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La cerca di Bohemond
Bohemond D'Arlac
"Tu fai parte dei Primi, Bohemond, non dimenticarlo mai."
creato il: 24/01/2012   messaggi totali: 27   commenti totali: 25
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10 Aprile 518
Mercoledì 29 Marzo 2023

Yara



Sbatto le palpebre e come per incanto ho di nuovo dieci dita. Abbasso lentamente la mano, gli occhi fissi nei tuoi. Sorridi, ora, e sembri compiaciuta dal nostro atteggiamento calmo e controllato a dispetto dell'assurdità della situazione in cui siamo stati precipitati e del muro di inimiciza e di sospetto che ci separa da te: presso Ghaan ci siamo fatti una notevole fama di negoziatori, ormai, che evidentemente stai giudicando ben meritata.

Da Padre Engelhaft mi sarei aspettato la stessa furiosa indignazione che poco fa Colin ha esibito di fronte alla nostra decisione, che certo deve essergli parsa cinica, di ridurre le già misere possibilità di Madre Magdalene pur di preservare quelle di tutti noi. E invece se ne sta qui accanto a me in un silenzio che mi pare quasi di sconfitta. Si è infine rassegnato a non contrastare oltre l'impensabile compromesso a cui questa guerra ci ha costretti? Ha finalmente capito anche lui il senso delle parole di Padre Valon? Non deve essere stato facile per uno come lui, abituato a fare della diffidenza la sua arma più affilata nella lotta agli inganni della Tenebra, trovarsi a dover compiere l'opera dei Primi tra le contraddizioni di questa frontiera...se devo essere onesto con me stesso, le mie mancanze hanno contribuito a rendere ancor più arduo il suo cammino: lo ha sempre turbato (se non inorridito) la facilità con cui mi lascio sviare dalle lusinghe, non importa troppo se luminose od oscure, di questo luogo e di questo tempo in cui riverbera l'eco di altri luoghi e tempi in cui gli uomini si facevano Eroi, impadronendosi del proprio Destino e muovendo guerra al Cielo o all'Inferno invece di rivolgere loro preghiere.

Chi invece pare proprio sul punto di saltarti alla gola è, incredibilmente, Kailah, che di noi è sempre stata la più dolce e la meno bellicosa. Ci raccontò in effetti di come esercitasti le tue arti oscure su di lei quando vi siete incontrate per trattare la liberazione del Sergente Rock: ci disse che eri riuscita a portarglielo via dalla mente...e lo diceva con un orrore profondissimo, quasi le avessi toccato la cosa più cara che avesse. Lo stesso orrore si è dipinto sul suo volto ora che ti ha riconosciuta, e negli occhi della più fidata tra i miei compagni si sono accese scintille di rancore come mai ne avevo viste prima. Mi chiedo quale volto, quale nome dovresti rubarmi per istigare in me la stessa ostilità...magari fosse uno solo. La rivedo affrontare sognante e spensierata il mattino del giorno sacro a Dytros mentre io me ne stavo al tavolo a rimuginare incupito con la pipa in mano, mi torna alle orecchie la sua risata squillante e imbarazzata in risposta agli scherzi di Giada. Si farà bella per Aiden, bastardo fortunato di un Elsenorita, ho pensato. L'avrei rivista più tardi sfoggiare una chioma acconciata in modo festoso sì, ma senza le stravaganze necessarie per calamitare l'attenzione del suo Principe. Aveva assunto invece un'aria più posata e adulta, adatta per qualcuno di gusti più maturi e con poca pazienza per i fronzoli, qualcuno come...ah...

Sven invece resta fedele a se stesso, non lascia trasparire alcuna emozione e se ne resta con la schiena addossata ad una parete della stanza con la solita aria sorniona, apparentemente in posizione di riposo ma pronto ad entrare in guardia se dovesse capitare qualche brutto imprevisto. Che si tratti di una taverna malfamata, di un campo di battaglia o dell'Inferno Ghiacciato, la sua dottrina è sempre quella: fregarsene delle complicazioni, badare al sodo e nell'incertezza lasciare le redini all'istinto. Se siamo usciti vivi da quel carro, se abbiamo avuto la meglio su Grom e Frank prima che Loki e gli altri spauracchi di Muramar mangiassero la foglia, beh, in larga parte è merito suo.

Colin poi...quanto mi fa incazzare quel ragazzo certe volte! E' uno degli uomini più intelligenti che conosco eppure non gli riesce proprio di mettere da parte le sue romanticherie da cerusico, mai, neanche quando rischiano di mandarci tutti al creatore. E non è che non capisca le crudeli necessità della vita del soldato...semplicemente è convinto che non lo riguardino, che al mondo esistano solo lui e i suoi pazienti. Chissà se prima o poi si renderà conto che in plotone sono tutti pazienti, non soltanto quelli messi peggio, e tutti medici, che prevenire una ferita non è meno nobile o importante che sanarla. Se non altro le situazioni inconsuete come quella che stiamo vivendo stuzzicano la sua curiosità di uomo di ingegno. Il suo sguardo indagatore scruta te e le illusioni di cui ci hai circondati, sondando ogni dettaglio che possa aiutarlo a discernere i tuoi tranelli... se stai per tirarci un brutto scherzo sono certo che se ne accorgerà in un lampo.

E infine ci sono io. Se fosse stato per me non saresti mai tornata in libertà: ho cercato in tutti i modi di dissuadere Yara dallo scambiarti con sir Lachdan Jung ma lei proprio non volle darmi retta. Persino Padre Engelhaft, che non si può certo dire tenero coi nemici della Fede, era assai più aperto di me all'idea di rimetterti in circolazione. Insomma, qualche mese fa sarei stato la persona peggiore con cui potevi sperare di spuntare un accordo... ma in questo poco tempo sono successe tante e tali cose che stento a riconoscermi. Il sogno di Yara, quello vero, un passo alla volta è divenuto la Sacra Avanzata che ha travolto Ghaan come un'onda di marea. Non immaginava, però, il prezzo spaventoso che avresti imposto al suo trionfo.



"Questa non è una guerra di Dei, è una guerra di uomini...non dimenticatelo mai."

Mi sforzo come posso di non dimenticarlo mentre ci sveli la natura dell'ordalia a cui hai sottoposto la mia Signora. Ti ascolto molto attentamente mentre racconti di cosa Yara sia stata capace di fare a dispetto dei tuoi tentativi di confonderla e spezzarla, della tenacia con cui ad uno ad uno ha strappato alla crudele legge del tuo incubo quei fantasmi che tu avevi inviato a tormentarla: salvandoli, accogliendoli, radunandoli, armandoli... facendo di essi un popolo disposto a sorreggerla, fiducioso della protezione del suo scudo.

L'ammirazione suggerita dalle tue parole mi sembra sincera, così come credo davvero che tu abbia deciso di aiutarla, ad un certo punto, che in fondo al tuo cuore nero si sia acceso il desiderio di essere anche tu parte di quel popolo, di prenderla sulle tue spalle per sollevarla al cielo, di trovare anche tu un dolce riparo sotto allo Scudo dell'Eroina. In fondo non è questo il significato del rudimentale Abbraccio dell'Angelo che hai voluto porre sulle spalle sue e di Cystal?

E allora facciamola noi, liberando Yara, questa pace di uomini. Detta pure le tue condizioni.

La prima, personale, mi stupisce. Mi dici del destino di Vesa, dell'ira spaventosa che si è abbattuta su di lui per mia mano, dell'inferno a cui viene sottoposto con crudeltà da una potestà talmente terribile che persino tu la temi. So bene di chi parli, e sulle mie labbra affiora l'ombra di un sorriso: sono proprio in gamba entrambe le mie ragazze, non trovi? Sta bene, intercederò ben volentieri per il Bandito, fin troppo caro gli è costato l'aver orchestrato così efficacemente la sua cruenta messinscena.

La seconda, politica, nessuno di noi è in grado di valutarla... sarà Yara a darle avallo. Che un Ghaan torni sul trono della Baronia sembra una prospettiva promettente per la solidità del nuovo assetto, c'è solo da sperare che la follia e la sete di sangue del diabolico Estov siano state l'eccezione e non la regola tra i membri preminenti di quel casato.

La terza, militare, potevamo ben immaginarla. Prima o poi sarebbe stato inevitabile fare i conti con il famigerato Chad Wilson, braccio armato di Aghvan e corteggiatore di demoni, un uomo di forza e di valore tali da rendere persino i suoi formidabili Innanlzati poco più che reclute imbelli al confronto di un veterano di mille campagne. Un Runihura, come quel tetro Kraighar che braccò come un lupo famelico i miei compagni nel Cariceto di Amedran e che tanta impressione seppe fare al nostro truce Vodan prima di sparire per sempre nelle Tenebre.

Ci proponi un atto di guerra per liberare una volta per tutte il mondo da quello spaventoso guerriero, oppure una sfida, l'ennesima, per dargli la possibilità di uscire di scena alle sue condizioni. Nessuna delle due soluzioni mi sembra appropriata, ma per il momento lo tengo per me. Non sono l'unico chiamato a prendere questa decisione, tutti noi che abbiamo affrontato il tuo incubo per raggiungere Yara abbiamo il medesimo diritto e portiamo lo stesso fardello.

La guerra degli uomini finisce oggi, mi dico, e non si combatterà oltre. Quanto alle sfide...ecco quello che penso.

Nel giorno consacrato a Dytros abbiamo raccolto la sfida mossaci da Chad Wilson secondo una tradizione gradita all'Eterno Avversario: gli Dei e gli Uomini ci sono stati da testimoni mentre ci sottoponevamo al giudizio del Fato ed il responso, netto, ora è sacro per la legge di entrambi. Se Sir Wilson intende ricusare il Fato senza coprirsi di disonore non è a noi che dovrà muovere guerra, ma al Fato stesso.

Esige dunque da noi una nuova prova con cui sperare di sovvertire l'esito di quella precedente? Gliela concederemo, ma questa volta secondo una tradizione gradita all'Inesausto: finito il tempo dei duelli fatali imperniati sull'esaltazione del solo valore personale, proporremo invece un'impresa temeraria che dia a chi vi partecipi l'occasione di misurare il proprio coraggio con quello altrui nel perseguimento di un traguardo folle e impossibile.

Oserà varcare con noi la soglia dell'Abisso per dare l'assalto alla roccaforte dell'Araldo di Valafor, la sorgente del Sangue di cui ha così tanta ammirazione? Accetterà di misurarsi da uomo con le potenze demoniache per rivendicare il dominio che esse pretendono di avere su questa terra, o diserterà la nostra chiamata, accontentandosi più volentieri di prede meno ostiche per saziare il suo appetito di gloria?

Che ci incontri a Valith, se lo desidera. Porti i suoi Innalzati, se ritiene di averne bisogno. Chi mai di noi uscisse vivo dall'Impresa potrà dire di aver saldato ogni conto con il Fato...e aprirne di nuovi, a buon diritto, se mai bramasse ancora soddisfazione.
scritto da Bohemond D'Arlac , 20:49 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 Aprile 518
Mercoledì 29 Marzo 2023

Kalya



"Devi essere molto sicura di te se non ti fai scrupoli a mostrare la tua faccia così, proprio a noi."

Incredibile.

Non saprei come altro definire l'esperienza che stiamo vivendo: tutto ciò che i nostri sensi hanno percepito attorno a noi da quando ci siamo destati nudi come vermi nell'oscurità e nel fetore, stipati in mezzo all'orrendo carico di un carro stracolmo di cadaveri, non è che una menzogna.

Guardo la mia mano sinistra e scopro di avere un dito mozzo, un dito che solo pochi momenti fa era lì, incrostato di liquame secco e coronato da un'unghia nera e spezzata al pari dei nove fratelli assieme a cui, poco fa, si è dovuto aprire una via d'uscita attraverso una montagna di corpi senza vita.

Sollevo la mano davanti ai miei occhi increduli finché lo spazio vuoto che separa il medio dal mignolo non incornicia il volto lentigginoso di Mandy Sphere. Osserva guardinga la mia reazione. "Ora hai capito...sono sicura che non farete niente di stupido." Bel gioco di prestigio del cazzo, complimenti.

I due carrettieri che abbiamo soverchiato con la forza della disperazione, la ferita mortale di Madre Magdalene , l'intera Signoria dei Morti con il suo pendio scosceso, la cancellata irta di scheletri, il colossale albero nero, le tombe che biancheggiavano sotto la luce lunare come a Cantor, i sinistri occupanti dediti a indicibili commerci di carne viva e morta...tutti gli orrori a cui sembrava che fossimo riusciti a scampare per un soffio grazie al sangue freddo di tutti, alla mia faccia tosta da Amerita e all'intervento dei due misteriosi cavalieri giunti coi loro giovani aiutanti in nostro soccorso: niente di tutto questo è stato vero, nemmeno il casolare dove Lady Yara (Yara!) ci ha portati in salvo, nemmeno la sua Crystal, più giovane di quella che ora giace accanto a Madre Magdalene, e senza traccia di menomazioni.

L'improvvisa sparizione del mio anulare sinistro è una dimostrazione molto convincente del dominio che Mandy, nostra vecchia conoscenza, può esercitare su questo palcoscenico onirico. Il mio stupore si esaurisce molto rapidamente: questa realtà di sogni ed inganni è per tanti versi simile a quella che Kalya Niad più volte ha allestito per ospitare i nostri conciliaboli.

Già, Mandy, ora ho capito perché sembri così tranquilla in nostra presenza: nulla qui può avere luogo se tu non intendi consentirlo...nulla a parte noi. Ciò che abbiamo compiuto a Ghaan ci ha evidentemente guadagnato la possibilità di farci strada di soppiatto attraverso la ragnatela che, intrecciando come trame i suoi stessi incubi, hai dispiegato attorno a Yara. Ma non siamo comunque una minaccia per te, vero, per quanto ospiti inattesi? In fondo siamo rimasti intrappolati nella tua rete tanto quanto lei.

Allo stesso modo devo essere stato in balia della potestà di Kalya ogni volta che le ho consentito di entrare da padrona nei miei sogni. A differenza di te, però, Kalya non ha mai cercato di ingannarmi sulla sua vera natura, anzi.

Dapprima fu sprezzante: mi parlava come una dama che si rivolge ad un postulante importuno, pareva quasi si divertisse ad esibire con sfrontatezza le cupe ombre del suo passato ad Elsenore pur di dissuadermi dal demenziale proposito di stringere con lei un'alleanza personale che mi si è ficcato in testa fin dalla prima volta che Barun ci disse della loro intesa.

Successivamente i suoi modi si son fatti meno caustici, più concilianti, quasi complici...ma guai a mettere apertamente in dubbio i suoi disegni, a muoverle accuse a proposito di Brian, ad suggerire analogie tra lei e l'oscura forza di seduzione a cui mi ero stupidamente esposto presso il Castello di Seta! Avvampava di rabbia allora, e pareva sinceramente ferita dalla mia ipocrisia, dal mio disprezzo, dalla mia sciocca supponenza.

Ho preso una decisione sofferta e quasi certamente folle nell'abbandonarmi fino in fondo a quell'azzardo sconsiderato e, a costo di dover lasciare l'anima sul piatto, ho puntato su di lei con tutto me stesso, senza più riserve né giudizi...ed è a quel punto che abbiamo iniziato a conversare da pari, e con franchezza, di ciò che sta a cuore ad entrambi e di come proteggerlo insieme, invece di combatterci da nemici come vorrebbero gli Dei.

L'ultima volta che ci siamo parlati è stato ad Angvard...la mia Angvard, non la rocca petrosa ed antica come si svela agli occhi dei suoi visitatori, ma il bastione incrollabile rimasto impresso nel cuore mio e di Brian Sturm quando capimmo che quella e solo quella sarebbe mai potuta essere casa nostra.

Nel sogno il salone d'onore del Palazzo e l'immensa aula del Mausoleo degli Antenati parevano fusi insieme: all'ombra dell'imponente altorilievo che ritrae l'Eroe sorretto dal suo popolo mentre si erge a difesa del mondo si stagliava vacante il trono di Yara; attraverso gli ampi finestroni la luce del giorno disegnava sulle antiche lastre del pavimento, ora qui ora là, la mole rapida del wyrm in volo a protezione del più sacro dei luoghi. Sul volto di Kalya Niad ho indovinato timore, forse anche una punta di riverenza, mentre mi esprimeva la sua gratitudine per aver potuto assistere ad un simile meraviglia. Devo supporre che non fu per grazia del Dio (il cui biasimo anzi ancora gravava su di me come un macigno) che la mia volontà poté stabilire che si svolgesse proprio lì, nel luogo a me più caro, il nostro ultimo incontro... ma per un atto di rispetto della stessa Kalya, compiuto liberamente a sugello della nostra amicizia.

Come sempre quando penso a lei mi assale il ricordo dei suoi occhi come stelle in una gelida notte invernale, splendidi e agghiaccianti insieme, puntati su di me nella penombra liquida del suo sancta sanctorum, e per un attimo rimango sospeso tra paura e desiderio, tra vergogna e nostalgia, tra ripulsa e ammirazione, quasi che fossi stato strappato a questo sogno maledetto per precipitarne in uno al tempo stesso più dolce e più oscuro. Eccheccazzo, Bo! Non ti imbambolare come fai sempre quando ti torna in testa quella donna... sei qui per Yara adesso, e ti manca solo un ultimo sforzo per riprendertela.
scritto da Bohemond D'Arlac , 20:17 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 Aprile 518
Sabato 4 Marzo 2023

Fides



"Sparisci. Non te lo ripeterò." La Dama Bianca mi guarda col disprezzo che si riserva agli scarafaggi. Alta più di me e pallida come la morte, non ha su di sé neppure un graffio eppure ha il volto e il pettorale della corazza ricoperti di sangue. Gocce scure si rincorrono lungo la lama nera del suo spadone. Terrificante è l'aggettivo giusto per descriverla. Se voglio uscirne devo concentrarmi su cosa dire...su quali corde toccare.

"Non posso. Quest'uomo ha stretto un patto con me e non me andrò finché non lo avrà onorato." Onore e patti, Decus e Fides, se c'è una lingua con cui intendersi con voi di Ghaan, è quella del Khanùn.

Inclina leggermente il capo verso destra, come per studiarmi meglio.

"E cosa ti ha promesso costui?"

"Giustizia, per il delitto che ha commesso." Probabilmente sono le ultime parole che pronuncio. Non saranno memorabili ma quantomeno sono decorose. Forse come Teegan anch'io ho raggiunto lo scopo per cui sono stato messo al mondo e tra un istante sarò fatto in mille pezzi.

Se ne resta così per chissà quanto, con la testa di sbieco. Pallida e nera, imbrattata di sangue com'è mi ricorda un gigantesco avvoltoio che ha appena finito di ingozzarsi.

