Il Voivodato di Tepesti


L'ordine del Drago



Estratti dal diario di Vanjar Karnstein

Maniero di Iernigova, 29 gennaio 658

Una fortezza trasformata in un sanatorio. Le ore della notte passano sempre con lentezza, una lentezza che sembra sfiorare l'immobilit� quando, al tormento dell'insonnia, si accompagna il dolore di una ferita e i gemiti di altri malati nella stessa stanza.
Non dimenticher� Iernigova. Non dimenticher� le cure premurose di Anna Basilj. Non dimenticher� il tepore di queste mura sventurate n� l'eco del vento tra le colline qui intorno.
Geza, Evingolj, il musico dannato dalla pelle di lupo rester� per sempre nella mia memoria e su questi appunti, che un giorno affider� a chi vorr� seguire le mie orme. Mi chiedo se sia normale pensare con tanta insistenza alla morte, dopo essere stati colpiti da una grave ferita. Credo di s�. Sono abituato alla sofferenza e al dolore di altre persone, e soprattutto alla loro viscerale paura di morire. Mai ero stato io l'attore protagonista di simili scene.
Ora che, grazie alla dimenticanza di Eos e alle cure gentili e competenti di Anna Basilj, posso ritenere di essermi allontanato dal pericolo di morire, posso ragionare con mente fresca sugli avvenimenti di questo villaggio, sul mostro che l'ha violato e sui sacrilegi antichi che si sono compiuti in questi boschi ancestrali.
Grun ieri si � messo in movimento, per proseguire la sua caccia contro i banditi che osarono derubare un mercante di Bardejov. E' sceso al villaggio di Skova, qui vicino, ed ha appreso che le promesse di Geza erano in verit� menzogne dalla prima all'ultima. Prima ancora che ogni evento accadesse, lui e i suoi lupi avevano gi� ucciso una decina di persone in quel villaggio, tra cui lo Zolnjer ed alcuni parenti delle guardie del castello.
Grun ha notato che il villaggio, deserto e sprangato, era pattugliato da una dozzina di loschi figuri con facce patibolari, armati fino ai denti. La gente di l� e degli altri villaggi nelle prossimit� di Iernigova, � atterrita a causa delle vittime causate dall'Ulfendhiro, e ancora non � sicura che la minaccia sia svanita.
Grun ha chiesto informazioni ad una di queste sedicenti guardie, a proposito dei "fratelli Szekely", i banditi che lui stesso, insieme a Burian, ha provveduto ad uccidere qualche giorno fa qui a Iernigova. Sembrano passati mesi da allora, dopo tutto il ciclone di Evingolj, ma si tratta in verit� di ben pochi giorni.
In ogni modo il villico con cui parla si � atteggiato in modo tutt'altro che amichevole verso di Grun, il quale ha a sua volta dichiarato la sua conoscenza con Burian, dragone. Queste credenziali non sono state ritenute degne di fiducia, tanto che Grun, invece di insistere, ha preferito tornare al castello, con la prospettiva di tornare in compagnia.


Maniero di Iernigova, 2 febbraio 658

Che coincidenza!
Quel brav'uomo di Vadim, il mio amico fabbro, si � trovato a passare da Iernigova insieme al suo cane Fedor. Erano un paio d'anni che non lo vedevo, e Vadim � sempre silenzioso e robusto come al solito. Al suo braccio � legata una fascia nera, segno che � impegnato in una faida, e dal poco che mi ha detto, � ancora in cerca del suo nemico.
Trovandosi qui, si � offerto di accompagnare Grun e Ladimir al villaggio per attaccare i briganti e recuperare il bottino che il Vatravo sta cercando. Prima di scendere a Skova per� i tre si sono recati da Mathias, che li ha indirizzati da un suo vecchio amico, un pastore come lui che vive in una casa isolata. Attraverso questo pastore, Grun ha appreso i nomi dei briganti, ovvero Lev, Broz, Boris, Georg ed Anatolj, che alloggiavano al villaggio di Skova ora che le foreste erano diventate pericolose a causa di Geza.
I tre si sono recati a Skova e hanno puntato direttamente agli uomini di ronda, con cui si sono trovati faccia a faccia nei pressi di una stalla isolata. Qui le carte sono state scoperte e i cinque banditi, pronti a combattere, hanno tirato fuori le armi.
A questo punto lo scaltro vatravo ha finto di avere l'intenzione di sfidare a duello il capo della losca combriccola per prendere il suo posto, ed ha cos� ottenuto uno scontro a due con Broz. Dopo averlo ucciso in due colpi, si � pero' accanito sugli altri della banda con l'aiuto di Ladimir, di Vadim e del feroce Fedor. I banditi sono tutti morti tranne uno che, interrogato, ha rivelato dove si nascondesse il bottino rubato. Ha condotto Grun e gli altri alla capanna ed � stato ucciso l'indomani da Grun stesso, senza tanti complimenti, nonostante le sue suppliche di essere risparmiato.
"Che schifo, morire piagnucolando come una femmina", ha commentato Vadim.
Quindi sono tornati qui a Iernigova tutti insieme. Anche Burian � stato sorpreso di ritrovare Vadim, perch� fu proprio lui a forgiargli il braccio finto che porta.


Maniero di Iernigova, 15 febbraio 658, a sera

E' il momento dei saluti. Lasciamo Iernigova per il Volo del Corvo, adesso che le nostre condizioni di salute ci consentono di viaggiare e Grun � tornato da Bardejov, dove il mercante suo datore di lavoro gli ha pagato quanto pattuito per il recupero del bottino.
L'aria � tersa e gelida, la strada pressocch� deserta.
Abbandonare la rocca di Isevold � un sollievo, per quanto la compagnia di alcune persone di questo luogo sia stata un corroborante pi� forte delle medicine. Prego Eos che questa gente possa vivere in pace.


Volo del Corvo, 23 febbraio

Eccoci. La rocca impenetrabile e spaventosa incombe su di noi, eppure � quasi un sollievo raggiungerla, dopo un viaggio tanto duro e faticoso. Centinaia di metri pi� in basso, all'inizio del tortuoso sentiero che conduce fino al castello, sorge un piccolo fortilizio.
E' in questo fortilizio che viene versato il Tributo di Sangue da chi adempie l'osveta, come il mio amico Vadim, che � stato qui di recente. Si dice che chi si avvicina tanto al Volo del Corvo da vederne i cancelli sia destinato a morire di l� a poco. Leggende... certo... ma non sono cose allegre a cui pensare. Vadim viene qui per la seconda volta nel giro di breve tempo, eppure il suo volto � impassibile. Anche io penso che si tratti di fantasie, certo, ma l'atmosfera � decisamente lugubre qui intorno. Lo stesso Fiume Vermiglio, ghiacciato, che ci ha accompagnati silenzioso per tutto il tragitto, sembra veramente nascondere il segreto scorrere del sangue della bella gitana che si tolse la vita per colpa del suo signore.
Bando alle fantasie, finalmente possiamo riposare e scaldarci vicino al fuoco!


Volo del Corvo, foresteria della Porta del Drago, stessa sera

Abbiamo conosciuto il Custode del Volo del Corvo. Un personaggio curioso, in verit�: sembra conoscere tutto di tutti e mostra di avere una memoria prodigiosa. Ci ha ricevuti nella sala dove si versa abitualmente il tributo di sangue, qui nel Barbacane. Il Custode ricordava di Vadim, ed aveva avuto qualche notizia anche di me.
Abbiamo consegnato lo scritto per il Voivoda e siamo rimasti ad attendere una risposta. Dopo qualche ora � sceso gi� dalla Rocca un Vatravo a cavallo, un figuro inquietante col viso solcato da cicatrici rituali, evidentemente membro della Guardia del Voivoda.
Guardandolo arrivare, mi � tornata alla memoria la storia leggendaria di un altro vatravo della guardia, Ordash. E' una storia che risale ad una cinquantina d'anni or sono, si narra di quest'uomo gigantesco che brandiva l'arma pi� colossale mai forgiata da mano umana. Il Voivodato gli stava stretto, tanto che ottenne la licenza di portare la gloria del Voivoda al di l� dei suoi confini. Part� per l'occidente e non torn� pi�.
A sera siamo stati ricevuti nuovamente dal Custode, che ci comunica la soddisfazione del Voivoda per il nostro operato, per quanto sarebbe stato meglio, a suo avviso, che la vita dell'ulfendhiro fosse stata risparmiata.
Ci viene detto che il Voivoda ha intenzione di affidarci un incarico per il quale, a suo avviso, siamo particolarmente adatti.
Dovremo recarci a Sdenka dove incontreremo un certo Alexsej Ipovich. Lui ci spiegher� nel dettaglio quello che dovremo fare. Tutto ci� che sappiamo, adesso, � che sar� una missione volta a contrastare un'epidemia di vampirismo. Alcuni focolai devono essere estirpati. Il Custode fa una strana allusione al fatto che alcuni di noi potranno regolare dei conti lasciati in sospeso...


Volo del Corvo, foresteria della Porta del Drago, notte

C'� un gran ventaccio stanotte. Fedor, di sotto, abbaia come un forsennato, tanto che Vadim � sceso per cercare di calmarlo. La luna va e viene, i due vatravi sono molto nervosi. Ecco, si stanno rivestendo per andare a controllare... io al contrario mi avvolgo pi� stretto nelle mie coperte.
Sembra di sentire dei tamburi lontani, ed un canto.
E' un canto vatravo, un inno religioso dai toni imperiosi, rivolto allo spirito del lupo.


Volo del Corvo, 24 febbraio 658

Il Custode ci ha convocato stamattina ai primi raggi, per comunicarci qualche informazione in pi� sulla nostra missione. Per contattare Alexsej Ipovich, a Sdenka, dobbiamo recarci al castello dello Starosta di l�, Ratibor Vruchoj. Quivi dovremo chiedere di Bronisad Dudzkik, il suo consigliere, e portargli una malleveria. Da lui riceveremo istruzioni.
Il Custode ci fornisce anche razioni per il viaggio ed un po' di Dragoni per sostenere le spese. Gli chiedo informazioni su Padre Ulianov, di cui Geza mi aveva parlato, ed il custode mi suggerisce di chiedere direttamente ad Alexev Ipovic. Grun a quanto pare ha chiesto a sua volta informazioni su un certo Padre Grigorj.
C'� un pallido sole, si parte.


Tarutin, 26 febbraio 658

Il tempo regge. Abbiamo trovato ospitalit� nel villaggio, e l'oste Szjmon mi ha trovato un po' di lavoro da medico da svolgere. Pare che una tempesta di vento abbia portato via le nubi, sembra che la primavera arrivi in anticipo, quest'anno.


Tebreniza, 29 febbraio 658

L'ospitalit� di Eva � sempre piacevole, la mia vecchia amica ci ha trovato una sistemazione a tutti, tranne Burian e Vadim che hanno preferito andare alla caserma dei Dragoni.
Nel pomeriggio mi sono recato da Mastro Goran, che mi ha promesso, stasera, di farmi sperimentare una sostanza proveniente dai confini orientali. Dice che � simile a miele, di colore nero, e che ha capacit� molto intense sulla mente umana. Sono molto ansioso di provare questo singolare balsamo, ma prima accompagner� i miei compagni a cena da Myrcella: sento molto la nostalgia dei suoi manicaretti!


