Le origini del culto
Il nome di Ilmatar è indissolubilmente legato al poema epico noto come
Khal-Valàn, corpus di leggende originarie dei territori settentrionali dell'attuale
Granducato di Greyhaven e della
Repubblica Elfica di Lankbow. E' lì che la Dea fa la sua prima apparizione, vestendo i panni mortali dell'eroina cui spetta il compito di soccorrere le Tre Stirpi affrontando alcuni tra i loro più temibili avversari: la mortale
Kaari figlia di
Kurgoth, l'enorme drago
Samaelen primo tra i
Vigaaritum e, negli ultimi Runi dell'opera, la perfida e onnipotente strega
Moeregan.
Nel Runo 74 del
Khal-Valàn Ilmatar perde la vita al termine del lunghissimo scontro con
Samaelen, opponendo le sue vestigia mortali a una colossale tempesta di fuoco e fiamme vomitata dal mostro con l'intento di incenerire il cuore della foresta di
Lankbow. Fa però nuovamente la sua comparsa nei Runi 85 e 86 dove, riportata a nuova vita da
Harkel e assurta al rango di entità divina, affronta e sconfigge la malvagia
Moeregan.
L'Età degli Eroi
E' opinione concorde tra gli storici che, per tutta l'
Età degli Eroi, il culto di Ilmatar fosse noto e probabilmente prevalente nelle antiche città-stato di
Feith,
Ledhar e
Alfgath, i cui possedimenti corrispondevano con tutta probabilità agli attuali territori di
Feith,
Gulas e la striscia settentrionale del ducato di
Greyhaven: i quali, non a caso, sono a tutt'oggi i luoghi dove il culto è ancora presente. Si trattava con tutta probabilità di un culto semplice e immediato, particolarmente diffuso tra la casta guerriera, che trovava - a differenza del culto di Dytros - una forte corrispondenza anche tra le popolazioni elfiche presenti nella zona.
L'Età dei Khan
Fu proprio grazie alla sua immediatezza che il culto di Ilmatar riuscì a sopravvivere lungo tutta l'età dei Khan: le popolazioni guerriere dei Khanast di
Feith e di
Ledhar non ebbero difficoltà ad apprenderne i dettami, spogliandolo degli aspetti più mistici ed esaltandone le caratteristiche marziali. La vergine guerriera armata di lancia, indubitabilmente riconducibile a Ilmatar, è una delle rappresentazioni più frequenti nei molti dipinti, affreschi e graffiti lasciati in eredità dai due Khanast.
La dominazione Turniana
Per tutto il periodo che intercorre tra l'arrivo di
Avilius Dagor e la costituzione del
Granducato di Greyhaven il culto di Ilmatar subisce una forte battuta d'arresto grazie alla forte attività di evangelizzazione operata dalla Chiesa di Delos nei territori conquistati:
Surok,
Greyhaven e buona parte di
Gulas. Le caratteristiche marziali di Ilmatar vengono progressivamente assorbite da
Dytros, mentre la simbologia virginale viene ricondotta alla figura di
Kayah: la sovrapposizione tra le due divinità femminili è tale che, in alcuni centri abitati, le statue e i bassorilievi raffiguranti Ilmatar sono oggetto di modifiche più o meno lievi al fine di assumere caratteristiche proprie della Dea della Luna.
Il culto sopravvive nei territori che non sono oggetto della dominazione Turniana, come i Khanast di
Ledhar e
Feith e i protettorati elfici di
Gulas: persino lì, tuttavia, vi è una sensibile diminuzione di interesse legata alla naturale evoluzione della società e, di conseguenza, al progressivo affermarsi del più noto e diffuso culto di
Harkel.
Il Culto di Ilmatar oggi
Il culto di Ilmatar sopravvive a tutt'oggi in molte città, villaggi e centri abitati concentrati all'interno dei ducati di
Feith e di
Gulas. Nella maggior parte dei casi ha conservato il ruolo di divinità del vento, dell'aria e del cielo: sua è la furia dei temporali e delle tempeste di neve, così come suo è il nome da invocare a clemenza per farle cessare. La sua lancia è presente in molti stendardi, il suo nome è spesso utilizzato per descrivere i nomi dei più forti, specializzati o intraprendenti reparti militari.