Tutt'intorno nel frattempo si stanno raccogliendo gli spettatori dei due duelli che hanno avuto luogo in questa piazza. L'intera situazione ha un che di surreale, come se fossimo tutti protagonisti di un colossale spettacolo all'aperto...e sospetto che buona parte di chi ci sta guardando pensi che è proprio così che siano andate le cose.

"Ti propongo un altro patto."

"Cosa hai in mente?"

Lancia uno sguardo sdegnoso alle sue spalle. Ayza si è trascinata un po' a fatica a poca distanza da noi. Appare stravolta, e quel poco di arte medica che mi è rimasta nella zucca dai tempi della ferma punitiva presso Padre Rostand mi dice che dovrebbe essere morta...almeno tre volte.

"Una vita per una vita. La tua compagna per il mio compagno. Che ne dici?" La guardo incredulo. Che ne dico? Dico che se persino per una cosa come te la vita di un compagno può valere più di una vittoria sul nemico allora forse non è così impossibile che questa guerra abbia termine...anche se Crystal non c'è più.

Ad Ayza basta un'occhiata per capire: accetterò la proposta di Nox."P-posso ancora f-farcela!" prova a protestare con un filo di voce. Sembra davvero mortificata per come è andata la sua sfida. Credo di capire cosa sente: quando diventi un Innalzato una sola cosa ti viene promessa in cambio di tutto ciò che ti è stato portato via, e cioè che diventerai invincibile, un dio-in-terra. Quando scopri che non è così, che cosa ti rimane?

Le sorrido. "No, Ayza, abbiamo combattuto abbastanza per questa notte." China il capo, senza più nemmeno la forza di opporsi. Mi rivolgo quindi a Nox: "Affare fatto. E' tutto tuo." Mi faccio da parte e rinfodero Jaegerin.

La Dama Bianca non bada più a noi. Si precipita sul Bandito ancora in piena agonia, lo solleva tra le braccia e insieme spariscono nella notte.

Non mi resta che dissuadere Ayza dal tentare un inseguimento nella migliore delle ipotesi impossibile e nella peggiore suicida. Non è difficile, si rende conto dopo due passi che non potrebbe farne un terzo senza crollare a terra.

"Mi dispiace, so che non avresti voluto che finisse così" provo a consolarla mentre la sorreggo.

"Hai...s-sbagliato. C-ce li avevamo tut..tutti e d-due, l'av-vrei b-battuta, co...come s-sempre l'ho b-battuta." mi rendo conto che riesce a parlare solo facendo sforzi spaventosi, e che sicuramente è arrabbiata più con se stessa che con me.

"Se ho prevalso è solo grazie all'arma che Kailah mi ha messo nel pugno. E se lei fosse stata al posto mio sono sicuro che non avrebbe esitato ad accettare questo scambio, neppure per un istante. Non avevo il diritto di decidere diversamente."

Già. Questa vittoria non è stata solo mia...ma se fosse stata Jaegerin e non Teegan a conquistarmela non sarebbe cambiato nulla: la vita di Ayza è una ricompensa che mi ripaga ben più di quanto la certezza della morte dell'assassino di Crystal avrebbe mai potuto fare. In questo sono come Kailah...e, a quanto pare, come Nox.

Riesco a convincerla ad appoggiarsi ad un muro del Sanatorio per aspettare assieme che Kailah ed Engelhaft tornino con la conferma della terribile notizia di cui lei, lo realizzo solo ora, non è ancora al corrente.

"Crystal..." dico ad Ayza mentre lei riprende fiato. "...Ayza...Crystal è morta. Abbiamo fallito. E' andato tutto a puttane."

"S-sei sicuro Bohemond? F-forse ci vedo d-doppio m-ma... non è l-lei... q-quella?"

Mi giro verso il portone e, stento a crederlo, Kailah ed Engelhaft stanno scortando Crystal, sana e salva, verso di noi.

Mentre le corro incontro con gli occhi pieni di lacrime ripenso ad ogni gesto compiuto da Vesa stanotte, ad ogni parola che ha pronunciato, e tutto quello a cui non mi riusciva di trovare un senso diventa adesso finalmente chiaro. Pazzo che non eri altro...allora era questo che volevi!
scritto da Bohemond D'Arlac , 00:41 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 Aprile 518
Venerdì 3 Marzo 2023

Teegan



La Voce che ha guidato i miei passi fin qui d'improvviso tace; pochi istanti più tardi la luce diafana che sprigiona dal palmo della mano di Kailah ha come un sussulto e si spegne. L'ultima cosa che riusciamo a vedere con chiarezza prima che la tenebra ci ingoi è la sagoma scura che sta avanzando con passo tranquillo verso di noi lungo il corridoio che porta alle stanze di Crystal.

L'uomo, sempre che di uomo si tratti, cammina lentamente accarezzando la parete alla sua destra, e la sua mano guantata vi lascia impressa una lunga stria bruna, del colore che avrebbe il sangue in questo ultimo attimo di penombra innaturale. La parte sinistra del tronco è avvolta dalla falda di un pesante mantello sotto cui si può indovinare un oggetto voluminoso...un qualche genere di arma, suppongo.

Eccoci di fronte all'origine di tutti i cattivi presentimenti di questo lunghissimo giorno, al frutto avvelenato del diversivo di Nox: siamo arrivati tardi.

Un passo ancora e conquista l'intersezione tra il corridoio da cui stiamo arrivando e un altro, più stretto, che lo attraversa perpendicolarmente, poi tutto diventa nero.

Plik...plik...plik...sento il sangue gocciolare dal guanto del nostro avversario. Prima che i miei occhi si abituino all'oscurità ho come l'impressione di continuare ad intravedere l'immagine del figlio di puttana come se mi si fosse impressa nelle retine. Corporatura non troppo imponente, incappucciato, una maschera stilizzata in foggia di teschio a nascondergli il volto (senza alcuna traccia di innocenza, a differenza di quella sul viso di Ayza a cui mi ero trovato a ripensare poco fa).

Non ho davvero idea chi diamine possa essere...Joad Kempf? Il Cacciatore Senza Nome è incerto. Sì...no. Occhi iniettati di sangue brillano debolmente nelle tenebre. Presto sono l'unica cosa che riesco a scorgere: Innalzato. Chi sei? Sguaino Jaegerin. Non me ne frega un cazzo di chi sei. Mi basta sapere COSA sei, ho proprio qui la cura giusta per quelli come te.

Da qualche parte dietro gli angoli del corridoio trasversale filtra la tenue luce di torce lontane, e ci consente di distinguere almeno i contorni dell'Innalzato che ci sbarra la strada.

Infine parla con tono calmo, sicuro, stranamente solenne. "Sapevo che saresti venuto. Sei colui che ha sconfitto l'Uomo Senza Volto. La tua forza ci è nota: è davvero un onore incontrarti."

"Arriva al punto." gli ringhio contro. Mi sto sforzando come posso di non pensare alle ovvie implicazioni dell'orrenda pantomima che questo mostro ha messo in scena, a cosa mi aspetterà una volta che avrò raggiunto l'alloggio di Crystal dopo averlo fatto a pezzi. Perché ti farò a pezzi, lurido verme, non farti illusioni.

"La Paladina di Dytros ha pronunciato un discorso davvero toccante stasera...peccato che il suo braccio non si sia rivelato all'altezza della sua lingua." dice piano, scostando la falda del mantello e mostrando ciò che stringeva nella sinistra: il braccio di legno di Crystal, anch'esso lordo di sangue. Lo lascia cadere a terra con un tonfo. "Sei venuto per uccidermi, immagino."

Mi cade il mondo addosso. Tutto quello per cui abbiamo lavorato, ogni fatica, ogni rischio, ogni sacrificio vanificato dal complotto assassino di questi maledetti. Nox, La Dama Bianca; Sami, l'Orbo; Teemu, il Mordighiaccio; Jarva, il Nordro; Lael, il Re Muto; Vesa, il Bandito. Questi i nomi dei mastini infernali che Chad Wilson ha sguinzagliato affinché questo giorno di pace e giustizia si mutasse in una tregenda blasfema. Il loro vero disegno deve essere sempre stato uno: tappare la bocca alla sola che avrebbe potuto dare voce all'appello di pace di Yara di fronte al popolo in festa stasera e ai rappresentanti delle Genti di Ghaan un domani. Allora perché mai il richiamo di Dytros mi ha fatto giungere fino a qui con tanta urgenza? Perché potessi contemplare il desolante spettacolo del nostro fallimento? Perché potessi vedere coi miei occhi l'autore di questo scempio? Perché ne facessi giustiza?

Ma cos'è la giustizia, penso, se non l'ultima amara consolazione che resta a un difensore che ha mancato al suo dovere?

"Sono venuto a punirti della nefandezza che hai compiuto questa notte." Parole da Paladino.

"Sai, un tempo anch'io ho intrapreso il sentiero dell'Uomo Senza Volto" ribatte. "Il fato ha però tracciato per me un percorso differente...eppure, nel seguirlo, sono stato comunque condotto qui stanotte, di fronte a te. Era destino che ci affrontassimo."

"Ho abbattuto Joad Kempf ai piedi di Gretel ed ho visto il suo successore strisciare sconfitto sul suolo della Sacra. A te non andrà meglio." Parole da Spaccone adesso...maschero come posso il mio sconforto.

L'Innalzato annuisce. "Preferisci affrontarmi da solo o con i tuoi compagni? A me non fa alcuna differenza."

Alle mie spalle ci sono Kailah e il soldato che era con lei, e se non mi inganno dovrebbe averci raggiunti anche Engelhaft. Temo che non saremmo comunque sufficienti, ma che importa? Anche se fossi alla testa dei cento guerrieri più forti di Uryen e Angvard la mia risposta non potrebbe essere che una. "Ce la vediamo io e te." Di nuovo lo Spaccone.

Kailah mi si mette accanto e mi porge qualcosa. "Prendi questo, Bohemond." Un pugnale istoriato dalla lama nera e ricurva... so che cos'è, da dove viene e soprattutto a chi apparteneva. Lascio la presa sullo scudo e lo afferro senza starci troppo a pensare.

"E' un errore, lo sai benissimo" protesta dentro di me il Paladino. "E' l'unica cosa che può ancora dare un senso a questa pagliacciata!" obietta lo Spaccone, impaziente di prendere le redini. "E' un Dono, e come tale noi lo accetteremo. Così fu scritto, così dovrà essere." sentenzia freddamente il Cacciatore.

L'Innalzato non sembra curarsi del gesto di Kailah. "Dove vogliamo condurre il nostro scontro? Qui?" Fa per mettere mano alle spade che porta alla cintura.

Penso. Il corridoio stretto favorisce un combattente agile e senza troppi ingombri. Mi vede ancora con lo scudo imbracciato, con questo assetto sarei in svantaggio e lui lo sa. Quello che non sa è che non sarebbe un problema, che intendo affrontarlo ad armi pari, lama per lama. Il buio è un'altra grana: qui io ci vedo a malapena mentre lui è letteralmente nel suo elemento. No. Non qui...se esiste anche solo una microscopica speranza che Crystal sia ancora viva, è imperativo che Kailah ed Engelhaft possano raggiungerla, e non succederà mai finché questo stronzo ci sbarra il passo. Se solo riuscissi ad attirarlo via, a tenerlo impegnato quel tanto che serve a far entrare i nostri... e poi c'è Ayza, là fuori, anche lei ha bisogno di noi.

"Fuori di qui c'è un altro duello che si sta combattendo alla luce della luna. E' un buon posto: spazi ampi, buona visibilità, potremo entrambi dare il nostro meglio." Duelli al chiaro di luna a due passi dal Sanatorio... proprio come ad Achenar. Chissà cosa ne penserebbe Padre Rostand di quello che mi sto accingendo a fare. "Lo sai." dice gelido il Paladino. "Eppure hai già deciso."

"E' deciso, allora." gli fa inconsapevolmente eco l'Innalzato.

Kailah, ancora al mio fianco, farebbe per avanzare. "Non avrai nulla in contrario se noialtri proseguiamo, quindi."

L'Innalzato scuote il capo. "Mi dispiace. Non posso consentirvi di avanzare oltre." Solleva la spada che impugna nella destra in un gesto che non ammette obiezioni.

Ci prendi per il culo? Il sangue sulla parete, il braccio di legno di Crystal...che cos'è rimasto che non vuoi farci vedere, ancora? Mi stai dicendo che per poter riavere le spoglie della nostra amica dobbiamo prima sottoporci al tuo giudizio, dimostrarti di esserne degni? E' per questo ti sei preso tanto disturbo? Ne ho davvero le palle piene di voialtri Ghaanesi, Nordri, Elsenoriti e soprattutto delle ordalie del cazzo con cui ritenete di poter stabilire pure se uno possa o meno andare a pisciare. Lo Spaccone smania, ma in realtà non ha il coraggio né la forza di aggrapparsi al barlume di speranza che le parole ed il gesto dell'Innalzato potrebbero alimentare.

Le dico all'orecchio che va bene così: dovranno aspettare il momento buono per sgattaiolare dentro. Lei fa un cenno col capo e mi asseconda.

Ci mettiamo un'eternità ad uscire dal Sanatorio. Mi rendo conto di non sapere come ripercorrere il tragitto fatto pochi istanti fa: quei passi non erano i miei, adesso è Kailah a doverci guidare. L'Innalzato chiude la fila per assicurarsi che nessuno provi ad aggirarlo: le circostanze ci impongono di dargli le spalle...follia, sono certo che stia pensando Engelhaft che se lo ritrova proprio dietro, e stavolta non posso dargli torto.

Siamo fuori. Alla nostra sinistra il combattimento tra Ayza e Nox non si è ancora concluso e le due continuano a fronteggiarsi tra gli sguardi attoniti dei presenti. La Dama Sterminatrice continua ad avere l'iniziativa ma è solo un'illusione: anche da qui è chiaro che sia più lenta, più stanca, più incerta di prima, mentre la Dama Bianca appare ancora al picco delle sue capacità... ho paura che anche ad Ayza servirà un miracolo per cavarsela.

Una gatta da pelare alla volta. Mi è stata concessa la scelta del posto e devo approfittarne: mi allontano quel tanto che basta dal Sanatorio da rendere più difficile per l'Innalzato intercettare i miei compagni quando dovranno lanciarsi verso Crystal, in un punto dove la luce lunare non è oscurata dalla mole dell'edificio. "Qui" dico. Il mio avversario si ferma a cinque passi da me e attende in silenzio.



Imbraccio ancora per un istante lo scudo con l'Angelo di Dytros, quello che, per così dire ho, "preso in prestito" a Dan Bucky. E' il giorno sacro al Dio e dovresti essere tu, amico mio, a proteggermi il fianco mentre amministro la Sua giustizia. La fine crudele di Crystal ci ha ricordato però che se tu non sei l'Antico Scudo io non posso dirmi né un Difensore né un Eroe: ora che la missione è irrimediabilmente fallita alla sfida che mi è stata lanciata devo rispondere solo come uomo. Slaccio le fibbie una dopo l'altra, lo deposito con cura sul terreno. Nella mancina ho ancora stretto il pugnale dalla lama nera.

So cosa sei. So da dove vieni. So a chi appartenevi. Kalya Niadh non poteva immaginare che saresti finita nel mio pugno proprio nel giorno sacro al Dio di Brian Sturm, ma sono certo che apprezzerebbe l'ironia della cosa. Forse aveva un nome sulle labbra quando ti ha affidata a Kailah quel giorno, ma lo tenne per sé: a chi importerebbe mai, del resto, del nome di una puttana morta?

Io quel nome non l'ho dimenticato. Si trattava di decidere chi tra le Sirene avremmo dovuto scortare a Skogen affinché svolgesse per l'Esercito di Uryen un compito pericolosissimo e fondamentale per le sorti della guerra. Mi è piaciuto subito il suo piglio. Dritta al sodo, sfacciata, svelta di lingua e di coltello... dei tre voti che avevo a disposizione due andarono a lei, e l'altro a colei che si sarebbe volentieri lanciata in quest'impresa pur di preservare le sue ragazze dall'azzardo a cui Marvin Barun si era messo in testa di esporle. Andò diversamente: i miei compagni la giudicarono troppo intraprendente, la scartarono per il suo stesso bene. Nessuno immaginava che questa decisione che pareva dovesse salvarle la vita avrebbe invece finito per condurla tra gli artigli mostruosi di William Deed.

Era a lei che avresti voluto affidare questa lama, Kalya? Ma non hai fatto in tempo...proprio come me.

E così a questo strumento che doveva essere di protezione non è rimasto che diventare un'arma di cieca vendetta...e poiché non ti sarebbe mai stata concessa l'occasione di portarla a compimento di persona l'hai messa nella nostre mani: una lettera impregnata di veleno, vergata con la rabbia impotente di chi non potrà mai pretendere risarcimento per ciò che ha perduto, che sto per consegnare per tuo conto ad un destinatario scelto dal Fato.

Anche se tutto è andato in malora ci resta quindi ancora una ragione, tutta nostra, per affrontare lo scontro che ci attende. Presenteremo al nostro avversario il conto non solo per ciò che ha osato fare a Crystal, ma anche per tutti gli altri crimini commessi dagli animali come lui. Su di te, sulla mia Layka, su tutte le innocenti di questa terra. Sarà questa la nostra giustizia oggi, Teegan.

L'etichetta dell'Accademia della Spada di Achenar vorrebbe un'ultima formalità prima che la tenzone possa avere inizio. "Voglio sapere il tuo nome prima di ammazzarti." farebbe per dire lo Spaccone. Un duello d'onore è una questione intimamente personale. Conoscere il nome di chi ucciderai o di chi ti darà la morte, misurarne il valore e con esso il proprio...non è forse questo il sugo dell'intera faccenda?

Il Cacciatore però lo zittisce. "Conosciamo già il suo nome. Ha due occhi di sangue e di fiamma. Non è certo un Re e la parola non gli manca. Non è il gelo del Nord che lo ha generato, ma questa terra. E' stato messo alla prova. Rifiutato. Scacciato. Non è che un Bandito che non può più mostrare il proprio volto.

Ora che so chi sei, Vesa, possiamo davvero cominciare. Faccio un passo in avanti, Jaegerin nella destra, Teegan nella sinistra, entrambe assetate del suo sangue nero.

Il Bandito sembra sorpreso della mia scelta d'armi. Se ha capito di che cosa siano capaci queste mie due sorelle d'acciaio giunte da luoghi e da tempi remoti per battersi al mio fianco, non dà a vederlo. Fissa invece lo scudo con l'Angelo deposto dietro di me, abbandonato sotto la luna come un orfano.

"Qual'è il tuo obiettivo, stanotte?" mi chiede. E' ancora mortalmente serio, sembra che la questione sia davvero importante per lui. Non capisco dove vuole arrivare, e non mi importa.

"Punirti per il crimine che hai commesso, te l'ho detto." Per quello, e per migliaia di altri perpetrati da uomini di cui neppure conosci il nome.

"A te la prima mossa, allora."

