Cerca nel Sito

NomeKeywordsDescrizioneSezioniVoci correlate

Forum di Myst

 
« Mi pestano, poi torno, guarisco.. »
- Colin Tarr -
 
La cerca di Bohemond
Bohemond D'Arlac
"Tu fai parte dei Primi, Bohemond, non dimenticarlo mai."
creato il: 24/01/2012   messaggi totali: 27   commenti totali: 25
65321 visite dal 24/01/2012 (ultima visita il 28/03/2024, 16:32)
22 settembre 516
Sabato 30 Novembre 2013

Non è questo il giorno



Riesco a malapena a tenere gli occhi aperti. Il bagliore del fuoco fa affiorare dal buio lo spettro di Padre Engelhaft, seduto al mio capezzale a mormorare giaculatorie; le orecchie mi ronzano come se avessi un nido di vespe impazzite nel cervello e non riesco distinguere le parole, ma a giudicare dalla sua smorfia contrita sospetto che non stia indirizzando le sue invocazioni a Reyks, Signore della Speranza, quanto piuttosto a Kayah la Consolatrice.

In soldoni, sono fottuto.

Non ho di che lamentarmi. Quando ho giurato a me stesso che avrei fatto di tutto per meritare la cappa purpurea ho messo in conto di non avere vita lunga....certo è triste andarci a rimettere la pelle così, da sicario di quel pagliaccio di Dur-dur. Come posso prendermela con Dytros se a questo giro non è stato dalla mia?

C'è fumo nella stanza, i camini di questo rudere non tirano bene...chi prendo in giro, è la vista che mi sta abbandonando. E' arrivato il giorno, Bohemond, è arrivata l'ora, e l'ultima cosa che ti toccherà vedere è il grugno triste e pallido di Engelhaft.

Se Padre Rostand fosse qui, anche lui mi veglierebbe fino alla fine, come sempre faceva coi feriti più gravi al Sanatorio. Ricordo bene il discorso che faceva ai poveretti per dare loro coraggio: "Riposa, ragazzo, dormici su. Hai preso un brutto colpo, ma stai tranquillo. Ne vedo tanti qui ad Achenar, conciati come te, e sembrano tutti sul punto di rendere l'anima agli Dei, e non faccio a tempo a rimetterli insieme che subito se ne corrono là fuori a farsi sfasciare un'altra volta. Anche per te andrà così, non è questo il tuo giorno."

Se fosse qui...chissà, magari aggiungerebbe "e se il nostro confratello qui avesse letto con maggiore attenzione i trattati di medicina, sarebbe a lui a dirti queste cose, invece di perdere tempo a recitarti il funerale."

Chiudo gli occhi per l'ultima volta, sorridendo.

scritto da Bohemond D'Arlac , 15:07 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
3 settembre 516
Mercoledì 16 Ottobre 2013

Obbedienza

Capisco fin troppo bene la frustrazione di Brian Sturm, perché per molto tempo è stata la mia. La Regola di Dytros impone agli adepti la più assoluta obbedienza agli ordini dei superiori. Anche quando credi che abbiano torto marcio, anche quando dentro di te sai che se farai quel che ti dicono un'ingiustizia andrà impunita, un inerme abbandonato al suo destino, un'innocente invendicata.

Layka fu la mia prima, alla Casa del Sole Nascente, ed era bella da lasciarti senza fiato. Pareva vivere la sua condizione di reietta con orgogliosa, disperata allegria...ed erano giorni in cui non ambivo a miglior compagnia che quella dei reietti e degli scapestrati. Se c'è un debito che mai avrò modo di ripagare abbastanza a Roland Montaine, fu proprio la notte in cui mi regalò le grazie di quella dea bionda dal sorriso impertinente. "La Giustizia è un'amante crudele, caro il mio Bo, e la Fortuna...quella delle puttane è di sicuro la più disonesta, e non vede l'ora di lasciarci a bocca asciutta quando pensiamo di averla conquistata. Molliamo i dadi di questa bettola fetente, e diamocela a gambe con il nostro gruzzolo, ti porto in un posto dove troverai la donna giusta per dimenticare i tuoi guai." Mi ricordo del ragazzino che Roland aveva finito di spennare, un aspirante biscazziere magro come un chiodo, incapace di apparir truce malgrado le cicatrici di un paio di duelli ben in vista sul suo muso ancora imberbe: uno dei tanti bambocci di campagna che vengono ad Achenar a darsi arie da spadaccini, come del resto ero stato io al mio arrivo in città. Ci guardò andar via con aria afflitta, gli occhi vitrei per il troppo vino.

