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Discussioni sul GdR in generale e su tutto ciò che altrove è off-topic.

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Elmer's pupil
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Messaggioda Elmer's pupil » 11/01/2005, 0:01

Scrivete, scrivete...che io leggo. Anna deve essere un po' occupata in questo periodo :wink:. Ma tu non ti perdere d'animo, concludi la tua storia, così lei dovrà rispondere dopo con un racconto completo!
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Garabombo
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Messaggioda Garabombo » 11/01/2005, 9:25

Lo so, lo so che è un po' impegnata... ed è solo per questo che la perdono!!!

Scherzo... e quindi aggiungo un altro capitolo...

“Onore a te, Signora del Flauto!” Salutarono le voci degli uomini attorno al fuoco, le teste chinate in segno di rispetto. Una voce continuò: “La Madre del Fuoco è ansiosa di sapere: si terrà la Festa della Rinascita?”
L'uomo che aveva parlato per ultimo era alto, i suoi capelli bruciavano, alla luce delle fiamme, del giallo di un campo di grano al tramonto; i suoi occhi di un blu cupo la fissavano severi sotto la piega delle sopracciglia. L'uomo che era stato suo marito negli ultimi dieci anni la guardava da dietro quello sguardo severo: ne indovinò l'odio, e il rancore di un uomo mai amato, che si era sempre sentito superato da qualcuno che considerava inferiore. Leggeva nei suoi occhi che non le avrebbe risparmiato quell'ultima prova.
Non sapeva se il suo corpo avrebbe saputo sopportare la fatica del ballo, se le sue gambe avrebbero danzato con la grazia di un tempo, se i suoi piedi avrebbero rammentato ogni passo ed ogni pausa. Soprattutto non sapeva se le sue mani sarebbero state capaci di evocare la potenza della musica come nella sua giovinezza. Ricordò di un tempo in cui avrebbe potuto piegare il destino del mondo al suono delle sue note, ricordò del vibrare del mondo attraverso il legno del suo flauto. Ma un giorno l'amore l'aveva colpita con la freccia sbagliata. Invece che dagli occhi del suo promesso sposo desiderava essere guardata dallo sguardo verde di un esile ragazzo. Masca allora era ancora più magro di adesso; e i suoi occhi avevano una luce forse più malinconica. Ma aveva il cuore grande come quello di un Malamuth, e delicato come i petali di un fiore delle rocce. Questo non gli aveva impedito di diventare il più giovane Esploratore della comunità, e di essere riconosciuto e onorato da quasi tutte le valli della piana per l'abilità e l'audacia. E si era dimostrato anche discretamente incosciente quando aveva chiesto la sua mano alla Madre del Fuoco. Ma era stato da questa rifiutato, e addirittura costretto ad un esilio di dieci anni, per non disonorare con la sua presenza le nozze fra la futura Signora del Flauto e il più giovane Capo Caccia a memoria d'uomo. Shabra lo aveva convinto a non disobbedire all'ordine ricevuto: sapeva che Vedrer, il suo futuro marito, non avrebbe sopportato di saperlo vivo ed aveva tutti gli Uomini della Lancia piegati al suo volere. E così Masca era partito, ma si erano spesso incontrati nei territori del sogno e dell'illusione, fino a quando Masca non era tornato in una notte di pioggia cinque anni prima. E da allora ad ogni cambio di stagione, per tutti i cinque anni, era tornato a farle visita di nascosto. Sorrise ripensando al tempo percorso. “Grande Capo Caccia, puoi mandare a dire a Vedra che la danza si farà.” Disse guardando il marito negli occhi. Poi chinò la testa in direzione degli uomini attorno al fuoco e infine si volse verso Masca. “Puoi andare, Guida e Scudo, non ho più bisogno della tua protezione per questa notte,” gli disse, “che tu possa riposare lungo un sentiero sicuro.” E lo benedisse sulla fronte.
Masca si chinò e rispose “Il tuo sonno sarà sicuro, Signora. Ci rivedremo al mattino del nuovo giorno.” Quindi si alzò e si avvicinò al fuoco dove sedette ed estrasse dal suo sacco una focaccia: sulla sua schiena, sotto il sacco, era ricomparsa la corta spada ricurva che utilizzava come arma. Shabra sorrise: “Vecchio guerriero, vuoi dimostrare a questi giovani il tuo potere? Ma non vedi che hanno paura del tuo solo respirare?”. Unjarta lo aveva nel frattempo raggiunto e divisero assieme il cibo.
[Continua...]