Non me lo faccio ripetere.

Gli piombo addosso con tutta la furia che ho in corpo. I miei attacchi sono rapidi, insidiosi, incessanti. Vesa è spiazzato, lo costringo ad arretrare e a chiudere la guardia per non restare trafitto da Jaegerin. Bene. Tieni gli occhi su di me, Bandito...finché ce li avrai aperti.

Al margine del mio campo visivo scorgo finalmente Kailah ed Engelhaft che, approfittando della distrazione che ho fornito loro, sgusciano indisturbati nel portale del Sanatorio. E' un errore perdere di vista il mio avversario però, e lo pago: Vesa con l'agilità di un gatto scarta di lato e balza all'indietro, sottaendosi dal mio assalto. Ho perso il mio vantaggio, dannazione.

"Te lo ripeto. Qual'è il tuo obiettivo, stanotte?" L'Innalzato mi apostrofa come un insegnate severo fa ad uno scolaro che non presta attenzione.

"Fare ciò che il Dio mi chiede." rispondo. Sto mentendo a lui o a me stesso? Non è forse il Dio che mi ha richiamato a te giusto in tempo per vederti uscire dalle stanze di Crystal con addosso i segni inequivocabili del delitto appena compiuto?

Vesa appare insoddisfatto. Torna in guardia senza aggiungere altro, ed io con lui. Lo scontro riprende.

Mi faccio nuovamente sotto ma stavolta è pronto a ricevermi. Para senza difficoltà un fendente di Jaegerin e contrattacca velocissimo con la daga, non me la pianta nello stomaco per un soffio. Rispondo subito ma di nuovo il mio colpo viene deviato senza fatica, stavolta dalla sua spada. Direi che siamo di pari forze...e che quindi non si sta impegnando davvero, non come potrebbe uno della sua schiatta. Ho affrontato Mick Stoltz e Keynes delle Schiere, e ho visto coi miei occhi la natura dei loro movimenti mutare mano a mano che si vedevano costretti a far ricorso alle loro capacità demoniache. Non ti sto dando abbastanza filo da torcere, eh Vesa? Stai giocando anche tu con me come Nox con Ayza proprio qui accanto?

Arretra nuovamente di un passo. E' la seconda volta che mi concede quartiere...perché?

"Sei molto forte, Ora so che meritavi i risultati che hai conseguito sul campo. Te lo chiedo ancora una volta... quale è il tuo obiettivo? Cosa vuoi dimostrare, stanotte? Brami vendetta per la tua consorella?"

"Perché ti interessa tanto?" gli rispondo esasperato.

Fisso la maschera da teschio che gli nasconde il volto. C'è qualcosa di malinconico in questo uomo, qualcosa mi ricorda proprio Keynes delle Schiere dell'Antico Duca. "Non vorrebbe essere qui, eppure è qui. Per adempiere al suo Dovere. Perché noi adempiamo al nostro" commenta il Cacciatore. "Vendetta?" chiede lo Spaccone. "Giustizia", lo corregge il Paladino.

"Perché ho sentito un discorso poco fa e voglio vedere se ciò che è stato promesso è vero....voglio vederla questa giustizia che porterai, che porterete. Voglio sentirla sulla pelle, adesso. Me la mostrerai? SEI IN GRADO DI FARLO?" mi chiede stavolta e, forse perché distorta dalla maschera, la sua voce pare al tempo stesso crescere ed incrinarsi. La sua non è soltanto una domanda: è al tempo stesso un comando e un'implorazione.

"E' mia volontà fare ciò che devo...ciò che il Dio mi chiede, a costo della vita." Il Paladino, lo Spaccone e il Cacciatore stavolta rispondono all'unisono. Nessuno dei tre ha la certezza di possedere la forza necessaria per superare questa prova, ma tutti condividono la determinazione di combattere fino alla morte... stanotte non siamo disposti a sopravvivere nella sconfitta.

"E allora FALLO, a costo della vita!" ruggisce.

Sappiamo entrambi che questo assalto sarà l'ultimo. Mi lancio su di lui, lame snundate, giocandomi il tutto per tutto. Jaegerin apre la via puntando alle viscere, ma si tratta di un tranello: Teegan è pronta ad affondargli tra le costole se Vesa proverà ad intercettare la mia spada con l'unica manovra che un corpo umano può compiere...questo è un attacco che non lascia scampo. Vesa il Bandito però non è più un essere umano, e con una torsione impossibile piega il busto sulla sinistra come una marionetta, con un CRAK! di vertebre che si incrinano sotto la pressione mostruosa dei suoi muscoli. Jaegerin è fuori bersaglio ormai...Teegan balena davanti ai suoi occhi prima andare anch'essa a vuoto. Era il mio colpo migliore, maledizione! Se neanche questo basta, sono spacciato.

Ho il tempo di riprendere una posizione di guardia prima che il suo contrattacco si abbatta su di me, e quando incrocio il suo sguardo mi sembra di notare qualcosa di diverso in lui.

Sebbene la maschera gli nasconda completamente il viso, i suoi occhi inumani tradiscono un terrore talmente profondo e primitivo da farmi esitare un momento. Ha capito, finalmente, la natura di Teegan, e sa, come una bestia messa nell'angolo e costretta a combattere per la vita, che non può più permettersi di risparmiare le forze. Il tempo delle prove da superare e degli esami da impartire è finito: uno di noi dovrà morire, ora. Una tempesta di lame si scatena su di me, affondi e fendenti forsennati che tengo a malapena a bada dando fondo alle forze che mi restano...tra un attimo mi farà a brandelli.

Proprio quando mi sto rassegnando a rendere l'anima agli Dei arriva il colpo di fortuna che mi salva la pelle. Un tentativo di contrattacco senza nessuna prospettiva di successo, lanciato solo per guadagnare qualche secondo di tregua prima dell'inevitabile, riesce a trovare una breccia nella guardia del Bandito. Non avrò un'altra possibilità: sposto in avanti tutto il peso del corpo per finirgli addosso, il forte della lama di Jaegerin tra sua gola e la mia, il gomito destro piantato sotto la sua ascella a bloccargli il braccio. Preso in controtempo, Vesa non riesce ad arretrare abbastanza in fretta e soprattutto si ritrova il mio muso ringhiante ad ostruirgli la visuale: in una frazione di secondo gli pianto Teegan nella coscia con un colpo più adatto ad una rissa da postribolo che ad una sfida solenne, e la lama affonda nella carne con straordinaria facilità. La fanciulla di cui porta il nome certo approverebbe l'astuzia di questo diversivo da borseggiatore.

D'istinto faccio come mi insegnò Layka alla Casa del Sole Nascente in un pigro pomeriggio di dodici anni fa, uno degli ultimi che passammo insieme. "Alla coscia, qui. No! Non fare lo scemo adesso, è importante...ti potrebbe salvare la vita un giorno. Ecco, guarda: è proprio qui, dove passa l'arteria. Devi essere veloce come un lampo...e quando la lama è arrivata all'osso, torcila con tutta la forza che hai." "E poi?" "E poi te la devi dare a gambe, che quello strillerà come un'aquila per i pochi minuti che gli restano, le guardie arriveranno in un baleno e non vorrai certo essere lì quando ti trovano."

Giro la lama fin quasi a strapparmi il polso, e quella si frantuma letteralmente nella ferita; in mano mi ritrovo la sola impugnatura. Il Cacciatore non ha dubbi: "Ormai ha adempiuto allo scopo per cui è stata forgiata." La nostra giustizia, Teegan, è finalmente servita.

Vesa, a terra adesso, si abbandona ad un grido terrificante e stridulo che non accenna a placarsi e che lascia immaginare la proporzione indicibile del dolore che sta provando. Mi si accappona la pelle a vederlo contorcersi così sul terreno, in preda alle convulsioni, senza più neppure un briciolo del contegno ieratico che aveva tenuto durante il nostro scontro.

Faccio un passo indietro riponendo ciò che resta di Teegan nella cintura. Agguanto rapidamente lo scudo e lo imbraccio alla meglio senza mai perdere di vista il mio avversario. Precauzione inutile: le urla e gli spasmi del Bandito non accennano a placarsi. Mi assale un sorprendente sentimento di pena per questo disgraziato inerme che sta morendo la peggiore delle morti davanti ai miei occhi.

Bello scherzo ti ha fatto il Destino eh, Vesa? Lo stai pagando a caro prezzo l'onore di avermi incontrato. Ti dovrei impartire la misericordia che si deve ai moribondi al termine di una battaglia: hai sofferto abbastanza in questo mondo, della tua colpa renderai conto agli Dei.

Un urlo rabbioso di donna si confonde con gli strepiti dell'Innalzato. "NON OSARE DARMI LE SPALLE O TE NE PENTIRAI!"

E poi, improvvisamente, mi ricordo. Ayza! Guardo in direzione del loro scontro e vedo Nox, la Dama Bianca, attraversare lo spiazzo del Sanatorio a larghi balzi, attirata dal lamento disperato del compagno. Molto più indietro, la nostra Dama Sterminatrice è ancora in piedi, ma da qui non saprei dire in che condizioni.

"E poi te la devi dare a gambe..." era un buon consiglio il tuo, ma oggi non posso cedere il campo, non con tutto quello che è successo. Mi preparo ad affrontarla. Teegan è andata ormai, ma Jaegerin resta un'arma ugualmente formidabile contro questi avversari: una carta da giocare ce l'ho ancora.
scritto da Bohemond D'Arlac , 23:50 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 Aprile 518
Giovedì 2 Marzo 2023

Ayza



A pochi passi dai resti di un carro sfondato Ayza sta fronteggiando una figure femminile allampanata (deve essere alta almeno quanto lei) e cinta di nero. Pallida come un osso alla luce della luna, la sua misteriosa avversaria brandisce senza apparente sforzo una lunga e pesante spada dalla lama brunita neanche fosse un fuscello. Come l'Angelo Nero, penso con un brivido. Sicuramente è un'Innalzata...forse è la fantomatica Nox, la Dama Bianca di cui proprio lei poche ore fa ci ha parlato. Nessuno tra i passanti che si sono attardati a fare da spettatori a questa tenzone ha davvero idea di che cosa stia guardando.

Ayza le gira intorno mantenendo la distanza, gli occhi fissi nei suoi. Non riesco a dire se sia ferita, ma di certo è sporca di sangue e la sua armatura sembra lacerata in più punti. L'altra la lascia fare e si limita a seguirne i movimenti con la nera punta dello spadone impugnato nella guardia che ad Achenar dicono "della picca" ed a Ammerung "Longorn". Un simile attendismo dovrebbe suggerire che la teme: è pressoché impossibile superare la guardia della picca senza finire impalati, e chi tentasse di attaccare direttamente la lama nemica si troverebbe esposto ad un micidiale contrattacco. Al tempo stesso, però, uno spadaccino che adotti questa guardia sta lasciando l'intera iniziativa dello scontro al suo avversario, e rinuncia a pressarlo in alcun modo.

Ayza continua a muoversi lentamente, poi, come se fiutasse un sentore di debolezza scarta e schizza come un proiettile sulla sua preda evitando lo spadone con una torsione del tutto innaturale del busto, avvicinandosi quel tanto che serve per averla a tiro delle sue lame. Ti dice male, Nox...hai di fronte la Dama Sterminatrice. Quella è una manovra che non lascia scampo, l'ho già vista quando ancora annoveravo Ayza tra i peggiori dei nostri nemici. Era l'ultimo giorno di Samhain, quello in cui Caaron bruciò.

Avevamo saputo di lei da Ireena di Trost che ce ne aveva parlato con aria sognante, quasi ne fosse infatuata: la più forte Innalzata di Ghaan a parere della giovane erborista, e anche di nobile spirito... ci avrebbe certamente aiutati a liberare Padre Mansel dalle grinfie dello Ierofante se solo non fosse stata fuori città. All'epoca aveva appena cominciato ad affacciarsi in noi il sospetto (per merito di Ardee prima e di Dan Bucky poi) che non tutti i Ghaanesi dovessero essere per forza considerati alla stregua del tenente Manuel Raven, ma non eravamo certo inclini a far loro aperture di credito...tanto meno se Innalzati. E così quando riuscimmo con le nostre sole forze a raggiungere Padre Mansel nelle segrete del Nosocomio e a raccogliere le sue ultime cruciali parole, fu bello sapere che non avremmo dovuto attribuire neppure una briciola di merito a quella diavolessa ghaanese, immacolata o meno che fosse.

L'avremmo incrociata giorni dopo nel Borgo ai piedi del Santuario di Caaron: camminava tra i suoi a capo scoperto, la chioma bionda al vento e una maschera da spettro di Samhain disegnata col cerone sul volto. Sotto labbra nere di trucco e carboncino si riusciva ad indovinare il sorriso genuino della bimba che finalmente si unisce ad una festa attesa tutto l'anno. L'apocalisse è su di noi e per questa stronza è Carnevale, pensai con rabbia.

Più tardi in quel giorno fatale riuscii a vederla in azione.

Avevamo appena tolto di mezzo Keynes battendoci come leoni e rischiando di perdere per sempre Annie. Non potevamo certo dirci vincitori: il guerriero perduto di Feith era comunque riuscito a lanciare il suo richiamo ed i morti irrequieti, innumerevoli, avevano risposto. Sulle pietre del Dislivello già si stavano attestando i primi imponenti Armiger dalla corazza ammaccata e incrostata di alghe, avanguardia di decine di altri Risvegliati che il Traunne aveva preso a vomitare sul suolo del Santuario...e delle centinaia, forse migliaia, che si stavano ammassando sull'altra sponda, tutti con il medesimo ghigno da incubo impresso sul volto, prima di lanciarsi tra le acque del fiume per unirsi all'assalto. Dopo esserci aperti una via tra i mostri di cui ormai brulicava l'isola ed aver lasciato Annie alle cure di Madre Magdalene, ci avventurammo su un costone roccioso per tentare di recuperare gli abitanti del Borgo e a trarli in salvo nella Grotta Sacra.

Proprio sotto di noi Ayza e due dei suoi stavano tenendo a bada uno di quegli orrori corazzati. Tutti noi pensavamo che i fini di costoro fossero doppi, che la spedizione di Ghaan in soccorso del Santuario nascondesse mire nefande almeno quanto quelle di chi aveva scatenato sull'isola la furia della Morte-che-Cammina. Ricordo fin troppo bene la sensazione di inferiorità che mi assalì mentre osservavo quanto i suoi movimenti fossero veloci, precisi, aggraziati, efficienti. Danzava attorno all'Armiger con quella sua ridicola maschera dipinta sulla faccia e sembrava farsi beffe di attacchi da cui un comune mortale non sarebbe mai riuscito a difendersi, lasciando che l'inerzia degli stessi colpi portati dal Risvegliato lo sbilanciasse a poco a poco per poi farlo crollare a terra con un singolo assalto fulmineo. Padre Valon ha torto, pensai. Questa NON è una guerra di uomini ma una guerra di demoni, di mostri: la guerra di Mirai, delle Bestie ciclopiche degli antichi cimiteri, di Jormungand, di Navél Vaarden, di Ayza. In un simile spettacolo a noialtri era riservata tutt'al più la parte degli insetti, cosine insignificanti che sciamano terrorizzate tra i piedi dei giganti nella speranza di non farsi schiacciare mentre questi si impadroniscono del mondo.

Mesi dopo la rincontrammo a Beneden con Kzhar e Darkan. Insieme a loro avremmo dato il via al difficile cammino di pace che ci ha portati fin qui: ci raccontarono del progetto, condiviso dallo stesso Dan Bucky, di detronizzare Estov Ghaan, reo di aver assecondato troppo a lungo i commerci demoniaci di Aghvan l'Invitto e di aver messo così a rischio l'esistenza stessa della Baronia. Ci mostrarono la testa di Manuel Raven a riprova della veridicità dei loro propositi di insubordinazione e stringemmo i primi accordi che avrebbero spianato la strada alla riconquista della Sacra. Continuo a pensare che c'è una parte di questa storia che non quadra, che quel giorno non ci fu detto davvero tutto ciò che era accaduto tra le fila dei Custodi del Sangue... quale che fosse questo ultimo segreto, non ha impedito a Lady Yara di portare i suoi fino a Ghaan, e finora tanto mi è bastato.

Infine arrivò il momento in cui la battaglia ci battezzò come compagni, e che momento fu! Dopo aver dato fondo a tutto il coraggio e all'astuzia di cui eravamo capaci riuscimmo ad abbattere insieme il guardiano ancestrale che Mirai aveva posto nella torre di Honder a monito per chi fosse tanto stupido da opporsi al suo crescente dominio. In quel frangente Ayza si batté generosamente e a costo di ferite terribili: cominciai a pensarla come una dei nostri al di là del colore della sua uniforme, una Annie più saggia e più centrata...finalmente capivo cosa ci trovasse Ireena in lei. E' stato un sollievo vederla tre giorni fa tra coloro che sono venuti nella terra-di-nessuno per prenderci in consegna alla nostra liberazione, alle spalle di Annie e a fianco del Sergente Rock.

I ricordi mi hanno imbambolato, ho perso la cognizione del tempo...che diavolo sta succedendo? L'affondo di Ayza che, ne ero sicuro, avrebbe posto fine al duello viene sventato da un movimento di Nox tanto rapido da ingannare gli occhi. Nello sgomento di chi sta assistendo a questo scontro adesso la Dama Bianca è quattro passi indietro, quasi fosse svanita e riapparsa come uno spettro, lo spadone sempre proiettato verso Ayza nella guardia della picca. Gocce di sangue scivolano sulla lama nera e sulla guancia della mia amica fiorisce un taglio che prima non c'era. Nox aggiusta la presa, mantenendo la guardia con la sola destra. Accarezza il filo insanguinato con l'indice della sinistra che da candido diventa vermiglio, sorride senza gioia mentre se lo porta alla bocca. "Attaccala adesso, dannazione!" mormoro, ma Ayza rimane immobile, il torace che si solleva e si abbassa affannosamente. Ha paura. HO paura.

"I rossi frutti tra le ossa di una mano
E nell'altra nere nubi lampi e tuoni"


Mentre l'angoscia che mi ha accompagnato tutto il giorno si rapprende nella tetra cantilena di Samhain, capisco che Nox non la teme affatto...sta solo giocando con lei.

Dobbiamo aiutarla ma non c'è tempo. Come accadde a Brian Sturm sull'orlo del vallone ai piedi di Gretel, è come se un richiamo irresistibile mi avesse invaso la mente. Il Sanatorio. Devo andare. ORA.

"Kaylah, con me, al Sanatorio. E' solo un diversivo!" le dico, recitando battute di un copione che mi viene suggerito parola per parola.

