disponibile in città. Commesso in un negozio di alimentari. Spero che questa sia la prima ed ultima volta.
scritto da Ifrit , 19:20 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
15 Marzo 639
Martedì 28 Marzo 2006

A questo punto siamo obbligati ad aspettare la piena guarigione di Zelgadis prima di andarci a cacciare in qualche folle avventura pertanto oggi io e Ifrit abbiamo trovato lavoro. Per Ifrit penso sia più un divertimento, fa l'esattore delle tasse, ridicolo vedere un essere più grasso che alto fare il prepotente con i poveri cittadini che lo guardano dalla vita in giù! Io d'altro canto sono stato assunto come supplente di un insegnante d'armi, spero che questo lavoro mi dia qualche soddisfazione.
scritto da Ifrit , 19:19 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
14 Marzo 639
Martedì 28 Marzo 2006

Devo dire che questa mattina ho ricevuto un ottimo buongiorno, una ragazza dalla lunga chioma dorata e dai grandi occhi blu profondo mi ha svegliato dal mio torpido sonno, ho pensato ad una dea, invece era Maila, ma in fondo non ci sono andato troppo lontano. Era davvero impaziente di farmi interpretare la mappa.
Scendendo mi sono accorto di non essere stato il primo a svegliarsi, infatti, Nahylub'Pa stava tranquillamente facendo colazione in compagnia di Zelgadis.

Pa, nell'aspetto, non ha nulla di diverso da quanto ci si possa attendere da un comune elfo: è alto,slanciato, piuttosto gracilino, come tutti quelli della sua razza, tranne qualche rarissima eccezione, ha occhi azzurri e capelli biondi che usa portare raccolti in una doppia coda di cavallo.

Non ho avuto il tempo di mangiare, ero troppo curioso di provare ad interpretare la mappa, credo di essere riuscito a leggerla piuttosto bene: narra di un tesoro molto potente e per questo molto pericoloso, al quale nessuno è mai riuscito a giungere, nascosto nella selva di Darlan a pochi chilometri da Greyheaven.

L'elfo si è iscritto al Circolo delle Arti Magiche, dell'Università degli studi, per conseguire un regolare attestato necessario per poter esercitare legalmente la magia, dato che questo corso dura dieci lezioni, abbiamo deciso all'unanimità di posticipare la partenza alla fine di questi studi.

Nel pomeriggio sono venuto a sapere che Zelgadis, in compagnia di Ifrit, nella locanda "La Botte Piena", dove ieri ero andato a recuperarli per compiere il lavoro della cartografia, era riuscito a mettersi nei guai, sfidando tutti i presenti ad un incontro di lotta libera a mani nude, così era da ieri che aspettava un messaggio da un organizzatore di questo genere di competizione.
Poco prima di sera ci siamo recati tutti in un sobborgo di Greyheaven, dove avrebbe avuto luogo lo scontro, in palio c'erano mille monete di bronzo. Il ring non aveva corde, era delimitato solo da un gruppo di uomini assetati di sangue, tra i quali c'eravamo anche noi e, fin tanto che non ho visto lo sfidante, ero quasi certo della vittoria del nostro amico. L'altro contendente era un moro, dal fisico scultoreo, alto, ma non pareva molto agile con tutta quella montagna di muscoli, una cosa era sicura Zelgadis non aveva nessuna possibilità di uscirne vincitore. Constatato ciò, sono andato a farmi un altro giro al mercato, mentre gli altri, come saprò in tarda serata, hanno preferito restare a osservare quella montagna umana distruggere senza pietà, colpo su colpo, non solo il corpo di Zelgadis ma anche il suo orgoglio.
Dopo aver udito questo macabro racconto,mosso da compassione, non ho proprio potuto fare a meno di andare ad accertarmi delle condizioni di Zelgadis, ricoverato al sanatorio. Forse si trattava più una mia morbosa curiosità, volevo vedere fino a che punto gli altri avevano aspettato prima di intervenire.

Lo spettacolo che si è presentato davanti ai miei occhi era agghiacciante. Il nostro compagno giaceva in uno squallido letto del sanatorio, l'aria impregnata dell'odore dei medicinali che aleggiava all'interno della stanza era irrespirabile, dalla fioca luce emessa dalle poche candele presenti, ho potuto constatare che era vivo per miracolo e che se gli altri non fossero riusciti a convincere le guardie che quest'uomo sanguinante a terra non era uno degli assassini ma una vittima innocente, sarebbe certamente morto. Sono stati dei veri irresponsabili, prima si mettono nei guai per poi uscirne con uno sterminio e spudorate menzogne alle guardie cittadine. Riuscire addirittura a farla franca, o sono veramente bravi o completamente pazzi e protetti da qualche Dio!