In allontanamento da Tebreniza, 30 febbraio 658

Scrivo un po' storto perch� sono sul carretto. La strada � buona e mi permette di appuntare le mie impressioni, che ho fretta di fissare sulla carta per timore che svaniscano del tutto. Somigliano pi� alle ombre vaghe di un sogno, che non alla realt�.
E' stata una notte intensa, la notte passata. Ho ricordi molto confusi ed ovattati, per quanto ricchi di sensazioni che ancora lasciano le loro unghiate dentro di me.
Mi sono recato dal mio amico Mastro Goran, come d'accordo, mi ha fatto scendere nel retrobottega, e qui ha montato una singolare pipa molto complessa, con due ampolle ed un'imboccatura dalla foggia inconsueta.
L'aroma di quella strana resina nerastra era molto intenso e piacevole, l'ho assaporato lentamente, e poi, quando � stato il momento di fumarla, l'ho fatto con una certa volutt�.
Dapprima ho avuto l'impressione che non avesse alcun effetto su di me ma in breve, lo ricordo vagamente, ho sentito la mia mente che si allargava e si alleggeriva insieme, simile ad una nuvola, lieve e profumata. Non saprei dire adesso quanto sia durato, conservo vaghi ricordi di una conversazione, immagini soffuse e ombre danzanti inanzi ai miei occhi.
Quando finalmente ho abbandonato l'odorosa cantina di Mastro Goran, ho ritenuto di aver bisogno di una donna.
Barcollando mi sono incamminato per i vicoli di Tebreniza, bui e umidi come li ricordavo, forse anche pi� misteriosi e popolati di inquietanti sussurri. Ad un tratto sono trasalito: l'odore, quell'odore di rose che appassiscono nell'acqua stagnante, di vita che si corrompe, quell'odore che si � impregnato sulla mia carne nel peccato tanti anni addietro era l�, vicino a me.
Mi sono fermato, le ombre del vicolo si agitavano per il tremore della mia lanterna, ho preso fiato. Mi � parso di scorgere una figura che fuggiva in lontananza, poi un rumore come di un'asse di legno che cade, ed il miagolio di un gatto.
A ripensarci ora, di giorno, a bordo del mio carretto ed in compagnia, tendo a pensare che sia tutto frutto della mia immaginazione. Tuttavia rammento, con la memoria dei miei sensi, la paura e lo smarrimento che ho provato, e non mi sarei meravigliato se gli occhi verdi e felini di una Nemica fossero apparsi a scrutarmi dalle tenebre.
Affrettando il passo ho trovato una casa di tolleranza, la stessa, guarda caso, che visitai allora, e l� ho sfogato le attese e le paure di tante settimane.
Per quanto i miei ricordi siano confusi, penso che la resina di Mastro Goran abbia, tra le altre, la facolt� di acuire il piacere che si prova nel giacere con una donna. Una sola esperienza non basta a provare nulla, � chiaro, tuttavia la levit� di mente regalata da quella sostanza permette al corpo di partecipare pienamente all'atto, libero dalle catene delle angoscie e dei pensieri. Bisogner�, con calma, verificare il fondamento di questa ipotesi.
All'alba di stamani, quando mi sono svegliato, ho domandato al tenutario del bordello se avesse pi� visto quella donna. Mi ha detto di no, n� d'altronde mi aspettavo una risposta diversa.


Sdenka, 2 marzo 658

Il viaggio � stato migliore di quanto mi aspettassi, sembra che questa innaturale primavera perduri. Il bel tempo non ci ha mai abbandonati, tanto che siamo arrivati a Sdenka prima del previsto.
Lungo la strada non c'era pressocch� nessuno, se non solitari viaggiatori dalla fascia nera al braccio. Abbiamo raggiunto le alte mura merlate e ci siamo diretti subito al castello, con la nostra malleveria.
Abbiamo incontrato Bronisad Duskik, che ci ha dato indicazioni precise su come trovare il nostro contatto: lo dovremo andare a cercare in una zona a sud della citt�, vicino alle mura, in una bettola che si chiama "il prete magro". Qui chiederemo di Yun Zuraw, l'oste, che ci dir� cosa fare.
Ora siamo venuti qui dalla vecchia Tesla, mia amica di antica data, e Ladimir e Vadim resteranno qui con il nostro equipaggiamento. Noialtri, in borghese (e questo per Burian � abbastanza inconsueto) ci muoveremo tra un'oretta per andare a cercare questa locanda. So che i bassifondi di Sdenka sono labirintici, sar� meglio muoverci per tempo.


Fattoria fuori Sdenka, 3 marzo 658, a sera

Siamo di nuovo in viaggio.
Ieri sera, dopo un giro tra i vicoli di Sdenka, abbiamo trovato la taverna del "Prete magro". A giudicare dalla sua macabra insegna, sarebbe forse stato pi� adatto come nome il "Prete morto", e raramente ho visto posti tanto squallidi e loschi.
Quella bettola mezza deserta sembrava pi� un posto per risolvere conti in sospeso che per bere in compagnia. C'era l'oste, un vecchio scorbutico, ed un tale guercio con l'aria particolarmente funerea. I tre ceffi ci hanno fatto aspettare per un paio d'ore a bere vino robusto e giocare a carte, finch� finalmente il guercio ci ha detto di seguirlo e lo abbiamo seguito.
Gli svolazzava tutto il tempo sulla spalla un grosso corvo nero dagli occhi fin troppo inquietanti (e dall'odore tutt'altro che piacevole).
Dopo un giro tortuoso per i vicoletti, siamo infine giunti ad una pizzetta su cui si affacciava una chiesetta in rovina dedicata, credo, a Santa Erzebez.
Qui il guercio ha bussato e ci ha introdotti bruscamente, ed abbiamo trovato un uomo dall'et� piuttosto avanzata, sui 50-60 anni, pallido ed emaciato. Alexev Ipovic.
Dopo un breve giro di presentazioni, ci ha detto che egli adempie alla volont� del Voivoda al di fuori dell'ufficialit� dell'ordine cavalleresco. Ha apprezzato la nostra discrezione ed ha mostrato di conoscerci un po' tutti di fama. Ha subito riconosciuto me come il discepolo di Mastro Barlow, e conosceva anche il Lupo Bianco di fama.
Ci ha spiegato che a sud est di qui, nelle terre alle pendici del monte Vladeasa, sembra ci sia una situazione piuttosto difficile con dei resurgenti. Negli ultimi anni, e sempre pi�, sembra che il focolaio si vada espandendo. Alexev Ipovic, un paio di mesi fa, ha mandato sul posto un suo uomo, Mavor Ianski, il quale per� non ha pi� fatto ritorno.
Il nostro incarico sar� di andare tra quei villaggi, in una delle zone pi� selvagge del Voivodato, assieme al guercio, per valutare la situazione. Se sar� possibile interverremo direttamente, altrimenti torneremo da lui a fare rapporto. I villaggi dove dovremo recarci sono quelli di Sibiu, Putna e Kraiova, nel feudo di Rozavnea.
Pare che da quelle parti si trovi un Antico, la cui tracotanza si manifesta nel creare uno stuolo di resurgenti e scatenare un vero e proprio contagio diffuso. Il fatto che questi resurgenti siano prevalentemente di sesso femminile lascia supporre che la fonte di questa epidemia sia un maschio. Addirittura Alexev Ipovic ipotizza che si possa trattare del Nemico del mio Maestro, ovvero di colui che � noto coi nomi di Stasjac, Andrej e Drozdt. Sarebbe un impegno importante per me quello di colpire la creatura contro cui il mio Maestro ha pi� a lungo combattuto.
Alexev Ipovic ci fornisce un po' di nomi di persone da contattare lungo la strada, gli osti delle locande di Pieriz Mazovia e Telenesti, e poi un certo Vaslui, nella cui locanda contattare Kisel Duzka.
Il guercio, dato che deve viaggiare con noi, si � presentato come il Guardiano dei Corvi, mentre credo di aver capito che il suo uccellaccio si chiama Vlad.
Mentre Grun e Burian sono tornati al "prete magro", io sono rimasto a parlare a lungo con Alexev Ipovic. E' stata una conversazione molto interessante, nella quale ho appreso molte informazioni e mi sono sorte domande in numero ancora maggiore.
Tornando verso la locanda, lungo il vicolo buio, io e il guercio siamo incappati in un tizio mezzo morto, accoltellato. Mi sono fatto aiutare a trasportarlo alla locanda e l'ho medicato. E' un pendaglio da forca del luogo, ha la tempra robusta e conto che se la caver�.
Con mio sommo stupore ho saputo che a ridurlo cos� era stato il mio amico Burian, che l'incauto malvivente aveva tentato di derubare. L'episodio mi ha strappato un sorriso.
Abbiamo dormito qui, e stamattina, recuperati Ladimir e Vadim, siamo partiti verso sud.
La presenza del corvo e del suo guardiano � tutt'altro che allegra, e a quanto ho capito quel tale � un po' un bullo del luogo, a giudicare dall'atteggiamento che ha nei confronti dei contadini e di chiunque incontri.
L'ho studiato un po' meglio, avr� una trentina d'anni, va in giro con un'armatura funerea, tutta nera e spunzuta, ed ha un rapporto molto stretto con il suo uccellaccio, che pare ubbidirgli pi� di quanto non ci si aspetterebbe da un simile animale.
Il guardiano mi ricorda vagamente Burian, nel suo essere brusco ed imperioso. Spero che i loro caratteri prepotenti non finiscano per scontrarsi.

Il dialogo tra Vanjar e Alexev Ipovich


Telenesti, 5 marzo 658

Siamo arrivati finalmente nel primo dei villaggi che ci interessano. Finita la grande pianura, siamo adesso ai margini della foresta di Farsau. Domattina dovremo cercare Mazovi per contattarlo.
Da questo momento in poi inizio a prendere precauzioni. Cominciamo ad entrare nella zona "calda".


Burian e Vanjar scambiano qualche parola a proposito dei loro compagni e della missione affidata da Alexev Ipovich, 5 marzo 568.


