Notte, sei solo.
Intorno a te la vallata è costellata di luci rossastre, piccole e minacciose. Sono gli occhi dei lupi, si stanno avvicinando per divorarti, per dilaniare le tue carni, per rosicchiare il tuo Fardello e spargerlo ai quattro venti.
Tremi al pensiero di tanti sacrifici, di tanto dolore, vanificati dallo stupido ghigno di lupi qualsiasi. Sai che è il Demonio che li ha attirati, l'odore del Male come il miele per le api. E sai anche che, dopo la tua morte, nulla potrà impedire a Kelost di risorgere, di spargere il suo seme di devastazione per tutta la terra.
Estrai la spada, deciso a vendere cara la pelle, e di trascinare all'inferno più lupi che potrai; e ringhi a tua volta, gridando il tuo odio e la tua disperazione ai bestiali avversari che hai davanti.
Ma ecco, qualcosa si avvicina ai tuoi piedi nudi: è un gattino, un piccolo cucciolo nero, che si struscia alle tue caviglie dolcemente. Il contatto col suo pelo soffice ti fa rabbrividire di piacere per un istante, il gattino spinge il tenero musetto contro di te, con un leggero miagolio.
I lupi iniziano ad avanzare, compatti ed aggressivi.
Allunghi la mano, raccogliendo il gattino nero da terra e stringendotelo al petto, percepisci un tepore rigenerante. La bestiola si struscia e miagola pian piano, spingendosi contro di te, con dolce ostinazione.
Ma i lupi sono sempre più vicini, vedi già il chiarore delle loro zanne, mentre le pupille rossastre sono contratte in una smorfia di aggressiva crudeltà. Con la mano libera brandisci il tuo spadone, per tenere lontane le fiere selvagge.
Il cucciolo improvvisamente smette di spingere, alza il musetto grazioso verso di te e ti fissa per un solo istante.
Una violentissima raffica di vento ti costringe a chiudere gli occhi, mentre un rombo acuto e devastante si diffonde per la pianura. I lupi guaiscono in coro, ma il loro lamento si fa sempre più lontano, fino a svanire.
Quando finalmente riapri gli occhi, intorno a te la campagna è deserta. Nessuna traccia dei lupi, la loro minaccia scomparsa.
E tra le tue braccia il corpicino del cucciolo, senza più vita.