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Solice Kenson
Cronache della Campagna di Caen
Solice Kenson
"Voi avete coraggio e siete molto convincente: ma non appena sarete chiamata a combattere, al primo combattimento che possa realmente definirsi tale, voi morirete. E non parlo di scontri confusi o ingarbugliati, dove nessuno capisce fino in fondo quello che sta facendo o magari ha meno voglia di uccidervi che di portare la pelle a casa. Parlo di uno scontro vero, in cui affronterete una persona con le vostre sole forze. Beh, è giunto il momento che qualcuno che vi vuole bene vi dica che queste forze non basteranno proprio contro nessuno".
creato il: 20/05/2005   messaggi totali: 91   commenti totali: 32
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15 ottobre 517
Mercoledì 9 Luglio 2008

Casa

Le estremità dei miei capelli, vinte dalle forbici di Julie, si allontanano seguendo il movimento ondulatorio dei flutti del Dymiras come una lenta processione di fedeli. Il mio sguardo riesce a seguirli solo per i primi passi del lungo cammino che li attende, salutandoli con una preghiera inusuale: che possano vedere per l'ultima volta la città di Achenar, trasportati da uno dei molti torrenti che si insinuano al di sotto delle alte e spesse mura della città dalle mille e una lama, per poi dissolversi nella spuma del mare.

La prima volta che mia sorella mi tagliò i capelli ebbi qualche problema a riconoscermi. Ricordo distintamente l'impressione che mi fece vedere la mia faccia privata della cornice alla quale ero da sempre abituata: "sembro quasi un ragazzo", mormorai incredula. "beh, spero proprio che ti piaccia, questo ragazzo" commentò mia sorella osservando il suo lavoro, "perché adesso non c'è modo di tornare indietro". A distanza di anni, il suono di quelle parole risuona spesso nella mia testa.

''non c'è modo di tornare indietro''.

A mio padre l'idea di Rosalie non andò particolarmente a genio: quella fu la prima e l'ultima volta che mia sorella mi tagliò i capelli... fino a quando non ci trovammo a condividere la stanza nel monastero di Foucault.

''non c'è modo di tornare indietro''.

Guelfo e Julie sono certi che io abbia preso la decisione giusta, come lo ero io stessa al momento di agire: allora non potevo sapere l'entità di quel peso, certa com'ero che le mie spalle fossero allenate a sufficienza per sostenerlo. Ma ora li sento entrambi, Menzogna e Assassinio: posso avvertire il loro fiato dietro di me, le loro mani che premono con forza contro la mia schiena, penetrandola a fondo fino a sfiorare i polmoni: e se quel contatto non è ancora stato in grado di soffocarmi è soltanto merito del coraggio e dell'impegno dei miei compagni, che hanno saputo comprendere le mie difficoltà, proteggere le mie debolezze, perdonare i miei errori. Ogni giorno ringrazio gli Dei di averli accanto, e ogni giorno prego che possano presto raggiungere quella giustizia che da tanto, troppo tempo rincorrono, la cui sete fa ormai ardere anche me.

Prego per loro, così come prego per tutti coloro che non hanno esitato a mettere in gioco quanto di più importante avevano pur di aiutarci a compiere questo miracolo: la mia mente rincorre i loro volti, così diversi eppure così vicini: Padre Gabriel, il capitano Ratel, Benton Hare, Omar Pacifico, Peoh Blood; sir Karl Anderson, sir Paul Harvesham e la sua consorte, Lady Lucille; e ancora, con maggior forza, sir André Navon... e sir Steven deRavin; e infine, non paga di quanti sono stati disposti a mettere a rischio la propria vita, rincorre i volti di quanti l'hanno perduta: nomi che la mia mano non è in condizione di fare, non senza aumentare a dismisura il tremolio che già la pervade dal giorno in cui ho preso con me la vita di Lord John Payne... e che forse mai l'abbandonerà.

Un miracolo: non c'è altro termine che possa descrivere la libertà di quella bambina, il suo trionfo sui carcerieri che fin dalla nascita avevano incatenato la sua vita ai loro fini. E se l'immensità del significato di questa parola ci rende immeritevoli di poterci fregiare di tale risultato, dobbiamo comunque ringraziare gli Dei per averci concesso di esserne testimoni. Ogni volta che la guardo ripenso a quella lettera, che mi costringe a immaginare il dolore e la solitudine che deve aver passato: e subito i miei pensieri prendono il volo, e ignorando ogni mio tentativo di fermarli corrono a ricordare un altro volto, diverso eppure più grande soltanto di pochi anni... Non farlo Solice, non commettere due volte lo stesso errore: non ce l'hai fatta quando non avevi due demoni alle tue spalle, di certo non puoi riuscirci ora: pensa piuttosto a scappare, il meglio che puoi fare è portarli lontano.

Presto parlerò nuovamente con padre Quart: devo farmi coraggio e dirgli tutto, pregandolo di donare a questo gruppo una figura che possa dare ciò che io non sarò mai in grado di offrire, riempiendo al tempo stesso il vuoto lasciato da Abel e la forza combattiva orfana di Quixote. Un uomo che sono pronta ad assistere e proteggere con tutte le mie forze se così dovrà essere, o di fronte al quale sarò disposta a cedere il passo se il destino sarà duro al punto da volermi separare ancora una volta da ciò che ho imparato a chiamare "casa".
scritto da Solice Kenson , 01:08 | permalink | markup wiki | commenti (0)