Fuochi nella notte, li intravedi tra la nebbia.
Sei ferito, stanco, le tue piaghe sanguinano ed emettono immondi umori, mentre il Fardello che rechi ti grava il passo, ti soffoca il cuore.
Continui nel dolore a trascinarti verso le fioche luci, la tua sola speranza. Ti senti braccato, inseguito, e sei disperatamente solo.
Ma ecco che, nel freddo silenzio dell'oscurità, una ventata improvvisa porta alle tue orecchie un suono, musica di tamburelli, tintinnare di campanellini, la voce di un canto.
E' un attimo, poi il silenzio ti riavvolge impietoso.
Obblighi i tuoi piedi stremati ad avanzare, un passo dopo l'altro. Barcolli, incespichi, ma una nuova ventata ti infonde nuovo coraggio, recandoti l'eco di una musica, i profumi del fuoco.
Le nebbie pian piano si diradano, ed ecco i grandi falo', delle sagome che danzano attorno ad essi, e la melodia, sempre piu' chiara e piacevole. Odi tamburelli, campanellini, voci aggraziate e le corde pizzicate di un violino, sei avvolto da odori intensi e speziati, dolciastri, meravigliosi.
Ti lasci infine cadere al suolo, con un lamento spossato, ai margini del chiarore.
Avverti indistinte voci intorno a te, poi due mani robuste ti sollevano, avvicinandoti al fuoco. La voce sommessa di un uomo dice qualcosa in una lingua che non conosci, quella di una fanciulla mormora un assenso. Vieni poggiato su qualcosa di ruvido, forse la pelle di un animale. Intorno a te il tepore del fuoco, la musica si e' attenuata.
Ecco due mani morbide che ti liberano dei legacci dell'armatura, che scoprono la tua pelle piagata e sanguinante. E con un panno, dolcemente, bagnano le ferite; un alito leggero soffia sul tuo corpo stanco, rinfresca le lacerazioni, infonde in te nuovo tepore e tenera forza.
Le stesse mani ora ungono con un'odorosa pozione le lesioni della tua pelle, confondendo i tuoi sensi in piacevoli carezze. Poi sollevano il tuo capo, costringendoti a bere un infuso caldo, dal sapore aromatico, che ricorda il muschio, la terra, le misteriose linfe.
E' inebriante.
Con grande sforzo riesci ad aprire gli occhi per un istante, prima di abbandonarti al sonno ristoratore.
E in quell'attimo cogli il riflesso di uno sguardo di smeraldo, il candore di pelle di fanciulla, la corvina lucentezza dei suoi neri capelli.