Il Voivodato di Tepesti




Vadim il fabbro

Vadim � il primogenito di Jernej Zerscikov, il fabbro di Uvjar, villaggio di discrete dimensioni sulle colline a nord di Tergoviste. Dopo di lui la madre Bozidarka partor� altri tre figli tutti maschi.
Vadim era un ragazzo molto pi� grosso dei suoi coetanei e fin da piccolo era molto silenzioso. Se ne stava quasi sempre da solo nella forgia del padre; gli altri ragazzi si prendevano gioco di lui per la sua enorme stazza e per la sua espressione ebete.
Dal canto suo Vadim si trovava molto a disagio tra quei ragazzetti che lo facevano solo arrabbiare. Lui gliele dava di santa ragione e poi le prendeva dal padre dal quale andavano tutte le mamme di Uvjar a lamentarsi dei labbri rotti dei figli.
Jernej era un buon fabbro, ma certo non era un buon padre: beveva molto e picchiava moglie e figli per poi uscire e farsela con altre donne.
Bazidarka era una donna imponente che badava solo alla casa e ai figli; anche lei non era delicata nei modi e spesso lasciava stampate le sue tozze cinque dita sulle guance dei bambini.
Vadim a differenza dei fratelli subiva i genitori senza versare una lacrima e pi� cresceva pi� passava il suo tempo davanti al forno a battere il ferro. Quello sembrava l�unico luogo dove le cose gli riuscivano bene; solo per quello sembrava tagliato il suo grosso fisico. I fratelli facevano invece gruppetto tra di loro e scaricavano le colpe sul fratello maggiore.
Vadim li inseguiva per tutta la casa per picchiarli, ma alla fine era lui e prenderle dal padre e dalla madre.
I fratelli comunque sapevano anche sfruttare il buon cuore di Vadim per farsi difendere e risolvere le controversie con gli altri amici nel paese.
A diciotto anni il corpo di Vadim era gi� troppo grande per entrare eretto nella casa e nella forgia del padre e la sua barba nera era gi� folta. Un giorno alla porta del laboratorio si present� un soldato del Kapitan di Tergoviste che lo convocava alla caserma. Era un brutto periodo per la citt� e il Kapitan aveva bisogno di ragazzi per combattere. In caserma cercarono di insegnare a Vadim le basi del uso della spada, ma al primo combattimento dopo i primi colpi con la spada la butt� a terra e prese il suo fido martello. Con quel martello e quell�enorme corpo uccise decine di nemici fin quando non ricevette preciso ordine di fermarsi.
Il Kapitan lo premi� e gli concesse di allenarsi con il martello da guerra piuttosto che con la spada, riconoscendo il suo particolare talento.
In ogni modo la passione di Vadim era fare il fabbro e solo davanti al forno si sentiva contento.
Le operazioni in cui � stato coinvolto sono state da una parte l'eliminazione di una banda di predoni vatravi, e dall'altra una serie di sanguinosissime incursioni nei bassifondi della citt�, di cui non ha mai compreso le finalit�. Ci dev'essere stato un grosso scandalo a seguito di questi torbidi, perch� tanto il Kapitan quanto il Borgomastro finirono sul palo.
Fu un anziano membro della corporazione degli armaioli, Stanislaw Wersky non implicato nella vicenda, e impressionato dall'abilit� di fabbro del giovane villico, ad intercedere presso i Dragoni ed a permettergli di fare ritorno ad Uvjar sano e salvo, a patto che tornasse regolarmente a Tergoviste per prestare servizio alla sua forgia.
Il paese cominci� a rispettarlo e le sue armi e armature erano segno di qualit� in tutto il circondario. Girava voce che Vadim, lo stupido gigante, fosse in grado si fare ogni cosa con un blocco di ferro; tanto che un giorno si present� alle porte del suo laboratorio a Tergoviste un gracile studioso. Vadim lo guard� attentamente dall�alto in basso attraverso le fessure dei suoi occhi, che sembravano meno stupidi solo quando prendeva le misure delle armature, e pare che disse: �A te non serve un�armatura � a te servono delle buone scarpe per scappare � io non sono un calzolaio!�. Lo studioso era Ivanov, un medico, un alchimista, un ammazzavampiri, un dhampir. Qualcuno della citt� doveva averlo mandato da lui.