Purtroppo da questa parte in poi... sigh!! Una notte ero completamente preso ed ho scritto tutta la storia, scritta pure bene!! E poi il pc ha fatto le bizze ed ho perso tutto (tranne i primi tre capitoli)... e così ho riscritto tutto, ma non sono riuscito a ritrovare lo stesso ritmo... e mi soddisfa un po' meno... ;(

Ma così è... se mi pare, e quindi me lo tengo!

Ciao

:shock:
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Messaggioda Annika » 11/01/2005, 23:15

Effettivamente è così! Tornero' operativa e trezzona tra qualche giorno, portate pazienza e perdonatemi!

:cyclopsani:
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Messaggioda Garabombo » 12/01/2005, 10:51

Va bene, va bene... aspetteremo con ansia il tuo ritorno... per ora ecco il nuovo capitolo...

Shabra entrò nel rifugio alle sue spalle e sedette. Guardò le proprie mani, quindi estrasse il flauto di legno nero dalla borsa e lo portò alle labbra. Cominciò a suonare una musica lenta, riprendendo il suono del vento nella piana. Quindi modulò il suono della pioggia che batte sulle pietre della valle e di fanciulle che cantano attorno ad un focolare. Suonava note lente, perché il dolore alle mani non le consentiva altro che quelle, ma suonò con la passione che la aveva animata durante le prime feste della sua giovinezza. Sentì le stelle entrare nel capanno e ruotare sopra il suono del suo flauto, avvertì le essenze degli uomini attorno al fuoco essere rapite e portate al suo cospetto, a danzare al suo volere. Sapeva che le teste delle persone al di là delle tende che coprivano l'uscio del suo rifugio erano tutte voltate verso l'origine della musica. Vedeva Masca, con il capo chinato, piangere silenzioso al suono del suo dolore. E vedeva Vedrer sorridere, comprendendo il perché della lentezza della musica.
Lo vide entrare furioso nella sala ove lei stava insegnando alle sue allieve e calciare a terra un braciere, urlando fuori di sé “Andatevene! Andate via! Devo parlare con la vostra signora! VIA!”. Lei aveva fatto cenno alle ragazze impaurite di allontanarsi e poi si era alzata tranquilla ad affrontare suo marito.
“Giaccio con te, ma i tuoi figli non mi assomigliano! Come è possibile, strega?” Quel giorno loro figlio maggiore era entrato nella Lancia: aveva superato tutte le prove, ma tutti avevano potuto vedere come fosse di corporatura più bassa rispetto ai suoi coetanei, e molto più agile. Un giovane Masca si era presentato agli anziani, non un giovane Vedrer: non aveva più potuto sopportare.
“Il tuo seme è debole e non è destino che la mia gente e la tua si uniscano. Te lo dissi quando volesti sposarmi, ma non mi ascoltasti.” Gli disse calma.
“No! Tu sei mia, sei stata mia e non sarai di nessun altro! Io unirò le nostre genti, i miei figli le governeranno! Tu e Masca morirete e non potrai fare nulla per impedirlo.” Continuò Vedrer e si fece più vicino.
“Sì, sono tua e lo sono stata. Io e Masca moriremo e non farò nulla per impedirlo. E unirai le nostre genti, ma non saranno figli tuoi che le governeranno.”
Gli occhi dell'uomo lanciarono fiamme, e un incendio salì sul suo volto. Fu su di lei, alto e imponente come una torre, ma ancora una volta non la toccò, la guardò e si volse allontanandosi come nube temporalesca. Fin da quando, passati i pochi anni in cui davvero era innamorato, si accorse che i suoi figli non gli assomigliavano e che lei non lo amava, aveva cominciato a vessarla e ad umiliarla in ogni occasione. Ma non aveva mai avuto la forza di picchiarla o usarle violenza fisica: il timore del potere della Signora del Flauto era troppo forte. Ma da quando Masca era tornato a farsi vedere nella valle, poco meno di un anno prima, ed era diventato Guida e Scudo, il comportamento di Vedrer si era fatta ancora più spietato. I loro tre figli erano cresciuti con capelli castani e occhi verdi, che diventavano grigi alla luce calante del tramonto. Inizialmente Vedrer non si accorse di questi particolari, ma presto la corporatura gracile dei due figli maschi lo aveva reso sospettoso. Poi suo figlio maggiore aveva superato tutte le Prove. Proprio quel giorno Vedrer chiese alla Madre del Fuoco che la Signora del Flauto, sua moglie, si esibisse alla successiva Festa della Rinascita.
[Continua...]

