La Marca di Havel




Mor



Il risveglio di Mor



Freddo.
Il niente a poco a poco si trasforma in freddo, nella consapevolezza di piedi nudi esposti alla neve, di muscoli intorpiditi. Non osi muoverti per non affrontare il distacco col vago tepore del suolo, attraverso le palpebre chiuse percepisci della luce.
Apri gli occhi lentamente, assaporando questo momento che per qualche motivo che ora non riesci a ricordare - ma sicuramente un motivo c'era - eri convinto che non sarebbe pi� tornato. Apri gli occhi e vedi bianco, tutto bianco intorno a te. E sopra la penombra della roccia, il rifugio offerto dalla montagna, una grotta.
Che strano sogno ho fatto - pensi - mentre meccanicamente ti viene da sbadigliare e subito rabbrividisci, ti tiri su sui gomiti - perch� tanta fatica? - ti tiri su sui gomiti e non riconosci la tua grotta. E intorno non sono i monti di Vallombrosa quelli che vedi, ma montagne irte, altrettanto familiari al tuo sguardo, ma pi� minacciose e coperte di neve. Riconosci il monte Norden, con la sua cima affilata come una lancia di ghiaccio, e sopra di te la vetta del monte Arber, dal quale sgorgano le acque che ingrossano il corso dell'Isen. Massaggiandoti il collo ti metti a sedere, le membra intorpidite per il freddo, le braccia coperte di peluria scura, tanto familiari ma allo stesso tempo sorprendenti. E le mani, forti ma sottili, dita nervose che stringi in un pugno - le tue mani, ma mani nuove, e insieme antiche.
Ti alzi in piedi, confuso in un corpo indurito dall'esperienza - un'esperienza che non ricordi, ma che ritorna nella sua eterna ripetizione alla mente, come un sogno dai contorni sempre pi� precisi - ed avanzi di alcuni passi verso l'imboccatura della tua grotta.
Il sorriso interminabile del mare, nella lontananza, oltre ogni foschia, ti d� il suo bentornato.
"Grazie Eos", provi a mormorare, ma dalla tua gola esce soltanto un borbottio indistinto, cavernoso. E dolore, ogni parola ti costa dolore. Quanti anni, quanti secoli sono trascorsi dall'ultima volta che questa voce ha pronunciato suono?
Lasci scorrere lo sguardo sui monti, sul cielo azzurro splendente, e respiri, l'aria fredda e rigenerante ti attraversa, le corde che imprigionano la mente si sciolgono a poco a poco, e la consapevolezza del Miracolo ti colpisce come uno schiaffo sul viso.
Mor.
Mor e Anders, insieme, in un unico corpo due anime intrecciate.
Guardi le tue mani nuovamente, lasci che i confusi ricordi che popolano la memoria ti tornino davanti agli occhi. E vedi Padre Michael schernito, alla gogna, vedi Anders che fa crollare le pareti di roccia, vedi Mor, mentre il Sangue di Kelost gli penetra nelle carni.
Rabbrividisci.
Ecco le risposte. Nascoste da secoli di isolamento, anni senza fine. Le risposte sepolte in una memoria stanca e ansiosa di dimenticare. Frammentarie, le risposte, immagini che si accavallano, nomi e lacrime abbandonati nelle pieghe del tempo.
Rivedi il cerchio intorno al Demonio, il volto incredulo di Cedric mentre Sorecht lo uccide. Ed ecco Varedan, il primo che ebbe il Coraggio del Sacrificio, Varedan che si tagli� la mano per colpire Kelost, il sangue che zampillava.
Il Sangue�osservi sotto la pelle chiara dei polsi i segni delle cicatrici, le righe bluastre delle vene. � l� dentro imprigionato il mio Nemico - capisci, con dolorosa sicurezza - e rester� con me fino alla fine dei giorni.
Ecco la Piana delle Lacrime, le rovine dell'antica citt�, ecco Kelost - � dentro di me, Eos proteggimi! - ecco il Demonio che avanza seminando la devastazione. E il Cerchio, il Sacrificio. Varedan fu il primo a capire. Varedan, saggio Cavaliere - lo hai visto tornare anziano - "anche il nostro minimo atto dovremmo compierlo per un fine" diceva, " e qual � la cosa pi� importante? Siamo riusciti nel nostro scopo? O ci risveglieremo un giorno desolati, stanchi, in mezzo a nuove macerie?" Varedan, amico mio� che avevi occhi pi� profondi a scrutare la verit� e che capisti per primo cosa bisognava fare.
Quello che bisogna fare.
Rowena che cade, il suo cuore palpitante nelle mani di Maya, Maya che non riesce a smettere di piangere, ma che tiene stretto il cuore dell'amica che ha appena ucciso, mentre il Demonio arretra, annaspa. E Colin che non esita, ma che rivolge l'ultimo sguardo al cielo azzurro prima di accecarsi con il suo stesso pugnale.
Quello che bisogna fare.
Tagliarsi i polsi, il sangue che scivola tiepido al suolo, la mente che si annebbia. Tagliarsi i polsi e ferire attraverso il proprio corpo quello del Demonio, che vacilla infine, dopo tanta onnipotenza.
Quello che bisogna fare.
Ed infine Sorecht, che prende per le spalle il ragazzino, e con la spada lo decapita. E Kelost cade al suolo, con un tonfo che fa tremare le rovine, ed un sordo boato nasce dalla terra.
Quello che bisogna fare.
L'arco nel cielo che si scolora, le nuvole che sanguinano. E il corpo senza vita del Demonio immortale che giace nel suo sangue. Avvicinarsi cautamente, increduli. Barcollando, troppo debole per il sangue versato, cadi a terra, poi soltanto dolore, Dolore insopportabile. Grida, grida pi� forti del tuono, mentre il Sangue del Demonio bruciava le carni e le penetrava, grida e oblio.
Il ricordo � doloroso, la fronte si imperla di sudore. Passi una mano sul viso, non senti pi� il caldo della lunga barba, un viso sottile che riconosci ma che non hai mai visto, e il tremore ti costringe ad appoggiarti alla parete di roccia. "Eos aiutami a fare quello che bisogna fare" mormori, ma nessun suono esce dalle tue labbra.

