Annika ha scritto:Dora Barrow è complice di omicidio, e l'importanza assurda della vittima (fratello di un Barone, nonchè Abate) ha spinto i giudici a decidere per la pena di morte. Ovviamente ci sono margini di discrezionalità, e forse il fatto che la sentenza sia stata decisa proprio a Chalard ha influito negativamente sul destino della ragazza.
Senza parlare dei furti, quasi altrettanto gravi: personalmente sono d'accordo con la sentenza.
Mi permetto di menzionare anche:
http://www.myst.it/cyclopedia/Granducat ... 0#Le_Leggi , che aiuta a fare luce sulla gravità dei vari reati.
1. L'uso della tortura, che forse merita qualche contestualizzazione più precisa, spiegando come viene normalmente vista e "sentita" sia a livello comune che ecclesiastico. La differenza tra la tortura che viene adottata dall'Inquisizione e quella invece civile. Quanto è normale che un personaggio si "scandalizzi" davanti all'uso della tortura?
Ribadisco il mio punto di vista sull'argomento, che ho comunicato anche a Matteo in chat ieri.
- La tortura, nell'ordinamento giuridico di Greyhaven, viene intesa come un metodo di coercizione fisica o psicologica volto ad arrecare dolore e/o paura del dolore: non ha pertanto niente a che spartire con amputazioni, mutilazioni o danni permanenti di qualsiasi tipo.
- La tortura è sempre vista come una pena, non come un metodo di interrogatorio. Questo significa che, a differenza di quanto accadeva nel nostro medioevo, caratterizzato da una chiesa meno esemplare di quella di Myst e da libertà civili/sociali minori, il ricorso alla tortura della "presunta strega" o del "presunto criminale" in fase istruttoria non è previsto: la tortura è quindi parte della condanna, e non un mezzo per arrivare alla condanna.
- La tortura ha due funzioni fondamentali, una pubblica e una privata: la prima consiste nel suo utilizzo come mortificazione pubblica dell'individuo reo comprovato, che il giudizio del magistrato ha privato dei più elementari diritti umani ("è una bestia, quindi va percosso come le bestie"): in questo senso è una pena impartita a scopo punitivo e non ha scopi ulteriori, se non quello di "impressionare" il pubblico che assiste, educandolo mediante paura.
- La seconda consiste nel suo utilizzo come metodo di raccolta di prove e informazioni *ulteriori* nel caso in cui il condannato non abbia intenzione di pentirsi e/o di confessare quello che sa: anche in questo caso l'individuo viene giudicato "come le bestie", rifiutando la possibilità di riconoscere i propri crimini, pentirsi dei propri errori e porre rimedio alle proprie azioni... e "come le bestie" viene trattato, nella speranza che il dolore fisico faccia le veci di una coscienza che, evidentemente, non possiede. E' importante comprendere che con "prove e informazioni *ulteriori*" si intendono testimonianze che riguardano altre istruttorie e/o situazioni processuali passate, presenti o future (es. colpevolezza, innocenza o ubicazione di altri individui, informazioni particolari, o altro).
- La tortura non può essere impartita dal singolo cittadino e/o da qualsiasi individuo che non sia stato esplicitamente autorizzato a seguito della promulgazione di un verdetto da parte di un tribunale regolarmente costituito.
Non viene fatta particolare distinzione tra l'aspetto istituzionale e quello "morale/religioso" perché le leggi di Greyhaven sono il risultato dei compromessi tra stato e chiesa. La chiesa "accetta" pertanto questa visione del condannato e la facoltà del tribunale, inteso come organo laico, di esercitare la tortura nei modi sopra descritti: che poi il singolo sacerdote o paladino sia solito storcere il naso e/o si senta costretto a intervenire per mitigare o alleviare le sentenze, offrendo il proprio aiuto per commutare questa ed altre pene, è ovviamente cosa buona e giusta: tale scenario avviene in continuazione e non soltanto per la tortura.
Per quanto riguarda i tribunali ecclesiastici, il cui esempio più concreto è fornito dall'operato dell'Inquisizione, la questione "legale" non cambia: a cambiare sono ovviamente le modalità con cui si ricorre alla tortura. Il tribunale laico tende a farne un uso frequente, spesso considerato "eccessivo", talvolta per velocizzare le pratiche processuali: vi sono inoltre senz'altro casi di torture "irregolari", condotte su individui non ancora condannati o non previste dalla condanna, praticate per supplire all'impossibilità di condurre indagini vere, per evitare di condurle o persino per costruire una verità alternativa in sede processuale. Il tribunale ecclesiastico tende invece, compatibilmente con la visione religiosa della tortura, a vagliare in modo completo ed estensivo qualsiasi altra possibilità alternativa: il ricorso alla tortura fisica è previsto soltanto in casi veramente eccezionali.
Due parole infine su quanto fatto ieri da Loic a Maersinelle. E' definibile, astrattamente, come tortura? Probabilmente rientra nella definizione ampia di tortura psicologica, che spinge totalmente sulla paura del dolore e per nulla sul dolore: possiamo dire che è un caso di scuola, "perfetto"... Una metodologia particolarmente umanitaria, che va applaudita e che ha il pieno supporto della chiesa. L'oggetto dello sdegno, in una società come quella di Myst, non ricade quindi sul concetto astratto (o se preferite "moderno") evocato dalla parola, ma sull'utilizzo deteriore delle pratiche di tortura fisica in quanto tale: la particolare "psicologia" operata da Loic non suscita alcuno sdegno e, pertanto, è un possibile esempio di "tortura" accettata e adottabile anche dalla Chiesa.