E poi una corsa a perdifiato nell'oscurità a malapena rischiarata dalla magia della mia compagna, di scala in scala, di corridoio in corridio... finché tutto non diventa buio.
scritto da Bohemond D'Arlac , 18:41 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 Aprile 518
Martedì 28 Febbraio 2023

Crystal

Adesso è Crystal che deve fare la sua parte. Sarà inevitabilmente un discorso meno trascinante dei fantasmagorici racconti che hanno appena finito di infiammare questo piccolo pubblico, ma sarà altrettanto fondamentale per fare sì che il seme di pace che stiamo piantando attecchisca: altre orecchie sono in ascolto adesso, e chi dovrà decidere se accogliere la nostra offerta ci giudicherà forti o deboli, giusti o arroganti, sinceri o doppi sulla base delle parole che la mia consorella sta per pronunciare. Mastro Billund è stato estenuante nel metterci in guardia, ma credo abbia ragione: un passo falso qui e tutto sarà perduto.

Ciò che Billund non sa è che la posta in gioco è persino più alta di quanto immagina: la sciarada di cenni ed allusioni di cui certo costui è maestro rappresenta solo uno dei due azzardi a cui stiamo affidando il destino di questa spedizione. Oggi infatti si tesse una tela mistica di cui un uomo come lui, per quanto scaltro e dotto, non può avere contezza, e di cui solo una donna degli Dei come Madre Magdalene avrebbe potuto indicarci le trame. Riusciremo ad attirare lo sguardo benevolo di Dytros su di noi per il tramite di questo popolo che ne disprezza da più di due secoli il nome? Ce la faremo a strappare momentaneamente Yara dalla malìa che la tiene prigioniera per il poco tempo che il Dio vorrà concederci? Sapremo cogliere i frutti di questa benedizione e dissipare la tenebra una volta per tutte?



I pochi passi di Crystal sul palco sono rigidi, le sue prime parole incerte. Come biasimarla? Su di lei è ricaduta una responsabilità immane: in questo momento la sua bocca deve dar voce ad un'amica, ad una guida, ad un popolo, ad un Dio. Mentre racconta a Ghaan le ragioni e i torti di noi che portiamo l'Angelo di Dytros sullo scudo ripenso alla donna spezzata che ho conosciuto ad Horen, ai dubbi e alla vergogna che l'avevano consumata persino più delle pozioni di cui era divenuta schiava. Neppure un anno è passato da quei giorni ma ricordo come se fosse ieri il trasporto fraterno con cui Yara la strinse tra le braccia quando si incontrarono ad Angvard e mi ricordo come subito dopo abbracciò me, gli occhi lucidi per l'emozione, ringraziandomi per averla riportata da lei. Yara ha sempre saputo quanto valevi, Crystal, e sapeva che senza di te non avrebbe mai portato a compimento questa impresa santa e folle. Tu e Brian siete stati le ali spezzate con cui il suo sogno ha potuto spiccare il volo, e adesso che lui non c'è più è toccato a me prenderne il posto.

Ti ascolto mentre parli di chi siamo e del perché siamo qui, degli errori e degli slanci nostri e di chi ci ha preceduti, del futuro che desideriamo costruire insieme al popolo di Ghaan. Della Sacra, che è al tempo stesso il nostro tesoro comune ed il dovere a cui siamo sempre stati chiamati ad adempiere insieme. La gente ascolta tiepida, poi annuisce e sorride. Lo stesso Billund che sulle prime scuoteva impercettibilmente il capo ora annuisce come per incoraggiarti. Se anche lui è convinto, vuol dire proprio che stai andando alla grande.



Eppure...c'è qualcosa che continua a non tornare. Non c'è traccia del nemico e tutto sta procedendo senza intoppi, ma resta nell'aria lo stesso senso minaccia che mi opprimeva il petto stamattina. Scruto tra le facce di soldati e popolani e non riesco a mettere a fuoco nessuno sguardo ostile, nessun cenno equivoco, nessun movimento sospetto. Non è ancora il momento, penso. Ma arriverà presto...e dobbiamo fare quel poco che possiamo per non essere colti alla sprovvista.

Crystal conclude il suo appello e si fa da parte. Le sorrido, ma sono sicuro che la preoccupazione mi si legga in faccia. "E' andata così male?" mi chiede angosciata, chinando il capo. "No Crystal, sei stata davvero fantastica, ma dobbiamo affrettarci. Non è molto sicuro qui...ti scorto io al Sanatorio." I volti soddisfatti intorno a lei un po' la rassicurano, ma devo fare in modo che non ci attardiamo oltre. Camminiamo in silenzio per il breve tratto della Strada dei Ponti che conduce dalla piazza al Sanatorio. Vorrebbe parlarmi ma si trattiene, capisce che troppo sono intento a studiare gli angoli bui, le bocche dei pozzi, le imposte socchiuse delle finestre sulla via che stiamo percorrendo, per discutere di una cosa tanto grande come quella che è appena successa. Poche centinaia di passi che sembrano una distanza interminabile e finalmente siamo a destinazione: la promessa di sicurezza delle imponenti mura del Sanatorio mi aiuta a scacciare il grosso dell'agitazione. Entriamo e trascorriamo un po' di tempo nelle sue stanze a parlare come due ufficiali che commentano l'esito della battaglia appena combattuta e di come riorganizzare le truppe che rimangono per meglio affrontare quella che verrà domani.

"Torno dai miei" le dico infine "si è appena fatto buio e la parte complicata inizia ora."

Sono di nuovo in strada. Dovrei sentirmi sollevato, Crystal è in un luogo protetto e ben guardato adesso, ma la sensazione di pericolo riprende. Perché non dovrebbe? Mi sto pur sempre aggirando per una città nemica, con schiere in armi che la cingono d'assedio e chissà quanti qui tra noi che non vedrebbero l'ora di scaraventarci fuori dalle mura. Ho appena attraversato il ponte che conduce alla piazza e finalmente i miei timori si materializzano. Grida, trambusto, clangore di armi...diamine, sta succedendo alle mie spalle! Non faccio a tempo a voltarmi che altre urla fanno eco alle prime, più distanti, oltre la piazza. Me ne resto un attimo impietrito come un babbeo. Cosa fare? Dove andare? Ci stanno sicuramente tendendo una trappola, e altrettanto sicuramente avranno organizzato dei diversivi per distoglierci dal loro vero obiettivo. Le grida alle mie spalle si fanno più forti, mi sembra di sentire uno schianto come di un portone fracassato, e voci allarmate di uomini e di bambini. Non starci a pensare troppo su, Bohemond, è tutto il giorno che ti arrovelli su come e dove colpiranno...vai dove puoi arrivare prima e al resto ci pensi Dytros.

Corro in direzione del Sanatorio e alla luce della luna mi sembra di scorrere sagome nella penombra, alcune più alte, altre più minute, radunate in crocchio attorno ad una scena ancora nascosta ai miei occhi. Il tintinnio del ferro sul ferro continua a risuonare. Una torma di ragazzini arriva di corsa verso di me. Ridacchiano eccitati e mi superano prima che io possa provare fermarli...sono sempre più confuso. Altre sagome in movimento alla mia sinistra, sembrano armati. Come diamine è possibile, sono passato di qui solo un minuto fa! Porto la mano all'elsa di Annie e mi preparo ad uno scontro, ma dopo pochi passi mi rendo conto che sono due dei nostri. "Bohemond! Sei tu?" E' la voce di Kailah, e mi rincuora sentirla: quando si mette male sappiamo sempre come cavarci d'impaccio, io e lei assieme. Con lei c'è un soldato che non conosco, sembra un novellino. Ce lo faremo bastare. Attraversiamo il capannello di persone e riusciamo a vedere cosa sta guardano questa gente: due donne si stanno affrontando nella penombra argentea del quasi plenilunio. Sulle prime non riesco a capirci granché, le persone intorno a me assistono al duello come se fosse una pantomina, qualcuno addirittura sembra fare il tifo.

Poi realizzo cosa sto guardando, e mi si ghiaccia il sangue nelle vene.
scritto da Bohemond D'Arlac , 00:21 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 Aprile 518
Domenica 26 Febbraio 2023

Billund



Finora tutto liscio a dispetto delle mie preoccupazioni. La piccola folla che siamo riusciti a portare in piazza si è rivelata pacifica e ben disposta, molto più di fosse lecito sperare. Gli oratori improvvisati hanno avuto la loro tribuna, hanno detto quello che dovevano per poi venirsene giù dal palco, senza incidenti e senza che le loro parole accendessero entusiasmi pericolosi. Mille cose potevano andare storte e invece niente, solo qualche mugugno isolato, più che comprensibile in una città occupata da un esercito nemico e costretta alle privazioni di un assedio.

E' arrivato quindi il momento di Mastro Billund.

Mi ci è voluto un bel po' di pelo sullo stomaco, non lo nego, per trattare con questo erudito sprezzante, caustico e sfrontatamente senzadio: a sentire i miei compagni ed in particolare Engelhaft non avrei mai dovuto concedere alcun credito ad un trombone del genere né tantomeno alla consorteria che rappresenta. Sarò uno sprovveduto ma tendo a dare il beneficio del dubbio a chi non fa nulla per apparire migliore di com'é: se c'è una cosa che le taverne malfamate di Achenar mi hanno insegnato è che sarà sempre il biscazziere più affabile e gioviale, quello che ti ha pagato da bere e ora ti sta seduto accanto e brinda alle tue mani fortunate (e di tanto in tanto adocchia con discrezione il tuo borsello, ma tu sei troppo ciucco per accorgertene) a piantarti un coltello tra le scapole non appena sarai uscito nel vicolo a pisciare.

Quanto alle Genti di Ghaan, con chi altri negoziare questa pace? Chi altri avrebbe potuto stringere la mano che Yara, con il suo azzardo disperato, è venuta qui a tendere? Non certo gli Eredi dell'Avamposto, che hanno trascinato il loro popolo in questo conflitto infernale stringendo patti indicibili e macchiandosi di ogni genere di nefandezza pur di riprendersi la Sacra, consumati dall'odio e dall'ambizione. Non potrà mai esserci pace con costoro, né perdono.

Se penso alle Genti, invece, mi tornano in mente gli uomini e le donne di Ghaan con cui, pur nemici, siamo venuti a patti. Ardee e il suo plotone, al cui fianco ci siamo battuti per difendere Madreselva dai tagliagole della Lega del Torto; Dan Bucky, che per primo ci ha aperto gli occhi su cosa stava davvero succedendo a Ghaan, sulla natura degli Innalzati e delle forze demoniache che li generano, su quali fossero realmente gli oscuri disegni di Aghvan l'Invitto; Darkhan, Khzar, Ayza, che si sarebbero rivelati cruciali per l'abbattimento di Estov Ghaan e senza i quali non saremmo mai riusciti a recuperare Madre Magdalene e Padre Klaus Fedmann; il caporale Gron e i suoi commilitoni, che di fatto ci hanno consentito di ricongiungerci ai nostri compagni prestando fede alla parola data. Ripenso poi a quella sventurata di Jamie Mourne, alla sconcertante innocenza dei pensieri rimasti intrappolati nel suo diario, a come persino dopo la morte il suo spirito ha combattuto per porre un argine all'orrore provocato dagli esperimenti di Geinsberg, Messer Raemon e Vorkhan...a come in quelle pagine Manuel Raven viene dipinto con una luce assai meno sinistra di quanto avremmo potuto immaginare.

In un modo o nell'altro se oggi siamo qui è anche grazie ad ognuno di loro.

Ma ecco, Billund sta per parlare. Osserva gli astanti con la sua solita supponenza mentre si schiarisce la voce. Prima di iniziare mi dedica un'occhiata e sospira. "Speriamo solo che Crystal sia all'altezza dell'introduzione che le sto per fare." Rimane una testa di cazzo fatta e finita, di quelle che fanno di tutto per andarti di traverso finché non si sentono soddisfatte del rispetto gli mostri... e non lo sono mai, vista l'immensa considerazione che hanno di sé.

In due parole, è Damon Dust.

E come il nostro mascalzone preferito (cui siamo debitori della pelle ormai non so più quante volte), alla prova dei fatti Mastro Billund non delude: ecco che si impadronisce del palco col piglio dell'affabulatore navigato e cattura l'attenzione di tutti, popolani e soldati, ghaanesi e stranieri. La folla ascolta in silenzio la rievocazione appassionata, seppur condita da un'abbondante dose di ironia spaccona, delle gesta degli eroi dei Cinque Lustri di Tenebra e di quelli del tempo che seguì.

Storie di onore, di lealtà e di coraggio, certo, di cavalieri valorosi e di nobili signori che per più di vent'anni difesero e guidarono l'Avamposto attraverso i pericoli di una landa selvaggia nuovamente dominata dalle tribù sanguinarie del Khanast di Feith... ma il racconto di Billund abbraccia soprattutto l'epopea dei poveri diavoli che versarono sangue e sudore sotto gli stendardi dei baroni, dei loro figli e nipoti che finita la guerra contro il Khanast si mischiarono con i nemici superstiti e si fecero un solo popolo.

Piccoli eroi delle più disparate ed umili provenienze che dovettero imparare a riconoscersi reciprocamente, a stringere alleanze e ad onorarle. Con la tenacia dei pionieri costoro riuscirono strappare, generazione dopo generazione, brandelli di pace ad un destino che pareva aver condannato questa terra a secoli di discordia e di violenze. E ci riuscirono di volta in volta con l'ingegno, con la testardaggine, con la generosità o talvolta solo per uno sfacciato colpo di fortuna. Le parole di Billund sono come pennellate, e tutti noi restiamo rapiti dal suo incantesimo, e ci sembra di averli proprio qui davanti ai nostri occhi, questi meticci coriacei e ammaccatti, sudici eppure fieri come granduchi, mentre si vantano nella loro lingua bastarda di imprese roboanti ed incredibili.

Ci sembra di vederli perché in fondo siamo anche noi quegli uomini e quelle donne, non importa se siamo figli di Ghaan, di Angvard, di Uryen o se siamo giunti da lontano in questa frontiera infestata di demoni e di spettri. Come gli eroi plebei di Ghaan siamo partiti da Greyhaven, da Surok, da Gulas, da Amer, persino da Elsenor e da Norsyd. Come loro ci siamo affrontati da nemici, ci siamo conosciuti, ci siamo rispettati ed ora ci siamo radunati nel giorno consacrato a Dytros per chiedere la Sua benedizione sul più sacro dei patti: una pace di giustizia per coloro che sono qui oggi e per coloro che verranno domani.
scritto da Bohemond D'Arlac , 17:04 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
10 Aprile 518
Martedì 21 Febbraio 2023

Horrenda



Il giorno sacro a Dytros è infine giunto. Nella manciata di giorni trascorsi qui a Ghaan abbiamo fatto quel che potevamo per realizzare il disegno mistico di Madre Magdalene: non ci resta che attendere che la celebrazione, per quanto miseramente propiziata, abbia luogo.

Per ingannare un po' il tempo lustro di malavoglia la Pipa Horrenda. Ancora non mi capacito di come si possa intagliare con tanta perizia qualcosa di così egregiamente imbecille. Di solito avere per le mani questo insensato attrezzo mi calma i nervi, strappandomi un sorriso anche nelle situazioni più tese. Non oggi...oggi penso a quanto in parti uguali mirabolante e idiota deve apparire la nostra impresa agli occhi dei nemici, e mi pare di risentire la prosopopea canzonatoria di Mastro Billund su quanto effimeri siano i nostri successi.

La verità è che abbiamo sparso una magra semente su un campo spaccato dall'arsura e brulicante di passeri affamati, e ora siamo in ginocchio ad implorarli di non divorare l'ultima speranza di raccolto che ci resta.

Siamo giunti a Ghaan al termine di un viaggio insidioso e sfiancante per ricongiungerci a quel che resta dei nostri commilitoni di Uryen e di Angvard. Ad attenderci non abbiamo certo trovato un esercito di conquistatori: della forza possente partita da Angvard mesi or sono non restano che poche manciate di sopravvissuti esausti e spauriti...invasori per Ghaan, disertori per le loro terre d'origine, banditi traditori per la legge del Duca.

Che ne è dell'indomito Capitano Marvin Barun dalla scorza di pietra e dalla voce di tuono? Un tronco marcio divorato dalle piaghe, il petto un tempo possente squassato da rantoli sanguinolenti. Che ne è della splendida Dama che a cavallo di un drago dalle scaglie lucenti ha guidato questa spedizione sventurata? Che ne è della sua promessa di vittoria e di giustizia? Sprofondate entrambe in una prigione tenebrosa da cui non sembra poterci essere scampo. Che ne è degli eroi di Uryen e di Angvard, che con un'ultima carica gloriosa attraverso l'Altopiano del Tuono avrebbero dovuto porre fine una volta per tutte ad una guerra fratricida e diabolica? Rintanati come topi in trappola entro mura ostili, inchiodati in una landa mortifera che la Carminia ha trasformato in un paesaggio da incubo, senza più neppure una patria a cui fare ritorno, alla mercé di un nemico astuto, paziente e implacabile che li tiene stretti nella sua morsa come questo grottesco pugno d'avorio intarsiato fa col fornello al suo interno.

E poi c'è questo presentimento sinistro che da stamattina ammorba l'aria come una cappa pestifera rendendomi penoso il respiro. Questa notte accadrà qualcosa di terribile. Non importa quanto sciocco possa apparire loro il nostro tentativo di riportare, anche solo per un momento, il nome di Dytros sulle labbra e nei cuori di genti che da generazioni lo hanno relegato all'oblio, o peggio, ne conservano un ricordo distorto di usurpazione e tradimento... i nemici più mortali della pace che stiamo provando a costruire non resteranno a guardare. Uno di loro, l'Innalzato cui Ayza attribuisce il nome di Sami l'Orbo, già una volta è emerso dalle tenebre per dispensare morte. Mi domando quanti come lui sono rimasti in agguato qui a Ghaan... e quanti si raduneranno stanotte per trasformare questo giorno consacrato al Dio che più disprezzano in un carnevale di sangue e terrore.

D'un tratto non riesco più a sopportare la vista dello sgorbio che tengo tra le dita e alzo lo sguardo. I miei occhi incrociano quelli di Kailah. E' di buon umore, al contrario di me. Del resto lei è così, la prospettiva di festeggiamenti spensierati, di musica, di vino e di risate in compagnia degli amici è sufficiente a scacciare ogni ombra dal suo viso. "Dove stai andando?" le chiedo, pensando dentro di me che dietro ad ogni circostanza in cui ci perdiamo d'occhio può nascondersi un pericolo. Soprattutto oggi. "Salgo un momento da Giada..." mi risponde sgattaiolando via senza darmi occasione di replicare. Poco male, senza di lei che si lamenta posso farmi due boccate in santa pace. Carico il tabacco, aziono l'acciarino, inspiro lasciando che il fumo dolciastro mi invada il palato.

Me ne resto così per chissà quanto, cercando di rallentare i pensieri che si rincorrono.

