Cerca nel Sito

NomeKeywordsDescrizioneSezioniVoci correlate

Forum di Myst

 
« Bene, bene... Tenente... voglio pavlare con questo Tenente »
- Guy Ashley -
 
Myst Cyclopedia

La Chiesa e il potere Feudale

I rapporti tra Chiesa e Stato presenti all'interno dei territori del continente di Sarakon sono complessi, e prendono spunto soltanto in parte da quanto accadeva nel medioevo europeo: il clero della Luce rifugge nella maggior parte dei casi tanto la corruzione quanto la sete di potere, e porta avanti con coerenza gli ideali e i valori che i sacerdoti predicano sul territorio e in mezzo alla popolazione. La struttura ecclesiastica è comunque legata a filo doppio con il potere Feudale, e non sono rari i casi in cui singole personalità molto influenti finiscano per accentrare nelle loro mani tanto il potere spirituale quanto quello temporale relativamente a territori aventi estensioni anche molto elevate. E' il caso soprattutto degli Abati, dei Vescovi Conti, dei Vescovi Baroni e dei Marchesi Paladini, come questo documento avrà cura di illustrare.

I Vescovi e le Diocesi

Ciascuna diocesi indica una porzione della comunità religiosa delimitata in maniera territoriale e affidata al governo pastorale di un vescovo appartenente all'ordine di Pyros, di Kayah o di Reyks. Le diocesi sono state introdotte nel corso del primo Sinodo di Greyhaven in conseguenza con la nascita del granducato in numero pari a una per ogni contea e marca: i loro confini sono stati modellati seguendo i feudi ad essi relative. Ciascuna contea o marca ha dunque il compito di ospitare un vescovo, al quale di solito viene affidata la chiesa più importante della città. Il compito di nominare i vescovi spetta al Sacro Collegio, che nella maggior parte dei casi fa in modo rendere gli ordini di Pyros e di Kayah ugualmente rappresentati all'interno dei vari ducati, assegnando all'ordine di Reyks non più di una o due diocesi. A prescindere dall'ordine a cui appartiene l'autorità del vescovo è indiscussa, e le sue decisioni sono rispettate fedelmente da tutta la comunità di fedeli, sacerdoti e paladini.

I Vescovi e i Paladini

I paladini di qualsiasi ordine riconoscono e rispettano l'autorità del vescovo della diocesi a cui appartengono e entro cui si trovano: a livello decisionale, tuttavia, ogni casa-fortezza è affidata unicamente alle cure del Guardiano del Tempio che svolge al suo interno le funzioni di capitano e che ha il compito e la responsabilità di prendere le decisioni a cui i paladini hanno il compito di attenersi. In caso di contrasti tra il vescovo della diocesi e il Guardiano del Tempio sarà dunque quest'ultimo ad avere l'ultima parola, fermo restando che il primo avrà la possibilità di rivolgersi a un vescovo appartenente al medesimo ordine del paladino, non di rado in grado di esercitare un'influenza superiore. Il caso dei paladini di Dytros è peculiare poiché, non avendo un ordine di sacerdoti corrispondente, non c'è altro modo per risolvere tali controversie se non ricorrendo direttamente al Sacro Collegio.

I Vescovi e i Conti (o Marchesi)

Il Vescovo rappresenta per la sua Diocesi il potere spirituale tanto quanto il Conte incarna la tradizione, la forza militare e la responsabilità amministrativa della sua Contea. Nella maggior parte dei casi queste due personalità scelgono di collaborare attivamente con l'obiettivo di conciliare le necessità politiche con quelle religiose, cercando di comporre o limitare gli eventuali contrasti tra i valori dello spirito e le necessità feudali, spesso inevitabili. In numerose contee il Vescovo è uno dei consiglieri del Conte, non di rado quello a cui il feudatario presta maggior attenzione: suo è il compito di informare il feudatario delle problematiche (religiose e non) che investono le sue terre e che coinvolgono il suo popolo, proponendo soluzioni o suggerendo modalità d'azione nel rispetto dei dettami morali propri della Luce. In alcuni casi il Conte utilizza le capacità del Vescovo e il prezioso aiuto da lui fornito per concedergli ampie autonomie amministrative, mettendolo in condizione di disporre di capitale sufficiente per costruire case, villaggi o piccoli centri, chiese, santuari o luoghi di culto. Non di rado il legame tra il Vescovo la stirpe nobiliare è tale da indurre quest'ultima a includere il primo in lasciti o donazioni, che di fatto vengono annessi ai possedimenti della chiesa della Luce.