Non sono restato molto in quel postaccio probabilmente più per la puzza che emanava quello squallido curatore presente nella stanza che del sanatorio stesso, sta di fatto che Ifrit non smette mai di russare.




Rileggendo il diario mi rendo conto di come il Capitano non abbia raccontato cosa accadde veramente in quella piazza, la cosa non mi stupisce più di tanto, la violenza lo ha sempre infastidito e quel pomeriggio ce ne fu molta.

Appena giunti sul posto capimmo perché la posta in gioco era così alta, lo sfidante era una vero colosso, la pelle scura, resa lucida da chissà quale unguento, ne rendeva ancor più impressionante la mole, sull'enorme testone spiccava un ghigno satanico, Zelgadis al suo confronto sembrava un bambino.

Lo scontro fu senza storia fin dalle prime battute, Zelgadis combatté con onore ma in poco tempo il nero lo aveva ridotto uno straccio. Il nostro compagno giaceva immobile a terra, il ventre spappolato, non potevo rimanere a guardare, le mani mi prudevano, scambiai un occhiata con Pa e capii che avevamo avuto la stessa idea.
L'elfo afferrò la sua alabarda e si gettò nel mezzo del ring, "lo scontro finisce qui !" esclamò. Vedendo che il colosso rifiutava di dichiararsi sconfitto, Pa si scagliò contro di lui e gli tagliò un braccio di netto, il sangue cominciò a schizzare ovunque e Pa, non contento, tagliò anche una gamba al suo nemico lasciandolo a morire dissanguato. Io, vedendo due buffoni dirigersi verso Pa, estrassi la balestra e ne colpii uno con un dardo, l'altro fu steso da Zelgadis che nel frattempo aveva impugnato il suo Zweihander, in seguito mi avventai su di loro con la mia ascia e feci rotolare le loro teste. Ora sì che eravamo nei guai. La folla si era dileguata, le guardie si stavano avvicinando, avevamo poco tempo per pensare, ancor meno per agire. Fortunatamente Pa ebbe una grande idea, si sfilò la tunica con cappuccio che indossava e la mise ad una delle vittime in modo che sembrasse che anche lui fosse caduto, poi fece sdraiare Zelgadis tra i corpi senza vita. Rimaneva ancora un problema, molti avevano visto un nano tra gli assalitori così decisi di tagliare l'unica gamba che ancora rimaneva al nero e di infilargli i miei stivali, era una soluzione stupida perfino per me ma si rivelò azzeccata. Raccolsi le gambe e fuggii attraverso i vicoli dove mi liberai degli arti mozzati e dei vestiti sporchi di sangue affidandoli ad un mendicante in cambio di tutte le mie amate salsicce. Quando le guardie arrivarono alla piazza, Pa e Maila riuscirono a convincerle della loro innocenza e a fargli portare Zelgadis al sanatorio dove avrebbe potuto ricevere le cure adeguate. Io ancora oggi ringrazio Dytros per aver salvato la pelle!
scritto da Ifrit , 19:18 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
13 Marzo 639
Lunedì 27 Marzo 2006

La nave da Surok ha raggiunto Greyheaven con un giorno d'anticipo. Avevo bisogno di una locanda ove passare la notte così mi hanno diretto verso "Il pugnale dorato", non mi ero mai allontanato tanto dal Monastero del Sole.

La locanda aveva un tetto molto spiovente, la prima impressione che ho avuto, aprendo la porta, era che fosse scoppiato un incendio, tanto lo stanzone era pieno di fumo e a stento si vedeva la luce sulle tavole. Attraverso la fitta cortina ho intravisto un nano ed un uomo intenti a sfidarsi a braccio di ferro, l'uomo sembrava in netto vantaggio e in pochi istanti mi ha dato ragione. Il vincitore era un tipo ben piantato, deciso, sulla ventina, con un atteggiamento piuttosto sospetto; il nano, d'altro canto, pareva piuttosto adirato per la sconfitta, era un tipo ovviamente non molto alto, dai lineamenti forti, piuttosto sovrappeso che indossava un'armatura di maglia. Quest'ultimo ha notato che avevo scommesso contro di lui e non ha perso tempo a sfidarmi. Come da etichetta non ho potuto rifiutare la sfida, è stata una bella lotta ma il nano ha avuto la meglio. Il suo nome è Ifrit mentre quello dell'uomo è Zelgadis, li ho conosciuti meglio durante il pranzo offerto ai contendenti, al quale ho avuto anche l'occasione di conversare con un elfo: Nahylub'Pa, non ne avevo mai visto uno, questi è uno studioso di magia e nonostante la mia educazione prettamente religiosa, la cosa non mi infastidisce.