... meno 3!!! (Non centra niente il racconto... ci sono ancora 5 capitoli)...

Salud

Michele
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Messaggioda Garabombo » 13/01/2005, 14:52

Continuo a mettere un capitolo al giorno... sperando che qualcuno legga (come è bello piangersi addosso!!! :) )

Stava rivivendo questi ricordi quando, improvvisa, una visione balzò sopra tutte le altre; vide zanne feroci e fauci spalancate, occhi con pupille come fenditure nella roccia guardarla bruciandole l'anima. E vide un animale possente balzare. Urlò. La visione svanì, ma Shabra si precipitò fuori dal capanno urlando: “Un leopardo! Un leopardo!”
Gli uomini attorno al fuoco si riscossero e balzarono in piedi imbracciando le loro lance. Vedrer, che evidentemente si era avvicinato mentre lei stava suonando, le venne incontro con la sua corta picca e la gettò a terra, quindi scrutò nelle tenebre oltre il capanno imbracciando l'arma con entrambe le mani. Sentirono il ruggito di un grosso felino, quindi rumore di pietra pestata e di arbusti schiacciati. Infine silenzio.
Un'ombra ondeggiante avanzò nell'oscurità. Quando fu vicina alla luce del fuoco riconobbero un uomo coperto di sangue camminare verso di loro. “Un branco era in agguato, ma sono stati sorpresi e ora sono fuggiti.” La voce di Masca parlò da sotto il sangue che ne ricopriva il volto. Shabra si alzò, i brividi della visione che ancora le correvano nella schiena. “Stai bene, Masca?”
“Sì, mia Signora. Unjarta ha sorpreso il leopardo su di un fianco, è stato facile ucciderlo!”
Shabra sorrise, finalmente la tensione era sparita: “Oh! Un nuove Esploratore sta crescendo!” e guardò il ragazzo che in quel momento compariva nel cerchio di fuoco, l'espressione seria, ma gli occhi sfavillanti di gioia. Egli si sedette a fianco del suo maestro, che aveva nel frattempo preso un panno e stava pulendo il sangue dal proprio corpo.
Shabra sentì la tensione abbandonare anche il corpo di Vedrer, alle sue spalle. Ma subito ne sentì montare la rabbia. “Uomini della Lancia!” Urlò il Capo Caccia, “è ora di attendere ai vostri compiti! Le sentinelle raggiungano i loro posti, gli altri a dormire, domani partiremo presto!”
Alle parole del loro capo anche gli altri uomini attorno al fuoco si riscossero. Per tutto quel tempo avevano guardato Masca e il ragazzo con volti stupefatti. Si mossero velocemente ed in breve attorno al fuoco rimasero solo i due esploratori: l'uomo adulto che puliva il ragazzo, immobile e perso con lo sguardo nel fuoco.
Shabra chinò il capo, stanca, e rientrò. Aveva suonato! Dopo tanti anni ancora aveva fatto correre le sue dita lungo i fori del flauto. Sapeva che avrebbe avuto la forza di suonare per sempre, e di evocare immagini potenti. Ma le sue dita ora erano spezzate dal dolore, la difficoltà di musiche diverse le avrebbe immobilizzate? A questo non sapeva rispondere. Immaginò la Festa della Rinascita, ricordò ogni scala, si vide a terra, sconfitta, ed una delle sue Adepte avrebbe dovuto reciderle i tendini dei polsi e delle caviglie e prendere il suo posto. Masca non lo avrebbe permesso, e sarebbe morto sotto i colpi della Lancia.
[Continua...]

Abbiamo passato la metà e ci avviciniamo alla conclusione...

Ciao
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Messaggioda Elmer's pupil » 14/01/2005, 1:35

Io leggo, io leggo, non ti disperare e non ti interrogare........ :evilbat:

Il Maestro della Contesa 8)
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Messaggioda Garabombo » 14/01/2005, 14:58

Ave magister! Mi inchino davanti al Padrone dei Destini!
E quindi nuovo, corto, capitolo.