"Quella roba puzza come la merda secca di cavallo che i Songkhram usano per accendere i fuochi dei loro accampamenti, te l'ho mai detto?" borbotta ad un certo punto Sven, intento ad affilare la lama del suo pugnale.

"Ogni tanto sarebbe bello se sul tuo mantello si sentisse l'odore dell'incenso, invece di quella porcheria da frequentatore di postriboli" gli fa eco Engelhaft mentre solleva il breviario che stava consultando e lo sventola teatralmente per respingere il fetore.

"Va bene, va bene...vado a farmi un giro, ho capito" sbuffo, alzandomi dal tavolo. "Tanto tra poco dovremo muoverci in ogni caso." E così faccio per scendere in strada. Sul pianerottolo mi imbatto in Skald Jotnar che sta per imboccare le scale. Ha stampato sul volto il solito mezzo sorriso insopportabile di quelli della sua gente, lo stesso che immagineresti sul muso di una faina che sta spiando di soppiatto un pollaio incustodito. Mi guarda un momento e si fa serio. "Tutto bene?", gli dico. Fa un passo verso di me e si mette a studiare con occhio esperto la pipa che stringo tra i denti. "Quello zanna di hrosshvalr. Preziosa." "Ti piace? L'intarsio è molto ben fat..." Lui scuote la testa e mi interrompe. "Tu sembra trúður. Buffo. Triste. Io guarda te e no sa se ridere o piangere." Dal piano di sopra arriva l'eco di risate femminili. "Loro ride" aggiunge "...forse te visto." Dannato figlio di puttana, ci mancavi solo tu oggi.

scritto da Bohemond D’Arlac , 00:42 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
6 Aprile 518
Sabato 29 Ottobre 2022

Ali



Dicono che eri magnifica in sella al wyrm, un'eroina degli antichi Runi tornata a sfrecciare nel cielo azzurro. Dicono che il sole scintillava sulla punta della tua lancia mentre le immense ali della bestia si dispiegavano sotto di te.

Eccomi di nuovo al tuo cospetto, Yara. Da molti giorni sapevo di ciò che ti era accaduto, eppure ho sperato fino all'ultimo che quelle di Vengar fossero solo le farneticazioni di un innalzato ormai sprofondato nella follia...ma il tuo volto è una maschera spenta e smagrita che non lascia più spazio ad alcuna illusione. Poco fa ho detto a Crystal che io e lei siamo gli ultimi Paladini di Angvard ancora in condizione di servire, e dovevi vedere con che faccia stupita ha accolto le mie parole. Sembra passata un'eternità da quando vi ho comunicato il mio desiderio di servire presso di te una volta onorati i giuramenti che mi vincolano all'Esercito di Uryen...e quel momento, almeno nel mio cuore, è finalmente arrivato: il Soldato della Fede Bohemond D'Arlac è qui per farti il suo primo rapporto.

Ti racconto allora del viaggio che abbiamo affrontato per giungere a Ghaan e dei mille ostacoli che abbiamo dovuto superare, delle cose mostruose che ancora infestano la via per Angvard e di quelle che abbiamo abbattuto. Ti riporto la notizia del sacrificio di Stephen Cork e di Rak-Jim: ho affidato la sua ascia ai difensori della Sacra affinché sia custodita con gli onori che merita accanto alla spada di Brian. La Sacra, sì, ti dico di come siamo riusciti a raggiungerla superando l'assedio dei Nordri di Ymir, della situazione disperata che vi abbiamo trovato, di come abbiamo fermato il successore di Joad Kempf prima che il suo piano per aprire una breccia arrivasse a compimento. Rimpiango di non essere stato al fianco di Brian quando avete riconquistato la Sacra, ma sono felice di aver contribuito a mettere al sicuro il frutto della vostra vittoria...quanto ai Nordri che ancora lo minacciano, ti riferisco dell'emissario che è giunto qui con noi per trattare la pace, e che smania per avere udienza da te.

La pace, già...con i predoni Nordri e con le genti di Ghaan. Perché le forze demoniache che approfittano della confusione della guerra per prosperare a danno degli uomini tutti siano infine estirpate. Perché questa terra martoriata possa cominciare a guarire. Saranno necessari compromessi dolorosi, non illudiamoci, e bisognerà trovare il coraggio di guardare con giustizia nella causa nemica e riconoscerne, al di là dei crimini e dei sacrilegi indicibili per essa compiuti, le ragioni...di guardare con la stessa giustizia alla nostra causa e trovarci, oltre alla rettitudine e allo zelo nel perseguimento di una santa missione, il difetto. "Questa è una guerra di uomini, non di Dei" ripeteva Padre Valon Treize ad Uryen, "non dovete mai dimenticarlo!" e Yara, oggi tu sei l'unica che può porvi fine dando un senso al prezzo terribile che abbiamo dovuto pagare. E' agli uomini prima ancora che agli Dei che dobbiamo questa pace. E dunque è imperativo che tu ti desti, mia Signora. Mentre rimani nella morsa di questo maleficio tutto ciò per cui abbiamo combattuto sta per andare in frantumi.

Non c'ero, quando solcavi i cieli a dorso di drago come Ilmatar rediviva. Ma quando sei accorsa in armi per difendere Angvard dai mostruosi servitori di Kraalor, il corpo e lo spirito ancora segnati dall'oltraggio subìto da Ymir, allora io c'ero, e ti ho vista coi miei occhi riprendere il tuo posto nella lotta a dispetto del dubbio e della vergogna. Hai affrontato altre cadute e ti sei rialzata, più forte di prima. Ti rialzerai anche stavolta, e tornerai a volare, Difenditrice dell'Antico Scudo dell'Eroe: i tuoi Paladini sono pronti a farsi ali per te.
scritto da Bohemond D'Arlac , 21:13 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
17 marzo 518
Mercoledì 6 Ottobre 2021

La lezione di Hannibal



Ed eccomi qui, schiacciato sul terreno gelato, indebolito, dolorante, stanco come non mi sembra di esserlo mai stato, a tentare come posso di tenere a bada questo merdosissimo nordro risvegliato che mi si agita sopra e che proprio non ne vuole sapere di crepare una seconda volta senza prima avermi staccato la faccia a morsi. Stavolta sono fregato...non ho la forza per respingerlo: per quel che so i suoi denti infetti mi hanno già bucato il pettorale dell'armatura, condannandomi, ma il figlio di puttana non si accontenta, e mi si avventa contro nel suo modo scomposto, incurante della pioggia di fendenti alla testa che Sven gli sta sferrando e che rimbalzano come grandine sull'elmo sempre più ammaccato. Tra i grugniti famelici del mostro mi sembra di distinguere la voce di Kailah che biascica a fatica qualcosa (rune scommetto...ormai ho perso il conto di tutte le volte che questa ragazza ha salvato la pelle, con la magia o con sua mira infallibile), e pochi istanti dopo la bestia si ritrae con violenza, come se l'avesse colpita un macigno. Purtroppo non basta: neppure faccio in tempo a rendermi conto di quello che è appena successo che il risvegliato torna di nuovo su di me con tutta l'ostinazione omicida di cui è capace.

Se non altro l'onda di forza che la mia compagna ha invocato con le ultime energie è riuscita a farmi riprendere fiato...provo a interporre lo scudo tra me e la creatura ma niente, me lo schiaccia addosso mentre con uno scrollone rabbioso si libera dell'elmo che finora lo ha protetto ma che le impedisce di mordermi come vorrebbe. Sei disposto a tutto pur di farmi la pelle, eh? Non mi resta che proteggermi con l'avambraccio pregando Dytros che il cuoio resista ma quando le fauci si serrano ho la dolorosa certezza di essere stato beccato in pieno. Se solo fossi stato un po' più svelto avrei potuto defletterlo, guadagnando ancora un po' di tempo...già, ma tempo per cosa? Ormai è andata, mi tocca crepare prima di aver rimesso piede alla Locanda del Puma, prima di aver saputo cosa ne è stato di Yara, di Barun, di Garruk...prima di aver onorato il mio impegno con lo spirito di Cantor. Sarà contento Dust, che non vede l'ora di mettere le sue zampe su Jaegerin, posso solo sperare che faccia la sua parte e assista chi dei miei compagni la brandirà per fare ciò che io non ho potuto.

Nella testa mi ronzano gli ammonimenti di Sir Hannibal Dolor, Guardiano della Fortezza Bianca di Achenar. "L'umiltà, Bohemond, è la virtù più difficile per chi si vota a servire la Giustizia di Dytros. Sarai sempre tentato di ritenerti al di sopra dei vincoli che la Regola ci impone, ti sentirai una lama luminosa e affilata messa su questa terra per squarciare il buio, ti crederai libero e invincibile nel perseguimento della santa missione che Dytros ci affida, non esiterai a rischiare la tua vita pur di affrontare una sfida degna del tuo fervore. Avrai successo, sulle prime, e questo non farà che renderti ancora più avventato, ancora più orgoglioso, ancora più affamato dei trionfi a cui ti senti destinato...e sarà allora che ti schianterai a terra. Se avrai fortuna perderai la vita prima di renderti conto che la Fede è solo un intralcio alle tue ambizioni. Se avrai MOLTA fortuna sarai il solo a doverne fare le spese, e ti sarà risparmiata la consapevolezza di aver condannato chi contava su di te...e tutto questo perchè sei un borioso COGLIONE convinto di avere tre paia di ali che gli spuntano da sopra al culo."

Aveva ragione da vendere, il vecchio. Da quando hai lasciato Cantor con in mano Jaegerin ti sei sentito in grado di affrontare a viso aperto qualsiasi nemico. Che cazzo ti credevi? Sei riuscito a malapena a sopravvivere allo scontro con Einar Borg, e solo grazie al bluff di Dust. E non parliamo di quello che è successo poco dopo! Sei stato ad un passo dal soccombere all'oscuro potere di quella mostruosità che un tempo si faceva chiamare Vorkhan, che nella tua stupidità pensavi persino di poter liquidare senza l'aiuto dello stregone neanche fosse un brocco qualsiasi...e come ti irritava la loro prudenza! La verità è che se i tuoi compagni fossero stati così imbecilli da darti retta, a quest'ora sarebbero tutti morti. Forse ti ci voleva proprio un bel morso come si deve di questo nordro risvegliato per farti entrare in testa la lezione di Sir Hannibal. Peccato che non vivrai abbastanza da metterla a frutto.

A questo penso mentre fisso istupidito ed esausto il grugno del mostro nell'attimo in cui la spada di Sven riesce finalmente a spaccarlo come una zucca marcia. Mi guardo il bracciale dell'armatura, pare che abbia retto. Il cuore mi batte ancora all'impazzata, lo sento pulsare attraverso il pettorale mentre cerco freneticamente di capire se anche quella difesa ha tenuto...tasto lo squarcio e anche lì, sembrerebbe, buone notizie.

Mentre mi abbandono a terra assaporo la consapevolezza di avercela fatta anche stavolta...ma il ricordo della sfida lanciata ad Einar Borg, ancora ubriaco dell'adrenalina della battaglia, mi torna alla mente ghiacciandomi il sangue nelle vene più di quanto possa fare il Vento del Nord in questo inverno che non accenna a finire. "La prossima volta ce la vediamo io e te, da soli!"

Borioso coglione che non sono altro.
scritto da Bohemond D'Arlac , 20:26 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
9 marzo 518
Mercoledì 7 Luglio 2021

Come se non bastasse



"Soldati di Sarakon, le trame del Fato vi concedono tre possibilità: combattere in branco come lupi, inviare un orso come vostro campione, o rintanarvi nei cunicoli come topi. Fate la vostra scelta e io agirò di conseguenza." La voce di Einar Borg rimbomba nell'oscurità della caverna dove abbiamo deciso di tentare la nostra ultima resistenza. E dire che era un buon piano: sgattaiolare sotto al naso degli Einharjar con il favore delle tenebre, neutralizzare rapidamente le sentinelle, involarsi nel tratto di miniera che ci avrebbe portati alla salvezza facendo crollare il passaggio alle nostre spalle grazie alle stregonerie di Dust. E stava andando tutto come avrebbe dovuto...beh, quasi. Proprio quando sembrava fatta la magia di Dust ha fatto cilecca, e adesso siamo qui, intrappolati in questi cunicoli e braccati da uno squadrone di Nordri veterani.

Quando ho cercato di convincere i miei compagni dell'opportunità di farci strada tra i Risvegliati, ancorché dotati di intelletto, piuttosto che affrontare i guerrieri Nordri di Einar Borg, neppure immaginavo che questi avesse una diavoleria come quella che abbiamo appena visto a sua disposizione. Come se non bastasse. Ho visto coi miei occhi Ymir Braccia D'Orso, capo dell'altro Clan Nordro venuto a combattere in questa guerra per solo gli Dei sanno quali ragioni, fare scempio di Aiden così come aveva fatto con Yara. Ciascuno dei due avrebbe poi riconquistato la gloria perduta affrontando e sconfiggendo la progenie del Sangue degli Antecessori...ma il fatto che quel guerriero di Nordsyd sia riuscito a scaraventarli entrambi in un dirupo neanche fossero dei pupazzi di stracci certo continua a darmi da pensare. "E' una guerra di uomini, non dimenticatelo mai, non credete a chi vi dice il contrario!" ammoniva spesso Padre Valon Treize...e in una guerra di uomini non c'è avversario peggiore di questo.

Avevo avuto a che fare con i guerrieri del Nord durante la mia ferma al Tempio del Valore Inesausto di Ammerung nel 514: il nostro Ordine era stato investito dall'autorità Ducale del compito di porre un argine alle scorribande dei sudditi del neo-proclamato Conte Bjorn meno inclini ad abbandonare i costumi della terra natìa. Si trattava per lo più di presidiare il confine tra le due contee e prevenire eventuali incursioni di razziatori e sbandati, lupi che a differenza del loro signore mal sopportavano la prospettiva di lasciarsi addomesticare dalla legge di Greyhaven, o che più semplicemente si sentivano defraudati delle opportunità di bottino con cui il Principe di Skoffin li aveva allettati. Talvolta però, quando le inevitabili dispute e le insanabili recriminazioni sfociavano nella violenza aperta, ci toccava prendere parte a delle spedizioni nel Corno d'Oro e interporci tra i nuovi arrivati e la popolazione locale, ed era un lavoro infame... i Nordri tolleravano ipocritamente la nostra pretesa autorità, tenendosi però pronti a saltarci alla gola al primo cenno dei loro capi, mentre i poveri disgraziati di Halden ci accoglievano col disprezzo che meritano gli apostati e i traditori, venuti com'eravamo a legittimare l'occupazione di questi barbari senza dio e del loro Conte usurpatore, per di più facendo sfoggio delle sante insegne di Dytros. In un paio di occasioni fummo chiamati ad usare la forza per riportare l'ordine, ed ogni volta il prezzo che dovemmo pagare fu tragicamente caro. Un popolo votato interamente alla guerra, uomini e donne crudeli e sanguinari come gli idoli che venerano, ma capaci di un coraggio e di un valore in battaglia in nulla inferiori a quelli dei nostri migliori cavalieri... giunto qui nel Corno del Tramonto, quello che ho visto non ha fatto che confermare l'impressione che mi feci allora. Ricordo ancora il sogno che mi visitò dopo aver raccolto l'ornamento blasfemo ai piedi delle croci, fuori Uryen. Ricordo la furia che mi scorreva in corpo, la sensazione di essere invincibile ed il desiderio irrefrenabile di dimostrarlo ancora, e ancora. Ricordo di aver messo al collo il dono che sugellava il mio trionfo e di aver dimenticato ogni paura della morte, da quel momento mia amica ed alleata. Ci saremmo incontrati, presto o tardi, ma l'avrei raggiunta percorrendo un sentiero tracciato dai corpi spezzati dei miei nemici sconfitti. Questa, credo, è la fiamma che arde nel cuore dei Nordri, lo spirito indomito che li rende nemici che solo un pazzo affronterebbe a cuor leggero.

E poi c'è il Martello. In vita mia non avevo mai avuto la sfortuna di vedere nulla di simile, un'arma che sembra uscita dalle epopee più sanguinose del Khal-Valàn, quei runi che raccontano delle devastazioni causate da Kurgoth e dagli altri discendenti di Kaalor il Selvaggio, dotati di oscuri poteri ed alla testa di eserciti di creature mostruose. Einar è in grado di brandire quel maglio e farlo avvampare come una folgore per poi scagliarlo con la violenza di un proiettile di catapulta. Come se non bastasse, esaurito il suo percorso di distruzione il Martello può tornargli magicamente in pugno proprio come farebbe un falcone sul guanto del cacciatore, bramoso di spiccare nuovamente il volo.

Ed eccoci qui, a combattere per le nostre vite in queste gallerie avvolte nelle tenebre. Einar è di fronte a me, io e Colin abbiamo fatto quello che potevamo per tenerlo a bada. Sono riuscito a piazzare un paio di fendenti come si deve, ma il bastardo è ancora lì, saldo sulle gambe e perfettamente in grado di sferrare dei colpi micidiali. Pronuncia ancora una parola nella sua lingua incomprensibile, e la testa della sua arma si infiamma nuovamente di lampi azzurrini, l'aria crepita e si riempie dell'odore penetrante che annuncia un temporale. Tra pochi istanti la furia del tuono si abbatterà nuovamente su di noi, lo so, ma non posso che continuare ad attaccare il mio nemico nella sciocca speranza di averne ragione prima dell'inevitabile. Colin arretra, ha capito che non c'è niente che possa fare per impedire che succeda: non esiste difesa in grado di fermare questa vampa, quando il richiamo di Einar la scatena. Come se non bastasse. Con la coda dell'occhio percepisco Malandrino alla mia sinistra, ormai circondato da guerrieri alti il doppio di lui. Persino Dust ha capito che non c'è scampo, credo si sia messo a combattere con una specie di coltello ma dai suoi gemiti direi che sta avendo la peggio. Sul fianco destro Sven ed Engelhaft stanno tenendo a malapena a bada un altro gigante. Sul fondo della caverna Kailah continua a scoccare le sue frecce, ma gli avversari hanno scudi e corazze robuste, e dubito che la scarsa luce delle torce sul pavimento le consenta dei tiri precisi.

Non so davvero come ne usciremo, stavolta.
scritto da Bohemond D'Arlac , 16:44 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
6 marzo 518
Lunedì 24 Maggio 2021

Jaegerin



Sparrow Cabot, bel tipo. Non sembra la figlia di suo padre. Chi l'avrebbe detto che nella tenda di comando dell'Armata del Corno potessimo trovare qualcuno che non ci facesse venire subito l'orticaria? La sua esibizione con le scolopendre giganti di ieri sarà pure stata una smargiassata da circo di Trost, ma smessi i panni dell'ammazzasette si sta dimostrando una persona pratica, solare, sveglia.