Nel pomeriggio ho subito voluto visitare il mercato, dopotutto è questo il motivo della mia visita. Il mercato è situato in una grande piazza circolare, molto ben sorvegliata dalle guardie delle varie contrade, le numerose bancarelle, colme di ogni genere di merci, sono disposte lungo la circonferenza della piazza e al mio arrivo brulicavano di clienti di qualsiasi razza e ceto sociale. Le mie aspettative sono state subito soddisfatte, incredibilmente sono riuscito ad acquistare una falcata, un'arma esotica praticamente irreperibile. La desideravo da lungo tempo, da quando la vidi raffigurata su un antico libro illustrato che avevo trovato tra i polverosi scaffali della biblioteca del monastero. Purtroppo a un bel avvenimento ne è seguito uno spiacevole, dei ladri hanno rubato a me e ai miei improvvisati compagni le bisacce di monete che portavamo alle cinture. Io, Pa e Zelgadis ci siamo lanciati all'inseguimento ma rallentati dalle armature e dalla scarsa conoscenza dei vicoli della città, siamo stati facilmente seminati. Con grande stupore, Maila ci aspettava in fondo ad un vicolo, con in mano i nostri soldi. Questa altri non è che la figlia del locandiere che ci ha offerto il pasto, dopo averci ridicolizzato ci ha spiegato il fine di questo gesto, voleva mettere alla prova le nostre capacità, perché stava cercando qualcuno a cui affidare un delicato compito, che abbiamo portato a termine non senza fatica. Mentre ascoltavamo le sue intenzioni, è giunto Ifrit che inevitabilmente, per via della sua obesità, aveva preferito chiamare delle guardie piuttosto che tentare l'inseguimento. Dato che non era successo "nulla", i soldati l'hanno multato per falso allarme, la cosa non è piaciuta a Pa che, per aver preso molto energicamente le difese del nano, è stato portato in caserma e, solo nel tardo pomeriggio, è stato rilasciato.

Giunti a sera, poco prima del crepuscolo, abbiamo effettuato un sopralluogo al negozio del cartografo Willhem, questo era il compito che ci aveva assegnato Maila: si trattava di rubare un'antica mappa che poteva rivelare il luogo dove giace un prezioso tesoro, l'unica incognita è che la ragazza non era completamente certa dell'autenticità della mappa, dovevo interpretarla io stesso.

Calate le tenebre, Ifrit, Pa e Maila si sono preoccupati di controllare l'arrivo delle guardie mentre Zelgadis era intento a scassinare la finestra, purtroppo creando un po' di frastuono. Sono stato io l'unico a penetrare all'interno dell'edificio, dato che SOLO IO potevo trovare tra tutte quelle scartoffie la vera mappa. Il vero problema però non è stato localizzare la carta ma il modo in cui me ne sono impossessato, infatti, il vecchio Willhem aveva fatto tardi e si trovava ancora nel negozio. Prima che riuscisse ad accorgersi della mia presenza, sono riuscito a prenderlo alle spalle e a puntargli uno dei miei pugnali sotto la gola. Vedendo che tardavo ad uscire, Zelgadis ha fatto irruzione all'interno con il volto coperto dal cappuccio e con la spada sguainata, questa tremenda visione è stata sufficiente a far crollare ogni residua resistenza del vecchio che, senza indugio, ci ha consegnato la mappa. Sono contrario ad ammazzare la gente senza un adeguato motivo, per cui lo abbiamo addormentato con un potente sonnifero che, per puro caso, Zelgadis aveva acquistato nel pomeriggio. In seguito lo abbiamo legato e incappucciato.