Il viaggio di ritorno fu veloce e senza incidenti. Raggiunsero nel pomeriggio inoltrato del giorno la stretta bocca della valle e ne cominciarono la discesa calandosi attraverso stretti passaggi. Quindi, il giorno successivo, si inoltrarono nel crepaccio che piano si allargava e, già a metà giornata, poterono camminare lungo il piccolo torrente che scorreva nel fondovalle. Il terzo giorno raggiunsero il Focolare della Valle Luna e furono accolti da tutta la comunità festante. Un migliaio di persone li salutavano chinando il capo e portando le punte delle dita alla fronte: davanti le Madri e dietro la gente del clan. Molte grida e urla erano dedicate a Unjarta, che aveva ucciso il suo primo Leopardo a dodici anni. Il ragazzo camminava sognante e Masca stesso lo onorava portandogli l'arma ed il bagaglio e seguendolo come un servo.
Quando giunsero davanti alla Casa del Flauto le adepte corsero incontro a Shabra e la circondarono abbracciandola allegre e felici. Lei le salutò una ad una e quindi si volse verso il seguito che la aveva accompagnata durante il pellegrinaggio. Congedò gli uomini della Lancia ringraziando loro ed il loro capo e chinandosi assieme alle sue allieve dinanzi ai più forti guerrieri della comunità. Per ultimo salutò Masca. Si volse verso di lui e disse: “Ti saluto, Guida e Scudo, e ti ringrazio della tua protezione e del tuo passo sicuro. Va', ora, e riposa. Presto, forse, cammineremo ancora insieme.”
Allora Masca pose i suoi bagagli ed estrasse la lama da dietro la schiena. Cominciò a farla roteare urlando: “Io sono la Guida: chi ti disonora io porto davanti al giudizio. Io sono lo Scudo: chi ti assale io lo abbatto! La strada su cui cammini è diritta, perché io la piego al tuo volere! Il giorno che ti accoglie è sereno, perché io caccio la tempesta!” Il movimento della lama produceva un forte ruggito. Tutti lo guardavano con sguardi in cui ammirazione e paura si alternavano. “Io sono la Guida! Io sono lo Scudo!” Infisse con forza la lama nel terreno e si inginocchiò; “Chiamami, io sarò al tuo fianco” disse infine a bassa voce e la guardò negli occhi.
Shabra sentiva la gioia esploderle nel cuore e per la prima volta in tanti anni permise che parte del suo amore fosse mostrato in pubblico: rise felice e disse, guardandolo negli occhi: “Sì, amico di una vita, sarai al mio fianco! Ora va', prima che tu terrorizzi tutti gli abitanti di questa valle!”
Si voltò ed entrò ridendo nella Casa del Flauto.
I preparativi per la Festa della Rinascita proseguirono veloci. Oramai la Signora del Flauto aveva acconsentito di suonare, il viaggio al Picco dei Tre Signori era stato compiuto. Si attendeva il solo, lento, passare dei giorni.
[Continua...]

E dopo di questo... a grandi passi alla conclusione!!! Che però potrete leggere solo dopo il fine settimana...
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Messaggioda Elmer's pupil » 17/01/2005, 1:26

Attendo con viso compiaciuto :D
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Messaggioda Garabombo » 17/01/2005, 12:16

Eccoci al penultimo capitolo... in realtà era uno solo, ma l'ho diviso in due per aumentare il pathos!! ... sono un bastardo! :evil:

Finalmente giunse il giorno di Luna Piena. Tutta la comunità si era raccolta in cerchio e la festa ebbe inizio. Per prime le Adepte più giovani ballarono il Ringraziamento al Sole, al ritmo delle mani delle Madri dei Clan. Quindi le Adepte Maggiori iniziarono la musica del Sorgere e Tramontare delle stagioni. I loro flauti semplici si inseguivano lungo scale ripide e giù per trilli sonori. Le stelle in cielo risplendettero alla magia della musica e il respiro dei presenti si fuse in un unico ritmo. I fuochi stavano abbassandosi e allora si alzò la Figlia del Flauto; danzò nel cerchio delle sue sorelle minori e suonò la musica lenta del Sonno Invernale, le pietre dietro il padiglione che entravano in risonanza con il suo flauto. Sembrò che la terra stesse rispondendo alla chiamata. Infine toccò a Shabra. Si alzò sul calare della musica della sua Adepta prediletta, portò il doppio flauto alle labbra ed attaccò la lenta melodia del Canto della Rinascita. Sentì nuovamente il potere sgorgare da lei: iniziò a ballare abbandonando ogni paura. La musica cresceva di ritmo e le sue gambe ricordavano ogni passo, i suoi piedi seguirono il ritmo senza mai mancare una pausa. Suonava solo per sé stessa e, per la prima volta nella sua vita, per Masca, e seppe di essere ancora la Signora del Flauto. Il Canto della Rinascita proseguiva; ogni sguardo era ora perso nei cammini del Sole e della Luna, i trilli si susseguivano sempre più veloci, le scale salivano sempre più ardite, le sue mani correvano sicure. Ma quando l'ultimo passo fu compiuto, quando mancava solo l'ultimo passaggio di note veloci, il dolore alle mani raggiunse e superò la sua estasi e sentì le braccia rompersi e piegarsi le sue gambe. Shabra cadde a terra. Sconfitta. Il silenzio cadde sopra ogni cosa.
Udì la Madre del Fuoco gridare: “La Signora del Flauto è caduta! E' tempo che una nuova Signora del Flauto danzi per noi!” E vide la Figlia del Flauto levarsi con gli occhi arrossati e le guance segnate dalla corsa di grosse lacrime: una lama nella mano destra. Chiuse gli occhi. Il dolore le esplodeva nelle tempie.
[Continua...]

Mi rendo conto che è cortino, come capitolo... ma non importa! SOFFRITE!! :(
Domani la conclusione!

SALUD Y SUERTE!!! :)
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Messaggioda Garabombo » 18/01/2005, 9:45

Ed ecco la conclusione...

Anche Masca si alzò. Nella destra teneva la corta spada ricurva, nella mano sinistra stringeva un corto bastone. Interruppe il cammino della Figlia del Flauto mettendosi dinanzi al corpo di Shabra a gambe aperte.
“Io sono la Guida, io sono lo Scudo. Chi desidera toccare questa donna si faccia avanti.” Disse a bassa voce, ma fu udito da tutti.
Unjarta voleva affiancarsi al suo maestro, ma fu inchiodato al terreno da tre uomini della Lancia. Altri sei si alzarono impugnando le loro armi e attaccarono. Masca parò i colpi delle lance con la lama e atterrò gli assalitori con il manganello: uno per ogni assalto. Quando non rimanevano che due avversari, Vedrer si alzò dal suo scranno a fianco della Madre del Fuoco, afferrò la sua corta lancia dalla mano del suo servo e si avventò. Masca evitò facilmente il primo assalto, poi il secondo.
Shabra, sollevò la testa. Lentamente il dolore si allontanava dal suo corpo. Sollevò una mano e disse: “Fermo! Masca, fermo!” Egli si fermò, rimanendo in guardia davanti ai tre avversari. “Rammenta la tua promessa! Oggi si compie il destino, non distruggere gli sforzi di una vita!” Oramai il dolore era scomparso. Shabra riuscì ad alzarsi e avvicinarsi a Masca.
Masca parlò senza voltarsi: “La rammento. L’ho detto una volta. Non la dimenticherò.” Lasciò cadere il corto bastone a terra, si raddrizzò e indietreggiò di un passo.
Vedrer guardava ora Masca, ora Shabra, gli occhi furenti, le mani strette convulsamente sull'asta della lancia: non era riuscito a sfiorare nemmeno una volta quel maledetto! Lei lo proteggeva. Poi vide gli occhi di Shabra riempirsi di lacrime.
“Andatevene!” Disse.
Shabra non comprese chi avesse parlato. Il dolore stava tornando, e con esso visioni del futuro. Guardava la schiena di Masca che ancora si frapponeva fra lei e il destino.
“Andatevene!” Ripeté Vedrer, “Potete andarvene, non leverò più la mano su di voi.”
Finalmente la voce di Vedrer raggiunse Shabra; la spada di Masca già si era abbassata e lui si stava voltando.
La voce le tornò sicura, per un attimo gioia sgorgò dal suo cuore come da una sorgente potente, la mente le tornò limpida e serena: “No,” sussurrò, “il destino è nelle nostre mani. Il destino è nelle tue mani!”
Masca si era nel frattempo voltato. Lei lo abbracciò e lo baciò. Il dolore alle mani e alle braccia era tornato. Quasi non sentì la lama ricurva che li trafiggeva entrambi. Caddero nell'oscurità abbracciati.

