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Solice Kenson
Cronache della Campagna di Caen
Solice Kenson
"Voi avete coraggio e siete molto convincente: ma non appena sarete chiamata a combattere, al primo combattimento che possa realmente definirsi tale, voi morirete. E non parlo di scontri confusi o ingarbugliati, dove nessuno capisce fino in fondo quello che sta facendo o magari ha meno voglia di uccidervi che di portare la pelle a casa. Parlo di uno scontro vero, in cui affronterete una persona con le vostre sole forze. Beh, è giunto il momento che qualcuno che vi vuole bene vi dica che queste forze non basteranno proprio contro nessuno".
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Scritto il 15/04/2007 · 37 di 91 (mostra altri)
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13 maggio 517
Domenica 15 Aprile 2007

Il matrimonio di Ryan (prima parte)

Arrivammo nello spiazzo dedicato alla giostra quando mancavano soltanto pochi minuti all'inizio dei giochi. In verità, per tutta la mattina i cavalieri di Beid avevano rotto lance insieme a tutti gli altri partecipanti provenienti degli altri Feudi: tanto Malaki quanto Jen erano arrivati in ritardo e con ben altri pensieri, ma questo non aveva impedito loro di indossare l'armatura e fare quello che mio padre, mio fratello e il popolo di Beid si aspettava da loro. Erano li', splendenti nelle loro armature, in attesa dell'inizio della tenzone ufficiale.

Il palco dove avremmo dovuto dirigerci sembrava irraggiungibile. "Siamo un pò in ritardo", commentò Yurae osservando la grande quantità di gente che si trovava tra noi e loro. "Restate vicine a noi e non ci saranno problemi". Così dicendo, montò sulla sua alabarda lo stendardo di Beid. Nel giro di qualche minuto ci facemmo largo tra la folla festosa, ardente dalla voglia di inneggiare a qualcosa al punto da accoglierci come se fossimo noi stessi dei giostranti.

Immersa in quel clima di festa quasi irreale, non potevo fare a meno di guardarmi intorno, osservando le innumerevoli facce che spuntavano da ogni parte, incrociando sguardi, osservando: temevo di scorgere il volto di Kira, o quale che fosse il nome di quell'empio emissario degli dei oscuri che si trovava all'interno della marca, libero di muoversi, di osservare. Quale sarebbe stata la sua prossima mossa? Avrebbe tentato di far del male a Ryan o a qualcun altro, o forse a me? Qualcosa mi diceva che lo avrei scoperto fin troppo presto.

La vista di mio padre fu sufficiente a distogliermi dalle mie preoccupazioni. Dovevo stare molto attenta a metterlo a parte delle informazioni in mio possesso, senza che questo potesse in alcun modo pregiudicare gli eventi di questi due giorni. Non si trattava di una semplice festa nuziale, in gioco c'erano interessi e accordi che avrebbero potuto avere impatti significativi e a lungo termine sul destino di molte persone: per non rovinare tutto avrei dovuto agire nel modo giusto.

Karl era seduto di fianco a mio padre, insieme alla futura sposa e a quella che doveva essere la sua famiglia: alcuni di loro li avevo già conosciuti: erano arrivati molti giorni prima, insieme alla sposa. Avvicinandomi educatamente, salutai con un profondo inchino. Mio padre mi chiamò vicino a lui, presentandomi ai genitori della sposa: sua signoria Lord Alexander Ripley il Conte di Verriere e la sua consorte, giunti a Beid soltanto due giorni prima. Yera, dietro di me, si inchinò fin quasi a toccare terra con la fronte. "Vi rendete conto? Sua signoria il conte di Verriere!" si affrettò a dirmi poi in un orecchio, euforica.

"Solice!" mi disse Karl sorridendo quando mi vide. "Che bella che sei con quel vestito! Quando tornano i cavalieri?" Sembrava davvero felice. "Come mai Rosalie non è venuta?" chiese poi, guardandosi intorno con aria interrogativa. La domanda, formulata da quegli occhi innocenti e inconsapevoli, mi colpì come una fitta al petto. "Non è qui", gli dissi, chinandomi di fronte a lui e prendendogli una mano. "Ma presto faremo in modo che torni a casa. D'accordo?"

"Va bene!" mi disse, annuendo. "Peccato pero'! Se non fa in fretta si perderà il torneo!"