Adesso mi trovo nella locanda, all'interno della mia stanza, nel letto vicino al mio Ifrit mi tiene sveglio col suo incessante russare, non pensavo potessero essere tanto rumorosi i nani! Sono troppo stanco per interpretare la mappa, lo farò insieme agli altri, come prima cosa, domattina.
scritto da Ifrit , 12:25 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 Aprile 685
Lunedì 27 Marzo 2006

Il Capitano è Morto....Possa la Sua Anima Giungere a Pyros

Oggi è un giorno molto triste per me, un messaggero proveniente da Greyheaven mi ha appena informato della morte di un caro amico, il capitano Auron, possa Pyros prendersi cura della sua anima.
Se n'è andato dieci giorni fa, durante il sonno, ormai era malato da tempo e la vecchiaia lo stava consumando costringendolo a letto, posso solo immaginare quanta sofferenza causasse stare rinchiuso tra quattro mura ad una persona come lui, desiderosa di vivere ogni giorno nuove avventure. Il messaggero mi ha consegnato un pacchetto, conteneva il diario su cui Auron annotava tutti gli avvenimenti più importanti, ci teneva moltissimo che mi fosse consegnato personalmente, nessuno meglio di me ne avrebbe apprezzato il contenuto.
Ora mi ritrovo a scrivere queste parole sulle pagine ormai ingiallite dal tempo, il mio desiderio è che chiunque venga in possesso del libro dopo di me possa sapere la storia del capitano oltre a quella delle nostre avventure raccontate attraverso i suoi occhi.
Ricordo ancora perfettamente il modo in cui descrisse il suo passato una sera, davanti ad un bel fuoco acceso nel mezzo della foresta...



Capitano Auron Leduras nato il cinque gennaio del 617, era una notte fredda e fuori delle mura della villa imperversava una violenta tempesta di neve. I suoi genitori erano il conte Vonk Leduras e la sacerdotessa Alysta Ickets, era una famiglia nobile, non molto importante ma amata e rispettata dalla gente per il loro buon modo di amministrare la contea.

Aveva solo due anni quando la sua vita cambiò per sempre, una notte un manipolo di banditi attratto dallo sfarzo della loro abitazione la prese d'assalto, era gente senza scrupoli e disposta a tutto pur di tornare a casa con del bottino. Dopo aver assassinato, nel sonno, tutti i servi che avevano dedicato la loro vita alla nobile famiglia, iniziarono a razziare qualsiasi cosa sembrasse avere un minimo valore, svegliati dal frastuono i genitori di Auron si alzarono e scesero a vedere cosa stesse succedendo. Fu la loro rovina. Il conte Vonk venne immediatamente ucciso da un pugnale lanciato da quello che sembrava essere il capo dei banditi, che lo colpì al cuore. L'istinto materno di Alysta l'aveva fatta precipitare nella stanza dove c'era la culla del piccolo Auron, lo afferrò e cercò di portarlo il più lontano possibile da quell'inferno ma la sua fuga non durò a lungo, due manigoldi erano rimasti in giardino proprio per evitare che qualcuno potesse scappare e dare l'allarme. Dopo averla bloccata cercarono di strapparle dalle braccia il bambino ma Alysta avrebbe dato la vita piuttosto che abbandonare suo figlio in mano a quella gente ed iniziò ad urlare, urlava sempre più forte ma nessuno l'avrebbe potuta sentire, nessuno sarebbe arrivato a salvarla, l'unico effetto delle sue grida fu di rompere il timpano sinistro di Auron, la sua sordità è l'unico ricordo che oggi ha di lei. Di quello che successe dopo Auron ha ricordi vaghi e confusi, sembra che la madre, oltre ad essere una sacerdotessa, avesse anche studiato la magia nera e così, con la forza della disperazione, riuscì a lanciare un incantesimo contro i banditi in fuga facendo apparire un demone dalle lunghe corna che brandiva una daga.
Il mattino dopo Auron fu trovato da Padre Holmes davanti ai cancelli del Monastero del Sole di Pyros, non molto distante da quella che era stata la sua casa. Il monaco era un vecchio amico di famiglia, lo riconobbe e capì immediatamente che doveva essere successo qualcosa di grave ai Leduras. Decise di andare immediatamente a controllare, al suo arrivo trovò solo morte e distruzione, la villa incendiata, il cadavere del conte appeso sull'albero più alto. Di Alysta invece non vi era alcuna traccia, sembrava essersi dissolta nel nulla e da quel momento nessuno ebbe più sue notizie. La morte di Vonk segnò anche la rovina del casato dei Leduras, Auron era troppo piccolo così il governo della contea fu affidato ad un'altra famiglia e della loro nobiltà rimane solo un pallido ricordo nel cognome che porta.

