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« Colin, Annie, allontanatevi, lo tengo io questo. Mettetevi in salvo. »
- Terenz Lost -
 
Julie la Piattola
Julie Modane
 
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Scritto il 07/05/2007 · 99 di 139 (mostra altri)
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14 giugno 517
Lunedì 7 Maggio 2007

Net

E' una giornata caldissima, il sole ci abbaglia durante il breve viaggio da Beid alla fortezza di Valamer. Non c'è neanche una nuvola nel cielo, è tutto dorato di luce.
Anche per questo le segrete ci sembrano tanto buie, quando scendiamo quei pochi gradini, passiamo portoni e controlli e arriviamo nel sotterraneo. Buio, umido e freddo.
In una cella, seduto composto nonostante le ferite, troviamo Net, il famoso Jack di Quadri.

Non me lo aspettavo così. E' giovane, quieto, trasmette una sicurezza, ed una rassegnazione, che mi colpiscono.
Non gli importa della sua salvezza, ma soltanto del compimento della sua missione, solo a quella pensa.
Le sue prime parole sono per Guelfo, gli domanda dell'indovinello. Poi parlano del Geolabio, del pezzo mancante che è andato smarrito, del covo dei nostri nemici...
Gli chiedo per quale ragione, se veramente è un nobile di Krandamer, non chieda soccorso al suo nome per ottenere salva la vita. La risposta mi fa quasi vergognare di aver posto la domanda.
"Non voglio coinvolgere altri nella mia battaglia. Che onore porterei al mio nome, se mi appellassi ad esso per essere graziato dalla colpa della quale sono ritenuto colpevole?"
Non ha voglia di parlare di sè, taglia corto. Piuttosto spiega quel che sa della situazione tra Beid e Keib, il rischio di mercenari venuti da lontano attraverso un passo, che porterebbero una guerra sanguinosa, mercenari pagati con l'oro ricavato dalla vendita dei terribili tesori degli adoratori di Seth.

Gli domandiamo se abbia incontrato in sogno Desiree, ma lui non sa nulla. Eppure proprio in una di quelle notti in cui la mia amica lo sognava è stato liberato, stordito da alcuni stregoni, portato all'aperto e assalito dalla sacerdotessa del Caos Primitivo. I segni che porta sul corpo sono tremendi, simili a quelli di Sir Thomas.
La sacerdotessa è alta come me, velocissima e spietata, ma preferisce non uccidere le sue vittime, bensì lasciarle in vita molto, ma molto malconce.
Chiedo a Net del posto che ho sognato, la stanza coi drappi... dove ho visto l'Ogham perduto, il luogo in cui sono morta e in cui anche Bart ha visto giacere il mio cadavere. Ma non c'è bisogno di dirgli tutto questo, lui capisce subito di cosa sto parlando e mi risponde che è quel luogo la nostra meta, è lì che andremo.
Alla fine acconsente a tentare di riprodurre su un foglio il pezzo mancante del Geolabio, e lo lasciamo nella sua cella a lavorarci su.

Ma poco prima di uscire è Bernard a parlargli, dopo aver ascoltato in silenzio tutta la conversazione.
E gli racconta di Valerie, della sua triste fine.
Net è sconvolto, lo vedo impallidire nonostante la penombra, e nonostante il suo viso già porti molti segni di sofferenza. Infine riesce appena a mormorare tra i denti: "se è così, non è aprendo la mia cella che potrete mai liberarmi. Forse me lo merito".
Usciamo.

Il sole ci accoglie luminosissimo, è tutto bianco e abbagliante.
Mi sembra incredibile il contrasto tra la cupezza della cella, dove tutta la pietra del castello sembra gravare col suo peso sul cuore di chi c'è rinchiuso, e la giornata, splendida, che ci avvolge ora che siamo fuori.

Penso a Net e mi fa una pena infinita.
Lui e tutte le persone che hanno dato la vita, o la stanno dando adesso, per la causa degli Ogham.
Gli spiriti che animano le carte hanno sofferto una grande ingiustizia, erano onesti studiosi che sono stati massacrati da nobili corrotti.
Ma questo dava loro il diritto di condannare ad una ricerca così estenuante altre persone?
Net, Jack, Q., Samuel... quanto hanno dovuto soffrire e quanto soffriranno ancora, per quegli spiriti antichi che li guidano!

Anche i nostri genitori, gli uomini di Caen, hanno subito un'ingiustizia simile, dieci anni fa.
Ed eccoci qui. Siamo entrati nella Confraternita della Rosa Bianca, per vendicarli, per combattere ingiustizie come quella che abbiamo subito, per difendere i deboli. Deboli come eravamo deboli noi, dieci anni fa.

E quanto anche noi stiamo pagando, per l'ingiustizia che hanno sofferto i nostri genitori.
Abel e Ryan sono morti. Desiree ha dovuto rinunciare alla sua vita, al matrimonio a cui era stata predestinata. Guelfo ha perduto il nome, è un fuggiasco. E del sangue di quanta gente si sono macchiati le mani i miei cugini, Eric e Loic?

E' proprio vero che il male non si esaurisce nel momento in cui viene perpetrato. Continua a vivere nei cuori delle vittime e dei loro cari, porta ad altra violenza, ad altro dolore.

Io non me la sento di spezzare questa catena. Ne faccio parte, è la mia vita. Perchè ricordo mio padre, i miei amici, e i lutti che ho subito sono ancora vicini al mio cuore.
Ma queste carte magiche, come una catena più lunga e più pesante della memoria, continuano a vincolare di generazione in generazione nuove persone alla causa di chi è morto da secoli.
E' una cosa innaturale, sbagliata.

Dicono che il potere delle carte si affievolisce col tempo, e che probabilmente questa è l'ultima occasione che hanno i morti di allora di far valere le loro ragioni. E' un sollievo saperlo.
Perchè anche se dovessimo fallire, non avremo sulla coscienza la consapevolezza che altri innocenti, magari tra vent'anni, saranno ancora legati a questa antica, vecchia, decrepita e insanguinata catena.

scritto da Julie , 10:42 | permalink | markup wiki | commenti (2)
Scritto il 07/05/2007 · 99 di 139 (mostra altri)
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