Stessa notte, quasi l'albeggiare

Mi trovo in una casa funestata dalla sventura. E' quasi l'alba, un'alba che attendo con ansia.
La situazione nel villaggio di Telenesti � peggiore di quanto non pensassi, ma gi� oggi, arrivando nella piazza principale, ho notato un'atmosfera tutt'altro che quieta. Alle porte e alle finestre di quasi tutte le abitazioni ho notato corone di fiori d'aglio. Un'antica chiesa sorge sulla piazza, � di legno e molto antica, con un'insegna che ricorda lo stemma dell'ordine dei Dragoni insieme alla Nascenza. Una singolare accoppiata, direi. Burian � andato ad informarsi presso il prete locale ed ha saputo che la chiesa � dedicata a San Nicolaj I, "Salvatore di Tepesti".
La locanda, gestita dal contatto di qui, Pieriz Mazovia, � un grosso edificio semideserto, che si trova proprio davanti alla chiesa. L'oste, appena arrivati, ha salutato il Guardiano dei Corvi con un certo fastidio, evidentemente non lo trova simpatico. D'altronde, come biasimarlo? La sua lugubre cornacchia, appena giunti al villaggio, si � posata sulla Nascenza in cima alla chiesa e sembra non voler pi� scendere.
Pieriz ci spiega ch di Mavor non c'� pi� notizia, � passato un paio di mesi fa. Dice che da qui alle pendici del monte la situazione � brutta, e nonostante l'inverno la voce dell'epidemia di vampirismo � trapelata. Molte testimonianze parlano persino di cimiteri rivoltati e dozzine di morti. A Vaslui ci dice che dovremo contattare un certo Kisel.
Ci dice anche che in villaggio sembra che si sia da poco verificato il primo caso di sospetto vampirismo. Riguarda il figlio di una povera vedova, Edna. Decido di recarmi qui per valutare la situazione, e tutti i miei compagni mi seguono. Una volta arrivati in questa povera casa troviamo il prete anziano, oltre alla vecchai Edna e a suo figlio Iaocob.
Mentre fuori dalla casa il cane Fedor sembra impazzito dal nervosismo, posso esaminare il giovane e subito mi rendo conto della gravit� della situazione. E' inutile che io qui descriva per l'ennesima volta i tristi sintomi dell'affezione vampirica, basti dire che dal suo stato generale, dal rifiuto di mangiare e bere, e dal torpore che lo affliggeva ho copreso subito che il poveraccio era spacciato.
Decido di trascorrere qui la notte, nella speranza di ottenere qualche informazione di pi�. Il Guardiano dei Corvi insiste molto a restare anche lui ma mi impongo, e per la notte ho solo la compagnia di Burian.
In situazioni difficili � sempre un conforto quello di avere accanto una persona fidata come il mio vecchio amico.
Come prima cosa, nonostante le proteste e la paura della madre, abbiamo strettamente legato il malato al suo letto, mani e piedi. Dopodich�, dopo il calare del sole, mi sono messo a vegliarlo.
Operando un taglietto sul palmo della mia mano, ho esposto Iacob all'odore del sangue. Egli ha spalancato gli occhi mostrando un barlume di disperata consapevolezza. Pover'uomo, non ha saputo dire nulla.
A met� della notte Iacob sembra destarsi e si muove, saggia le corde.
"Slegami" dice, "slegami per favore".
Approfitto del momento per fargli qualche domanda, ed egli mi risponde. E' un povero debole di mente, ma riesco ugualmente ad ottenere alcune informazioni. Il suo demonio ha le sembianze di una giovane donna molto bella, bionda e dagli occhi scuri, che dice di chiamarsi Amilia. Veste di bianco, � scalza e gi� � stata a trovarlo altre due volte. E adesso Iacob � convinto che lei stia per arrivare.
Provo a spingerlo a dire di pi�, facendolo irritare, spingendolo alla gelosia, gli ricordo quel profumo di fiori appassiti che circonda simili condanne. Poi, ad un tratto, sentiamo un sassolino contro la finestra. Iacob si agita ancor pi�.
"Lo vedi, arriva" mi dice, "slegami, oppure togli quei fiori dalla finestra, a lei non piacciono... se ci sono quelli lei non pu� entrare... perch� non mi sleghi?"
Ad un tratto egli � come avvolto dall'ebrezza ed inizia a parlare a lei, come se ella potesse rivolgersi a lui nella sua mente. "Amilia, Amilia, non ti posso aprire, perdonami" dice lui.
"Sono due, si, sono due e non mi fanno aprire..."
Dopo un altro attimo di silenzio il povero Iacob inizia a piangere e strattonare violentemente, esprimendo una forza del tutto fuori luogo in un corpo tanto provato. Non � la prima volta che assisto a fenomeni simili, ma � sempre inquietante.
Poco dopo ho bisogno di chiedere l'aiuto di Burian per tenerlo fermo, Iacob inizia a liberarsi dai legacci. Nel mentre anche sua madre inizia a farsi prendere dal panico, cerca di fermare Burian e, per tenerla lontana, sono costretto a strattonarla violentemente. Ella cade in terra e perde i sensi.
Nel mentre Burian, forse soverchiato dalla tensione della situazione, estrae la sua falcata e colpisce ripetutamente il povero Iacob, facendolo letteralmente a pezzi. Dopodich�, prima di qualsiasi cosa, prende un paletto di tasso e lo conficca alla meglio nel petto del disgraziato.
Ora siamo qui, in questa casa disgraziata, ad aspettare l'alba. Ho sistemato il corpo di Iacob come si deve e non resta che aspettare.
Non biasimo Burian per la morte di Iacob. Ormai ha fatto quel che ha fatto, ed in ogni modo quel povero sventurato era spacciato. Biasimo semmai me stesso, per non essere stato in grado di raccogliere da lui pi� informazioni prima dell'inevitabile fine. Sono anche in pensiero per sua madre, che dopo una notte come questa non so se riuscir� a riprendersi.
Dall'alto della chiesa si sente lo sghignazzare del corvo del Guardiano.



Telenesti, 6 marzo 658

I miei compagni che hanno trascorso la notte in locanda hanno raccontato di come, dal villaggio, si sentissero i soliti canti propiziatori contro i vampiri. Superstizioni, � vero, ma se possono dare quiete agli animi che ben vengano.
Cessati i canti, a met� della notte si � sentito il gracchiare della cornacchia, e poi Fedor � quasi impazzito, nella stalla. Vadim � stupito dal comportamento insolito del suo cane, generalmente silenzioso. Comincio a credere che non a caso egli sia della cucciolata del pi� fedele assistente di Mastro Ivanov: sembra avere una certa sensibilit� davanti a fenomeni maligni.
Stamattina i miei compagni, in particolare Vadim e Ladimir, hanno provato a seguire le tracce di piede scalzo femminile fuori dalla finestra del povero Iacob. Aiutati dal fiuto di Fedor sono arrivati fino alla palizzata esterna del villaggio, ma qui ogni traccia svanisce in direzione del monte Vladeasa.
Dopo essere andato con loro per un tratto di strada sono tornato a casa di Iacob, e qui ho trovato la madre morta strangolata nel suo letto. Non so chi dei miei compagni abbia operato questo gesto di piet�, n� ritengo necessario indagare oltre.
Burian nel frattempo, parlando con il prete locale, ha appreso che l'unica Amilia di questo villaggio � la vecchia moglie del calzolaio, morta oltre 6 anni fa. Dubito proprio che sia lei.
Nel pomeriggio, grazie all'aiuto del Guardiano dei Corvi, che coinvolge lo Zolnjer, organizziamo una bella pira per il corpo di Iacob. Davanti a tutto il paese radunato ho avuto modo di dare alcune indicazioni di comportamento, consigli per limitare il rischio del contagio. Spero che questa gente mi dia ascolto e adoperi prudenza. Solo Eos sa quanto ce ne sia bisogno.


Telenesti, 6 marzo 658, a sera

Ed eccoci di nuovo barricati in locanda. Partiremo domattina per Vaslui. Dalle informazioni raccolte dal Guardiano dei Corvi, sembra che sia un paio di settimane che non arrivano notizie da l�, il che un po' mi preoccupa. Che sar� successo?
Mentre stavamo in attesa davanti al fuoco, ho colto uno scambio di battute tra Burian e Ladimir. Il mio amico vatravo si � avvicinato al giovane boscaiolo e gli ha chiesto, a bruciapelo: "saresti pronto ad ammazzare tua sorella?"
Mi sono sentito cascare le braccia. E' pur vero il rischio che la sorella di Ladimir sia stata contagiata da un resurgente, ma � improbabile che ella si trovi qui in zona, e che ci capiti di affrontarla. Come era prevedibile, il boscaiolo ha reagito freddamente alle parole del vatravo, a stento ha trattenuto la rabbia. Se non fosse che lasciarlo solo sarebbe ancora pi� rischioso, vorrei non doverlo portare con me: � un brav'uomo e non merita di fare questa vita.


Telenesti, 6 marzo 658, notte fonda

Sognavo tamburi, tamburi lontani. I guai invece a quanto sembra sono incredibilmente vicini. Sono stato destato di soprassalto da Ladimir, che per il terrore ha buttato gi� la porta della mia stanza. Fedor sembra impazzito, qualcuno sta picchiando violentemente contro le porte e le finestre della locanda.
Mentre ancora trasognato mi affaccio nella sala comune, vedo che sono gi� tutti armati e indossano le armature. Mi preoccupo di avvolgere ai loro colli delle corone di fiori d'aglio, che pur leggere sono una corazza essenziale contro alcune terribili minacce.
La porta della stalla viene sfondata. Attraverso la porta comunicante con la locanda, Vadim corre nella stalla, seguito da Burian e dal Guardiano dei Corvi.
"Tutti dentro!" grido con quanto fiato ho in corpo. Invano. Il cane del buon fabbro schizza fuori dallo squarcio nel legno e si scaglia addosso ad una figura biancastra che appena intravedo. Viene scaraventato via, guaisce e ricomincia a ringhiare, mentre Vadim, furioso per il colpo ricevuto dal suo migliore amico, si sporge fuori dalla locanda ed esce fuori nella notte.
Il Guardiano, prima di uscire a sua volta per trascinare al sicuro Vadim, lancia una torcia verso l'evanescente figura, che si riesce finalmente a scorgere. E' una donna - una bellissima donna - ammantata di quell'innaturale e lasciva vitalit� che rende cos� sconvolgenti le femmine di risurgente. Dimostra quindici anni, non di pi�, ha i capelli biondi ed un abito candido indosso, simile ad un sudario.
Il Guardiano e Burian riescono a stento a trascinare dentro Vadim, mentre il povero Fedor finisce nuovamente sbatacchiato contro la porta della stalla, e riescono a riprenderlo e portarlo dentro.
"Avete paura?", domanda la figura. "Perch� non venite qui da me, avete paura?"
"Vieni qui tu, se hai il coraggio", le risponde tra i denti il Guardiano dei Corvi.
"Se potessi, io entrerei", risponde lei.
Finalmente siamo tutti dentro la locanda, nella sala comune. Dall'esterno i rumori continuano, i colpi provengono dal tetto, dalle finestre, da ogni lato.
E' in questa concitazione che do un'occhiata al povero cane, che ha un paio di costole incrinate. E' robusto, tuttavia, come il suo padrone, e se la caver�.
Poco fa arriva poi il Guardiano dei Corvi, pallido in volto e senza la sua abituale veste di arroganza. Mi dice che, nella foga, ha invitato la creatura ad entrare nella locanda, e mi chiede se questo possa essere un problema. Lo tranquillizzo come posso, in fondo egli non aveva una reale intenzione di invitarla, non dovrebbe essere un problema. L'episodio pi� che altro mi colpisce positivamente: quest'uomo dimostra un senso di responsabilit� molto maggiore rispetto a quello che apparirebbe ad una prima occhiata. Non mi stupisco che Ipovitch l'abbia scelto tra i suoi.


Telenesti, 7 marzo 658

Gli eventi della notte passata ci hanno impedito di partire subito come avremmo voluto. Il mio carretto � stato danneggiato dalla furia della resurgente, e necessita riparazioni. La locanda stessa � molto colpita, tanto che durante la giornata vengono svolti lavori di consolidamento, e questa notte dormiremo a casa del falegname, che si � offerto di ospitarci.
A pranzo Vadim, ancora sconvolto per gli eventi della notte, ci dice chiaro e tondo che lui e lui soltanto ha autorit� sulla sua vita, e che quindi un'altra volta nessuno dovr� costringerlo a mettersi in salvo.
"Se voglio morire", ci dice, "lasciatemelo fare".