Padre Holmes si incaricò dell'istruzione dell'orfano e lo crebbe come se fosse il suo vero padre, ogni volta che era depresso, ogni volta che ripensava alla sua famiglia, Holmes trovava il modo di fargli ritrovare il sorriso con le sue battute e i suoi aneddoti. La vita all'interno del monastero non era facile, Auron era un bambino molto vivace e dava diversi grattacapi ai monaci ma non mancava di ascoltare con attenzione tutti i loro insegnamenti religiosi, trovava molto affascinante l'argomento e finalmente vedeva qualcosa in grado di dare un senso alla sua vita. Un giorno, all'età di 12 anni, Holmes andò da Auron dicendo di avere grandi notizie, aveva notato la sua passione per l'avventura e per il mare dai libri che il ragazzo sfogliava senza sosta in biblioteca ed era riuscito a convincere l'Igumeno Phoenix a finanziare gli studi presso l'accademia navale di Surok. Da un lato la notizia riempì Auron di gioia, aveva sempre sognato di poter approfondire la sua conoscenza della navigazione ma avrebbe dovuto lasciare il monastero e con esso Holmes. Il monaco, vedendo la sua faccia perplessa, capì qual era il problema e gli disse che lui sarebbe rimasto lì, ad aspettarlo, per sempre.

Il direttore dell'accademia, l'Epinavarco Mastro Sauros, non fu molto contento dell'arrivo di Auron, lo disprezzava giacché era un nobile decaduto e non mancava mai di rinfacciarglielo. Voleva rendergli la vita impossibile e spingere Auron a lasciare la sua accademia, ma ottenne il risultato opposto, le sue continue angherie fecero mettere un impegno incredibile nello studio e in tutte le altre attività accademiche, in qualsiasi cosa Auron si cimentasse doveva essere il migliore per poterlo sbattere in faccia a Sauros. I suoi compagni, infastiditi dal fatto di essergli sempre inferiori e dai suoi continui scherzi iniziarono a provare verso di Auron gli stessi sentimenti che provava l'Epinavarco Mastro, un giorno il tutto degenerò e si arrivò ad una sfida tra Leduras ed un altro cadetto. Il suo avversario scelse di usare uno spadone mentre Auron, in quanto ambidestro, si affidò a due scimitarre, le cose sembrarono mettersi male per il futuro Capitano quando fu ferito al braccio ma la sua resistenza, unita alle doti in combattimento, gli permise di avere la meglio. Da quel momento ogni dissidio con gli altri cessò e Auron ottenne il soprannome di Twinblade proprio per l'abilità mostrata nell'usare due armi contemporaneamente. Quella notte accadde un fatto molto strano, ad Auron apparve l'essere che sua madre aveva evocato il giorno in cui era scomparsa, non era la prima volta che accadeva, anzi era abbastanza ricorrente. Come sempre Auron pensò si trattasse di un sogno ma stavolta lo vide chiaramente eseguire gli ordini che gli impartiva e fu così che il giovane scoprì la verità. Vorlock, questo il suo nome, era sempre stato con lui, ma Auron era troppo piccolo per riuscire a controllarlo, ora invece gli esercizi fatti all'accademia avevano rinforzato il suo corpo ed il suo spirito e così avrebbe potuto evocarlo ogni volta ce ne fosse stata la necessità. Auron decise di non parlarne con nessuno, temeva di essere scambiato per un seguace delle tenebre ma di nascosto si allenava ogni giorno per aumentare la sintonia con quella creatura demoniaca, ad ogni suo miglioramento anche il demone accresceva le sue abilità, erano legati, a filo doppio, per l'eternità.

Subito dopo il diploma Auron andò a trovare padre Holmes, il monaco gli chiese cosa avesse intenzione di fare ora e il Capitano rispose che voleva imbarcarsi su una nave diretta ad est per mettersi alla ricerca degli assassini di suo padre. Auron non aveva mai perso la speranza di poter, un giorno, riabbracciare sua madre e di avere, finalmente, giustizia per la sua infanzia rubata.
scritto da Ifrit , 12:20 | permalink | markup wiki | commenti (0)
Diario del Capitano Auron