La giornata avanza, pian piano le disordinate immagini della tua mente trovano un significato. Riconosci i volti dei tuoi compagni di un tempo, stenti a distinguerli da quelli che ti sono compagni adesso, i morti di allora con i vivi di oggi. I loro nomi, Sieghard, Cedric, Rowena, Varedan e la timida Gisela, chi ha scelto il sacrificio e chi ancora non conosce la sua strada.
Ricordi il Fardello, e percepisci quello Antico, che scorre vivo nelle tue vene, pulsando dentro di te. Conosci la missione, le domande ritornano, nuove, e si intrecciano a quelle passate.
Infiniti giorni e infinite notti hai trascorso nella solitudine e nel silenzio, annullando la tua vita in una sventura eterna. Adesso forse � arrivato il momento di riprendere la Storia tra le mani e finire quello che hai iniziato� secoli fa.


Tutto quello che il vostro eremita preferito ha sempre cercato di dimenticare (e non c'� mai riuscito)



Chi era Mor prima di diventare un eremita?

Mor era un contadino della campagna non lontano da Havel. Zona vicina alla Piana delle Lacrime. Era un sottoposto di un signorotto locale, praticamente un servo della gleba. Cresciuto l� come un disperato, famiglia devastata e sfruttata, orde di fratellini.
Un giorno, avr� avuto 15 anni, sua sorella venne oltraggiata da un figliastro del nobile, una cosa comune da quelle parti e in quel contesto, ma Mor (che non si chiamava ancora Mor ma si chiamava Athor) non la prese bene, ed assal� il giovanotto, ferendolo al volto e sfregiandolo. Fu malmenato, gli fu fatta qualsiasi cosa per punire l'oltraggio, messo alla gogna e quasi ammazzato.
Ma un tale si fece largo mentre lui era sul patibolo della piazza del borgaccio squallido in cui era cresciuto e che era comandato dai nobili cattivoni, il cui nome di famiglia era Rogosel.
Il tizio, noto come Navarre, arriv� e nessuno osava fermarlo, prese il ragazzo dal patibolo, lo fece scendere e lo port� via.
Era un uomo maturo, un "santo". Tutti lo rispettavano. Lui si prese cura di Mor per qualche tempo, educandolo, parlandogli dei Dem�ni e della missione per la quale era destinato. Questo Navarre era uno mezzo sciroccato, ma le sue parole erano la verit�, i suoi sogni erano la verit�. Era stato in guerra a Memedir, aveva girato il mondo e conosciuto mille popoli, era saggio e buono.
Mor visse "nel mondo" per alcuni anni, vicino a Navarre che continuava ad assisterlo. Divenne forte e conobbe molte persone, facendosi rispettare nella citt� di Havel. Navarre gli disse infine che era arrivato il momento in cui ognuno scegliesse la sua strada. Ed entrambi partirono, per mete diverse.
Per alcuni anni Mor gir� la marca di Havel. Ebbe due figli, con due donne diverse, uno a Ovod, Michael, e un altro a Zagan, Alex.
Gli anni passavano e sempre pi� la solitudine gli si rese desiderabile. La sua fede era forte, ma distante dalle mode del tempo, dalla corruzione della curia. Trascorse alcuni mesi in un monastero ad Havel, finch� scelse di ritirarsi sui monti.
Qui fu raggiunto da un gruppo di tre cavalieri, che lo condussero nella missione che gli avrebbe trasformato la vita.

