Il mito
Gli antichi annali di
Turn riferiscono che nell'anno
1105 a.F. il senatore e dux
Servius Attilius Ahala, membro di una delle più illustri stirpi dell'antica Turn, percorreva in pattugliamento con la sua legione gli impervi sentieri della regione sotto le
Allston con l'intenzione di ricongiungersi al consul
Marcus Vinicius Consus, che stava concludendo la sottomissione delle popolazioni delle montagne. In quest'occasione Ahala giunse a quelle che facilmente furono riconosciute come le sorgenti del
Tibur. Qui egli libò insieme ai suoi soldati in onore di
Pyros con le sacre e limpide acque del fiume. Tuttavia la particolare conformazione del luogo giocò un brutto scherzo alla legione di Ahala. La piccola cascata che allora come oggi dà vita al
Tibur sgorga e precipita all'interno di una stretta vallata circondata da alture abbastanza agevoli. Da queste alture si scagliarono alcune schiere di
Terenniti, la popolazione contro cui guerreggiava allora il consul
Consus. Attilius Ahala, giudicando la situazione disperata, ordinò ai suoi legionari di chiudersi a testuggine, aspettando la calata nemica. Egli stesso, invece, insieme ai suoi due tribuni,
Gaius Cestius Moechus e
Titus Arruntius,e ai centurioni volontari, si scagliò a cavallo contro i Terenniti nel sacrificio estremo, consacrando la vita sua e dei suoi ufficiali al santo
Pyros "in cambio del Tibur e della vittoria di Turn". Proprio nelle prime trasparenti acque del fiume, bruttate dal loro sangue, vennero meno
Servius Attilius Ahala, senatore e dux,
Gaius Cestius Moechus e
Titus Arruntius, tribuni, e tutti i centurioni della legione VI, combattendo disperatamente contro i più forti tra i Terenniti. Alla fine però la testuggine resistette e poté conseguire la vittoria, costringendo alla fuga i superstiti Terenniti, anch'essi privati dei loro capi. Quando l'umile signifero
Spurius Micius, assunto il comando della legione, raccolse le spoglie dei caduti, non trovò più quelle del dux
Ahala, forse trasportate via dal fiume e alla fine scomparse per la maggior gloria di
Turn. Dopo aver reso sepoltura ai tribuni e ai centurioni,
Spurius Micius ricondusse i soldati al consul
Vinicius Consus e consegnò nelle sue mani l'elmo di Ahala, unica spoglia del dux, con le parole: "Pro Turn pugnavit, se consecravit, cassidem hanc donavit nobis ut novum pignus divinae amicitiae" (ha combattuto per Turn, ha consacrato se stesso, ci ha donato questo elmo come nuovo pegno dell'amicizia divina).
Il culto negli anni della Repubblica
Successivamente, nel 973 a.F., secondo la tradizione, la devozione che già si manifestava intorno al luogo fu ufficializzata dall'intervento del Vescovo di Turn che vi fondò un tempio dedicato a
Pyros e a tutti gli dèi protettori dei
Turniani. Qui fu deposto e interrato l'elmo di
Servius Attilius Ahala. Tuttavia va detto che le Sorgenti del Tibur non sono mai state un luogo particolarmente frequentato, se non in occasione di pellegrinaggi solitari o comunitari, comunque sporadici. Spesso capitava che illustri generali passassero di qui per cogliere buoni auspici o per consacrarvi spoglie di guerra, ma in qualche modo è stato sempre preservato il carattere naturale e "selvaggio" del territorio. Persino il personale ecclesiastico destinato alla cura del tempio veniva spesso sostituito e generalmente nessun sacerdote concludeva la propria carriera nel Tempio di Pyros delle Sorgenti, luogo anche religiosamente piuttosto periferico, nonostante la grande carica simbolica.
Già a partire dal
300 a.F., con l'espansione dello Stato turniano nelle vaste regioni orientali, il culto di Pyros delle Sorgenti e degli dèi protettori di Turn va affievolendosi: altri centri acquistano sempre maggiore importanza, anche religiosa, e i templi cittadini, in particolare della Capitale, assorbono sostanzialmente tutta l'attività cultuale del clero e del popolo.
Il culto negli anni dell'Impero di Turn
Una certa reviviscenza si realizza però nel periodo del cruciale passaggio all'Impero, quando
Avilius Dagor, all'inizio della sua spedizione verso i futuri
Temi del Nord, passa a rendere omaggio al Tempio di Pyros delle Sorgenti. Qui egli riscontra uno stato di generale abbandono e un imbarbarimento del culto che lo indigna. Già da allora, nel
35 a.F., ordina pertanto una riforma e ricostituzione del culto presso le Sorgenti del Tibur. In seguito, ormai vittorioso e diventato
Imperatore, Dagor continuerà a tributare grande attenzione per il Tempio di Pyros delle Sorgenti e per il culto connesso.
La stessa cosa non si potrà dire però per i suoi successori, a partire dallo stesso immediato erede di Dagor,
Avilius Poldor. Dal suo regno in poi, a parte sporadici recuperi, per iniziativa di qualche
Imperatore o
Patriarca più tradizionalista, il culto presso le Sorgenti del Tibur non riceve più l'interessamento specifico delle autorità politiche e religiose. Si trattava più che altro di un dato acquisito, che non si riteneva necessitasse di particolari cure o valorizzazioni. Anche la zona impervia e relativamente selvaggia, e soprattutto tagliata fuori dalle grandi vie di comunicazione dell'
Impero, ha certamente contribuito a questo stato di cose.
Il culto negli anni dell'Impero di Delos
Se una tale situazione restò comunque nei limiti dell'accettabile durante gli anni dell'
Impero di Turn, data l'importanza simbolica che veniva riconosciuta al fiume della Capitale, un veloce aggravamento si registò invece negli anni dell'
Impero di Delos, dopo il tragico disfacimento della precedente entità statale. Avendo
Turn perso il ruolo di Capitale principale dell'Impero, passato ormai alla più meridionale e orientale
Delos, anche il culto del
Tibur e delle sue sorgenti venne progressivamente abbandonato. Il tempio andò rapidamente in rovina, non più curato dal personale sacerdotale, e il culto si trasferì definitivamente nelle chiese cittadine e nei monasteri.
La Compagnia di Caen e le Sorgenti del Tibur
La
Compagnia di Caen si è ritrovata alle Sorgenti del Tibur nel corso della missione
L'ombra nasce a Delos e ha maturato il sospetto, sulla base di ciò che ha visto con i propri occhi e dei risultati delle proprie più ampie indagini, che il luogo sacro sia diventato la sede di culti antichi e proibiti, da riconnettere alla divinità
Kalina -
Heloira -
Shasda, non si sa bene in che forma e in che accezione. Era forse qui in tempi antichissimi il Santuario di Kalina di cui parlava il trattato "
Sulle antiche religioni" di
Oulpianòs? Al momento si tratta solo di un sospetto. Ciò che sembra un fatto certo è la profanazione del Tempio di Pyros delle Sorgenti.