Così si compì il destino della Piana. Vedrer in poco tempo divenne il Signore delle Valli. Nessuno seppe opporsi alla sua forza ed alla sua decisione. Fu un signore duro, ma onesto e corretto. Dopo di lui i figli di Shabra e Masca regnarono per lunghi anni e il loro fu un regno illuminato. I corpi di Shabra e Masca ancora riposano sotto le rocce della Valle della Luna.
Ma alcuni dicono che l'abilità di Masca fosse tale che non inferse una ferita mortale a sé ed alla donna che amava, e che il potere di Shabra era tanto grande che seppe guarire i loro due corpi, con l'appoggio e l'aiuto di Vedrer stesso. E che, una volta guariti, furono condotti alla valle sotto il Picco e che, passato poco tempo, da lì andarono nelle ampie terre meridionali, finalmente insieme.
E a confermare questa storia si dica che Unjarta, che aveva visto il proprio maestro ucciso a causa di Vedrer, ne divenne il più fido e fidato dei consiglieri e lo accompagnò in tutte le sue conquiste.

Questa è la fine della storia di Shabra della Piana, la più grande delle Signore del Flauto.
[Fine]

Ecco terminate le fatiche... aspettiamo che torni Anna per leggere le sue. Spero sia piaciuto, o non dispiaciuto troppo!! Scrivere è stato comunque un divertimento.

Ciao ;)

michele
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Messaggioda Elmer's pupil » 20/01/2005, 0:38

Molto bene.

Garabombo-Michele, il Bardo delle Terre desolate, è giunto alla conclusione di questa sua fatica.

Il tema è stato svolto, direi, con puntigliosa correttezza. Tutte le indicazioni sono state rispettate (l'ambientazione, la protagonista, l'antagonista) con scelte coerenti ed originali.

Lo svolgimento del racconto mi è parso senza sbavature e la trama semplice e lineare ha contribuito, nel breve spazio, ad approfondire piuttosto i caratteri e le relazioni tra i personaggi. Questa è infatti una delle due qualità più evidenti nello scritto di Garabombo-Michele: l'ottima resa dei personaggi. In poche pagine il lettore si affeziona al carattere severo ma umano di Shabra, all'impetuosità di Masca, alla fresca ingenuità di Unjarta, al cupo dramma di Vedrer. Se il racconto diventasse un romanzo..... :idea:
La seconda qualità è la rappresentazione del contesto sociale in cui i personaggi vivono. Essa non è mai espressa in modo didascalico, ma sempre in modo tanto naturale quanto coinvolgente. Usanze, riti, sacralità dei gesti, dei suoni, delle persone risaltano con vivezza. :o

C'è certo qualche difettuccio: :angel: lo stile infatti è sostanzialmente molto curato e talvolta raggiunge veri picchi di poeticità ("io sono la Guida...io sono lo scudo..." ha qualcosa di biblico nel ritmo di asindetica, incalzante paratassi), ma in certi casi pecca in quanto a chiarezza espressiva, soprattutto nella descrizione di scene molto movimentate (penso soprattutto alla scena finale della morte di Shabra e Masca).
Maggiore cura forse poi andrebbe dedicata - in un'eventuale redazione finale :?: - al paesaggio. Gli spunti lanciati sono infatti interessanti, ma restano un po' staccati dagli altri elementi del racconto. Secondo me un arricchimento in questo senso renderebbe ancora più coinvolgente la vicenda (un esempio positivo può essere l'episodio del leopardo, dove l'ambiente è entrato strettamente in relazione con i personaggi in maniera quasi impercettibile..ma indimenticabile).

In conclusione si apre per Anna una difficile partita. Muoversi per seconda dopo un tale racconto di Garabombo-Michele non deve essere proprio confortante. Tuttavia ormai non può più tirarsi indietro: la contesa è cominciata e deve finire comne pattuito.

Non mi resta che rinnovare i complimenti a Michele e fare in bocca al lupo ad Anna.

Luca - Elmer's Pupil, il Maestro della Contesa :wink:
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Messaggioda Garabombo » 20/01/2005, 12:27

O Sommo Mastro,
mi inchino davanti al tuo giudizio oltremodo benevolo e, soprattutto, ti ringrazio per il commento, oltremodo completo (sto studiando una parola al giorno dal vocabolario, oggi è "oltremodo")... arrossisco per i complimenti :Fade-color

Al di là dello scherzo... mi trovo a condividere pienamente il tuo commento, soprattutto i complimenti!!! Eheheheh!! ;P
No, seriamente, hai ragione... le descrizioni del paesaggio/scene non sono il mio forte (vedi la pesantezza/incompletezza della prima parte). In effetti sono, comunque, soddisfatto del risultato (per una volta mi lodo e mi imbrodo)... per quanto riguarda il romanzo... ehhhh, magari!!

