L'ascesa al trono
Minucius, in quanto figlio della sorella dell'Imperatore
Poldor,
Helvia Avilia, non sarebbe stato designato di diritto alla successione: benché adottato da Poldor nel
41 p.F., lo precedeva infatti il cugino
Eurisax, figlio carnale dell'Imperatore. Tuttavia le vicende che portarono alla fine del regno di Poldor nel
42 p.F., con la congiura senatoria e l'assassinio dell'Imperatore, favorirono una successione non diretta. Sembra tra l'altro che Minucius, allora comandante della VII legione "
Tonitruans", posizionatasi contro ogni norma e prassi alle porte della Capitale, non fosse del tutto estraneo alla congiura ai danni dello zio. I senatori decisero di giocare senz'altro la sua carta, tanto più impauriti dalla reazione lealista del Prefetto della Guardia
Marcus Gavius Tirellianus, che minacciava di chiamare in causa da Nord, in chiave antisenatoria, il fedele
Custode Valerius Forgio. Il giovane Minucius fu abilissimo e intraprendente: sfruttando la pressione, in quel momento incontrastata, della
Tonitruans sulla Capitale, si fece rapidamente proclamare Imperatore dal Senato e dal popolo, nei primi giorni del
43 p.F., mentre il maturo Tirellianus e l'anziano Forgio ancora non avevano concordato la loro azione a favore del legittimo successore
Eurisax. A seguito degli accordi con lo stesso
Tirellianus, preso di contropiede, Minucius restò Imperatore incontrastato: il Prefetto della Guardia si ritirava in buon ordine, rinunciando alla carica e trasferendosi sulla costa, il giovane
Eurisax veniva segregato a vita in un monastero.
I primi anni di regno (43-58)
Nel primo quindecennio del suo lunghissimo regno Minucius si trovò nell'imbarazzante situazione di dover rappresentare da un lato l'autorità imperiale, minata dagli ultimi anni di governo di
Poldor e dalla congiura ai suoi danni, e di dover corrispondere dall'altro all'appoggio fornitogli dall'aristocrazia senatoria. La soluzione individuata dal nuovo sovrano fu molto saggia e inattesa, visto il carattere impetuoso fino ad allora dimostrato: il primo passo fu rafforzare i legami tradizionali tra gli Avilii e l'esercito (che erano stati la fortuna dei primi anni di
Poldor), confermando tra l'altro i molti governatori provinciali di origine non senatoria istituiti dal predecessore. La mossa spiazzò i senatori, le cui proteste furono risolte solo da una posizione di forza, con la concessione successiva di incarichi di prestigio nella Capitale, con la restituzione di gran parte del potere giudiziario al Senato e con immunità e prebende. A partire dagli anni '50 l'Imperatore maturò poi un notevole interesse per le questioni religiose di oltre
Allston, comprendendo bene come esse potessero costituire una risorsa più che un problema, se affrontate tempestivamente.
La questione religiosa e l'amministrazione del Nord (59-69)
Negli anni '50 l'Imperatore aveva letto con crescente interesse le relazioni che il Vescovo di
Amilanta e poi di
Krandamer,
Anicius Probus, inviava al Patriarca
Adeodatus VI e a lui. Fu pertanto assai contento che i Vescovi scegliessero proprio
Anicius Probus, allora Vescovo di
Nikopolis, come successore dello stesso Adeodatus nel
59 p.F. e con il nuovo
Patriarca, che assunse il nome di
Tatianus I, instaurò una proficua collaborazione al fine di garantire un'amministrazione corretta e pacifica delle Province settentrionali. In questi anni la vera fede turniana fu diffusa oltre le
Allston non solo grazie all'impegno dei Vescovi e sacerdoti ivi collocati ma anche grazie al concreto appoggio delle strutture del governo imperiale, in uno sforzo di armonizzazione tra le tradizioni
khanast del Nord e i principi etico-religiosi turniani. In questa fase dei rapporti tra il potere imperiale e le province neoconquistate, che si può definire piuttosto idilliaca e pacifica, furono valorizzati al massimo i positivi punti di contatto tra la religiosità e la civiltà
khanast e le tradizioni turniane: ad una tale opera contribuirono non solo, ai più alti livelli, l'
