Le Tavole degli avi e la teoria della Fede
Secondo alcune trascrizioni delle
Tavole degli avi, il
Geolabio non ha origine umana ma viene donato ciclicamente al genere umano da uno spirito noto con il nome di
Etemenanki per impedire il verificarsi di gravi sconvolgimenti nell'ordine naturale delle cose. Tale dono potrebbe inoltre avere cadenza ciclica: molti di coloro che hanno avuto la fortuna di consultare stralci di queste trascrizioni concordano che tale ciclo possa essere in stretta correlazione con il cosiddetto
ciclo degli elementi, la cui durata sembra essere pari a quattro lustri
Shanti (20 anni secondo alcuni, 19 anni, 11 mesi e 11 giorni secondo altri rispetto al calendario attuale).
L'attendibilità di queste informazioni è purtroppo a tutt'oggi quantomai incerta, e strettamente legata a quella delle trascrizioni finora rinvenute: i pochissimi ricercatori a conoscenza di queste informazioni si riferiscono a questa tesi con il nome di
teoria della Fede.
Il cercatore
Seconto la
teoria della Fede il beneficiario del dono di
Etemenanki è chiamato
Il Cercatore, e viene scelto poiché possiede le capacità necessarie per poter interpretare correttamente le indicazioni dell'oggetto e superare i pericoli e le difficoltà connaturate alla ricerca.
I ritrovamenti e la teoria dell'Uomo
Alle incerte e spesso frammentarie trascrizioni delle
Tavole degli avi si sono affiancati nuovi indizi legati ad altre testimonianze sopravvissute all'usura del tempo: dipinti, opere architettoniche, ritrovamenti e altri strumenti di comunicazione diversi dalla scrittura hanno portato nel corso degli ultimi decenni a nuove conclusioni, a cui gli studiosi si riferiscono con il nome di
teoria dell'Uomo: secondo questa tesi il popolo
Shanti era in possesso di più esemplari del
Geolabio, che venivano utilizzati insieme a mappe particolari per localizzare luoghi, artefatti o forse entità particolari. Tale interpretazione ha spinto molti ricercatori a considerare di fatto il
Geolabio come un
Aghaaritum, traslitterazione
Khanast di una parola che in epoca
Shanti sembra venisse utilizzata per descrivere un oggetto ottenuto mediante le capacità, il lavoro e il sacrificio dell'uomo con l'intento di combattere i
Vigaaritum, artefatti "viventi" e di origina malvagia, donati all'uomo dalle divinità oscure ovvero risultanti dalla corruzione degli
Aghaaritum ed estremamente pericolosi.
Il Geolabio di Samuel e la Compagnia di Caen
I ragazzi della
campagna di Caen sono entrati in possesso di una replica accurata di un
Geolabio nel maggio 517, a seguito dell'incontro con
Samuel il Cercatore:
Samuel continua, "ti consiglio di riflettere sulla soluzione semplice, per conto tuo. Ma visto che hai indovinato ti do quel che ti ho promesso, due cose".
Uno è un testo, una copia dell'antico documento sugli Ogham, stavolta completo. A Guelfo si illuminano gli occhi.
L'altra cosa è molto più strana.
"Il Cercatore è stato omaggiato da Etemenanki di un regalo, che purtroppo è caduto in mani sbagliate. Io pure ai miei tempi l'ho visto, anche se poi nel mio caso è andato distrutto. Ma avendolo visto sono riuscito a ricostruirlo. Ovviamente l'originale è più bello".
E così dicendo porge a Guelfo una tavoletta di legno rettangolare, con 4 chiudi piantati, delle funicelle e degli assicelli di legno con strani scarabocchi, scritte incise.
"Lo chiamo Geolabio", spiega Samuel. Guelfo se lo rigira silenzioso e perplesso tra le mani.
Loic interviene: "senta maestro, Guelfo non ha il coraggio, glie lo dico io. Noi non ce stiamo a capi' nulla: come lo deve usa'?"
"E' uno strumento per trovare dei luoghi importanti, di passaggio, e il luogo finale. Purtroppo manca un pezzo da mettere al centro, e va recuperato. Potete rivolgervi alla persona che ha organizzato l'arrivo di Quentin a Rigel".
Nel corso di quell'avventura l'oggetto è stato affidato al mago
Guelfo da Flavigny che ha assunto sulle sue spalle il ruolo di
Cercatore. Per ulteriori approfondimenti in merito alla vicenda e dettagli sull'utilizzo del
Geolabio si rimanda alla cronaca
i misteri dell'Ogham Craobh.