La pena di morte secondo me deve continuare a starci, e in generale la giustizia non deve apparire alla gente tipo i pg come qualcosa di "blando" e ridicolo. Io vorrei evitare l'idea secondo cui se finisci alle guardie, pur essendo un mascalzone dichiarato, o esci poco tempo dopo (tipo il Barcarolo) o ti rivendi le informazioni per ottenere un trattamento confortevole (tipo il cattivone di Surok, vero o falso che fosse).
Sono d'accordo. Ricordo però che il Barcarolo è uscito di prigione perché i PG non hanno avuto il tempo e il modo di costruirgli intorno un caso, dandogli la possibilità di ricorrere alle sue amicizie nel settore per cavarsela a buon mercato. Lì la colpa non è stata dell'inefficienza della giustizia, semplicemente mandare in prigione il Barcarolo non è un traguardo facilmente raggiungibile in timeburst e abbandonando la città il giorno dopo. Il messaggio che io spero venga compreso è che la giustizia può funzionare, ma farla funzionare è un compito difficile e impegnativo.
Mi rendo conto che questo discorso farà sentire molti PG presenti e futuri autorizzati a "tagliare corto", bypassando la pratica giudiziaria e amministrandola personalmente. Cosa dire a riguardo? Ognuno è libero di interpretare il PG che vuole, ben venga il solito cliché alla Callaghan/Wolverine se è quello che piace e va per la maggiore: basta essere d'accordo sul fatto che una giustizia imperfetta o persino corrotta non renderà questo atteggiamento giustificabile agli occhi della chiesa, della morale comune e della legge.
Un Loic che decide di lasciare i Crane alle guardie rinunciando ad ammazzarli subito è giusto che abbia buone probabilità che ci pensi qualcun altro ad amministrare (legalmente) la giustizia con la dovuta severità: altrimenti il rischio di cedere alla tentazione della "giustizia privata" appare ancor più concreto.
In realtà io trovo abbastanza normale che un comune cittadino di Sarakon possa trovare la giustizia talvolta complicata, ferraginosa e imperfetta: quello che mi sembra anormale è che questo individuo senta così forte il diritto a sperare/auspicare a qualcosa di diverso, magari pensando a un futuro più giusto, sensato e umanitario (leggasi: moderno) che sente di meritare, ribellandosi all'ingiustizia in cui comprende di vivere, arrivando al punto di voler risolvere da solo questi difetti. L'individuo che ragiona così è frutto di una precisa scelta interpretativa: è l'outsider, il ribelle, lo
Spartacus della situazione, l'eroe.
Non è, nè sarà mai, un buon esempio di cittadino comune, esattamente (anche se per motivi diversi) come non lo è la ragazzina con 50 in spada. Come ho detto sopra, io lo considero, appunto, anormale, nel senso di
deviante.
E' un errore divertirsi a fare questi personaggi? Secondo me no. E' un errore pensare che questi personaggi siano "la norma"? Secondo me si, ed è un errore dovuto al fatto che non ci si cala correttamente nel periodo storico e nell'ambientazione proposta. Il PG che uccide i Crane invece di consegnarli alle guardie è un personaggio
deviante, a prescindere dall'operato delle stesse: e lo è nella società di Sarakon esattamente come lo sarebbe nella società odierna. Magari nella nostra realtà non ucciderebbe i Crane ma evaderebbe le tasse, ma la sua giustificazione sarebbe la stessa:
perché devo seguire le norme, visto che non funzionano? perché devo essere io l'unico coglione? E' piu' giusto così.La gestione di prigionieri dotati di poteri strani secondo me è impotante che sia studiata bene, nel senso che indubbiamente un incantatore, per dire, è problematico da tenere sotto sorveglianza. Da una parte se condannato per reati civili è secondo me ragionevole che sia visitato da giudici itineranti piuttosto che venire spostato fino ad un tribunale stabile, e secondo me in secondo luogo il fatto che i poteri magici siano utilizzati nel compiere dei reati andrebbe considerato un'aggravante e punito con severità.
In particolare i giudici secondo me se sono incerti se assegnare reclusione a vita o morte ad un condannato che si trova "in bilico" tra le due pene, se quella persona è dotata di PotM è più facile che assegnino la morte, per evitare anni e decenni di complicata gestione della prigionia da parte dei carcerieri.
Immagino che ogni feudo si organizzi sulla base di quanto "ne sa" sull'argomento: quello che descrivi tu mi sembra comunque andare benissimo come protocollo generale. In questo verranno comunque in aiuto i paragrafi sulla magia che prima o poi scriverò e che contengono numerosi spunti per risolvere problematiche di questo tipo.
Oltretutto in teoria la reclusione come pena è un concetto piuttosto raro, o avviene in un Monastero (ma in casi particolari), oppure sono lavori forzati. E una persona in grado di volare, mettiamo, o di fare chissà cosa, ai lavori forzati non ci si può mandare.
Assolutamente d'accordo: la reclusione in Monastero io la immagino comunque come una pena che viene data a personalità "significative" (aristocratici anziani, donne con situazioni "delicate"...) e in ogni caso incapaci di nuocere: è, in altri termini, una sorta di "privilegio", pur nella condanna. Mi piace come soluzione per Emmanuelle Beart e per Zoì Dalassana, mi piace ovviamente assai meno per chiunque possa seriamente nuocere o scappare. Il Mago nel monastero va bene se è il figlio indisciplinato del Dominus, non certo se è un mago qualsiasi pentito per i suoi crimini.