La nostra conversazione fu bruscamente interrotta dagli squilli di trombe che annunciavano l'inizio dei giochi. Mio padre si alzò: non avrebbe parlato se non l'indomani, ma era previsto che inaugurasse l'inizio delle gare. I cavalieri spronarono i loro cavalli nella nostra direzione, rivolgendo un saluto militare nella sua direzione e preparandosi a compiere il giro del campo: il marchese rispose al saluto, dichiarando di fatto aperta la tenzone tra applausi e grida.

Trovarsi in mezzo a quell'evento era... emozionante. Non pensavo potesse farmi questo effetto, ma mi trovai letteralmente sommersa da una sensazione elettrizzante quanto strana: gioia, euforia, stupore. Senza neanche rendermene conto mi trovai a sorridere e a battere le mani, applaudendo a mio fratello e ai cavalieri che ci avevano onorato della loro presenza e ai loro destrieri.

Yera aveva seguito le vicende legate al torneo molto più attentamente di me, e fu lei a indicarmi la maggior parte dei partecipanti. Ovviamente non fu necessario il suo aiuto per riconoscere il primo della fila: mio fratello Ryan, splendente nella sua armatura rossa come il mio vestito e saldamente in sella al suo nuovo cavallo, al quale aveva dato il nome di Farnas. Questi era il più bello di una magnifica coppia di stalloni arrivati a Beid pochi giorni prima insieme a una delegazione di cavalieri provenienti da Amer, come dono da parte del Duca: Ryan si era allenato per diverse ore ogni giorno nel tentativo di riuscire a cavalcare Farnas in tempo per l'inizio del torneo. Lady Amy era stata omaggiata di un rotolo di seta pregiata e molto preziosa. Mio fratello sfilava a testa alta, non coperta dall'elmo: una volta giunto sotto il nostro palco si sporse dal cavallo, inchinandosi di fronte a mio padre e alla famiglia della sposa. Terminato l'inchino mi lanciò uno sguardo, sorridendomi. Sollevai entrambe le braccia per salutarlo, ricambiando il sorriso: non credo di averlo mai visto cosi' felice.

La mia ancella mi indicò il fratello maggiore di Amy, Baldur, che in quel momento stava porgendo i saluti a mio padre: insieme a lui vi era sir Albert Von Trier, colonnello dell'esercito di Verriere.

A poca distanza da loro si trovavano quattro cavalieri che portavano sul loro scudo il simbolo di Amer. Yera mi rivelò i loro nomi: Sir Al Fennec, che nelle competizioni mattutine aveva spezzato in assoluto il maggior numero di lance; di fianco a lui vi era sir Georg Poe, completamente chiuso nella sua armatura argentea: Yera mi disse che non si toglieva mai il cimiero per nascondere la brutta ferita che gli deturpava il volto. Non sapeva i dettagli ma sospettava avesse qualcosa a che fare con i Nani, considerando l'ostilità con cui il cavaliere aveva accolto l'arrivo della delegazione nanica che era giunta da Nair-Al-Zaurak qualche giorno prima. Dietro sir Georg, un terzo cavaliere era intento a cambiare la bardatura al suo cavallo: quando si tolse l'elmo, rimasi colpita dai suoi lineamenti delicati e dall'eleganza del portamento: incuriosita, chiesi a Yera chi fosse quel ragazzo. Lei scoppiò a ridere, affrettandosi a correggere il mio errore: con mia grande sorpresa mi disse che il nome di quel cavaliere altri non era che Lady Joanne Chirac, e che a dispetto delle apparenze godeva fama di essere una delle migliori spade della città Ducale, oltre ad essere particolarmente attraente. "Hai ragione", dissi guardandola meglio: "devo essere ancora molto stanca". Ridemmo entrambe. A chiudere la fila dei cavalieri di Amer giungeva quello che Yera mi rivelò essere l'invitato più importante di tutto il torneo: Sir Konon Desyenne, cugino del Duca di Amer, circondato dai suoi scudieri. Osservai divertita il suo modo di fare: spesso sollevava il braccio in direzione della folla, urlando e incitandola a sua volta: a dispetto della non più giovanissima età, sembrava decisamente intenzionato a divertirsi.