Vaslui, 8 marzo 658

Non conosco l'inferno dei Dem�ni, ma certamente questo luogo ne � l'anticamera.
E' arrivato infine il crepuscolo di una giornata interminabile, siamo estenuati, molti tra noi feriti, e sta per risvegliarsi qualcosa che popolerebbe le pi� lugubri storie che, anche se raccontate davanti al fuoco, al sicuro, basterebbero per far rabbrividire di paura.
Ma andiamo con ordine. Stamattina, sotto un cielo scuro e freddo, ci siamo messi in viaggio, diretti verso i paesi alle pendici della grande montagna.
Dopo un paio d'ore di viaggio, mentre salivamo lungo le pendici di una collina, si scorge in lontananza una torre del rifugio. Fedor si innervosisce e, dal carretto su cui viene trasportato, guaisce tristemente. Poco oltre io stesso mi avvedo di un fetido sentore nell'aria, e metto in guardia tutti: ci stiamo avvicinando a qualcosa di maligno.
Lasciato Grun di guardia ai cavalli, con gli altri mi incammino lungo il versante della collina, tra gli alberi spogli. Siamo rumorosi, e questo mi innervosisce, ma non me la sento di andare da solo. Ad un tratto, proprio davanti alla porta della torre, Vadim inizia a percuotere il suo scudo col martello, con grande frastuono. Gli dico di fare piano, ma � troppo tardi. Avanziamo preparati al peggio.
Il peggio non si fa aspettare. La porta � socchiusa, e nella penombra, a met� scale, scorgiamo il corpo di un cadavere con la fascia scura al braccio. Non c'� altro al piano inferiore e cos�, Burian avanti e io dietro, saliamo cautamente le scale.
Improvvisamente una sagoma scura si getta addosso al mio amico, sbilanciandolo. E' un miracolo che non cada all'indietro! E' anzi questo "qualcosa", la figura scura, a cadere al piano di sotto, dove Vadim e Ladimir, insieme al Guardiano dei Corvi, iniziano a colpirlo.
E' un maschio, con la pelle grigiastra e le fattezze deformate dalla natura mostruosa, ed un'agilit� notevole per le sue ore diurne. Viene ripetutamente colpito, finch� con un balzo non salta nuovamente di sopra, dove per� c'� Burian ad aspettarlo. Io mi sposto in modo da far passare gli altri, che lo colpiscono ripetutamente. La creatura ad un tratto diventa evanescente, quasi come fosse sul punto di svanire, ma nuovamente colpita da tanti uomini cade a terra, priva di energia. Burian � lesto ad impalargli il cuore, ed il consueto getto nerastro di sangue lo colpisce in pieno.
Appena riusciamo a riprendere fiato, posso verificare che sia Vadim che Ladimir sono stati feriti, fortunatamente in modo superficiale, dagli artigli del resurgente. Li medico alla meglio, poi provvedo a che la testa della creatura sia staccata dal collo. Faccio lo stesso trattamento al cadavere con la fascia sul braccio, pi� per precauzione che per altro, e ci organizziamo per portarli gi�. Vanno bruciati al pi� presto.
Coi due cadaveri legati dietro ai cavalli, trascinati a terra, proseguiamo il viaggio verso Vaslui.
Qualche ora dopo, oltre il fianco di una collina, ci appare un sottile filo di fumo, di un camino. Poco pi� avanti si scorge la palizzata di Vaslui, che sembra un villaggio piuttosto grande e insolitamente silenzioso.
Mi sembra ad un tratto di cogliere, portata dal vento, l'eco di una voce che canta. Non ci sono per� guardie all'ingresso della palizzata e sembra tutto paralizzato in una quiete tombale.
Mentre avanziamo a passo lento tra le case, tra la nebbia mi sento avvolgere da un malessere che conosco fin troppo bene. L'aria � malsana, stagnante, e in essa dimorano i tanfi di putrefazione e di morte che non si rassegna a morire. Le case sembrano aver subito un saccheggio, alcune hanno le porte sfondate, le finestre, e tracce di incendio che risalgono a diversi giorni.
Quando siamo ormai in vista della piazza, e il coro di voci maschili che cantano stornelli da osteria si fa pi� distinguibile, il Guardiano dei Corvi, Ladimir e Vadim scattano in avanti. Poco dopo li seguono anche Grun e Burian, mentre io resto indietro.
Si riescono a scorgere, in fondo alla piazza, due cadaveri impiccati, quello di un prete, e quello di una donna, al cui ventre � stato inchiodato un neonato. Uno spettacolo tetro, che attira subito il corvo del Guardiano, che va a pasteggiare con gli occhi putrescenti dei cadaveri.
Seguono momenti concitati. A quanto capisco, il Guardiano dei Corvi prova a lanciare una torcia accesa attraverso una finestra della locanda, volano insulti.
"Per ordine del Voivoda, uscite dalla locanda", grida Burian.
"Parlano troppo", si sente da dentro, "devono essere in pochi".
In breve si arriva allo scontro.
Grun si apposta con l'arco sul retro della locanda, mentre Vadim e Burian si mettono davanti alla porta della stalla, e il Guardiano, insieme a Ladimir, davanti a quella della locanda vera e propria.
Le porte si aprono e sulla soglia si scatenano furiosi combattimenti. I miei compagni combattono coraggiosamente, ma pi� volte rischiano di venire sopraffatti dal numero dei loro avversari, che saranno almeno una ventina.
Dal retro Grun spara frecce per rallentare l'uscita dei nemici, mentre davanti Ladimir cade a terra e viene ripetutamente colpito al ventre.
I morti e i moribondi si iniziano ad accumulare sulla soglia della locanda e della stalla, e il combattimento infuria.
Non potendo fare molto per aiutare i compagni, preferisco ripararmi in un edificio l� accanto. Ma � con costernazione che scopro che la casa, alle cui finestre sono state di recente inchiodate assi di legno, ospita un'intera famiglia straziata dalla morte e gi� putrescente. Il tanfo pestilenziale non mi impedisce di cogliere un sentore di qualcos'altro, e mentre di fuori il combattimento infuria io, cauto, scendo nella cantina. Qui trovo un corpo addormentato, quello di una donna. Non ho piet� e faccio quello che bisogna fare.
Quando torno di sopra il combattimento � finito.
Vadim � caduto da cavallo, nel tentativo di inseguire dei fuggiaschi, ed � ferito. Ladimir ha il ventre sanguinante e tumefatto, ma gli altri hanno subito solo colpi superficiali. A terra ci sono molti cadaveri ed un solo prigioniero, un certo Aliosha. Almeno una mezza dozzina di brutti ceffi sono riusciti a darsi alla fuga. Al piano superiore della locanda un arciere � stato ucciso dal corvo del Guardiano, e lo spettacolo di quel cadavere senza pi� gli occhi, steso a terra nel sangue e tra le piume nere e appiccicose del corvo era spaventoso.
Prigioniere nella locanda ci sono tre donne: una bambina catatonica ed ammutolita per le violenze ricevute, una ragazza sfregiata in volto e piangente, ed una donna molto bella, se non fosse per la tumefazione che le gonfia il viso, che era la moglie dell'oste di qui, il suo nome � Sophia.
Ci racconta che i banditi sono venuti qui gi� qualche settimana fa, hanno assaltato il villaggio e ucciso quasi tutti, mentre lei e le altre due donne sono rimaste prigioniere a fare da schiave di questi malviventi. I banditi si erano gi� fatti vedere all'inizio dell'inverno, ma il boiardo non aveva fatto nulla. Poi sono tornati... ed � stata la fine.
Sophia ci dice che Aliosha, il prigioniero, era uno dei capi della combriccola. E' quindi con particolare interesse che lo interroghiamo. Non � facile farlo parlare, inizialmente ha un atteggiamento poco collaborativo, ma � sufficiente strappargli un'unghia della mano per portarlo a pi� miti consigli.
Ci racconta di essere stato il sottoposto del "compianto Igurov", e che adesso arriver� gente ancora peggiore ad attaccare la locanda e a spazzarci via. Dice che il loro datore di lavoro � un tale molto inquietante, chiamato "il Gregorita", e che l'hanno incontrato qualche tempo fa a Sibliu. E' un tizio grande e grosso che ha qualcosa di innaturale, almeno cos� dichiara Aliosha. Difficile capire cosa intenda... E' questo "Gregorita" ad aver ordinato che venissero chiuse da assi di legno alcune case del villaggio (a quanto hanno visto i miei compagni si tratta di una decina di edifici). E' plausibile supporre che esse ospitino altrettanti risurgenti, come la casa dove sono entrato questo pomeriggio. Lo sapremo tra poco, d'altronde....
Abbiamo rinforzato per quanto possibile la locanda (uno dei banditi aveva stoltamente buttato gi� la porta) e l'abbiamo protetta in ogni modo. Se le difese dovessero cadere, avremo come ultimo rifugio la cantina. La notte si preannuncia scura e lunga, prego solo che Eos ci dia la forza di tenere duro.

Burian e Vanjar scambiano qualche parola ai piedi della Torre del Rifugio, nella mattina dell'8 marzo 658.

Mentre i compagni combattono contro i briganti, Van trova un Resurgente addormentato e lo elimina, 8 marzo 658.

Notte fonda.
Scrivo alla tremula luce di una candela. Da questa cantina, nella quale ci siamo rifugiati, i suoni dall'esterno arrivano attutiti, ma non per questo meno spaventosi. Si odono i tonfi, i nitriti dei cavalli atterriti, il trambusto che ha animato improvvisamente, con il calar delle tenebre, questa citt� morta.
Fino a poco fa siamo rimasti di sopra, nelle stanze fredde della locanda, cercando di interpretare i rumori e farci un'idea pi� chiara della situazione, che � fin troppo abbagliante, ormai: attorno a noi, ad assediare queste fragili pareti, c'� un'intera legione di Resurgenti. Dieci, venti, impossibile quantificare. Il loro tanfo di morte � rivoltante, si insinua in questa cantina e permea ogni cosa.
Il prigioniero geme e sanguina, il Guardiano dei Corvi lo ha colpito ed ha sparso del sale sulle sue ferite dopo aver parlato con Sophie ed aver conosciuto quante e quali sevizie lui e i suoi compagni hanno inflitto alle loro sfortunate prigioniere. Dalle parole della donna si � scoperto che i briganti che si erano stabiliti qui un paio di settimane fa avevano qualche strano collegamento con i Resurgenti che infestano Vaslui. Non solo hanno inchiodato le finestre di alcune case con delle assi, per renderle completamente buie all'interno, ma hanno anche lasciato le vittime del saccheggio ancora in vita, moribonde, all'interno delle case stesse, in una forma di macabro dono per quelle creature della tenebra.
Il pensiero che delle persone possano avere dei commerci con simili entit� mi fa rabbrividire. � pur vero che c'� troppo marcio nella mia coscienza e nella mia memoria, perch� io possa scandalizzarmi.
Amilia era la figlia del carpentiere. Ha iniziato a mostrare segni di vampirismo tre settimane fa.
Bisognerebbe andare a cercare la tomba nella quale � seppellita, forse il suo corpo riposa l� durante il giorno. S�. Domani ci sar� molto da lavorare, ammesso che questa locanda sia ancora in piedi, per allora.
Poco fa, prima che ci rifugiassimo qui sotto, i Resurgenti hanno trovato il corpo e la testa mozzata di quello che � stato sconfitto oggi alla torre del rifugio. Improvvisamente nella notte c'� stato un istante di silenzio, poi insieme sono prorotti in un grido lancinante, immane, insopportabile. Subito dopo si � scatenato l'inferno e siamo dovuti fuggire in cantina.
� strano questo comportamento dei vampiri. Che si sappia, essi non collaborano tra loro, ma stanotte, davanti al corpo mutilato di uno di loro, hanno mostrato un sorprendente "spirito di gruppo". L'ipotesi che mi sento di azzardare � che il Resurgente della torre fosse l'artefice, o uno degli artefici del contagio, qui a Vaslui.
Gi� in passato, quando mi sono trovato a porre fine alla sciagurata esistenza di pi� vampiri in uno stesso villaggio, una volta eliminato il primo, l'untore, gli altri apparivano pi� nervosi.
Abbandonare quel corpo � stato un errore, n� d'altra parte avrei saputo dove infilarlo, non in questa situazione. Il tempo.. � sempre il tempo a mancare!