I Vescovi e gli Abati

Per amministrare i possedimenti e i lasciti la chiesa incarica i Vescovi di fondare nel territorio uno o più monasteri, affidati alle cure di un presbitero che prende il nome di abate: questi è nominato a vita dal vescovo al momento della costituzione del monastero: alla sua morte, gli abati successivi vengono invece eletti "dal basso" (dagli altri sacerdoti o dai monaci a seconda dei casi). Il vescovo mantiene comunque la facoltà di rimuovere un abate, anche se tale decisione di fatto viene applicata soltanto in casi del tutto eccezionali.

I Vescovi-Conti e i Vescovi-Baroni

In tutti i casi in cui un uomo di chiesa appartenente a una stirpe nobiliare eredita un feudo o parte di esso, assume l' obbligo di informare il Vescovo della relativa diocesi, che a sua volta contatterà in merito il Sacro Collegio): quest'ultimo potrà prendere una delle seguenti decisioni, alla quale il religioso sarà obbligato ad adeguarsi:
  • Il religioso potrà scegliere di rimettere la sua investitura nelle mani del Sacro Collegio, abbandonando privilegi e titoli religiosi ed assumendo de facto il titolo nobiliare: questo non può avvenire nel caso dei vescovi, essendo l'investitura episcopale vitalizia.
  • Il religioso potrà mantenere la sua investitura e assumere temporaneamente il ruolo di conte, marchese o barone per tutta la durata della sua vita: alla sua morte i territori passeranno nelle mani del Sacro Collegio, che convenzionalmente li rimetterà a sua volta nelle mani del granduca con la sola eccezione dei terreni amministrati dalle abbazie. Quest'ultimo provvederà a restituirli formalmente al feudatario locale (il duca nel caso di una marca o contea, il conte nel caso di una baronia) che avrà il compito di nominare un nuovo feudatario, la cui nomina verrà sempre formalmente ratificata dal granduca. La scelta di questo feudatario potrebbe o meno rispettare la legittima discendenza della stirpe nobiliare originaria, a discrezione del feudatario locale di ordine superiore e degli equilibri politici esistenti.
Il principale vantaggio della seconda delibera è che consente alla chiesa e di fatto al Sacro Collegio di esercitare, sia pure temporaneamente, il controllo temporale di grandi appezzamenti di terreno, con la possibilità di aumentare permanentemente i propri possedimenti erigendo nuove abbazie i cui territori resteranno sotto il suo controllo anche quando il vescovo avrà rimesso il feudo nelle mani del granduca. Tuttavia, i rapporti spesso delicati che intercorrono tra chiesa e potere feudale spingono il Sacro Collegio a risolvere la maggior parte di tali questioni facendo uso della prima delibera.

Quale che sia la decisione presa dal Sacro Collegio, il religioso potrà sempre scegliere di rimettere l'investitura (eccezion fatta per i vescovi) e assumere il controllo del feudo o di rifiutare quest'ultimo, le cui sorti continueranno a seguire le normali e previste linee di successione ereditaria.

Vi sono inoltre rari casi in cui i territori controllati dalla chiesa all'interno di una diocesi, magari a seguito di particolari donazioni o annessioni, raggiungono un'estensione tale da rendere impossibile (o comunque molto difficile) amministrarli ricorrendo semplicemente agli abati. Quando questo avviene, non di rado il Sacro Collegio si muove presso il feudatario di ordine superiore (il Conte o il Duca) per far ottenere al Vescovo la legittima assegnazione di quelle terre. Se le condizioni lo permettono e se il territorio è predisposto esiste la possibilità che il feudatario, con il beneplacito del granduca, affidi il feudo nelle mani dirette del vescovo, che assume quindi su di sé le mansioni di Conte, Marchese o Barone a seconda dei casi. Il Vescovo-Conte (o marchese, o barone) assume tutti gli obblighi previsti per il suo ruolo feudale e non di rado andrà incontro a una serie di difficoltà difficili da dirimere, aggravate dal fatto che entrambi i suoi titoli sono da intendersi come a vita. In ogni caso, con la morte del Vescovo (e indipendentemente dalla sua eventuale discendenza) o in conseguenza dell'abbandono dell'abito talare il feudo tornerà nelle mani del Sacro Collegio e seguirà le medesime sorti previste per i religiosi di stirpe nobiliare (la seconda delibera, descritta poco sopra).Nota: Nonostante l'ambientazione preveda esplicitamente questa possibilità, il numero di Vescovi che ricoprono effettivamente cariche feudali all'interno del granducato di Greyhaven è a dir poco esiguo (non più di tre o quattro in tutto).
Lavori in Corso
Contenuto in lavorazione a cura di DarkAngel.
Creata il 18/06/2007 da DarkAngel (1335 voci inserite). Ultima modifica il 28/09/2007.
3075 visite dal 18/06/2007, 12:29 (ultima visita il 18/04/2024, 09:55) - ID univoco: 643 [copia negli appunti]
[Genera PDF]