Comunque ho già un'idea per un altro raccontino in questo mondo... ve lo sottoporrò!!

Per ora si attende Anna, e sinceramente non vedo l'ora di leggere il suo scritto, avendo letto gli altri!

Ciao!!
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Messaggioda Annika » 27/01/2005, 10:17

Sono tornata!!!!!!!!!!!

Datemi qualche momento per fare mente locale... e tornerò a inondarvi di chiacchiere e racconti!

:hathat36:

Bella pe' tutti!

anna
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Messaggioda Annika » 02/02/2005, 11:35

Ecco qui l'inizio della mia storia...



Bruna scese le scale cautamente, con tutte e due le mani occupate. Arrivata in fondo posò le scatole da scarpe sul tavolinetto dell’ingresso e si mise subito a scartare le vecchie palle dell’albero di Natale dalla carta di giornale in cui erano avvolte.
Era il suo ottantatreesimo Natale e ancora non si era stancata di addobbare la casa, anche se era rimasta da sola. Vedova da alcuni lustri, ringraziando il cielo ancora poteva cavarsela senza ricorrere a nessuno. Né ai figli, che vivevano lontani, né ai pochi e detestabili vicini di casa.
Sedette sulla poltroncina e prese le palle una ad una per controllare che fossero intatte, poi con le dita sottili legò ad ognuna un nastrino rosso. Aveva messo su un disco di musiche natalizie prima di salire in soffitta, ma adesso il primo lato era finito. Lo girò e sorrise, mentre le note ricominciavano.
Era l’antivigilia di Natale.
Dal forno proveniva un buon profumo di biscotti, talmente buono da risultare sospetto. Appena se ne rese conto, Bruna si alzò in fretta e corse a spengere il fuoco per evitare di bruciarli. Aiutandosi con le presine tirò fuori la teglia e contemplò i biscotti: a forma di abete, di stella, di luna e di animaletti, decorati con zuccherini variopinti. Erano appena scuri da un lato ma non s’erano bruciati, fortunatamente.
Aprì il vetro della finestra di cucina e dispose i biscotti a raffreddare sul davanzale, poi tornò all’albero di Natale.
Di fuori il cielo aveva raggiunto il colore del crepuscolo, grigio azzurro, e i rami degli alberi erano immobili. La casa sorgeva sulla cima di una collina ed era circondata da campi coltivati e qualche macchia d’alberi. C’era l’orto di Bruna, sul retro, ed il pollaio, ma le gallinelle adesso con questo freddo stavano certamente al riparo nel casottino. Sul davanti i conchini di fiori erano coperti con teli di plastica per proteggerli dalle gelate invernali, e l’albero di Natale era visibile a grande distanza grazie alla posizione elevata.
Bruna provò di nuovo le luci e l’albero iniziò a luccicare. Perfetto, funzionavano. Allora prese il cestino in cui aveva riposto le palle, una scaletta a tre gradini che adoperava in cucina, ed uscì.
Le parve di cogliere un movimento furtivo oltre il fianco della casa.
« Ehi, c’è nessuno? » chiamò.
Silenzio.
Allora salì con molta attenzione sulla scaletta ed iniziò a disporre le palle dell’albero di Natale. Dopo un po’ chiamò di nuovo: « Chi c’è? Chi siete? » ma di nuovo nessuno rispose. Eppure l’era parso di udire una risata, in lontananza.
Quando ebbe finito di decorare l’albero, prese il cestino sotto braccio e la scaletta, e tornò dentro sfregandosi le mani per il freddo. Era buio ormai e l’albero illuminato faceva una gran bella figura.
« I biscotti! » si ricordò.
Ma sul davanzale della finestra di cucina il vassoio era vuoto, c’era solo una gomma da masticare schifosa appiccicata, ed i biscotti erano spariti.


... continua

Anna
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Messaggioda Garabombo » 02/02/2005, 15:58

EVVIVA!!!

E' cominciata la storia di Anna... ma... una vecchietta??? Chissà che poteri fantastici ha!!

Scherzo ;)

Ora attendiamo il seguito, ciao AnnA!!

Mic
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