Telenesti, 5 marzo 658
Siamo tornati di corsa a Telenesti.
Stamattina abbiamo aperto la botola in un'ora che era impossibile da calcolare, ma abbiamo visto il sole filtrare attraverso le finestre devastate della locanda. L'interno era intatto, ma di fuori abbiamo trovato un grande scalpicciare, le finestre e la porta erano sfondate, e le stalle ridotte un colabrodo. I cavalli, e anche il mio mulo Francis, erano atterriti, due addirittura morti per lo spavento.
Come temevo, il corpo e la testa mozzata del vampiro della Torre del Rifugio erano spariti.
Prima di partire, Grun, il Guardiano, Burian ed io siamo andati a fare un giro per le case dalle finestre sprangate, per vedere se c'era da togliere di mezzo qualche Resurgente.
Per fare prima ci siamo divisi in due gruppetti: da un lato Grun ed io, dall'altro Burian e il Guardiano dei Corvi.
Nonostante le raccomandazioni di fare silenziosamente, gi� nella prima casa Grun ed io abbiamo avuto un problema, perch� il mio compagno ha inavvertitamente rotto un piatto, destando il Resurgente di una ragazzina, che ci ha attaccati. Fortunatamente siamo riusciti ad uscire dalla casetta e lei si � arrestata davanti alla luce del giorno, non prima di aver lasciato un'unghiata terribile come ricordino sullo scudo di Grun.
Nel frattempo Burian e il Guardiano dei Corvi fanno un ottimo lavoro in una casa l� vicino, e poco dopo buttano per la strada il corpo decapitato di un vampiro.
Nella grande casa del fabbro elimino un Resurgente nascosto nella legnaia (la cui ombra, a detta di Grun, avrebbe persino soffocato la fiamma della candela) ed un altro al piano di sopra, che si celava al di sotto di un letto.
Nello stesso tempo per� Burian e il Guardiano dei Corvi sono stati attaccati da due creature sotto sembianze di bambinetti di quattro o cinque anni. Uno si nascondeva in un armadio e l'altro sotto al letto. Nella stanza piccola, i loro corpicini erano in grado di muoversi agilmente, mentre i due grandi guerrieri in armatura erano dei facili bersagli. Alla fine Burian � riuscito a mettere in fuga i due Resurgenti, ma non prima che il Guardiano dei Corvi venisse gravemente ferito.
Lo abbiamo trasportato alla locanda e qui gli ho dato le prime cure, ma abbiamo interrotto il nostro giro tra le case infestate e siamo partiti appena possibile per Telenesti.
Vadim ci ha anche detto di aver visto in lontananza, a cavallo, l'uomo a cui sta dando la caccia, Ilich dai capelli rossi. Sembrava una vedetta, o un messaggero. Vadim ha cercato di inseguirlo, poi gli ha gridato contro qualcosa, ma l'altro � fuggito.
Non ci avrei scommesso, lo ammetto: e invece davvero Vadim ha finito per trovare l'uomo a cui sta dando la caccia. Buon per lui, forse riuscir� a toglierlo di mezzo in fretta e a tornare alla sua vita e alla sua forgia.
Insomma, malconci e depressi siamo tornati qui a Telenesti, dove ci siamo riparati in locanda prima dell'arrivo del crepuscolo.
Pieriz Mazovia, l'oste, quando ci vede e gli spieghiamo la situazione � molto preoccupato. La preoccupazione � maggiore una volta che Aliosha, il prigioniero, ci racconta un altro po' di informazioni terribili.
Il Gregorita � a capo di un esercito di qualche centinaia di uomini ("i Gregoriti", li chiama lui), esaltati religiosi che hanno gi� assediato e distrutto i castelli di due boiardi, a Rozavlea e a ...., e adesso cingono d'assedio Lavos. Ci stanno mettendo pi� del previsto, un paio di settimane ormai, e sono rallentati da questo contrattempo, ma l'avanzata � in corso.
Aliosha dice di avere informazioni frammentarie, perch� i contatti con questi "Gregoriti" li teneva tutti Igurov, il capo dei banditi ora morto.
A quanto pare, questo Gregorita (che c'entri qualcosa con Padre Grigorj?), dopo la devastazione di Sibliu, aveva organizzato la devastazione di Vaslui, attraverso l'uso di mostri e di banditi, i quali avrebbero dovuto costituire un tappo al circolo delle informazioni. I banditi avevano sigillato le finestre di alcune case e posto moribondi come offerta ai vampiri. Si erano assicurati alcune donne per sfogare i loro istinti e non essere preda delle seduzioni delle femmine di vampiro, avevano fiori d'aglio per sigillare la locanda. Erano ben organizzati insomma.
E sembra che la prossima tappa dei banditi sarebbe stata proprio Telenesti.
Telenesti sarebbe quindi l'ultimo baluardo prima che il contagio si estenda alla pianura di Sdenka? Sicuramente la prima cosa da fare � comunicare a Ipovich quello che sta succedendo qui, e mandargli il prigioniero ben impacchettato da interrogare. Non so chi potr� andare, forse solo l'oste � in grado di farlo, adesso.
Poi per� bisognerebbe difendere Telenesti, in qualche modo. e difenderla tanto dai Resurgenti quanto dagli uomini del Gregorita.
I banditi sono quasi tutti morti, anche se non � detto che non ce ne siano altre bande alle sue dipendenze. E comunque i Gregoriti sono un vero esercito. Tra l'altro sembra che non abbiano paura dei Resurgenti, e che si accampino tranquillamente in tende fuori dai villaggi.
Qui a Telenesti le difese sono ridicole. una trentina di uomini al massimo, non so quanto abili a combattere.
Quanto ai Resurgenti che si sono visti a Vaslui. beh, hanno qualcosa di inconsueto. A parte il loro grande numero ed il comportamento "sociale", mi sembra che abbiano una reattivit� fuori dal comune, durante il giorno, soprattutto contando che si tratta di creature molto giovani, con un paio di settimane di anzianit�, non di pi�. Hanno il sonno leggero e un'energia diurna inaspettata, specialmente perch� da diversi giorni non ho idea di come abbiano placato a loro "sete".
Di solito i Resurgenti giovani tendono ad essere stanziali, e infatti fino ad oggi solo Amilia si � spostata da Vaslui. Non sono per� in grado di fare previsioni su quanto questo durer�, e quando decideranno di venire tutti a caccia da queste parti. Dobbiamo fare qualcosa, e dobbiamo farlo in fretta.
Quando penso a come il tempo qui scivoli inesorabilmente verso la rovina e l'orrore, nel freddo della notte e tra le grida dei morti che non hanno raggiunto la pace di Eos mi viene da dire: "avevi ragione, Evingolj. Quest'inverno � davvero terribile"

Sdenka, 13 marzo 658
Finalmente a Sdenka. Mi trovo nella locanda del "Prete Magro" e tra poco arriveranno qui due ragazze che il buon Guardiano dei Corvi mi ha trovato perch� mi facciano compagnia durante la notte. Nel frattempo inganno il tempo, come consueto, appuntando gli eventi degli ultimi giorni.
Vista la situazione difficile di Telenesti, abbiamo deciso di venire subito a riferire ad Ipovich e chiedere rinforzi. Grun � venuto avanti, da solo, mentre io, assieme al Guardiano e al nostro prigioniero, siamo partiti a passo pi� lento, sul mio carretto. Il Guardiano � ancora ferito ed avrebbe bisogno di restare a riposo, ma la fretta ha soppiantato la prudenza. Gli altri sono rimasti a Telenesti, troppo malconci per potersi muovere.
Il viaggio da Telenesti a qui � stato tranquillo, ci siamo fermati in fattorie nella grande pianura, ed abbiamo anche avuto l'occasione di mettere in guardia quella gente dai pericoli del contagio proveniente dalla Montagna. Spero che siano precauzioni inutli, ma � sempre meglio abbondare con le cautele.
A met� strada abbiamo incontrato Grun gi� di ritorno da Sdenka dopo aver parlato con Ipovich. Ha proseguito per Telenesti dopo averci anticipato che Ipovich, dopo aver parlato con noi e con il prigioniero, ci rimander� a Telenesti con dei rinforzi.
Ed ecco, dopo un'altra giornata di noioso viaggio sotto la pioggia, con il Guardiano un po' sofferente e il prigioniero abbastanza lamentoso, arriviamo in vista di Sdenka.
Andiamo direttamente da Ipovich, nella cappella di Santa Erzebert, e al solito l'atmosfera � piuttosto sinistra, un'atmosfera che soltanto il singolare corvo del Guardiano sembra apprezzare.
Consegnamo il prigioniero e riferiamo dettagliatamente quello che abbiamo visto a Vaslui. Gli diciamo dell'assedio di Lavos, e di come Razaevla e Nebrecem siano gi� cadute. Parliamo dei Gregoriti e del misterioso contagio della zona.
Alla fine Ipovich ci dice di tornare appena possibile a Telenesti ed aspettare i rinforzi che ci mander�, che non saranno numerosi ma di cui ci dovremo ciecamente fidare.
Noto un certo nervosismo nel Guardiano, il quale chiede che comunque, in attesa di questi strani rinforzi "specialistici", vengano con noi almeno cinque uomini armati, per sicurezza. Ipovich acconsente.
Siamo venuti quindi qui al "Prete Magro" per riposarci del viaggio e... ah eccole! La porta si apre, sono arrivate le due ragazze. Giovani, graziose, ed apparentemente in buona salute. Finalmente una nottata come Eos comanda!

Telenesti, 17 marzo 658
Eccoci di nuovo a Telenesti, stavolta in compagnia anche dei cinque rozzi e patibolari guerrieri di Ipovich.
Anche se il viaggio si � svolto senza eventi, prima della partenza siamo stati di nuovo ricevuti nella cappella in rovina. Ipovich ha scambiato due parole in soter con il corvo del Guardiano (comincio a sospettare che si atteggi un po'), e poi ci ha dato alcune indicazioni molto precise.
  • Non bisogna andare a Vaslui prima che arrivino i rinforzi che ci mander�

  • Mavor Ianski, l'uomo che dobbiamo recuperare, potrebbe essere ancora vivo a Lavos. Dobbiamo in tal caso, a tutti i costi, liberarlo.

  • Dovremo seguire ciecamente le indicazioni delle persone che ci mander� a Telenesti, senza fare domande.

  • Quando arriveranno i "rinforzi" dovremo rimandare indietro questi cinque tizi di scorta che vengono ora con noi.

  • E' imperativo recuperare e "sistemare" la creatura che avevamo trovato nella torre e che � riuscita a scapparci.

Burian mi ha riferito di come siano andate le cose qui a Telenesti mentre eravamo via.
Ha preso contatti con lo Zolnjer per fare una buona guardia al villaggio, sono state organizzate vedette. Nel frattempo il mio vecchio amico ha approfittato della sosta per farsi modificare l'armatura e, in particolare, lo scudo. Me l'ha mostrato, ora che ha uno spuntone lungo e acuminato, e mette veramente paura.
Le notti di Telenesti sono pi� tranquille, si odono pochi tonfi in lontananza ma niente di simile a quanto sentito precedentemente.
Sophia si � presa cura dei feriti, e delle due povere fanciulle di Vaslui ancora traumatizzate.
Uno degli ultimi giorni prima che noi tornassimo, Burian e Grun hanno fatto una spedizione veloce dalla mattina alla sera a Vaslui, fermandosi a distanza dopo aver scorto un sottile filo di fumo da un edificio in paese. Saggiamente sono tornati indietro.

Telenesti, 19 marzo 658
Questo pomeriggio sono arrivati i "rinforzi" di Ipovich. Confesso che mi aspettavo qualcosa di diverso. Sono solo tre uomini, dall'aspetto insolito. Istvan, il capo del gruppetto, � un tizio magro, pallido dai capelli neri e con gli occhi stranamente vitrei. Dimostra sui quarant'anni.
Zugavil � un tizio grosso di corporatura, direi quasi grasso, vestito con pelle di bue e borchie di metallo brunito. Ha un paio di baffi biondi che gli arrivano al mento.
L'altro, lo smilzo, � un tizio di nome Kaspar, coi capelli neri e una barbaccia incolta. Porta due daghe alla cintura.
I tre arrivano e subito se la comandano come padroni, dicono che bisogna andare a Lavos, spezzare l'assedio dei Gregoriti e liberare Mavor Ianski.
Detta cos� sembra una passeggiata: non so quali assi nella manica abbiano questi tizi, ma resto perplesso. Anche il Guardiano dei Corvi sembra diffidente, nonostante questi vengano da Ipovich esattamente come lui. Mi ha anzi chiesto di andare a dare un'occhiata alle loro selle, nella stalla, per vedere se ci sia qualcosa di singolare. Ma a parte il fatto che sembrano un'armeria ambulante, e che forse il buon Istvan si porta appresso qualche veleno, non ho notato nulla di sconvogente.
Sembra che Istvan sappia il fatto suo, ha notato la spada del Guardiano ed ha fatto alcuni commenti anche sul corvo, alludendo a qualcosa che ignoro. Il Guardiano mi sembra ancora pi� sospettoso, adesso.
Zugavil e Kaspar, dopo cena, si sono mesi a giocare per conto loro ad uno strano gioco con una scacchiera e delle pedine, che ha interessato molto Burian, il quale � rimasto a guardarli. Il grosso a un certo punto si � messo a fischiettare una marcetta militare, forse a sottolineare il suo vantaggio.
"Io ti odio quando fai cos�", ha commentato lo smilzo, pallido.
Evidentemente abituato a simili teatrini, Istvan si � piazzato vicino al fuoco, con un librone, a prendere appunti. In lingua Soter, purtroppo.
E domattina i cinque brutti ceffi che ci siamo portati da Sdenka ripartono. Il che da un lato fa piacere, dall'altro pero' mette una certa inquietudine in tutti noi.