Una lunga corsa nei vicoli e poi...fa quasi male tornare con la mente a quella sera e al profumo di Layka, alla dolcezza dei suoi baci. Solo di recente ho visto una bellezza simile, e lo stesso orgoglio, la stessa sfrontatezza...ma se la gioiosa follia di Layka avvampava come una fiamma, tanto più luminosa quanto più in fretta si consumarono i suoi pochi anni, la luce sfavillante di Kalina è quella di un lago in inverno, e nasconde acque profonde, nere e dense di pericoli mortali.

...ma oltre la riva lo attendeva una gelida lastra, più nera della Notte del Fato, e sotto questa ristagnavano acque torbide, popolate di orrori senza nome...

Molti amarono Layka assai più di quanto non richiedesse la sua professione, ed io tra loro credevo di essere il più appassionato, e che un giorno questo me l'avrebbe vinta per sempre. Mentii per lei, e quando le menzogne non bastarono arrivai persino a farmi ladro, non avendo il denaro per potermi bagnare nel suo splendore quanto il mio cuore desiderava. Qualcuno aveva duellato ed ucciso per lei. Fatalmente qualcuno arrivò ad ucciderla. Si disse che un vecchio sergente della Guardia, tale John Combard, che aveva preso a frequentarla di recente, si fosse offerto di affrancarla a patto che venisse a vivere con lui, e che di fronte ad un rifiuto fosse passato alle minacce, proclamandosi un uomo di mezzi ed influenza, uno che a scontentarlo si finisce molto male. Layka non era tipo da aver paura di qualcosa, e purtroppo aveva una lingua assai tagliente. "Se solo tu fossi la metà dell'uomo che dici di essere, me ne sarei di certo accorta: con te non si sa mai quando hai finito... e ad essere oneste neppure quando hai cominciato!" pare che gli avesse detto, e che poi fosse scoppiata in una risata cristallina delle sue. Quando Jean la Piuma e Tonio Spezzacolli infine irruppero nella stanza, non le era rimasto più un osso intero. Combard continuava a colpirla, i pugni rossi e gonfi, e lo dovettero trascinare via di peso fuori dalla Casa. La cosa andò come doveva andare; le guardie vennero un paio di volte, le testimoni furono sentite, i buttafuori dissero la loro...nessuno fece il nome di John Combard. Un ubriacone che aveva la sfortuna di somigliargli vagamente finì appeso alla forca. Che le puttane si guadagnino da vivere con la lingua, del resto, non è mai stata una novità.

Io però volevo giustizia. Ne parlai con gli altri adepti ma nessuno sembrava avere il benché minimo interesse in una torbida storia di bordelli, e anzi, presero a guardarmi con disprezzo per l'intimità con la disgraziata che tradiva la mia concitazione. Aliest in particolare mi accusò apertamente di essere un ipocrita, che nell'incoraggiare Layka a fare merce di se' per la mia soddisfazione non avevo fatto altro, al pari degli altri che l'avevano visitata, che spingerla di un altro passo verso l'inevitabile rovina. "Fattene un'altra, porta anche a quell'infelice l'argento di tuo padre e vedrai che ti saprà servire altrettanto bene, finché campa." Dovettero separarci in quattro.