Contro ogni aspettativa ha deciso di aiutarci a rompere le uova nel paniere di Gadman Scherer senza dare troppo peso alle preoccupazioni dello zio, e adesso se ne sta qui in mezzo a noi, curiosa vedere come ce la caveremo. Sorride divertita. Dobbiamo sembrarle proprio buffi, noialtri spaiati del XXIIIesimo di Uryen (quanto le sembreremmo ancora più buffi, se sapesse che il nostro plotone è diventato un altro da un bel pezzo e che a questa riassegnazione non abbiamo dato mai alcun peso). Forestieri venuti qui dai quattro angoli del Granducato, finiti a combattere sotto uno stendardo che non era il nostro, in una guerra che non ci appartiene, per dei territori di cui forse solo un paio di noi conoscevano il nome. E adesso che la guerra è ufficialmente vinta pensiamo bene di sputare sul più che meritato congedo, disertiamo, e varcato il Traunne ci presentiamo al confine di Angvard con la nostra implausibile storia di cadaveri trafugati, di oscuri esperimenti e di contrabbandieri, dichiarandoci candidamente ai soldati che ci hanno fermato.

Teste matte a cui prudono le mani, sprovveduti sempre a caccia di avventure, guastafeste che non rinuncerebbero per niente al mondo all'opportunità di regolare gli ultimi conti rimasti aperti, Duchi o non Duchi, pace o non pace. La verità è che poco importa se ci sentiamo soldati di Yara o di Barun, di entrambi o di nessuno, poco importa se lo facciamo per la Fede o per amor di scienza, per fedeltà al vecchio comando o ai tanti amici conosciuti qui nel Corno, o magari solo per la soddisfazione di sapere com'è che andrà a finire, questo runo apocrifo del Kahl-Valàn un pò fuori tempo di cui volenti o nolenti siamo diventati personaggi. Per una sola di queste ragioni o per tutte quante insieme la guerra del XXIIIesimo continua.

Il miglior modo di iniziare è mostrare a Madame Cabot che saremo pure buffi, ma che con noi c'è poco da scherzare.

Padre Engelhaft, soldato, sacerdote, inquisitore. E' un passo dietro di me, concentrato ad invocare la benedizione di Kayah, la sua volontà e la Grazia della Dea stringono il nostro avversario in una morsa da cui non può divincolarsi: la creatura nella cassa si agita in modo scomposto ma rimane inchiodata dov'è, incapace di rispondere agli attacchi. Ultimamente non andiamo granché d'accordo, Engelhaft e io. Siamo entrambi tra i Primi, ma vediamo la nostra missione in modo assai diverso. Lui crede di essere qui per portare qualcosa che manca, e la sua Fede è dunque granitica e intransigente, fatta della stessa pietra con cui si costruirebbe una Chiesa di frontiera in una terra che non ha conosciuto ancora la Luce, o che l'ha dimenticata. Io sono qui per cercare qualcosa che c'è e che va preservato, e la mia Fede è una fiaccola nella notte sufficiente appena a rischiarare il cammino, una fiamma che si affievolisce o avvampa secondo i capricci del vento. Ad essa mi affido per distinguere nell'oscurità i volti degli innocenti da proteggere e quelli dei nemici da combattere...finendo qualche volta per confondenderli.

Accanto al sacerdote c'è Kailah, arco teso in pugno, pronta a scoccare una freccia micidiale delle sue e se necessario ad impiegare la magia in nostro soccorso. Senza di lei non avrei mai potuto avere la meglio su Mick Stolz, come può testimoniare lo scudo che imbraccio e che fu bottino di quella battaglia. Sono trascorsi diversi giorni ormai da quando abbiamo attraversato Cantor e ancora mi fischiano le orecchie per tutti gli insulti che mi ha urlato contro. Mi è stato raccontato che era talmente fuori di sé dalla preoccupazione da aver spiccato letteralmente il volo, prodigio che non aveva mai tentato prima, per planare poi come un gufo sulle cripte e sulle tombe avvolte nelle tenebre, incurante degli spettri senza pace che popolano l'Antico Cimitero, e tutto questo pur di venirmi a riacciuffare. Se dovesse mettersi male so che anche oggi posso contare su di lei, e devo dire che il pensiero mi rincuora.

Sven, l'imperturbabile gigante di Gulas. Come sempre è in prima linea, e come sempre affronta il nemico con pratica efficienza, uomo o mostro, senza scomporsi. A volte mi chiedo se si renda davvero conto di cosa abbia di fronte, o se gli importi. Probabilmente pensa che in battaglia la morte può presentarsi con mille volti diversi, e che lasciarsi distrarre dal suo aspetto finisce solo per facilitarle il lavoro. Sferra i suoi colpi con calma, bilanciando forza, rapidità, precisione: ha capito che un affondo mal calibrato finiribbe per distruggere l'Informe che si annida sul fondo della cassa ed esporci alla sua contaminazione. Un fendente, e poi un altro, e un altro ancora, approfitta dei diversivi che gli sto creando. E' solo questione di tempo, e infine l'Armigero soccombe al colpo di lama che trancia gli ultimi filamenti di solo gli Dei sanno cosa che gli mantenevano la testa sul collo.

E poi c'è Colin. Il nostro studioso di Greyhave è infallibile nel cogliere i segni di un pericolo imminente, e ci ha subito messo in guardia sulla presenza maligna in agguato nella cassa. Non è pero tipo da avere remore quando c'è da rischiare l'osso del collo, e si sta tenendo pronto ad intervenire...a mani nude, so ho capito cosa ha in mente di fare. Certo che è un bel groviglio di contraddizioni, questo ragazzo: soldato temerario e accademico scrupoloso; assetato di sapere ma impermeabile alle lusinghe di chi vorrebbe comprarlo con la moneta di conoscenze proibite; sprezzante della religione ma appassionato nel difendere ciò che gli indica il suo senso dell'onore; indifferente alle cause ma devotissimo ai suoi amici. Eccolo, entra in azione: la sua prontezza nello strappare via la testa spiccata della creatura per impedirle di riprendere forza è il sigillo della nostra vittoria.

E' così, Comandante Sparrow, che combattono quelli del XXIIIesimo.



Il corpo del paladino rimane finalmente inerte nella cassa, gonfio e distorto al punto da deformare il gambesone e perfino la maglia di ferro che lo cinge. Similmente giace senza vita la bestia Informe che quelle carni aveva ricomposto, pervertendole, affinché il seme di Kraalor potesse germinarvi. Intrappolata nell'elmo, la testa è qui in terra, ai miei piedi. All'interno della calotta si agita nei suoi ultimi spasmi l'abominio che si era pasciuto di questo servitore della Fede profanandone il riposo.

Non ho dimenticato il finire dell'ultima estate e la carneficina causata da quattro creature come questa ad Angvard. Ci siamo spesi fino allo stremo, Brian, Crystal ed io, nel tentativo di arginarne uno soltanto, resistendo oltre la sopportazione ai suoi attacchi spaventosi e venendoci in soccorso l'un l'altro come potevamo, accecati e afflitti dai miasmi mefitici che il mostro aveva portato con sé attraverso il varco della Sacra. Ricordo come inesorabilmente fummo costretti ad arretrare e cedere il passo al nostro avversario: eravamo esausti, feriti, sconfortati per non aver saputo respingere il suo assalto. Crystal però non si diede per vinta e tornò ad affrontarlo, battendosi come una leonessa per impedirgli di compromettere la postazione di tiro dei nostri arcieri... la loro mira e l'arrivo del valoroso Rak-Jimm ci consentirono alla fine di prevalere, mentre all'interno della seconda cerchia il grosso della pattuglia demoniaca continuava a seminare panico e morte.

Rak-Jimm, Lady Yara, il Sergente Rock, Ser Athos Alman...furono loro i veri eroi di quella giornata, assieme a quel buon diavolo di Terenz Lost che a miglia di distanza si stava sacrificando per consentire ai miei compagni di ritirarsi, ma ripensando a come ci battemmo so per certo che Dytros era con noi quel giorno, tre scudi spezzati che traballano sotto i magli del nemico e che però restano miracolosamente, ostinatamente insieme.

Ci stai guardando da lassù, Brian? Kalya mi ha raccontato di te e di come il peso di ciò che accadde a Pforzheim stesse per trascinarti nell'abisso. Abbiamo parlato, nella sconsiderata comunione che ho acconsentito avesse luogo, di come il destino che hai trovato alla Sacra fosse proprio quello da cui lei voleva preservarti. Credo fosse sincera, come sincero resta il suo desiderio di proteggere le sue ragazze dalla cieca violenza dei Varchmann di questo mondo. A costo di stringere allora un patto col demonio stesso da cui intende preservarle...e forse a costo di stringerne uno oggi con un paladino. Non riesco a togliermi dalla testa che in quella donna c'è molto di più e, forse, molto di meglio del cammino oscuro che ha scelto di percorrere. Se fossi qui certamente mi diresti, come Engelhaft e come persino io vado spesso ripetendomi, che mi sono bevuto il cervello. Lo so.

La verità, Brian, è che avrei voluto che il sentiero che ti ho aiutato a ritrovare ti conducesse ad una meta meno crudele. Avrei voluto combattere al tuo fianco ancora una volta, come ad Angvard in quel giorno sanguinoso, come nel vallone di Gretel che ci rese per davvero Difensori dell'Antico Scudo dell'Eroe. Sapere che il tuo sacrificio ti ha conquistato la gloria di un eroe della Fede, qui in terra come in cielo, mi consola, ma non basta a cancellare il dolore per un amico perduto.

E' arrivato il momento di impartire il colpo di grazia a questo mostro. Brandisco un'ultima volta la spada che mi è stata affidata dagli spiriti di Cantor e l'affondo tra le zampe della bestia.

Stringere quest'arma mi dà una sensazione di coraggio simile a quella che provai impiegando contro il guardiano di Mirai lo spiedo di legno duro come pietra che sarebbe più tardi diventato la punta della lancia di Yara, ma è al tempo stesso straniante.

Per tutta la durata dello scontro non ha mai smesso di pulsarmi nel pugno, e certamente si è rivelata più difficile da manovrare di quanto mi aspettassi: ad ogni attacco diretto all'Armigero la lama si è fatta come d'aria per attraversare senza sforzo le protezioni del nemico e morderne le carni, finendo però per prendermi alla sprovvista e sbilanciare i miei colpi. Le fauci di lupo gemelle che decorano la guardia, così simili al fregio della cripta da cui sembra originarsi l'influsso maligno che opprime Cantor, mi ricordano in ogni caso della promessa fatta a quel confratello di un tempo perduto che, vinta l'approvazione dell'ultimo guerriero ad aver avuto il privilegio di impugnarla, attraverso le ere l'ha posta nelle mie mani.

Mi batterò per liberare Cantor e spezzare la maledizione che costringe quegli spiriti infelici ad aggirarsi tra le sue rovine, lo giuro al cospetto del Dio, e solo allora potrò affidare questa spada alla custodia di Lady Yara.

Quel momento però non è ancora giunto, penso, mentre ripulisco la lama con un lembo del mantello. Nel frattempo hai bisogno anche tu di un nome, mia nuova amica, per il tempo che trascorreremo insieme.

Torno col pensiero alla saga di cui mi aveva parlato Athos Alman nei giorni precedenti all'attacco, una raccolta di storie minori del corpus del Khal-Valàn incentrate sulle peripezie del Cacciatore Senza Nome, guerriero vagabondo sprovvisto di lignaggio ma di mente svelta e cuore saldo. In quei racconti il destino metteva sul cammino dell'eroe amici fidati ed avversari temibili, così come doni e strumenti incantati, profezie, fonti magiche di capacità sovrumane: ogni incontro, ogni oggetto, ogni brandello di conoscenza, ogni nuova facoltà si sarebbero rivelati la chiave per il superamento di una sfida futura.

So per certo che c'è qualcosa di vero in quelle antiche favole, così come so che in questa terra di leggende che rivivono può capitare di voltarsi indietro e non poter distinguere le proprie orme da quelle di altri che, in giorni di cui non resta memoria se non nei frammenti di un runo consunto dal tempo, ebbero a camminare sul nostro stesso sentiero. Tanto vale stare al gioco, che ne dici? Ho in mente un nome che ti starebbe a pennello, e credo che non dispiacerebbe neppure a chi prima di me ti ha avuta in pugno.





scritto da Bohemond D'Arlac , 12:56 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
27 febbraio 518
Giovedì 25 Febbraio 2021

Ipocrita



E' proprio più forte di te, eh? Non hai neppure fatto a tempo a rimettere piede ad Uryen che sei subito tornato ad impelagarti con Kalya Niadh, e stavolta amico mio ti sei fottuto proprio per bene. Che cazzo ti dice la testa, Bo? Possibile che tu non riesca a non bere da qualunque coppa ti offra quella donna? Cosa speri di ottenere? Ogni volta che lei punta tu vai a vedere, come il più fesso dei polli che si gioca tutto al tavolo di un biscazziere navigato. Non dirmi che veramente pensi di poter tirare fuori qualcosa di buono da costei...è una Sekhmet, maledizione, e non vede l'ora di trascinarti nel fango come ha fatto con Brian e solleticare la sua vanità facendosi beffe di quello in cui dici di credere.

E risparmiami questa puttanata della guerra di uomini e non di Dei, perché per il prete che l'andava ripetendo la tua amica non è nientemeno che la nuova cazzo di Morrigan! Io ti ho capito, eh, e non mi freghi: la verità è che in fondo tu non credi affatto che si possa ottenere vera giustizia osservando la Regola e confidando negli Dei, pensi piuttosto che non si possa fare a meno dei sotterfugi, dei colpi di mano, del pelo sullo stomaco. Del resto gli Dei non si curano dei poveri disgraziati che mordono la polvere quaggiù, e chi si affida a loro è solo un illuso. E' per questo che disprezzi la preghiera, l'umiltà e la temperanza, ritenendole pose da vecchi barbogi rincoglioniti e ipocriti, o sbaglio? E' per questo che ti sei fatto insozzare da Miya al Castello di Seta, perché in realtà sei tu il primo degli ipocriti, e quello che davvero desideri non è fare la giustizia di Dytros, ma la tua, decidendo secondo il tuo capriccio quale sia il male da combattere e quello su cui puoi mostrarti indulgente (e, chissà come mai, un bel culo rimane il miglior viatico per conquistare la tua benevolenza).

Non parliamo poi del vero motivo per cui l'hai giurata a Varchmann: te lo ricordi, eccome, in che modo ti ha umiliato al porto due anni fa, ed è un rospo che non hai mai ingoiato.

E allora, caro il mio paladino, buona fortuna. Il sentiero che hai deciso di percorrere è buio e tortuoso, e la voce da cui hai deciso di farti guidare è certamente infida. Presto sapremo se il tuo azzardo conquisterà un po' di giustizia a chi altrimenti non avrebbe speranza di riceverne, se il tradimento di cui ti sei macchiato oggi ti solleverà da quel rimorso antico che ancora ti leva il sonno, se la donna malvagia che tanto ammiri saprà essere all'altezza della parte da eroina per cui l'hai voluta a tutti i costi scritturare.
scritto da Bohemond D'Arlac , 00:34 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
4 Novembre 517
Martedì 23 Ottobre 2018

Ce la stiamo facendo



Finalmente una notte di riposo dopo giorni di marcia senza sosta attraverso pericoli che due anni fa avrei fatto fatica ad immaginare. Non sono più l'uomo che ero...nessuno di noi lo è più, e del resto come potremmo? Siamo stati tutti strappati alle certezze del presente per essere scaraventati in un tempo remoto, un tempo in cui Demoni ed Eroi si davano battaglia, un tempo in cui si dice che gli Dei stessi abbiano calcato il suolo del Continente. Kreepar, Risvegliati, Innalzati. I mostri delle ere che furono sono tornati a reclamare questa terra, e ad affrontarli stavolta non ci sono i campioni del Khal-Valàn, ma noialtri disgraziati...eccoci qui a lottare con le unghie e coi denti pur di non essere spazzati via, ad arginare come possiamo l'inevitabile.

Eppure ce la stiamo facendo. Sorella Magdalene è con noi, al sicuro, e con noi è anche il Vescovo di Feith, insperatamente scampato alla devastazione della Città Sacra. E con noi c'è anche l'eredità di Padre Mansel, informazioni segrete e preziose che nelle mani giuste potrebbero consentire una vittoria schiacciante e definitiva sulle forze ancestrali che tormentano il Corno del Tramonto. Né lo Ierofante di Trost, né Keynes, né gli sgherri di Ghaan e neppure Jormungand sono riusciti a fermarci: gli Dei non marceranno al nostro fianco ma di certo vegliano sulla nostra impresa, confondendo i nostri nemici e donandoci la determinazione sovrumana che ci serve per portarla a compimento.

Non voglio pensare alle sfide insormontabili che ancora ci attendono, ai nemici mortali che restano in agguato e di cui l'Armigero a cui oggi siamo scampati per un soffio è certo un crudele araldo. Voglio pensare che gli spettri di Samhain siano alle mie spalle, spauracchi innocui incapaci di intralciare ancora il mio cammino, e che con loro siano rimasti indietro anche i dubbi, le paure, i desideri meschini ed insensati.

Chiudo gli occhi e mi sorprendo a ripensare alle forme sinuose di Miya, al suo profumo di fiori selvatici, a come suoi occhi brillassero come stelle nocciola nella penombra del Castello di Seta...ricordo di essere sprofondato con lei in acque scure ed oleose, acque in cui è così dolce e facile lasciarsi annegare. Ricordo che ebbi l'impressione di averle già assaporarate mesi prima, quando accettai di bere dalla coppa che per me Kalina aveva preparato alle Case della Gioia a suggello della nostra intesa. Ricordo infine di aver intravisto nell'oscurità il volto di Yara solcato da lacrime di dolore e di vergogna, e ricordo di aver riso di lei, rabbiosamente, e con me Miya, Rhea e la stessa Kalina; con noi ridevano John Combard e Berthold, Ork e Hador Varkmann, e dozzine di altri, una legione di uomini e di donne senza volto sospesi attorno a noi in questa tenebra liquida come pesci immondi, in una cacofonia rauca e sguaiata che pareva non dovesse aver più fine.

Sono meglio di così. Devo essere meglio di così. Lo devo ai miei compagni del XXIIIesimo, lo devo a Yara, a Brian, a Crystal, a Padre Valon...ma soprattutto lo devo ad Annie, alla battaglia impari che la sta consumando ora dopo ora e che, pur non avendone colpa alcuna, è costretta a combattere senza il sostegno degli Dei.
scritto da Bohemond D'Arlac , 00:27 | permalink | markup wiki | commenti (3)
 
23 Ottobre 517
Domenica 29 Aprile 2018

Lettera per Lady Matilde




Mia Signora,

Vostro fratello Vi avrà certamente informata della grave decisione che ebbe a prendere per concludere la faida che troppi lutti ha causato alla Vostra famiglia ed a quella dei Brundun. Se ho acconsentito a sottoscrivere la promessa matrimoniale che ora ci lega non è per sete di guadagno e neppure per lussuria, voglio rassicurarVi, e sono sinceramente dispiaciuto che nessuno si sia preso la briga di chiedere il Vostro parere sulla faccenda. Sono un soldato, mia Signora, e la guerra che sto combattendo mi ha imposto di accettare la proposta di Vostro fratello: questa stessa guerra oggi mi chiama altrove, e fintanto che essa durerà non potrò tener fede all'impegno preso con Voi.