Ivanov passo molto tempo nella forgia di Vadim a sudare, spiegandogli che aveva bisogno di alcuni utensili in metallo. Vadim non capiva bene i disegni e le spiegazioni, ma il giorno dopo present� al dhampir una ventina di oggetti appena forgiati chiedendogli quale fosse pi� simile a ci� che voleva. Dopo una settimana di correzioni Vadim fu in grado di soddisfare a perfezione le richieste del medico. I due facevano una strana coppia, ma andavano molto d�accordo. Ivanov fu uno dei pochi che riuscirono a trascinare Vadim fuori dalla forgia per prendersi una birra alla taverna. Lo studioso parlava sempre e il fabbro gli stava accanto con sguardo perso e il collo ingobbito per ascoltarlo. Tutti si chiedevano cosa potesse capire Vadim di quello che diceva il dhampir, ma al gigante faceva piacere che qualcuno gli parlasse e quando c�era qualcosa da fare alla forgia la realizzava subito. Cos� impar� a fare molti attrezzi strani e anche protesi.
Ivanov viaggiava molto e di ritorno da uno dei suoi tanti viaggi port� al suo amico un cucciolo di mastino tutto nero. Vadim quando lo vide non seppe cosa farci, ma dopo poco ci si affezion� e cominci� a portarselo dietro dovunque andasse. Il cane, Fedor, crebbe presto e divenne enorme come il suo padrone. Era un cane da guerra e nel suo sangue c�era la battaglia; non ci volle grande addestramento per renderlo un combattente di prima scelta.
Un inverno in cui Ivanov era fuori, mamma Bozidarka si ammal� gravemente e tutta la famiglia era molto preoccupata, ma nessuno sapeva a chi rivolgersi.
Fuori nevicava dall�alba e Vadim se ne stava al caldo della sua forgia a lavorare quando sent� bussare. Un tizio tutto infreddolito si precipit� dentro appena apr� la porta. Si scroll� la neve dalla cappa e si riscald� davanti al forno. Sembrava uno studioso, sia dal modo di fare, sia dalla parlata. Vadim ascolt� il suo racconto: gli si era rotto il carro a mezza giornata dal paese. Poi apprese che lo straniero sapeva curare e lo port� dalla madre. Il maltempo dur� varie settimane e i due ebbero modo di conoscersi. Lo straniero si chiamava Vanjar, faceva cose simili a quelle di Ivanov, e come lui viaggiava spesso. Grazie alle sue cure Bozidarka guar�, mentre Vadim si preoccup� di rimettere in sesto il carretto. Vanjar fu subito incuriosito dalle protesi che erano nella forgia di Vadim. Cos� i due strinsero amicizia e rimasero sempre in contatto. Lo stranier� mand� vari clienti dal fabbro, tra i quali anche Burian, un cavaliere dell�Ordine del Dragone.
Vadim fu impiegato di nuovo, forse su indicazione del suo anziano patrono, dal nuovo Kapitan di Tergoviste, per dei regolamenti di conti interni alla citt�, con la promessa, una volta affrancato dal servizio, di poter tornare definitivamente a Uvjar e prendere il posto dello Zolnjer del villaggio, Stephan Ovransky, mai ripresosi del tutto dalle ferite riportate nello scontro coi razziatori vatravi.
La vita del gigante sembrava scorrere finalmente serena, dopo l�infanzia tormentata dai genitori e dai fratelli. Mentre i primi invecchiavano, per�, i secondi crescevano e i guai in cui si cacciavano erano sempre pi� grandi. Poco avevano da dire il povero padre alcolizzato e la madre anziana.
Cos� un giorno i tre fratelli ne combinarono una troppo grossa, correndo dietro le sottane di qualche ragazzina. Le famiglie entrarono presto in faida e Vadim ci si trov� dentro senza neanche sapere come la cosa fosse cominciata. I suoi fratelli sembravano scomparsi e il vecchio padre se la prese con lui dicendo che era un vigliacco se non difendeva l�onore della sua famiglia.
Ma che onore poteva avere una famiglia come quella!
Comunque Vadim prese il suo cavallo, Zverev, e Fedor e per la prima volta usc� dai terreni di Tergoviste per recarsi al Volo del Corvo a versare il tributo di sangue per la sua famiglia. Da quel giorno � in giro per il voivodato alla ricerca del suo primo nemico: Ilich. Il suo cuore resta sempre alla sua forgia dove anela tornare al pi� presto.