Chi erano i suoi compagni?

Tre cavalieri di Zagan. Per strade diverse erano giunti alla vocazione al cavalierato. Il preferito di Mor era Varedan, il capo dei tre, uomo coraggioso e reduce da Memedir. Gli altri anche erano forti e valenti. A loro si accompagnavano due donne e un ragazzino. Una delle donne, Rowena, era sorella di Varedan, vedova, giovane e bellissima. Suo marito era morto per colpa di Ramost il Demonio. Si era tolto la vita da solo, davanti agli occhi allibiti di Varedan. L'altra donna era una fanciulla di origini gitane, amante di Sorecht. Aveva poteri magici, Varedan e Mor diffidavano di lei, ma sapevano che non avevano altra scelta che tenerla con loro. Era quel che bisognava fare.
Il ragazzino era un orfano, raccolto lungo il loro viaggio. Orfano sopravvissuto ai Visitatori Notturni e alla devastazione del Demonio Kelost.

Perch� l'avventura? Che stava succedendo?

Un gran caos. La guerra infuriava a Memedir, grave crisi militare, i cavalieri prendevano un sacco di schiaffi. Si diceva che gli infedeli si fossero alleati con il Demonio Ramost. Violenza sfrenata.
Anche in terra di Havel iniziano a verificarsi strani fenomeni, che si possono facilmente riassumere in una gran quantit� di visitatori notturni e quindi botte da orbi dappertutto. Intere citt� distrutte.
E poi arriva Kelost in persona. Un essere fatto di tenebra, con un corpo oscuro e una forza incredibile. Non ammazza la gente lui direttamente, se non di rado. Ma il solo sguardo di lui e tutti si uccidono a vicenda nei modi pi� cruenti. Solo pochi, animati da fede enorme (pi� o meno ortodossa) e marchiati nel fuoco e nel sangue con il segno di Eos resistono, e solo con una certa difficolt�.
A Zagan il Cardinale (Aldebaran Charn) sta continuando ad allestire grandi spedizioni di crociate, mentre il Marchese dell'epoca, Lord Luc Donobel, � sull'orlo di cadere. La marca � stata da poco inglobata nel Regno Santo di Ankmaar, era un regno florido, e questo Luc Donobel � un pupazzo, altro che il vecchio Re, Lord Conrad, che era saggio e illuminato, ucciso insieme a tutti i suoi eredi con la conquista della Marca. Adesso inizia la grande crisi della Marca, ancora in corso.
Il Cardinale � sempre pi� potente e assume il controllo quasi assoluto del territorio della Marca (da allora infatti il peso politico del Marchese � sempre pi� ridicolo, salvo brevi periodi).
Intanto a Zagan la situazione sta precipitando. Il Vescovo, Conan Digory, subdorando la follia del Cardinale, manda tre cavalieri suoi fedelissimi a cercare il vecchio Navarre, a cui chiedere consiglio. E i tre cavalieri, assieme alla strana gente che si portano appresso pi� o meno raccattata per la strada, arrivano da Navarre, non lo trovano, per� trovano indicazioni su come raggiungere Mor. Lui � un eremita, non ne vuole sapere, ma Varedan ha visto Navarre in sogno, che gli ha detto di fidarsi di Mor, e gli ha fatto varie profezie di cui Varedan non ha mai voluto far parola con nessuno.
E cos� la compagnia si � formata e sono partiti alla ricerca del Demonio.