Imperatore e il
Patriarca, ma anche le principali autorità locali, come il
Custode Forgio, il Vescovo di
Amilanta Anthemius e il Vicario di
Amilanta Maximus Nonius Meridius. Una delle manifestazioni di questo atteggiamento di conciliazione fu la riforma del calendario e la conseguente proclamazione del
Giorno Senza Nome. Da tempo infatti gli astronomi imperiali avevano rilevato la necessità di allineare le date ai moti celesti con l'aggiunta di un giorno all'anno costituito da 12 mesi lunari di 30 giorni. Minucius e il grande astronomo di corte
Hieroclitos scelsero di collegare il
Giorno Senza Nome alla festa greyhavenese della
Rinascita, ponendolo alla fine dell'anno, pochi giorni dopo la celebrazione della stessa: in tal modo la necessaria (e laica) riforma del calendario s'associava ad una tradizione fortemente sentita in terra di
Greyhaven e oggetto di notevoli attenzioni da parte del clero della
Luce, che si impegnavano in quegli anni a connotarla in senso "ortodosso". Gli elementi di differenziazione e le pratiche più lontane dal credo della
Luce non furono però sottovalutati in questo periodo: Minucius sapeva benissimo che ad un certo punto si sarebbe dovuto intervenire al riguardo...e con durezza; ma, come era suo solito, intendeva farlo da una posizione di forza ed essendosi guadagnato per altri versi il rispetto.
La repressione (70-74)
Il punto di partenza per l'opera di "purificazione" e per l'assimilazione totale tra le religione praticata a nord e a sud delle
Allston fu la promulgazione della bolla "
Post cogitationem multam" del Patriarca
Tatianus I nell'anno
67 p.F., in cui era riconosciuta e condannata la "negatività" di molti aspetti fondamentali dei culti di
Shub-Niggurath, di
Yog-Shoggoth, di
Maarduk-
Azatoth, di
Heloira e di
Morgoblath. La persecuzione di questi culti fu istituita da Minucius in un memorabile giorno di giugno del
70 p.F. e fu portata a compimento con zelo e dedizione dalle organizzatissime truppe di stanza nelle nuove province, in particolare grazie all'opera del Vicario di
Amilanta,
Marcus Vigilius Eversor, che rimase famoso per l'efficacia spietata della sua azione. Per quattro anni si procedette senza freni ad estirpare la "mala pianta dell'eresia tenebrosa che infesta la sacra terra tarraconese" (parole tratte dall'orazione pronunciata dallo stesso Minucius in
Senato in quel giugno del 70 p.F.). La durezza dell'azione dei Vicari tuttavia (nel 74 p.F. le vittime della persecuzione ammontavano a circa tremila) rischiò ad un certo punto di compromettere l'opera di conciliazione messa in atto negli anni precedenti. Minucius ebbe la saggezza di ascoltare i suoi consiglieri più illuminati, come il Vescovo di
Amilanta Anthemius, preoccupato che la persecuzione finisse con l'estendersi a tutti i culti tradizionali di
Greyhaven, e di fermarsi in tempo. Proprio in occasione della festa della
Rinascita del
74 p.F. l'
Imperatore proclamò solennemente la fine della persecuzione e fece leggere il suo decreto in tutte le città e i villaggi di
Tarracona. L'anno seguente poi provvide a sostituire l'
Eversor, richiamandolo a
Turn e nominandolo Senatore.
La pacificazione e gli ultimi anni (75-85)
Negli ultimi anni Minucius, ormai anziano, si impegnò a trarre il massimo frutto dalla sua duplice azione nelle Province del Nord, non cessando mai di interessarsi delle questioni amministrative e religiose di oltre
Allston. Al tempo stesso si preoccupò di rafforzare e determinare i caratteri del potere imperiale in tutto il territorio soggetto alle legioni turniane con la legge "De imperio" del
77, che precisava i rapporti con il Senato e le procedure di successione. Conseguentemente si impegnò a formare il figlio primogenito e successore designato
Avilius Atrìtus, affinché potesse ereditare nelle migliori condizioni il potere da lui rafforzato. Si spense nel sonno il 19 marzo dell'
85 p.F., dopo più di quarant'anni di prospero regno.