Vorrei potervi dire di più, ma non mi è concesso.

Sappiate però che sopra ogni altra cosa per me è importante che la Vostra volontà non sia schiacciata, che questo matrimonio non sia d'ostacolo alla vita che desiderate vivere. E' possibile, e in tutta confidenza è assai probabile, che io perisca in battaglia prima di avere occasione di incontrarVi: se il destino vorrà diversamente, e se i giuramenti d'onore cui sono vincolato non me lo impediranno, vorrei incontrarVi e spiegarVi esattamente chi sono e perché Vi siete ritrovata con me come marito.

Se questa eventualità non Vi fa orrore, inviatemi in pegno un fazzoletto bianco presso la Locanda del Puma, e sul mio onore mi presenterò al Vostro cospetto non appena le circostanze me lo consentiranno; laddove invece intendeste rivendicare la Vostra sacrosanta prerogativa di scegliere per Voi stessa chi Vi sarà da compagno, inviate al contrario una pezza scura, e di me non avrete più notizie.

Sinceramente Vostro,

Bohemond D'Arlac

P.S. Gudrun mi ha informato del malanno che Vi ha afflitta, e me ne rammarico profondamente. Voglia il Cielo che la Vostra salute rifiorisca quanto prima!

P.P.S. Vi chiedo perdono per non aver fatto onore al Vostro Casato nel duello, e per l'esilio che per colpa mia Voi ed i Vostri parenti dovrete sopportare. Per quel che vale, mi sono battuto finché ho avuto la forza di tenere la spada nel pugno (e cioè per quei pochi istanti che hanno separato l'inizio della tenzone dalla randellata che mi ha fracassato il braccio.)

P.P.S. Vi arriverà di certo la voce di festeggiamenti da me indetti in onore del vincitore del duello, messer Freak Brundun, malgrado certe scostumatezze irripetibili a Voi indirizzate che costui si è lasciato scappare allo scattar della contesa. Anche questa stravaganza posso spiegarVela, per quel che vale.

P.P.P.S. Se la grafia degli ultimi post scriptum vi sembra diversa (e femminile), sappiate che queste righe le ha vergate una mia compagna d'armi, stante la mia impossibilità a tenere una penna in mano: il resto della lettera l'avevo buttato giù nella notte che ha preceduto il duello.

Data in Trost, il ventitreesimo giorno del mese di Ottobre dell'Anno 517
scritto da Bohemond D'Arlac , 19:33 | permalink | markup wiki | commenti (2)
 
25 settembre 517
Giovedì 19 Ottobre 2017

Lo spirito del Cacciatore



La battaglia con i Ghaanesi sta per cominciare. Siamo con le spalle al muro: dietro di noi c'è solo il Vecchio Maniero in rovina, arroccato su un dedalo interminabile di scarpate e crepacci che non saremmo mai in grado di attraversare, stanchi e feriti come siamo. Battersi o morire, siamo tutti consapevoli che non c'è altra via.

Scruto l'uomo che sta cercando di aggirarci sul fianco sinistro. Ben piazzato e sorprendentemente agile, si è mosso con grande sicurezza sul crinale prima ed ora nella boscaglia malgrado la poca luce del crepuscolo. Due frecce scoccate da Kailah l'hanno raggiunto al torace, mordendogli di certo le carni, ma lui non sembra curarsene. E' attempato ma ancora vigoroso: il viso severo, segnato dagli anni e dall'inclemenza del Vento del Nord, mi fa pensare agli aspri speroni rocciosi delle Montagne della Follia, alla maligna ostinazione con cui parevano stagliarsi contro il cielo di Ghaan. Le labbra sottili accennano un sorriso di trionfo. Il mio sguardo trova infine i suoi occhi...occhi iniettati di sangue, occhi demoniaci (gli stessi occhi di Annie) in cui chissà da quanto tempo non alberga più alcuna traccia di umanità.

Non ho molte possibilità contro un simile nemico. E' certamente più forte di me, più esperto, più veloce. Inutile tentare di batterlo, prudenza vorrebbe che mi limitassi ad impegnarlo quel tanto che può servire a Logan e a Sven per sbarazzarsi del loro avversario: il pendio su cui ci troviamo mi conferisce un piccolo vantaggio, mi è sufficiente mantenere la posizione, sventare i suoi assalti e tenerlo inchiodato fino all'arrivo dei rinforzi. Se non fosse per il morso di quel dannato ragno, che da giorni non smette di bruciarmi come un ferro rovente piantato tra le costole e mi rende troppo lento, troppo impacciato.

Chi vuoi prendere per il culo, Bohemond, questo scontro può finire in un modo soltanto.

Kailah però ha il tempo di scoccare ancora. Abbiamo litigato di brutto poco fa, ringhiandoci contro accuse ed insulti, sbraitando come vecchi ubriachi: siamo due testardi irriducibili e nella remota ipotesi che i Ghaanesi non ci facciano a pezzi tra un minuto, sono sicuro che di discussioni simili ne avremo ancora a dozzine... ad ogni modo sono contento di saperla ad un passo da me, arco in pugno, incosciente come sempre. La freccia vola rapida e sicura e si pianta di nuovo nel tronco della creatura. Lui fa per ritrarsi meccanicamente, scattando come un hunter (come Annie) e neppure questo colpo pare impensierirlo.

Continua ad avanzare verso di me, lame in pugno, senza fretta. "Siete ancora in tempo per darci quello che è nostro, non deve per forza finire così." dice con voce tranquilla, e continua a sorridere. Qualcosa mi si smuove nelle viscere, i polsi mi cominciano a tremare per la rabbia. Fanculo la prudenza, penso, mentre faccio a mia volta un passo verso di lui e chiudo la distanza che ci separa. Se credi di spaventarmi, Mick Stolz o chi diavolo sei, ti sbagli di grosso. La merda che rivuoi te la farò sudare, a costo di creparci. Fanculo anche alle ferite, fanculo alla fame e alla stanchezza e soprattutto fanculo a te, coglione di un Bohemond, per tutte le stronzate che ti sei fatto ficcare nel cervello dalle baldracche del Castello di Seta. Combatti da Paladino e se serve muori da Paladino, ma per gli Dei, vedi di levare dalla faccia di questo stronzo né morto né vivo quell'insopportabile sorrisetto del cazzo.

Ci fronteggiamo. Tutto il marcio che si annida nel cuore dell'uomo-bestia mi riempie le narici, dandomi i conati, mi sento come se mi avessero infilato la faccia nel carname di Cantor, e anche lui tutto a un tratto non sembra più tanto contento di avermi come avversario. "Mi sembra di conoscerti. Dove ci siamo già visti?" sibila con una smorfia disgustata, le lame snudate e pronte a colpire.

Non sono in vena di convenevoli, faccio parlare la spada al posto mio. L'acciaio che Stern Rock ha forgiato per me dalle daghe gemelle di Joad Kempf danza nell'aria e in un lampo affonda nella coscia di Mick, prendendolo alla sprovvista. Vediamo se hai ancora voglia di ridere, mostro del cazzo. Lui abbassa gli occhi un istante, stupito per il mio colpo andato a segno. Poi un thunk! sonoro, e una nuova freccia di Kailah gli si pianta nel petto. Il bastardo non si scompone, rinserra la guardia e con tono distratto la ammonisce: "Donna, non disturbare il nostro duello!" Questo le sa incassare, penso, bisogna riconosceglierlo.

Torna a guardarmi dritto negli occhi e il suo ghigno mi sembra un pelo più tirato. Lo incalzo, ma stavolta riesce a deflettere il mio colpo con grande facilità per poi scagliare un contrattacco micidiale. "Ora ti farò un po' male." sussurra, mentre la punta della sua spada mi schizza verso la gola ad una velocità impossibile.

Ho passato buona parte del noviziato ad Achenar a spiare i duelli dei grandi maestri di scherma. Ho combattuto con sbandati e disertori ad Ammerung, rubando il mestiere a confratelli esperti e valorosi. E da quando ho messo piede nel Corno del Tramonto mi sono battuto con ogni genere di nemico, vivo o morto. Bravi Commilitoni, soldati dell'Armata del Corno, Nordri, soldati di Ghaan, Masnadieri, sgherri della Lega del Torto. Ho affrontato Brocchi, Corridori, Cacciatori, Armigeri e Abnormi ancora più terribili. Me la sono dovuta vedere con i kreepar acquatici e con le Locuste dell'Abisso, passando per Scorpioni Spadaccini, Scutigere e ogni sorta di ragno, scarafaggio, vespa o formica gigante. Ho incrociato le spade con Osvald Plank e con tanti altri veterani della Guerra delle Lande, e persino con il leggendario Uomo Senza Volto. A volte ho avuto la meglio, più spesso Colin ed Engelhaft hanno dovuto rattopparmi le budella, ma ogni scontro a cui sono sopravvissuto ha contribuito a rendermi un guerriero più forte, più sicuro, più capace. So che posso batterti, Mick. Avrai pure venduto il culo ai Demoni dell'Inferno Ghiacciato per ottenere la forza di un Risvegliato, ma rendere inoffensivi i mostri come te è diventato il mio pane quotidiano...ti dice male stavolta, perchè nell'uomo che ti sta sbarrando il passo rivive lo spirito del Cacciatore Senza Nome.

Schivo l'affondo senza scompormi e rispondo con un fendente che per poco non trova il bersaglio. "Pensavo peggio", lo provoco, convinto di avere lo scontro in pugno. Lui grugnisce sitizzito.

Poi tutto diventa buio. Lo chiamano Lampo Nero, un prodigio nefasto che si sta manifestando sempre più spesso qui nelle lande: è accaduto in primavera nei pressi dell'eremo di Rocca del Drago, e poi ad Angvard durante la Scazzottata, e ancora non distante dalla Locanda del Puma mentre eravamo alle prese con gli armigeri di Generaal. Allora come oggi, l'Abisso si spalanca malevolo su di noi per sprofondarci nella tenebra. Ci lasciamo scappare un gemito di sconforto, tutti, amici e nemici. Tutti tranne Mick (ed Annie). I suoi occhi avvampano di luce cremisi nell'oscurità, sono gli occhi di un predatore (gli stessi occhi di Annie) pronto a spiccare il balzo.

Te l'ho già detto, Bohemond, chi vuoi prendere per il culo? Sarai pure uno spadaccino migliore di quello che ha attraversato l'Halsbandseel due inverni or sono, ma non sei certo materiale da Khal-Valàn. Un colpo di fortuna nel vallone di Gretel e davvero ti sei convinto di poter tenere testa a questi mostri? Ti sei dimenticato della facilità con cui hanno espugnato la Sacra dei Difensori e di cosa ne è stato dei suoi custodi, tutti Paladini ben più saldi nella Fede di quanto tu possa mai diventare?

Mi preparo a ricevere il colpo di Mick meglio che posso, cieco e disorientato come sono. Lui però esita, e l'incertezza dell'assalto mi lascia il tempo di scartare di un passo e sottrarmi alla sua spada. Un istante ancora e così come era venuto il Lampo Nero svanisce, restituendoci alle ultime luci del giorno. Contro ogni previsione sono ancora vivo.

Riprendo fiato, sollevo la guardia, respingo un altro attacco.


Non è il momento di cedere al dubbio e allo sconforto...ho potuto vedere coi miei occhi dove porta quella strada e non intendo imboccarla nuovamente, non quando sarebbe l'intero plotone a pagare per il mio fallimento. Sono caduto, è vero, ma come Brian e Crystal ho trovato la forza per rimettermi in piedi, sono di nuovo degno del Sacro Scudo che ho imbracciato ai piedi di Gretel.
Dici di avermi già incontrato Mick, ma non ti ricordo tra coloro che difendevano la torre...chi stai rivedendo in me, esattamente? Forse un Difensore dell'Antico Scudo? Eri tra quelli che hanno assalto la Sacra? Sei responsabile della morte di tanti valorosi confratelli e della profanazione dei loro resti? E' per questo che i tuoi attacchi sono così timidi? Hai finalmente capito di essere al cospetto del giudizio inesorabile di Dytros?

Glielo chiedo senza però lasciargli il tempo per rispondere: il dettaglio dei suoi peccati è irrilevante, la sua condanna è già scritta. Contrattacco con tutta la forza che ho in corpo, sollevo la spada ancora, e ancora, senza concedere quartiere, e non mi interrompo neppure quando il suo braccio sinistro vola in terra, la daga ancora serrata nel pugno. Lui resta in piedi, frastornato, urlandomi in faccia tutta la sua rabbia, agitando senza costrutto l'arto che gli resta. Meglio così: sei sul mio banco da macellaio, bello, e ho appena iniziato a lavorarti.

"Ora non sei più tanto sicuro del tuo Padrone", osservo, mentre gli pianto due palmi di lama nelle viscere. Incespica all'indietro, sembra infine cadere, poi trova lo slancio per balzarmi addosso in un ultimo assalto disperato. Non mi lascio sorprendere e quasi gli trancio di netto la gamba destra, ma neppure questo basta a fermarlo: il mostro mi abbranca con le forze che gli restano, il suo grido sempre più stridulo mi trapassa il cranio, e mentre strepita il volto gli si deforma, prende squamarsi e avvizzire. Ora ad un centimetro dalla mia faccia c'è il muso orrendo di un Abnorme.

Non ho visto con i miei occhi la fine dello "Strillone", ma i miei compagni mi hanno detto tutto quel che c'era da sapere. E' così che vuoi avere ragione di me, eh Mick? Non è molto sportivo da parte tua. Mutilazioni o no la creatura è determinata a stritolarmi nella sua morsa e il suo gemito incessante mi impedisce di pensare chiaramente. Provo a scrollarmelo di dosso, ma il bastardo non molla la presa...non credo che mi resti molto tempo. Il cervello poi mi sta andando in pappa: adesso mi sembra di sentire la voce del vecchio Engelhaft, un bisbiglio appena nell'orrendo frastuono di Mick, ma che si fa via via più distinto. Mi spiega che la battaglia è ormai vinta, e che questo è l'ultimo trucco di un nemico che non si rassegna alla sconfitta; mi invita a resistere alla paura; mi ricorda che la vera forza è la calma che dimora nel cuore dei giusti.

Ma soprattutto mi dice "SPINGILO VIA, COGLIONE CHE NON SEI ALTRO! SPINGILO VIA!"

E lo faccio: scaravento Mick lontano da me e corro a ripararmi dietro ad un albero un attimo prima che la bestia esploda in un boato assordante. Frammenti di legno, cuoio e carne bruciata schizzano ovunque. Me ne sto qualche secondo ventre a terra trattenendo a stento il vomito, con la testa che gira e il petto lacerato dal dolore della vecchia ferita. "Pensavo peggio" un cazzo.
scritto da Bohemond D'Arlac , 00:14 | permalink | markup wiki | commenti (1)
 
11 settembre 517
Mercoledì 14 Giugno 2017

Il gioco di Miya



"Adesso facciamo un gioco...vediamo se riesco a farti smettere di pensare."


Miya ce la mette proprio tutta, va detto. Chiudo gli occhi, la lascio fare. Mesi e mesi passati ad ingoiare la merda dei Varchmann, degli Zodd e persino dei Dur-Dur, mesi e mesi a respirare questa sabbia maledetta che ti brucia negli occhi e ti rivolta lo stomaco, mesi e mesi a trascinarmi in una landa infetta, sterile, senza speranza, in cui l'uomo è ormai uno straniero spaurito e su cui dominano mostri di ogni sorta. Un'ora sola in cui non pensare a quanto sia ridicola l'idea di poter fare la differenza in questo inferno...a quanto sia patetico illudersi di poterne uscirne vivi. E' così sbagliato, per un'ora sola, non pensare? Sentire su di me le mani dolci e sfrontate di questa donna? Sono tanto più terribili delle lame, degli artigli, delle chele in agguato là fuori?

Sette anni mi separano dal coglioncello che bazzicava nei postriboli di Achenar...e lo ritrovo qui, nel Castello di Seta, meno cambiato di quanto sperassi. Nel volto di Miya rivedo quello di Layka ...lo sguardo di Kalya, ricordo di aver pensato che fosse nero e scintillante come il mare in tempesta..., quel sorriso complice che ti faceva dimenticare ogni amarezza, ogni paura, e ti metteva in corpo il coraggio di un Dio. Era sfrontata. Era libera. Era in vendita, ma per quante volte la comprassi non sarebbe stata mai tua, e per questo non potevi far altro che tornare da lei, ancora e ancora. Era... era come avere un pugnale piantato nel petto vederla massacrata a quel modo, i denti spezzati, un'occhio fisso e cieco puntato verso di me, l'altro sprofondato nell'orbita, nero di sangue.

Miya continua il suo gioco, la lascio fare. Mi sorprendo a pensare a che faccia avesse Yara, scaraventata sulle rupi dal Nordro trionfante. Immagino la sorpresa nel suo sguardo, lo smarrimento, la consapevolezza di aver fallito come paladino e come comandante...e poi solo cieco dolore. Penso al Nordro. Chissà se i loro occhi si sono incontrati mentre lei cadeva, in quel breve istante di silenzio prima dello schianto e delle grida. Qualcosa mi dice di sì, e che sul volto di lui era impresso lo stesso ghigno compiaciuto che avevo io un anno fa mentre abbattevo la mia lama sul collo di Larissa, incurante delle sue suppliche. Penso a quella Regola che impone ai Paladini di non prendere mai una vita se non in circostanze di pericolo mortale. Penso a come sia stato facile ignorarla, e a come il Dio abbia accettato di buon grado l'olocausto di quella sventurata, regole o non regole. Penso ancora a Yara, a cosa dovrò dirle la prossima volta che ci incontreremo, sempre che sopravviva a questa spedizione. Penso a Mirai che ci aspetta a Trost, a Caaron. Penso ad Annie che vola nella nebbia, dilaniata dall'esplosione. Penso al Wyrm che un attimo dopo si avventa sulla carcassa dell'Abnorme e mi si riempie il petto di rabbia. Te la sei presa comoda, fottuto biscione...grazie per essere venuto a ricordarci quanto siamo piccoli, quanto siamo inutili.

