Uao!!
Sto riuscendo a scrivere con buona regolarità!! E quindi ecco il decimo capitoletto!
X.
Arrivarono dopo pochi minuti; un gruppo di orchetti, non riuscì a contarli, circa una decina, come aveva indovinato dalle impronte. Avanzavano a passo veloce, disordinati come solo un gruppo di orchi poteva essere su di uno stretto sentiero di montagna, pestandosi i piedi, spingendosi e imprecando. Sentendoli avvicinare aveva tolto quattro frecce dalla faretra e le aveva impiantate nel terreno alla sua destra, ora stava tendendo l’arco. Scoccò mirando a un alto orchetto nelle retrovie del gruppo. Lo colpì in petto, appena sotto il collo possente, e quello cadde indietro con un urlo strozzato, urtando il compagno che lo seguiva.
Scoccò di seguito una seconda freccia contro l’orchetto di testa, a circa dieci passi di distanza, colpendolo in volto e facendolo crollare a terra con un tonfo metallico. Il resto del gruppo si arrestò stupito; un grosso capitano, con lunghe braccia coperte da piastre metalliche, scavalcò di un balzo il corpo dell’apripista alzando il largo scudo a proteggersi e brandendo una spessa scimitarra. Gli altri, seguendo il suo esempio, si ripararono anch’essi, scrutando ai lati del sentiero imprecando e agitandosi: ancora non avevano compreso cosa stesse accadendo.
Tese la corda dell’arco; il fischio acuto e il sordo tonfo della freccia gli assicurarono che anche quel colpo aveva raggiunto il suo bersaglio: uno degli orchetti più avanzati che si era voltato a controllare il versante della montagna. Cercò l’ultima freccia infissa nel terreno al suo fianco, ma la mano non la seppe trovare subito e così si voltò d’istinto a cercarla: quel movimento lo rivelò al capitano, che con un grugnito astioso lo indicò agli altri e caricò da meno di sei passi. Il basso dirupo ancora lo proteggeva, così, trovata finalmente l’asticella piumata, la incoccò e tirò veloce ad un basso orchetto che stava per arrampicarsi lungo la scarpata alla sua destra. Riuscì a vedere il dardo colpirlo al fianco, poi dovette abbandonare l’arco, afferrare l’elsa della spada ed affrontare il grosso orchetto che oramai lo aveva raggiunto; aveva superato quasi di un balzo i quasi sei piedi che lo separavano dal sentiero in altezza.
Parò il colpo della scimitarra rivolgendo la lama verso il basso: ancora la sua posizione si dimostrava vantaggiosa, poiché l’orchetto doveva arrancare per salire, e i suoi piedi non trovavano appigli sicuri. Così calò un fendente di traverso, fra la lama levata del suo avversario e lo scudo proteso: colpì la spalla destra protetta da una cotta di maglia e la sua lama penetrò a fondo, obbligando il grosso orchetto a fermarsi. Con un calcio sul petto lo allontanò da sé, liberando la lama e al contempo facendo rotolare il nemico sul sentiero. Due altri orchetti, dietro il primo, si trovarono da questo, intralciati. Allora si diresse verso destra, dove altri due orchetti erano già saliti oltre la scarpata ed avanzavano, uno dietro l’altro, verso di lui. Saltò con un balzo su di una posizione superiore, appoggiandosi alle radici di un albero con cui protesse il suo fianco sinistro. Di nuovo calò il braccio, con tutta la forza che poté, sull’avversario, colpendolo sullo scudo: il colpo del nemico, con una corta mazza, si abbatté sul tronco che lo proteggeva. Si lanciò sul seguente, protendendo la spada in avanti mentre estraeva il forte pugnale che portava al fianco. L’orchetto scartò, evitando la spada, ma oramai era riuscito a annullare la distanza fra loro e gli si gettò addosso, abbracciandolo con il braccio destro e affondando il pugnale nel collo non protetto dell’avversario: un fiotto caldo lo colpì al viso.
Si volse verso il nemico armato di mazza, mentre l’orchetto appena ucciso scivolava alle sue spalle. Oramai il suo vantaggio iniziale stava svanendo. Gli orchetti non erano più sorpresi, ora sapevano contro chi stavano misurandosi. Inoltre, oltre all’avversario che ora aveva di fronte, i due orchetti che avevano dovuto scavalcare il corpo del loro capitano erano saliti oltre la scarpata e stavano avanzando; un altro li seguiva a poca distanza e altri tre si trovavano ora alla sua destra, ancora sul sentiero. Ne indovinava le figure al margine della sua visuale, temette avessero archi o balestre: doveva muoversi velocemente.
Caricò l’avversario proprio mentre questo si lanciava a sua volta. Evitò la mazza tirandosi indietro all’ultimo momento, puntando i piedi contro una radice sporgente; lasciò che caricasse il colpo una seconda volta, da sinistra a destra, e lo parò con la spada, spingendo con forza alla propria destra, per scoprire il fianco dell’avversario e lo colpì con il pugnale con potenza all’altezza dei reni. L’orchetto lanciò un grido strozzato e si piegò su sé stesso, sferrando un forte colpo con lo scudo, che lo colpì alla gamba destra. Sentì la botta, ma non si fermò. Scavalcò il corpo accasciato, sentì un sibilo alle sue spalle seguito da un tonfo in alto, a sinistra: un freccia scoccata lo aveva mancato e si era conficcata nel legno.
Si buttò allora alla sua destra, saltando sul sentiero evitò lo scontro con i due grossi orchetti armati di corte spade. Appena fu a terra si voltò e corse incontro ai tre orchetti che erano rimasti indietro. Ora li vedeva chiaramente a meno di dieci passi: due bassi orchetti, uno con un corto arco a cui stava incoccando una seconda freccia, l’altro con due brevi scimitarre, una per pugno. Il terzo, a differenza degli altri due, era più spostato dal sentiero, stava salendo lungo la scarpata; era più grosso, stringeva una lama ondulata e aveva un lungo scudo che lo proteggeva sul fianco sinistro.
Si diresse più veloce possibile contro l’arciere. L’orchetto tirò, mentre l’altro si scostava impaurito. La freccia lo colpì al fianco, non fece in tempo ad evitarla completamente, ma fu scoccata da troppo vicino e non ebbe la forza per penetrare completamente la sua leggera cotta di maglia. Sentì un dolore acuto sulla pelle, una spanna sopra l’anca sinistra, i muscoli dell’addome si tesero. La sua corsa non si fermò: il colpo non era penetrato a fondo nella carne e non lo impediva nel movimento. Abbatté la lama della spada sull’arco levato a protezione; il legno si spezzò e cadde assieme all’arto amputato che lo stringeva. Da destra il secondo orchetto stava caricando, lo evitò andando a spingere il corpo ferito dell’altro per farlo cadere lungo il dirupo di massi. Fatti pochi passi l’orchetto si riprese, ma era troppo tardi: con un’ultima spallata fu scaraventato nel precipizio urlando di terrore.
[continua...]
So di non essere bravo a scrivere di scontri concitati... se avete dubbi su cosa sta succedendo vi mando un disegno!!
Ciao