La quest vera e propria come si � svolta?

Nel sangue. Il gruppo avanza in un territorio devastato dalla violenza. Assiste e partecipa a vari massacri in pi� luoghi. Trova nicchie in cui il Male si � stabilito ordinatamente. E alcuni scagnozzi mandati non si sa da chi li seguono per picchiarli, forse la voce del complotto del Vescovo si � diffusa dove non doveva.
Avanzano e seguono la scia di violenza lasciata da Kelost, che segue delle rotte strane, come dei ghirigori sulla marca. E dove passa non rimane in piedi nessuno.
Ed ecco i cerch concentrici terminano nella piana delle lacrime, a sud di Havel. C'era una citt�, gi� in rovina per la guerra, la vecchia capitale ormai abitata da poche persone. Qui il gruppo raggiunge Kelost e si prepara ad affrontarlo a viso aperto nell'ultima battaglia.
Poco prima di raggiungere la capitale il gruppo raggiunge il demonio e l'affronta.
E le parole di Navarre, che apparve in sogno a Varedan, sono ci� che porta la soluzione. Navarre era apparso in sogno anche a Mor, con altre immagini. Valdemar porta la Verit�.
La visione di Kelost porta ad un desiderio di violenza immensa. Ma alla violenza il cavaliere risponde con il sacrificio. E sacrificio misto a violenza nell'attimo finale.
I due compagni uccisi dai compagni, nei nodi delle dita di Eos, saranno per sempre un dubbio: fu un sacrificio o un atto di violenza indotto dalla presenza del Demonio? Tuttavia hanno funzionato.
Quello che bisognava fare.

Perch� sono stati edificati i monasteri?

Kelost � un demonio immortale. Pu� solo essere smembrato, allontanato, rallentato, ma non c'era modo di ucciderlo definitivamente. E le sue componenti essenziali vennero allontanate in luoghi santi, nella forma della mano di Eos, che protegge la terra di Havel. I Demoni sono infatti molto "localizzati", legati a qualcosa di ancestrale nelle loro terre di origine.
Cos� la decisione dei Monasteri. La ricostruzione delle citt� di Havel e l'edificazione dei luoghi santi fu contemporanea. Il sigillo di Eos sui frammenti del Demonio, che ancora dorme nella Piana delle Lacrime.

Cosa pu� pensare di fare adesso quel poveraccio?

I ricordi sono confusi e arrivano a sprazzi. Non c'� pi� Navarre coi suoi sogni, anche se il vago ricordo di Anders di Warhait si sovrappone all'immagine del vecchio saggio.
Un saggio che non fa mai niente a caso, non ha mai fatto niente a caso in tutta la sua vita. E che ha scelto di suicidarsi per proteggere il Vescovo, ammesso che le due figure non si siano sovrapposte da sole in una memoria confusa.
Alla Piana delle Lacrime c'� il centro di tutto. L'origine e forse la fine di ogni male.