Fui convocato da Sir Hannibal. Mi lasciò parlare, mi lasciò implorare, infine mi lasciò gridare, se ne rimase immobile e in silenzio. D'un tratto mi fece cenno di sedere. "Sembra solida questa nostra fortezza, non trovi? Mille uomini potrebbero assieparsi nella Gola del Serpente e tentare un assalto, e riusciremmo a respingerli. Eppure, Bohemond, basta un uomo solo per farla cadere." Sorrise senza allegria. "Quando avevo la tua età ero convinto che noi Paladini di Dytros eravamo i supremi custodi della Giustizia, che nulla avrebbe potuto impedirci di punire qualsiasi malefatta. Chi mai avrebbe osato sbarrarci il passo?
E' triste dirlo, ma quando avevo la tua età la mia testa era piena di stronzate...e tu purtroppo sei molto meno sveglio di quanto fossi io."

"Tu pensi di essere l'unico a vedere il mondo per com'è. Pensi che Sir Alec, che io, che il tuo confratello Aliest e tutti gli altri ci siamo bevuti il cervello a forza di recitare salmi. Te ne sbatti della Regola, alla prima occasione ti vai a rintanare in osteria o tra le sottane di qualche baldracca, convinto di averci fatti tutti fessi. Vuoi sapere la verità? Sono stato io a disporre che nessuno ti fermasse. Sei svelto di piede ed hai la faccia tosta di un mercante di Zarak, ma rimani sempre un mocciosetto presuntuoso...il giorno in cui mi lascerò fregare da uno come te grazie al cielo è ancora da venire."

"Ogni volta ho sperato che tu avessi il buon senso di non tornare. E invece niente, puntualmente alla mattina ti rivedo nella piazza d'armi, e mi verrebbe voglia di prenderti a calci nel culo fino a diventare zoppo. Sai perché finora non l'ho fatto?"

Mai avrei immaginato di sentire certi improperi in bocca ad Hannibal, sempre così compunto e solenne. Rimasi di sasso.

"Perchè questa fortezza non rimane in piedi a suon di preghiere, e perché non basta l'aria a riempire i piatti di chi la presidia. Tu per me significhi una cosa sola, vale a dire il sostegno di tuo padre e soprattutto del suo Barone. "

"Non meriti di stare qui più di quanto John Combard sia all'altezza di far parte della Guardia. Siete entrambi impostori, disonorate le vostre insegne, calpestate ogni giorno il giuramento che avete pronunciato di fronte agli Dei. Con che coraggio mi chiedi di amministrare la Giustizia di Dytros, tu che in nulla sei diverso da lui? E se anche volessi, che prove mi porti della colpevolezza di quell'uomo? Chi ha visto ora è cieco, chi ha parlato è rimasto tutto d'un tratto senza voce. Se andassi da Sir Baldas, mi riderebbe in faccia, malgrado lui sia il primo a volersi sbarazzare di quel balordo. Che fare quel punto? Se istruissimo un'indagine per conto nostro ci screditeremmo agli occhi della Guardia Civica, ci accuserebbero di indebita ingerenza, direbbero che siamo mossi dal desiderio di soppiantarli. Tahar Crahe dal canto suo ci andrebbe a nozze...lui e la sua cricca di scalmanati non aspettano altro che un pretesto per dar la caccia alle fratine in ogni vicolo della città, e si vanterebbero pure di combattere
nel nome del nostro povero Dytros, quella sì che sarebbe da ridere."

"Così, un bel mattino, Lord Martin si affaccerebbe sulla Piazza della Torre ed al suo posto troverebbe un campo di battaglia...proprio un bel servizio avremmo fatto a Sua Eccellenza e alla gente di Achenar. E la sai una cosa? Tutto questo casino non servirebbe a niente, non ci sarebbe comunque alcun processo per John Combard, e lui se ne rimarrebbe esattamente dov'è ora. Quanto alla Fortezza Bianca...va da se che finirebbe sepolta sotto una tale montagna di merda che potremmo metterci tutti a scavare per un mese e comunque non ritroveremmo l'ingresso."

Malgrado il linguaggio da angiporto, non sembrava arrabbiato, solo molto stanco. Si concesse un sospiro e per un attimo distolse lo sguardo da me, poi mi indicò le pareti del suo studio.