Vaslui, 20 marzo 658
Sotto una pioggia battente, stamattina all'alba abbiamo abbandonato Telenesti, l'ultimo rifugio accogliente, per dirigerci a Vaslui.
Alla torre del rifugio non c'� nessuno, e verso met� giornata siamo in vista di Vaslui. Un filo di fumo si alza dal villaggio, evidentemente � presidiato.
Kaspar va avanti da solo a fare avanscoperta, mentre Vadim gli ricorda: "non me ne frega niente, ma quello con la fascia nera al braccio e i capelli rossi lo devo uccidere io".
Dopo poco Kaspar torna e ci dice che erano in due, alla porta del villaggio. Entriamo adesso tutti quanti, per strada non ci sono cadaveri e nessuno ha toccato le finestre. Mentre io e Ladimir, insieme con Istvan, restiamo indietro (per mettere sotto terra i morti), gli altri vanno avanti (per mettere sotto terra i vivi). Noi cos� iniziamo ad aggirarci per le prime case, lontano dalla piazza da cui proviene il fumo, per controllare la situazione e togliere di torno qualche resurgente.
Gli altri, i guerrieri, si dividono in formazioni per controllare dove si nascondano i nemici. "Hai l'occhio fino... quello che ti � rimasto" commenta Zugavil quando il Guardiano nota dei cavalli nascosti in un portone. Burian approfitta per fare un classico "scherzo vatravo" e segare i lacci delle selle, per rendere difficoltosa la fuga. Il filo di fumo viene dalla casa dello Zolnjer, e mentre Kaspar e Zugavil vanno in avanscoperta gli altri aspettano.
Dopo parecchi conciliaboli, Kaspar e Zugavil decidono di entrare dalla porta principale.
Burian, Vadim e Grun con Fedor il cane,vanno di sotto, in cantina, dove trovano un cadavere di resurgente e ne hanno ragione.
Nel mentre il Guardiano � rimasto fuori, e Kaspar, da solo, � andato di sopra a controllare l'unica finestra socchiusa vicino al camino. Ma quando gli altri salgono di sopra anche loro, trovano Kaspar a terra morto. Sgozzato da un'artigliata.
Una figura velocissima si butta dalla finestra, muovendosi ad una rapidit� sovraumana, e si dilegua. Grun e il Guardiano provano ad inseguire la figura, ma arrivano alle stalle dove stava Zugavil di guardia, che ora � impelagato in un feroce combattimento con un resurgente dalle fattezze mostruose. In tre riescono a metterlo in fuga, e il mostro scompare in pochi istanti.
"Pare che da stasera a scacchi ci giocherai da solo", lo informa il Guardiano dei Corvi, con il suo abituale tatto.
Nel mentre noi altri togliamo di torno alcuni resurgenti. Istvan � inquietante, cos� curioso, mentre cerco di insegnare qualcosa a Ladimir che, devo dire, impara velocemente.
Torniamo alla piazza in tempo per assistere al dolore di Zugavil davanti alla morte di Kaspar. Gli mette due monete sugli occhi, secondo il rito della sua gente, ma Burian non si fa scrupolo di decapitare il povero Kaspar, nel fango e nella pioggia. Probabilmente � una precauzione superflua, ma come biasimare la sua prudenza?
Il risultato dell'esplorazione � che nella casa dello Zolnjer non c'era nessun "vivo", ma solo un resurgente addormentato in cantina ed uno sveglio - fin troppo sveglio, direi - al piano di sopra. Una trappola, dunque.
Trasferiamo il ferito nella casa della vecchia che avevo sistemato per prima, e Vadim ci da una mano a rinforzarla. Il resto della giornata lo trascorriamo a "bonificare" la zona, e Ladimir si dimostra decisamente in gamba, anche se abbiamo sempre l'inquietante presenza di Istvan tra i piedi. Intanto Burian e il Guardiano dei Corvi si mettono, di buona lena, a dissotterrare tombe. Trovano cos� anche Amilia, a bagno nel sangue di chiss� chi. Evidentemente a Telenesti deve aver trovato un nuovo "ospite", fortuna che ormai non gli dar� pi� fastidio. Di ritorno a Telenesti non devo dimenticare, ad ogni modo, di identificarlo.
Alla fine della giornata, quando arriva il momento di barricarci di nuovo e pregare per una notte quieta, abbiamo tolto di mezzo una ricca manciata di resurgenti. Le carcasse, ben sistemate, le abbiamo messe tutte in locanda, dove in teoria nessuno pu� spostarle (a causa delle protezioni alle finestre) ma nello stesso tempo loro saranno colpiti dal sole, ai primi raggi, domattina. E' un metodo un po' "sperimentale" indubbiamente, ma qui avanziamo a vista, non c'� molta scuola a cui rifarsi.
Sento dei tonfi, l'umore � cupo, Zugavich � molto triste per la morte del suo amico. Anche se i vampiri sembrano di meno, sono comunque tanti. Anche domani ci aspetta una lunga giornata di lavoro. Provo a riposare un po'.

Vaslui, 22 marzo 658

Vivi per miracolo, ecco cosa siamo Ladimir e io. Abbiamo scoperto sulla nostra pelle quale sia il potere di Istvan, e quanto sia pi� sensata adesso la sua apparentemente paradossale pretesa di poter spazzare via un esercito da solo.
Dovrei essere soddisfatto, ma in me c'� una ripugnanza profonda, un senso di estraneit� che mi impedisce di provare sollievo. Quali orrori vengono smossi, per colpire altre forme dello stesso male? Certi pozzi di oscurit� non andrebbero indagati nemmeno a fin di bene, io credo. Eppure... eppure sar� bene andare con ordine.
I corpi di resurgenti che avevamo lasciato in locanda ieri mattina li abbiamo ritrovati polverizzati. Nessuna traccia. Perfetto. Anche perch� allestire pire per tutti sarebbe stato impossibile.
Sotto la solita pioggia ci dividiamo. I nostri uomini pi� robusti vanno a scavare altre fosse, per continuare la bonifica del cimitero, mentre Ladimir e io proseguiamo a ripulire le case. Il lavoro procede tranquillo, Ladimir piano piano comincia a prenderci la mano, e facciamo piazza pulita in diverse case. Ad un certo punto per�, prima di scendere in una cantina, ho un pessimo presentimento. Scendiamo con maggiore cautela, ma in fondo alle scale una voce ci dice "cucu'!"
E' il nostro vecchio amico della torre. Di nuovo in piedi, in pieno giorno, e abbastanza in forze da stendermi con un solo colpo, e subito dopo Ladimir.
E' finita, mi sono detto mentre scivolavo nell'oscurit�, alla fine l'hanno avuta vinta loro...
E invece no.
Ci risvegliamo poco dopo, in mezzo ad una puzza nauseante. La cantina � illuminata da un chiarore verdastro che proviene da qualcosa che brucia - in modo assolutamente innaturale - in un angolo. Si sente anche un vago lamento, simile ad un maiale sgozzato, e il pavimento � tutto un agitarsi di ombre, simili ad un uomo che si contorce, come mi fa notare Ladimir. Anche lui, seppure ferito malamente, � steso a terra accanto a me.
Mi racconta che il vampiro, prima di colpirlo, lo ha preso in giro, chiedendogli se non volesse provare a fuggire. Poi gli ha strappato l'ascia di mano e alla fine, con una tremenda botta alle gambe, lo ha fatto cadere.
Mi tiro su, malconcio, e osservo questo strano fuocherello. Brucia, ma ha una consistenza veramente strana. E' come se fosse una "pozzanghera" di vampiro. Non oso immaginare cosa possa averlo ridotto cosi'.
Nonostante queste riflessioni, il problema � come lasciare la cantina. Spostare Ladimir sarebbe follia, specialmente nelle mie condizioni, cos� provo ad andare a chiamare rinforzi. Ma gi� sulle scale trovo Istvan, ridotto peggio che mai, con il viso coperto di capillari e molte ferite sul corpo. Ed il mistero della distruzione del vampiro assume una connotazione piu' inquietante.
Pochi istanti dopo veniamo raggiunti dai nostri compagni, trafelati. Raccontano che al cimitero � successo qualcosa di incredibile.
Stavano scavando le fosse quando al Guardiano sembra di udire un grido spaventoso portato in lontananza dal vento. Poco dopo dalle fosse inizia a fuoriuscire uno strano fumo chiaro, che lentamente sembra prender forma a mezz'aria.
Il Guardiano prova a spingere la spada nella terra, senza esito, mentre gli altri si cominciano a infilare le armature in fretta. Grun stacca un fiorellino di aglio dalla corona che portava al collo e la tira contro una di queste nuvolette, che improvvisamente si rapprende pi� veloce e assume una forma umana.
Le ombre sono in tutto quattro, una delle quali si solidifica per prima, grazie all'intervento di Grun, e un'altra subito dopo dal Guardiano, che lo imita. Sono Resurgenti che escono dalla fossa.
Il combattimento � violento, e grazie anche all'intervento di Fedor, dopo molti colpi i quattro Resurgenti vengono abbattuti ed impalati. Nessuno dei nostri � ferito.
Sono poche le testimonianze di come i resurgenti riescano ad uscire dalle loro fosse, e lo spettacolo a cui hanno assistito i miei compagni � un raro privilegio, specialmente perch� possono ancora raccontarlo.
Mentre Burian e Zugavil restano l� a controllare, gli altri sono accorsi in direzione nostra, che � la stessa da cui proveniva il "richiamo" udito dal Guardiano. Anche questo dettaglio � significativo, � come se i vampiri dormienti fossero stati convocati dal nostro amico della torre, prima di venire bruciato da Istvan.
Istvan, appunto, un altro punto interessante. Gli abbiamo chiesto cosa avesse fatto, e da quale potere avesse attinto la capacit� di ridurre in modo simile un resurgente. Ha risposto che lui, come anche Ipovich (e questa mi giunge nuova!) possono attingere alla capacit� che lo zelo religioso e la superstizione chiamano "stregoneria".
Dovremo fare qualche domanda a Ipovich, quando lo rivedremo. Non mi piace per niente l'idea di lavorare con praticanti di simili arti oscure, cos� opposte e nemiche della giusta natura delle cose. La magia � il peggio dello squilibrio portato da Eos e dalla Tenebra nel mondo.
Tra l'altro parlando con Istvan vengono fuori altre cose interessanti, come che Vlad, il corvo del Guardiano, gli � stato regalato da Ipovich, capirebbe l'antica lingua Soter e per di pi� sarebbe "gli occhi" di Ipovich stesso. Non so cosa questo significhi ma non mi piace.
Comunque. Restano le ceneri (nerissime e leggermente traslucide) del vampiro. Bisogna sistemarle. Inizialmente pensavo di esporle alla luce diretta dell'alba, ma Istvan mi comunica, tornando nel nostro rifugio, che sarebbe una misura inutile: il potere che lui ha impiegato a distruggere il vampiro � simile ai poteri del vampiro stesso, nemico della luce del sole. Sarebbe inutile. Invece suggerisce di affidare le ceneri a qualcuno.
A chi? Lui suggerisce Ipovich. A dire il vero, anche alla luce delle nuove notizie su di lui, penso sia meglio trovare qualcuno appartenente al popolo di mio padre, che sappia ottenere dalla natura incontaminata il potere di distruggere una simile forma di malignit�.
Nel frattempo Vadim costruir� un cofanetto di metallo sigilato a due comparti, uno pi� interno che conterr� le ceneri del vampiro, ed uno pi� esterno, che riempiremo di sale e fiori d'aglio, per limitare il rischio di brutte sorprese.
A sera parliamo ancora con Istvan, che ci dice che secondo lui c'� un legame tra i Gregoriti e l'epidemia di vampirismo, un legame che risale alla stessa forma di potere che ha lui. Questo spiegherebbe in effetti in parte lo strano comportamento dei vampiri di Vaslui e dintorni. La Ruota Infera sarebbe forse dietro a tutto questo, attraverso il famigerato padre Grigorio.
Infine � trascorsa la sera, tutto silenzio. Mi chiedo se veramente li abbiamo mandati tutti all'inferno, i vampiri di Vaslui.
Stiamo fermi, oggi, per riposarci e riprendere le forze. Solo Vadim sta lavorando al cofanetto, Istvan scrive. Le piaghe sul suo volto sembrano essersi gi� rimarginate.