Penso che sarebbe bello lasciarti vincere, Miya, penso che tutto sommato in questi mesi me lo sono guadagnato questo cazzo di diritto. E tutto a un tratto smetto di pensare.
scritto da Bohemond D'Arlac , 00:39 | permalink | markup wiki | commenti (2)
 
30 Maggio 517
Domenica 4 Ottobre 2015

La furia del vento



L'udienza con Sir Logan si è conclusa, e, seppur differendo di alcuni mesi la data del suo ritorno, il Cavaliere di Treize ha acconsentito a riprendere la lotta al nostro fianco. Torneremo dunque ad Uryen per recare al Capitano Barun la notizia dell'ennesimo successo del XXIIIesimo Plotone...e quando sarà il momento gli chiederemo conto della rivelazione che il suo antico commilitone ci ha fatto.

Questa notte un vento gelido e maligno, simile a quello che spira senza sosta sulle Montagne della Follia, ci ha accolto nei pressi della capanna dove Logan Treize si è rintanato per leccarsi le ferite. Temevo che annunciasse la venuta di un servitore dell'oscuro signore di Ghaan, folle di rabbia per l'umiliazione di Gretel e per la morte di Joad Kempf: lo temevo, già, ma sarei stato pronto ad affrontare quella nera forza senza incertezze. E'ancora vivo in me il ricordo dello Scudo dell'Antico Eroe, di come quel sacro legno ha saputo ridare vigore alle mie membra esauste, di come la tempesta di lame dell'Uomo Senza Volto si è abbattuta incessante su di esso per poi acquietarsi, vana e sconfitta.

Il pensiero di quell'impresa mi ha dato un po' di conforto nelle ore trascorse a fissare il soffitto del tugurio di Logan. Ho vegliato a lungo, sicuro che da un momento all'altro lo stesso spaventoso rombo che accompagnò l'assalto della Bestia del Ponte avrebbe fatto tremare le mura del nostro rifugio.

Poi l'inquietudine deve aver ceduto il campo alla stanchezza, e sono sprofondato nel sonno. Ho sognato il Caporal Maggiore Duncan: si trascinava su per quella mulattiera, claudicante per le ferite eppure fiero e risoluto come prego di saper essere anch'io nel mio ultimo giorno. La tormenta ululava intorno a noi, ostacolandoci il cammino e riempiendoci il volto di polvere acre. Il Picco di Ayles sembrava incombere come un gigante malevolo, e tutti ci sentivamo smarriti, esausti, intrappolati nella morsa della Maledizione di Ghaan che confonde gli intrusi e li conduce alla rovina. Dietro di noi, però, Dunc continuava ad avanzare incurante delle raffiche, facendosi sempre più piccolo, finché la notte non ha ingoiato le sue torce.

Ho aperto gli occhi e mi sono sentito pieno di orgoglio.

Se Lady Yara ha potuto riabbracciare in lacrime lo Scudo, ed in esso ritrovare lo spirito dei confratelli perduti, è solo grazie al sacrificio di quel soldato, al coraggio dei suoi commilitoni, a come tutti insieme abbiamo marciato tra le rupi maledette di Ghaan ridendo della fatica, della sofferenza, del nemico sempre in agguato, degli orrori ancestrali che dalla più remota delle epoche rivendicano su quei luoghi il loro oscuro dominio. La presa di Gretel, per quanto effimera, ha mostrato a tutti che il nero sortilegio di Ghaan può essere infranto, che questa guerra si può e si deve vincere.

Brian Sturm ha trovato ad Angvard il senso della sua vocazione: la Reliquia lo ha chiamato a sé come il pastore fa con il gregge sperduto, rinsaldando quella Fede che lui per primo credeva spezzata per sempre... d'altra parte uno Scudo consacrato a Dytros resta una difesa formidabile, per quanto sia profonda la frattura che lo attraversa. Quanto a me, continuerò a cercare il senso della mia tra compagni d'arme orgogliosi e senza dio, beoni e puttanieri, e però leali, infaticabili, a modo loro eroici.

Entrambi siamo esattamente dove ci vogliono gli Dei...esattamente dove vorremmo essere.
scritto da Bohemond , 15:50 | permalink | markup wiki | commenti (11)
 
22 settembre 516
Sabato 30 Novembre 2013

Non è questo il giorno



Riesco a malapena a tenere gli occhi aperti. Il bagliore del fuoco fa affiorare dal buio lo spettro di Padre Engelhaft, seduto al mio capezzale a mormorare giaculatorie; le orecchie mi ronzano come se avessi un nido di vespe impazzite nel cervello e non riesco distinguere le parole, ma a giudicare dalla sua smorfia contrita sospetto che non stia indirizzando le sue invocazioni a Reyks, Signore della Speranza, quanto piuttosto a Kayah la Consolatrice.

In soldoni, sono fottuto.

Non ho di che lamentarmi. Quando ho giurato a me stesso che avrei fatto di tutto per meritare la cappa purpurea ho messo in conto di non avere vita lunga....certo è triste andarci a rimettere la pelle così, da sicario di quel pagliaccio di Dur-dur. Come posso prendermela con Dytros se a questo giro non è stato dalla mia?

C'è fumo nella stanza, i camini di questo rudere non tirano bene...chi prendo in giro, è la vista che mi sta abbandonando. E' arrivato il giorno, Bohemond, è arrivata l'ora, e l'ultima cosa che ti toccherà vedere è il grugno triste e pallido di Engelhaft.

Se Padre Rostand fosse qui, anche lui mi veglierebbe fino alla fine, come sempre faceva coi feriti più gravi al Sanatorio. Ricordo bene il discorso che faceva ai poveretti per dare loro coraggio: "Riposa, ragazzo, dormici su. Hai preso un brutto colpo, ma stai tranquillo. Ne vedo tanti qui ad Achenar, conciati come te, e sembrano tutti sul punto di rendere l'anima agli Dei, e non faccio a tempo a rimetterli insieme che subito se ne corrono là fuori a farsi sfasciare un'altra volta. Anche per te andrà così, non è questo il tuo giorno."

Se fosse qui...chissà, magari aggiungerebbe "e se il nostro confratello qui avesse letto con maggiore attenzione i trattati di medicina, sarebbe a lui a dirti queste cose, invece di perdere tempo a recitarti il funerale."

Chiudo gli occhi per l'ultima volta, sorridendo.

scritto da Bohemond D'Arlac , 15:07 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
3 settembre 516
Mercoledì 16 Ottobre 2013

Obbedienza

Capisco fin troppo bene la frustrazione di Brian Sturm, perché per molto tempo è stata la mia. La Regola di Dytros impone agli adepti la più assoluta obbedienza agli ordini dei superiori. Anche quando credi che abbiano torto marcio, anche quando dentro di te sai che se farai quel che ti dicono un'ingiustizia andrà impunita, un inerme abbandonato al suo destino, un'innocente invendicata.

Layka fu la mia prima, alla Casa del Sole Nascente, ed era bella da lasciarti senza fiato. Pareva vivere la sua condizione di reietta con orgogliosa, disperata allegria...ed erano giorni in cui non ambivo a miglior compagnia che quella dei reietti e degli scapestrati. Se c'è un debito che mai avrò modo di ripagare abbastanza a Roland Montaine, fu proprio la notte in cui mi regalò le grazie di quella dea bionda dal sorriso impertinente. "La Giustizia è un'amante crudele, caro il mio Bo, e la Fortuna...quella delle puttane è di sicuro la più disonesta, e non vede l'ora di lasciarci a bocca asciutta quando pensiamo di averla conquistata. Molliamo i dadi di questa bettola fetente, e diamocela a gambe con il nostro gruzzolo, ti porto in un posto dove troverai la donna giusta per dimenticare i tuoi guai." Mi ricordo del ragazzino che Roland aveva finito di spennare, un aspirante biscazziere magro come un chiodo, incapace di apparir truce malgrado le cicatrici di un paio di duelli ben in vista sul suo muso ancora imberbe: uno dei tanti bambocci di campagna che vengono ad Achenar a darsi arie da spadaccini, come del resto ero stato io al mio arrivo in città. Ci guardò andar via con aria afflitta, gli occhi vitrei per il troppo vino.

Una lunga corsa nei vicoli e poi...fa quasi male tornare con la mente a quella sera e al profumo di Layka, alla dolcezza dei suoi baci. Solo di recente ho visto una bellezza simile, e lo stesso orgoglio, la stessa sfrontatezza...ma se la gioiosa follia di Layka avvampava come una fiamma, tanto più luminosa quanto più in fretta si consumarono i suoi pochi anni, la luce sfavillante di Kalina è quella di un lago in inverno, e nasconde acque profonde, nere e dense di pericoli mortali.

...ma oltre la riva lo attendeva una gelida lastra, più nera della Notte del Fato, e sotto questa ristagnavano acque torbide, popolate di orrori senza nome...

Molti amarono Layka assai più di quanto non richiedesse la sua professione, ed io tra loro credevo di essere il più appassionato, e che un giorno questo me l'avrebbe vinta per sempre. Mentii per lei, e quando le menzogne non bastarono arrivai persino a farmi ladro, non avendo il denaro per potermi bagnare nel suo splendore quanto il mio cuore desiderava. Qualcuno aveva duellato ed ucciso per lei. Fatalmente qualcuno arrivò ad ucciderla. Si disse che un vecchio sergente della Guardia, tale John Combard, che aveva preso a frequentarla di recente, si fosse offerto di affrancarla a patto che venisse a vivere con lui, e che di fronte ad un rifiuto fosse passato alle minacce, proclamandosi un uomo di mezzi ed influenza, uno che a scontentarlo si finisce molto male. Layka non era tipo da aver paura di qualcosa, e purtroppo aveva una lingua assai tagliente. "Se solo tu fossi la metà dell'uomo che dici di essere, me ne sarei di certo accorta: con te non si sa mai quando hai finito... e ad essere oneste neppure quando hai cominciato!" pare che gli avesse detto, e che poi fosse scoppiata in una risata cristallina delle sue. Quando Jean la Piuma e Tonio Spezzacolli infine irruppero nella stanza, non le era rimasto più un osso intero. Combard continuava a colpirla, i pugni rossi e gonfi, e lo dovettero trascinare via di peso fuori dalla Casa. La cosa andò come doveva andare; le guardie vennero un paio di volte, le testimoni furono sentite, i buttafuori dissero la loro...nessuno fece il nome di John Combard. Un ubriacone che aveva la sfortuna di somigliargli vagamente finì appeso alla forca. Che le puttane si guadagnino da vivere con la lingua, del resto, non è mai stata una novità.

Io però volevo giustizia. Ne parlai con gli altri adepti ma nessuno sembrava avere il benché minimo interesse in una torbida storia di bordelli, e anzi, presero a guardarmi con disprezzo per l'intimità con la disgraziata che tradiva la mia concitazione. Aliest in particolare mi accusò apertamente di essere un ipocrita, che nell'incoraggiare Layka a fare merce di se' per la mia soddisfazione non avevo fatto altro, al pari degli altri che l'avevano visitata, che spingerla di un altro passo verso l'inevitabile rovina. "Fattene un'altra, porta anche a quell'infelice l'argento di tuo padre e vedrai che ti saprà servire altrettanto bene, finché campa." Dovettero separarci in quattro.

Fui convocato da Sir Hannibal. Mi lasciò parlare, mi lasciò implorare, infine mi lasciò gridare, se ne rimase immobile e in silenzio. D'un tratto mi fece cenno di sedere. "Sembra solida questa nostra fortezza, non trovi? Mille uomini potrebbero assieparsi nella Gola del Serpente e tentare un assalto, e riusciremmo a respingerli. Eppure, Bohemond, basta un uomo solo per farla cadere." Sorrise senza allegria. "Quando avevo la tua età ero convinto che noi Paladini di Dytros eravamo i supremi custodi della Giustizia, che nulla avrebbe potuto impedirci di punire qualsiasi malefatta. Chi mai avrebbe osato sbarrarci il passo?
E' triste dirlo, ma quando avevo la tua età la mia testa era piena di stronzate...e tu purtroppo sei molto meno sveglio di quanto fossi io."

"Tu pensi di essere l'unico a vedere il mondo per com'è. Pensi che Sir Alec, che io, che il tuo confratello Aliest e tutti gli altri ci siamo bevuti il cervello a forza di recitare salmi. Te ne sbatti della Regola, alla prima occasione ti vai a rintanare in osteria o tra le sottane di qualche baldracca, convinto di averci fatti tutti fessi. Vuoi sapere la verità? Sono stato io a disporre che nessuno ti fermasse. Sei svelto di piede ed hai la faccia tosta di un mercante di Zarak, ma rimani sempre un mocciosetto presuntuoso...il giorno in cui mi lascerò fregare da uno come te grazie al cielo è ancora da venire."

"Ogni volta ho sperato che tu avessi il buon senso di non tornare. E invece niente, puntualmente alla mattina ti rivedo nella piazza d'armi, e mi verrebbe voglia di prenderti a calci nel culo fino a diventare zoppo. Sai perché finora non l'ho fatto?"

Mai avrei immaginato di sentire certi improperi in bocca ad Hannibal, sempre così compunto e solenne. Rimasi di sasso.

"Perchè questa fortezza non rimane in piedi a suon di preghiere, e perché non basta l'aria a riempire i piatti di chi la presidia. Tu per me significhi una cosa sola, vale a dire il sostegno di tuo padre e soprattutto del suo Barone. "

"Non meriti di stare qui più di quanto John Combard sia all'altezza di far parte della Guardia. Siete entrambi impostori, disonorate le vostre insegne, calpestate ogni giorno il giuramento che avete pronunciato di fronte agli Dei. Con che coraggio mi chiedi di amministrare la Giustizia di Dytros, tu che in nulla sei diverso da lui? E se anche volessi, che prove mi porti della colpevolezza di quell'uomo? Chi ha visto ora è cieco, chi ha parlato è rimasto tutto d'un tratto senza voce. Se andassi da Sir Baldas, mi riderebbe in faccia, malgrado lui sia il primo a volersi sbarazzare di quel balordo. Che fare quel punto? Se istruissimo un'indagine per conto nostro ci screditeremmo agli occhi della Guardia Civica, ci accuserebbero di indebita ingerenza, direbbero che siamo mossi dal desiderio di soppiantarli. Tahar Crahe dal canto suo ci andrebbe a nozze...lui e la sua cricca di scalmanati non aspettano altro che un pretesto per dar la caccia alle fratine in ogni vicolo della città, e si vanterebbero pure di combattere
nel nome del nostro povero Dytros, quella sì che sarebbe da ridere."

"Così, un bel mattino, Lord Martin si affaccerebbe sulla Piazza della Torre ed al suo posto troverebbe un campo di battaglia...proprio un bel servizio avremmo fatto a Sua Eccellenza e alla gente di Achenar. E la sai una cosa? Tutto questo casino non servirebbe a niente, non ci sarebbe comunque alcun processo per John Combard, e lui se ne rimarrebbe esattamente dov'è ora. Quanto alla Fortezza Bianca...va da se che finirebbe sepolta sotto una tale montagna di merda che potremmo metterci tutti a scavare per un mese e comunque non ritroveremmo l'ingresso."

Malgrado il linguaggio da angiporto, non sembrava arrabbiato, solo molto stanco. Si concesse un sospiro e per un attimo distolse lo sguardo da me, poi mi indicò le pareti del suo studio.

"Questa nostre mura sembrano solide, quando in realtà sono fragili come gesso e basterebbe un idiota come te a farle sbriciolare. Non te lo consentirò. Voglio che tu trascorra gli ultimi mesi della tua ferma presso il Sanatorio, il più lontano possibile dai miei occhi. Sarai assegnato alla supervisione di Padre Rostand. Combatte ogni santo giorno con canaglie come te e confido che saprà come tenerti a bada. Fa' pure i tuoi comodi, sbronzati, sputtanati i soldi che ti restano, a nessuno qui importerà, e nemmeno a lui. Ma bada bene a non intralciare il suo lavoro, mai, o quanto è vero Dytros scendo di persona, ti strappo la testa con queste mani e te la caccio su per il culo. Sir Alec è d'accordo con me...fosse stato per lui non avresti mai ricevuto le Nove Benedizioni. Ora vai a raccogliere le tue cose, parti all'alba."

Lei non ebbe mai giustizia, e neppure il misero conforto di una tomba. Fu gettata via come immondizia in una fossa comune. Nel corso delle prime settimane al Sanatorio coltivai ingenui propositi di vendetta, ma come avrebbe mai potuto un ragazzo inesperto come me avere la meglio di una guardia veterana che quasi mai si privava della compagnia dei suoi sgherri? Mi sentivo sciocco e fuori posto, degno compare dello
sbarbatello che Roland aveva ripulito quella notte alla bisca. Di giorno assistevo Rostand, un prete di poche parole, sempre affaccendato a rimettere in sesto feriti ed infermi. Di notte cercavo svago nelle solite taverne, ma non volli più rimetter piede in quella Casa che tanto poco ci aveva messo a rinnegare la mia Layka. Quanto ai Paladini, mi avevano definitivamente lasciato solo, e giurai a me stesso che non avrei mai più avuto niente a che fare con loro...

...ma col tempo finii per mettere un po' di giudizio anch'io.

So che per Brian la faccenda è diversa e assai peggiore. Laddove io non ero che un piantagrane e uno sbandato, Brian stava combattendo la Giusta Battaglia. Non so cosa abbia chiesto, né perché gli sia stato rifiutato, ma immagino che ora lo ripugni l'idea di chiamare confratello chi è rimasto a guardare, chi non ha mosso un dito, quasi che la colpa di costoro ricada così anche su di lui. C'è un peso che nessun Paladino non potrà mai sopportare, ed è la vergogna delle vesti che indossa.

Ho però una speranza, per quanto piccola. Fu molto più facile per me capire, e dover perdonare ciò che torto non fu... ma il sentiero che Brian Sturm deve percorrere è lo stesso che ho calcato anch'io. La Chiesa è una fortezza solo in apparenza impenetrabile, minacciata su ogni lato dall'arroganza, dall'avidità, dalla meschinità degli uomini. Essa è come una nave, squassata dal mare delle umane miserie che in ogni momento minaccia di ingoiarla. A noialtri marinai tocca bestemmiare e dar di remo, ma grande è anche il sacrificio di chi sta al timone, di chi ogni giorno si cruccia a mantenere la rotta tra i cavalloni, di chi ogni notte deve scegliere se soccorrere i naufraghi tra i flutti o far scampare il misero scafo alla furia della tempesta; se esso si spezzasse, nessuno potrebbe più essere salvato.

Brian deve capirlo...è la Chiesa ad avere bisogno di lui, non il contrario. Noi Paladini di Dytros non pratichiamo l'Obbedienza perché certi dell'infallibilità di chi ci guida, né ci interessa; sta al Dio giudicare le mancanze di ciascuno, sia egli soldato o comandante. Noi pratichiamo l'Obbedienza per essere degni delle vesti che portiamo: è' con l'Obbedienza, infatti, che conquistiamo l'Umiltà, poiché solo chi è umile può riconoscere la Verità, e solo chi cammina nella Verità può amministrare la Giustizia degli Dei.
scritto da Bohemond D'Arlac , 00:17 | permalink | markup wiki | commenti (3)
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