Quasi del tutto assenti sono figure di tipo sacerdotale/presbiteriale, in linea con un culto intimamente semplice e legato alla quotidiana messa in pratica di un codice d'onore di chiaro stampo marziale: più frequenti sono templi, icone e statue, in massima parte retaggio di un epoca passata o ricostruiti sul modello di monumenti precedenti. Molti templi di Ilmatar vengono oggi utilizzati come luogo di sepoltura o tumulazione delle più importanti famiglie nobiliari e/o militari. la motivazione è anche in questo caso da ricondurre al fatto che questi mausolei venivano sovente costruiti in onore dei caduti in battaglia e/o sul campo di battaglia stesso. Il tempio di Ilmatar, prima ancora di essere considerato la casa della Dea, è visto come l'ultima dimora dei grandi condottieri.
L'importanza di Ilmatar
Nonostante la scarsa diffusione territoriale del culto e la sostanziale assenza di un ordine sacerdotale, la Dea del vento e dell'aria riveste un'enorme importanza in tutto il territorio di
Greyhaven.
La concezione della donna
E' opinione di molti storici che l'esistenza di una vergine guerriera come Ilmatar, presente fin da epoche remote nella storia e nella mitologia del Continente, abbia pesantemente influenzato la società Greyhavenese nella concezione della figura della donna in ambito sociale e militare. E' infatti ampiamente riscontrabile come, rispetto a società fortemente orientate al modello patriarcale come l'
Impero di Delos, la cultura di
Greyhaven tenda ad attribuire alla donna funzioni non troppo dissimili da quelle proprie dell'uomo e un ruolo, almeno in teoria, relativamente paritario.
La donna di Greyhaven, al pari dell'uomo, ha facoltà di arruolarsi in un esercito; può, sulla carta, ricevere gradi, cariche e onorificenze in ambito militare; ha modo di far valere i propri diritti dinastici e, in determinate circostanze, ereditare possedimenti e titoli nobiliari; le è inoltre consentito portare o indossare qualsivoglia abito, arma o armatura alla stregua dell'uomo, svolgere qualsiasi lavoro o mestiere e prendere parte a tutti gli aspetti chiave della comunità. Pur non essendo in nulla uguale all'uomo e non potendo godere dei suoi stessi privilegi, l'impronta della donna all'interno della società Greyhavenese è certamente più marcata rispetto a quanto si possa aspettare da una società medioevale.
Leggende e superstizioni
- L'ordine della Lancia d'Argento di Gulas è secondo molti ispirato alla leggendaria Yrakàvin, la lancia sacra di Ilmatar: il suo fondatore, il Generale Gunther D'Armagn, è noto per essere un profondo conoscitore del Khal-Valàn e delle battaglie descritte nel poema.
- Nei territori settentrionali di Greyhaven il numero 74 è considerato un segno funesto e di grande sventura: le motivazioni sono con tutta probabilità da ricondurre agli eventi narrati al termine del Runo 74 del Khal-Valàn, dove Ilmatar perde la vita per salvare la foresta di Lankbow. Questa superstizione è piuttosto diffusa anche tra gli elfi di Lankbow e tra la maggior parte delle comunità naniche delle Allston e del Massiccio Centrale.
- Strettamente collegata alla precedente è la superstizione legata al numero 86, considerato simbolo di fortuna e vittoria. Anche in questo caso la ragione è da ricercare nel corrispondente Runo del Khal-Valàn, che racconta della resurrezione di Ilmatar e del suo trionfo sulla malvagia strega Moeregan. Tale credenza è diffusa anche tra le popolazioni elfiche e naniche, le quali però la associano al numero 85 in quanto nella trascrizione originale - e più diffusa - del poema la lieta novella della resurrezione di Ilmatar viene annunciata nelle ultime battute del relativo Runo.
- The Sky is Mine è, secondo la trascrizione elfica del Khal-Valàn, il grido con cui Ilmatar affronta Moeregan nel combattimento volante che vede la sconfitta della malvagia strega. L'esclamazione, presente in forma scritta in molti luoghi sacri alla divinità, è lo storico grido di battaglia con cui alcuni reparti di arcieri veterani dell'esercito di Lankbow sono soliti impartire l'ordine di aprire il fuoco, oscurando il cielo con le loro frecce. Il grido, in lingua elfica o Greyhavenese a seconda del luogo, è utilizzato anche da alcuni soldati di Feith e di Gulas al momento di dare battaglia.