A qualche metro di distanza, piuttosto in disparte dagli altri, un cavaliere in una meravigliosa armatura striata di azzurro stava dando indicazioni al suo scudiero: Yera mi disse che il suo nome era Peter Gremaud, l'erede al titolo di Signore di Chalard. Quella rivelazione mi sorprese: ero stata presentata a Peter e suo fratello qualche giorno prima, in occasione del loro arrivo, ma il cavaliere che si trovava davanti ai miei occhi sembrava davvero un'altra persona: l'armatura non sembrava recargli alcun impaccio, e il modo che aveva di stare a cavallo era quantomai elegante. Il suo scudiero doveva essere Kasper: Ryan mi aveva raccontato di come, qualche giorno prima, il ragazzo gli avesse chiesto il permesso di poter prendere parte al torneo: un permesso che Ryan, con suo grande disappunto, non aveva certo potuto concedergli. Quando gli fui presentata, la prima cosa che mi chiese fu se avrei partecipato: la mia risposta negativa lo aveva molto risollevato.

Voltai lo sguardo verso gli altri cavalieri, e fu a quel punto che i miei occhi incontrarono il simbolo di Keib. Due dei nostri cugini si trovavano a una certa distanza dal nostro palco, nelle loro armature nere: a differenza degli altri, non sollevavano gli scudi verso la folla. I rancori con la loro baronia che si erano spenti in via ufficiale restavano comunque ben vivi nei cuori del popolo di Beid, che evitava di salutare la loro comparsa e li costringeva a mantenere una certa distanza per evitare di essere colpiti dalla frutta e dalla verdura che occasionalmente veniva lanciata dagli spalti nella loro direzione. I due cavalieri non reagivano, continuando ad avanzare a testa alta.

Poco avanti a loro, al riparo dalle manifestazioni di stizza della folla, altri due cavalieri procedevano diretti verso il nostro palco: sui loro scudi vi era il simbolo della baronia di Anthien. Una volta di fronte a noi si tolsero l'elmo, omaggiando di un saluto mio padre e la sposa. "Guardate quanto sono belli", disse Yera, estasiata. "Magari potremmo conoscerli, durante il banchetto di stasera!"

A chiudere la fila, arrivarono i cavalieri provenienti da Beid: Jen e Malaki erano entrambi bellissimi, nelle loro armature luccicanti: dietro di loro, su un cavallo di enormi dimensioni, si stagliava la sagoma inconfondibile di zio Jerome.

"Wooow! Non sapevo che Lord Jerome avrebbe preso parte al torneo", gridò Yera, emozionatissima. Poi si arrestò improvvisamente, come se si fosse improvvisamente accorta di qualcosa. "Ma... ma dov'è sir Thomas?" mormorò.

Le misi una mano sulla spalla. "Sir Thomas non parteciperà al torneo", le dissi con calma: "è rimasto ferito durante un incarico per conto di mio padre: ma non preoccuparti, Yurae mi ha detto che starà bene: Pyros lo proteggerà".

Yera mi guardò, delusa e costernata: sapevo quanto ci tenesse alla presenza di sir Thomas. "Coraggio", le dissi. "Lui avrebbe fatto del suo meglio per rendere questo torneo un grande spettacolo: dobbiamo divertirci anche in suo onore!". La mia ancella annui', tornando lentamente a sorridere. "Ok", mi disse. "Divertiamoci allora!".

I cavalieri terminarono il loro giro:pochi minuti dopo, l'araldo annunciò quello che sarebbe stato lo scontro inaugurale.

"Lady Joanne Chirac, Cavaliere di Amer, contro Sir Malaki Akhnal, Cavaliere di Beid!"

"Accidenti", disse Yera, "E' uno scontro difficile! AVANTI SIR MALAKI, FATE VEDERE A QUESTA SCIACQUETTA CHI COMANDA!" In un attimo lo sguardo di mio padre la fulminò, terrorizzandola al punto da inchiodarla sul posto. Il Conte di Verriere non trattenne un sorriso, mentre la moglie alzò appena un sopracciglio. "Che significa sciacquetta?", mi chiese Karl, mettendo a durissima prova il mio già arduo tentativo di restare seria e non scoppiare a ridere.

Una cosa era certa: sarebbero stati due giorni indimenticabili.


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Scritto il 15/04/2007 · 37 di 91 (mostra altri)
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