Vaslui, 26 marzo 658
Domani si parte per Lavos.
Vadim ha ultimato il cofanetto, "la fiamma verde", come l'ha battezzato, ed � un lavoro formidabile. Spero che il buon Vadim trovi presto l'oggetto della sua ricerca e possa tornare alla sua vita e alla forgia. E' un brav'uomo e non merita questi orrori.
Nell'imminenza di metterci in viaggio, Istvan ci ha spiegato dettagliatamente cosa faremo e a che cosa dovremo essere preparati.
Il nostro compito sar� di accompagnare Istvan fino ad un certo punto, nelle vicinanze dell'assedio, e proteggerlo in eventuali scontri prima del posto adatto. Poi noi ci ritireremo, stando al piano che ha ordinato, e aspetteremo, mentre lui evocher� un potere antichissimo, gli spiriti di una ventina di guerrieri formidabili dell'Orda di Ferro, morti da oltre 300 anni, e li scaglier� contro gli assedianti.
La sua "negromanzia" sar� spaventosa e sufficiente a spezzare l'assedio, lui col suo potere liberer� queste forze che erano state vincolate e che, eseguito l'ordine, potranno tornare nella pace eterna.
Ci mostra lo strumento attraverso cui compir� il miracolo, ovvero una ventina di ossicini umani, falangi, vertebre e cos� via, gelide al tatto, che conserva gelosamente come un tesoro. Questo incantesimo pu� essere fatto una sola volta, e Ipovich ha deciso di usarlo per salvare Mavor Ianski.
Mi chiedo se sia possibile compiere un simile prodigio, e se Mavor Ianski valga questa reliquia che Istvan tratta con tanti riguardi. Mi chiedo se sia moralmente accettabile una stregoneria del genere.... mi chiedo molte cose, ma prutroppo questo non � il momento di farsi domande.
Speriamo bene.

Rocca di Lavos, 27 marzo 658
Quel che � accaduto oggi, e che i miei occhi hanno avuto il privilegio e insieme la sciagura di vedere, trascende le possibilit� espressive della mia penna. Tuttavia cercher� di procedere ordinatamente con la mia umile cronaca, che spero si possa dimostrare, un giorno, di una qualche utilit� per quanti come me tentano di contrastare le forze della tenebra.
Abbandonato il morto villaggio di Vaslui, ci siamo messi in viaggio lungo la strada fangosa per la Rocca di Lavos. Pioveva e l'avanzata era faticosa sulla strada pessima.
D'un tratto l'orizzonte nebuloso svela su un picco lontano una rocca nerastra, alle cui spalle si indovina la sagoma possente del Monte Vladeasa.
Avanzando ci rendiamo conto via via di tracce pi� manifeste dell'attivit� umana, come alberi tagliati. Zugavil si muove in avanscoperta e al suo ritorno riferisce di una palizzata di guardia a difesa del sentiero, guardata da una quindicina di uomini armati rozzamente.
I miei validi compagni si organizzano ad affrontarli nel modo che segue:
Ladimir e Zugavil, in via furtiva, accerchiano il piccolo slargo nel sentiero dove si trovano i nemici, per tagliar loro la via di fuga. Gli altri sfruttando dei rampini, velocemente a cavallo tirano gi� la palizzata e si lanciano a combattere.
Sia pure a distanza insieme ad Istvan, sono percorso io stesso da un brivido di viscerale terrore davanti al grido feroce e terribile di Burian, cos� spaventevole da gettare nel panico molti dei nemici. E' un massacro.
Quando finalmente il combattimento si conclude, il sentiero � coperto da una fanghiglia rossa: ovunque sono arti mozzate, corpi che esalano l'ultimo respiro, lo spettacolo � agghiacciante. Ma no, devo conservare simili aggettivi per quello che vedr� in seguito, nel corso di questa memorabile giornata...
Dei nostri, Vadim � ferito piuttosto gravemente, e anche Ladimir � stato colpito. Ma c'� appena il tempo per approntare loro le prime cure e subito dobbiamo rimetterci in viaggio. Istvan ci ammonisce a fare piano, da questo punto in avanti, per non attirare l'attenzione dei Gregoriti.
Solo a questo punto guardo con pi� attenzione i nemici caduti, e l'occhio mi cade sull'ultimo che, prima di morire, ha ferito lo stesso Burian in combattimento. Come gli altri indossa un saio, sul quale tiene una Nascenza rovesciata, il simbolo di Eos blasfemamente oltraggiato.
Proseguiamo.
Finalmente saliamo su un crinale tra due colli e ci si apre davanti la vallata, dove si possono scorgere circa 200 guerrieri che stanno tenendo in assedio la Rocca di Lavos. Ci aspettavamo pi� nemici, ma sembra che ai piedi delle mura si possano identificare cumuli di cadaveri. Il bastione sembra ancora integro, arroccato sul fianco di una collina.
E' il momento. Istvan si guarda intorno, non riesce a nascondere la tensione che gli contrae i muscoli del viso, sale sulla vetta del colle e si sistema in una piccola radura. A questo punto ci congeda con un cenno del capo e noi ci allontaniamo, trepidanti, sotto la pioggia.
Siamo a poche centinaia di passi dalla collina, e ci rendiamo presto conto che la pioggia sembra infittirsi. E' come se sulla collina si addensasse una nube nera, che viene poi solcata da fulmini. L'eco di parole imperiose ci viene portato dal vento, si scorgonodei lampi ed il rumore delle chiome degli alberi si fa assordante.
Mi accorgo distrattamente che i compagni, con l'eccezione di Burian e del Guardiano, arretrano ulteriormente. Ma improvvisamente sono consapevole dell'eccezionalit� dell'evento che si sta compiendo a poca distanza da me, e capisco che non posso non andare a dare un'occhiata.
Avanzo alla ricerca di un punto da cui si goda una visuale migliore, oltrepasso la barriera costituita dalla nube oscura e vengo investito da una pioggia nuova, inconsueta e densa, con un vago sentore dolciastro e putrido. Riconosco in lontananza la voce di Istvan, che sta salmodiando nella lingua Soter. Avanzo ancora, voglio vedere.
Le parole che Istvan ci aveva detto ieri, di restare lontani dal suo sortilegio per evitare una morte orribile, mi sembrarono improvvisamente prive di significato, davanti all'immensit� dello spettacolo che mi si apr� ben presto davanti.
Nere come la notte, contro il grigio tenebroso della pioggia, si stagliavano attorno a Istvan delle sagome di cavalieri. Lui teneva le braccia alzate verso il cielo, intento nel rituale, mentre quelle ombre fieramente ascoltavano assorte il loro comandante. Sagome nere di uomini magri su cavalcature quasi scheletriche, con le ossa sporgenti e la pelle sottile come un velo a coprire le giunture antiche.
Brandivano armi opache da cui si levava una vaga luminescenza verdastra. Ad un tratto uno dei cavalieri, lentamente, ruota il capo verso di me, ed avverto il suo sguardo tenebroso provenire da orbite vuote e nere come la tenebra.
Solo allora mi rendo conto di quanto sono ormai vicino agli spettri, e la paura inizia ad insinuarsi sotto la mia pelle come una carezza ghiacciata. Trattengo il fiato, immobile, mentre il cavaliere torna lentamente a voltarsi a Istvan, e allora inizio ad arretrare, prima con lentezza, senza poter staccare lo sguardo da quelle ombre terribili, e poi velocemente. Alle mie spalle sento i cavalli che scalpitano e la voce di Istvan si fa imperiosa. Mi allontano di corsa e odo ancora alle mie spalle il suono innaturalmente soffice degli zoccoli sulla terra bagnata.
Dopo pochi momenti dalla valle si odono grida disumane, tutti urlano in preda al terrore pi� puro, ed il loro strazio gela il sangue nelle vene. Intanto raggiungo i miei compagni, e vediamo che la nube attorno alla collina si sta dissolvendo pian piano, come si scioglie la fanghiglia fetida dalla mia persona, lavata dalla pioggia.
Dal crinale vediamo le figure nere, in lontananza, che corrono in tutte le direzioni per la valle, uccidendo senza piet� chiunque si muova. Sono velocissime e gli assedianti non hanno scampo sotto il massacro, e vengono falciati senza piet�. Burian ad un tratto scorge un gruppetto di due o tre assedianti che fuggono nei pressi delle mura e sembra che riescano a dileguarsi, ma sono i soli. Sotto i cavalieri morti nessuno sopravvive.
Il Guardiano sale da Istvan per sincerarsi delle sue condizioni, ma lo stregone si sta riprendendo seduto su una pietra e gli dice di allontanarsi, perch� presto i cavalieri torneranno sulla collina.
Nel mentre di sotto vediamo un gruppo di disperati che cerca di salire su una delle scale d'assedio per salvarsi, ma la scala viene respinta dagli spalti e quei poveri disgraziati cadono di nuovo a terra, dove sono raggiunti e massacrati. Uno di loro, l'ultimo a cadere, si inginocchia davanti allo spettro con dignit� in attesa della morte, che sopraggiunge subito.
Restiamo in attesa finch� nella valle resta solo quiete e morte. I cavalieri morti si riuniscono e cominciano a risalire il sentiero verso la collina dove si trova Istvan. Avanzano al galoppo nella nostra direzione, e noi tutti ci allontaniamo dalla loro traiettoria. Tutti tranne il Guardiano dei Corvi, che resta al bordo della strada fino a quando i cavalieri deviano verso la radura. Uno dei cavalieri per�, nel passare, scocca una freccia e lo colpisce al braccio, senza rallentare. Sembra che i cavalli non abbiano bisogno di briglie per essere governati, n� di sella. Sono gli spiriti di guerrieri dell'Orda di Ferro, d'altronde, e la loro abilit� di cavallerizzi ed arcieri era nota.
Il Guardiano cade a terra con un grido, mentre Istvan sembra richiamare in un ordine deciso i cavalieri, che non travolgono l'imprudente Guardiano ma risalgono al galoppo sulla collina.
Mi precipito dal ferito: la freccia ha penetrato l'armatura di maglia e si � conficcata in profondit� nel braccio. E' una freccia durissima, dalla consistenza quasi pietrosa, ed � difficile spezzarla. E' molto fredda al tatto ed emana lo stesso odore melmoso della pioggia della collina. Mentre sto cercando di liberare il braccio del Guardiano dall'armatura, per poter estrarre la freccia, essa si sbriciola da sola, lasciando solo un lieve pulviscolo. Il Guardiano trattiene il dolore con coraggio, ma dall'espressione del suo volto si capisce quanto profonda debba essere la sua sofferenza. Per timore che tracce di quello strano pulviscolo rimangano nell'arto ferito, sono costretto ad allargare la ferita del Guardiano e ripulirla accuratamente, ripromettendomi di operare una cauterizzazione una volta raggiunta la Rocca.
Nel mentre anche Istvan � privo di sensi e ricoperto di piaghe pustolose simili a quelle che infligge la peste. Le riconosco, sono le medesime piaghe che si erano aperte su di lui quando aveva polverizzato il vampiro nello scantinato, e che si erano prodigiosamente richiuse da sole dopo qualche ora. Finalmente Istvan si risveglia e possiamo muoverci verso la fortezza liberata.
Lungo la strada notiamo le impronte dei cavalli e sono molto strane, di una zampa con tre unghie, una delle quali posteriore. Attraversiamo la pianura ricoperta di cadaveri, ci sono palizzate e strutture da assedio piuttosto inadeguate, e un grosso cumulo di corpi che sono l� da qualche giorno. I corpi uccisi dai cavalieri morti spesso sono stati trafitti da frecce ormai scomparse, simili a quella che ha colpito il Guardiano. Infine arriviamo ai piedi delle mura, e dall'alto gli assediati ci stanno guardando.
Incuriosito, vado a cercare il cadavere dell'ultimo dei caduti nella valle, l'uomo che si era inginocchiato davanti alla morte. Lo trovo, ed era un tipo imponente, alto quasi come Vadim, abbigliato con un saio scuro e con una Nascenza rivoltata sul petto. Ha il volto insanguinato ed una spada in mano. Nel mentre, facendo il nome di Mavor Ianski, i cancelli della fortezza si aprono e veniamo fatti entrare.
Il castello � robusto e ancora in buone condizioni. Mavor ci viene incontro con il corvo del Guardiano appollaiato sulla spalla. Siamo accolti come ospiti del Boiardo ed il capitano delle guardie, un tal Troyden, ci fa accomodare in una camerata di guardie. Alcuni di noi sono feriti, il Guardiano in particolare sta molto male, quindi riceviamo tutto l'occorrente per provvedere a loro. Abbiamo anche la buona sorte di essere allietati dalla graziosa presenza di una giovane ancella, pur intimorita dagli ultimi avvenimenti e dal nostro aspetto abbrutito.
Mentre Mavor Ianski e Istvan parlottano tra loro in Soter, io mi dedico alla cauterizzazione del Guardiano. Il giovane reagisce bene, ma la sua ferita gi� dopo poco tempo stava acquistando una coloritura livida ed un odore putrido e dolciastro. Spero che il trattamento, molto profondo, che gli ho riservato, sia sufficiente.
Una volta sistemate le faccende pi� urgenti con i feriti, si pu� scambiare due parole con Mavor e con gli uomini del castello per inquadrare la situazione.
Quel che emerge � che Mavor ha protetto il castello dalle stregonerie dei Gregoriti utilizzando la stessa arma (e la stessa che usa Istvan, e che sembra padroneggiare anche Ipovich). Mavor in realt� parla poco, promette di riferire tutto a Ipovich quando sar� il momento, ma quando mi reco a visitare i feriti del castello loro mi raccontano dettagliatamente l'accaduto.
Gi� dal mese di febbraio circolava gentaglia lungo la via dominata dalla Rocca di Lavos. Improvvisamente Mavor piomba qui due settimane fa, stravolto e ferito, ed annuncia al Boiardo che sta venendo un esercito di eretici che si servono di Vampiri. Mavor si preoccupa quindi di proteggere il castello come vuole la tradizione, con fiori d'aglio e sale, per proteggerlo dai vampiri, e nello stesso tempo si prepara all'assedio.
All'assedio partecipano centinaia di guerrieri e di monaci, ma non usano armi da assedio, perch� il loro capo usa fare malefici per liquefare i portoni del castello con una misteriosa fiamma verdastra. Solo il potere di Mavor riesce a contrastare una simile stregoneria. Parlando con i soldati emerge anche che il tizio che faceva i malefici era lo stesso che si � inginocchiato oggi davanti al cavaliere che lo ha ucciso. Per questo, sia per dare coraggio a queste persone che per un eccesso di prudenza mia, ho pensato che domani il suo cadavere verr� bruciato. Nel mentre la gente del castello � convinta che i cavalieri morti li abbiano chiamati gli stessi assedianti, e che per qualche ragione si siano ribellati contro di loro. Non so quale spiegazione dar� Istvan, io non ne parlo.
Nel mentre � scesa la sera e ci chiudiamo tutti bene dentro, perch� nonostante tutto la minaccia dei resurgenti non � cos� lontana.