"Questa nostre mura sembrano solide, quando in realtà sono fragili come gesso e basterebbe un idiota come te a farle sbriciolare. Non te lo consentirò. Voglio che tu trascorra gli ultimi mesi della tua ferma presso il Sanatorio, il più lontano possibile dai miei occhi. Sarai assegnato alla supervisione di Padre Rostand. Combatte ogni santo giorno con canaglie come te e confido che saprà come tenerti a bada. Fa' pure i tuoi comodi, sbronzati, sputtanati i soldi che ti restano, a nessuno qui importerà, e nemmeno a lui. Ma bada bene a non intralciare il suo lavoro, mai, o quanto è vero Dytros scendo di persona, ti strappo la testa con queste mani e te la caccio su per il culo. Sir Alec è d'accordo con me...fosse stato per lui non avresti mai ricevuto le Nove Benedizioni. Ora vai a raccogliere le tue cose, parti all'alba."

Lei non ebbe mai giustizia, e neppure il misero conforto di una tomba. Fu gettata via come immondizia in una fossa comune. Nel corso delle prime settimane al Sanatorio coltivai ingenui propositi di vendetta, ma come avrebbe mai potuto un ragazzo inesperto come me avere la meglio di una guardia veterana che quasi mai si privava della compagnia dei suoi sgherri? Mi sentivo sciocco e fuori posto, degno compare dello
sbarbatello che Roland aveva ripulito quella notte alla bisca. Di giorno assistevo Rostand, un prete di poche parole, sempre affaccendato a rimettere in sesto feriti ed infermi. Di notte cercavo svago nelle solite taverne, ma non volli più rimetter piede in quella Casa che tanto poco ci aveva messo a rinnegare la mia Layka. Quanto ai Paladini, mi avevano definitivamente lasciato solo, e giurai a me stesso che non avrei mai più avuto niente a che fare con loro...

...ma col tempo finii per mettere un po' di giudizio anch'io.

So che per Brian la faccenda è diversa e assai peggiore. Laddove io non ero che un piantagrane e uno sbandato, Brian stava combattendo la Giusta Battaglia. Non so cosa abbia chiesto, né perché gli sia stato rifiutato, ma immagino che ora lo ripugni l'idea di chiamare confratello chi è rimasto a guardare, chi non ha mosso un dito, quasi che la colpa di costoro ricada così anche su di lui. C'è un peso che nessun Paladino non potrà mai sopportare, ed è la vergogna delle vesti che indossa.

Ho però una speranza, per quanto piccola. Fu molto più facile per me capire, e dover perdonare ciò che torto non fu... ma il sentiero che Brian Sturm deve percorrere è lo stesso che ho calcato anch'io. La Chiesa è una fortezza solo in apparenza impenetrabile, minacciata su ogni lato dall'arroganza, dall'avidità, dalla meschinità degli uomini. Essa è come una nave, squassata dal mare delle umane miserie che in ogni momento minaccia di ingoiarla. A noialtri marinai tocca bestemmiare e dar di remo, ma grande è anche il sacrificio di chi sta al timone, di chi ogni giorno si cruccia a mantenere la rotta tra i cavalloni, di chi ogni notte deve scegliere se soccorrere i naufraghi tra i flutti o far scampare il misero scafo alla furia della tempesta; se esso si spezzasse, nessuno potrebbe più essere salvato.

Brian deve capirlo...è la Chiesa ad avere bisogno di lui, non il contrario. Noi Paladini di Dytros non pratichiamo l'Obbedienza perché certi dell'infallibilità di chi ci guida, né ci interessa; sta al Dio giudicare le mancanze di ciascuno, sia egli soldato o comandante. Noi pratichiamo l'Obbedienza per essere degni delle vesti che portiamo: è' con l'Obbedienza, infatti, che conquistiamo l'Umiltà, poiché solo chi è umile può riconoscere la Verità, e solo chi cammina nella Verità può amministrare la Giustizia degli Dei.
scritto da Bohemond D'Arlac , 00:17 | permalink | markup wiki | commenti (3)