Rocca di Lavos, 28 marzo 658
Il cerusico del castello, davanti al Guardiano dei Corvi febbricitante, non ha saputo dir altro che "brutta ferita".
Ebbene, la penso esattamente come lui. La freccia che ieri ha ferito il braccio del mio compagno ha una provenienza il cui solo pensiero fa rabbrividire, e deve aver contaminato la materia vivente con cui � entrata in contatto. I contorni del taglio sono neri e producono secrezioni di pus. Anche l'odore � dolciastro e malsano, sono molto preoccupato. Il Guardiano � febbricitante e in stato di incoscienza.
Anche se stamattina, per qualche momento, la piaga sembrava migliorare, a met� pomeriggio si � riaperta improvvisamente con un fiotto di sangue, pressappoco nell'ora in cui ieri era stata inferta. Le tracce della cauterizzazione sembrano scomparse, non so cosa pensare. Ho consultato anche Mavor e Istvan, ma sembrano anche loro perplessi, e suggeriscono di trasportare il ferito a Sdenka, da Ipovich. In fondo la ferita ha un'origine demoniaca, e chi meglio di uno stregone puo' sapere come curarla? Sarebbe una buona idea... in teoria. Ma con questa neve, e le difficolt� del cammino, non so se il povero Guardiano dei Corvi potr� arrivare ancora in vita nella citt�.
Intanto siamo ospiti della Rocca di Lavos.
Stamattina, dopo che Vadim e Fedor hanno cercato invano Ilic tra i caduti attorno alla fortezza, siamo stati ricevuti dal Boiardo Ianus.
Uomo magro e di mezza et�, Ianus � apparso piuttosto benevolo verso di noi, anche se ha chiaramente detto di aver bisogno, in avvenire, di rinforzi per affrontare le insidie che lo minacciano. Raccontiamo la versione dei fatti decisa da Istvan, ovvero che eravamo qui in viaggio da Sdenka ed abbiamo assistito ad un terribile maleficio commesso dagli assedianti, che poi gli si sarebbe rivoltato contro. La storia sembra bastare.
A pranzo ci accorgiamo che chi mostra aperta ostilit� verso di noi � Padre Ismail, il prete del posto. Piu' passano le ore alla fortezza, pi� ci accorgiamo che l'ostilit� di questa gente verso di noi tende a salire. A cena il disagio � palpabile.
In serata Burian chiede a Mavor informazioni sul suo "nemico", il Resurgente che gli ha sterminato la famiglia. Ebbene, Mavor prima tergiversa un po', poi ammette di si', del fatto che dovrebbe nascondersi alle pendici del Vladeasa. Il suo nome (o il nome con cui pi� frequentemente si fa chiamare attualmente) � Stasiac.

Rocca di Lavos, 29 marzo 658
Oggi la ferita del Guardiano sembra migliorata. Lui stesso, a momenti, � cosciente, anche se molto confuso, e sembra che il decorso sia pi� rapido del previsto. Ci� � fondamentale, perch� domani ripartiremo per Vaslui. Lasciamo cos� in fretta questa Rocca perch� il clima si sta facendo di ora in ora pi� pesante, a causa della predicazione di Padre Ismail.
Stamattina ci ha "costretti" ad ascoltare una predica in cappella, nella quale ci ha tacciati di essere negromanti e pagani, eretici e chi pi� ne ha pi� ne metta.
"Tempi cupi attendono il voivodato" ha detto, "il clero troppo a lungo non ha vigilato sul diffondersi di eresie e negromanzie... e persino qui si accolgono negromanti! E' uno scandalo!"
Ha definito il mio operato "menzogne dei gitani", e l'ha confuso con i "riti osceni ed infantili" degli stregoni. Ha minacciato "castighi divini, prodigi terribili in cielo, un fiume di sangue, bile e ghiaccio che rischiarer� la notte, a denunciare la nostra complicit� con il male".
Restare al castello, con questo clima, sarebbe molto pericoloso. Abbiamo quindi rimediato un carretto per trasportare il Guardiano e domattina toglieremo il disturbo.
Guardo Astrid, la graziosa serva che ieri mi degnava dei suoi sorrisi e che oggi abbassa gli occhi intimorita, e non posso che provare astio verso Padre Ismail. E' lui che racconta menzogne, e che con tutto il suo Dio alle spalle non � stato capace di far niente. Anche lui era rintanato come un topo in trappola, mentre Mavor, con le sue turpi negromanzie, proteggeva il castello. L'ha forse dimenticato?
Solo Grun ha avuto modo di parlare con Padre Ismail, prendendo un po' le distanze da noi altri � riuscito a ottenere qualche notizia su Padre Grigorio. "Schiatta del demonio", cos� l'ha definito Padre Ismail (che � molto generoso nel distribuire anatemi). Sembra che sia stato scacciato da Morfenzi, e deve essere piuttosto noto, a quanto pare.

Vaslui, 30 marzo 568
Il Guardiano dei Corvi sta di nuovo malissimo.
Siamo a Vaslui, e non ho parole per descrivere l'aspetto lugubre di questo villaggio abbandonato, dopo il calare del sole. Siamo arrivati infatti che era gi� sera, e subito barricati per la notte. Ma che deserto, che desolazione!
Mavor poco fa � venuto a chiedermi notizie dell'incontro tra Burian e il Resurgente di nome Stasiac. Gli ho detto solo che accadde molti anni addietro, e che in quell'incontro Burian perdette il braccio, oltre a qualcosa di ancor pi� prezioso. Mavor mi ha detto che sospetta, e con lui Ipovich, che Stasiac sia coinvolto in questa strana epidemia di resurgenti. Sembra che si tratti dello stesso vampiro al quale dava la caccia Mastro Barlow.
Dalle parole di Mavor, comprendo a un tratto che questi sa qualcosa su Mastro Barlow e che me lo sta nascondendo. Perdo la calma, e infine Mavor mi dice che semmai mi dir� al momento tutto Ipovich, e che nel frattempo voleva solo avvisarmi, perch� se dovessi ritrovare il mio Maestro... "forse non avrei il coraggio di fare quello che bisogna fare".
Chi crede di essere, questo Mavor? Cosa puo' saperne? Tremo al pensiero che Mastro Barlow abbia fatto una fine cos� orribile.

Vaslui, 1 aprile 658
Domani proviamo a tornare a Telenesti. Il Guardiano sta sempre peggio, l'infezione si allarga e la ferita continua ad avere, quasi ogni giorno, uno "spurgo" improvviso, un fiotto di sangue vivo, si riapre e poi sembra dover ricominciare da capo.
A nulla valgono i decotti e la tintura di scrofularia, che pure ho applicato ripetutamente: le condizioni del mio compagno sono sempre piu' precarie.

Telenesti, 2 aprile 658
A Telenesti ci siamo infine arrivati. Ero preoccupato all'idea che il Guardiano non riuscisse a superare la giornata di viaggio, ma fortunatamente ce l'ha fatta. Qui per lo meno abbiamo un ambiente pi� confortevole per curarlo.
Nuovamente oggi la sua ferita ha fiottato sangue fresco. Non so proprio cosa pensare, ma Mavor e Istvan insistono per portare il ferito subito da Ipovich. Che altro fare? Dobbiamo confidare nella stregoneria, per combattere l'altra stregoneria che ha ridotto cos� il Guardiano dei Corvi? L'idea mi ripugna... ma poco conta ormai il mio parere: io stesso so di essere impotente dinanzi ad una simile infezione, e l'unica possibilit� che immagino, ormai, � l'amputazione.

Sdenka, 4 aprile 658
Finalmente Sdenka. Seduto nella locanda "il prete magro", attendo dolce compagnia per la notte, che spero sappia curare la spossatezza del mio corpo e la preoccupazione che serbo nell'animo.
Il Guardiano dei Corvi � stato portato da Ipovich in condizioni disperate. Il viaggio � stato penoso, con il giovane in deliquio e la ferita che continuava, quotidinanamente, a riaprirsi.
Spero che Ipovich sappia trovare come curarlo e che questa corsa non sia stata inutile.