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Lucius Mahen
 
creato il: 03/08/2007   messaggi totali: 81   commenti totali: 80
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10 settembre 517
Martedì 9 Maggio 2017

Sibh Céile, Muid Cèile!



Ancora nebbia bianca. Ultima volta che vista, noi lasciata stare: Judoc avvertito che male e noi dato retta. Ora noi vede e non lascia stare, anzi cammina vicino, molto vicino: silenzio e punta di piedi, come bambini che giocano a non incazzare lupo. Problema è che lupo prima o poi incazza. Quando? Judoc sembra pensare presto: suoi occhi cercano intorno, sue mani stringono già talismani di fuoco. Mia gamba spera lui sbaglia: purtroppo capita poco. Mio braccio spera lui ragione: sconfitta con Ymir brucia ancora e riempie mio cuore di brame di scontri gloriosi.

Anche mio sguardo rapito dal bianco e da cosa nasconde. Frammenti di ombre perdute vagano dentro con passo di uomini ciechi: fame li spinge verso cibo... verso noi. Conosciamo questo malanno, affligge anche altrove. Galàr na Duiseàcht. Queste terre sembrano molto funestate, ormai molto difficile estirpare. Dobbiamo capire anche noi prima che troppo tardi anche per nostre terre. Nessuna cura sembra funzionare... Solo taglio testa: la mia specialità. Falcate strette in pugno, preparo me stesso a battaglia che viene. Miei uomini pochi ma buoni: pirati, mercanti e mercenari. Non è prima volta che vendiamo nostra pelle e non sarà ultima. Niente paura di morire, niente voglia di tornare a casa con mani vuote.

Anche pattuglia soldati granduca sembrano validi e preparati: guerrieri, cerusici, erboristi. Loro dice che non è soldati ma io non crede. Non importa: obiettivo comune ci rende alleati. Judoc dice che femmina bionda ha giorni contati: sangue di demone, destino spacciato. Lui non si fida, teme tradimento. Io vedo rabbia negli occhi e passione nel cuore: entrambi vorremmo vedere meglio. Auguro morte gloriosa in battaglia, così nessuno saprà. Donna castana è maga e guerriera come Judoc: magia molto utile contro Dùiseacht. Bella e elegante, chissà se anche brava... presto vedere meglio anche lei. Cerusico con bastone disprezza Judoc: importante sopportare, nostro viaggio non è missione di conquista. Ricambieremo disprezzo dopo ultimo Duiseàcht. Cerusico con spada appuntita vuole parlare, ma non è ancora momento: prima Skogen, poi parlare.

Morrigan, rimanda tua visita a dopo rivincita Ymir. Voglio vedere terre e città oltre Skogen, dice che lì sanno come per non essere morsi. Voglio vedere la Mantide.

E' tempo diradare questa nebbia. Stringete armi in pugno, guerrieri di Ilsanora! Affianchiamo i soldati granduca e riempiamo loro orecchie con scairt di battaglia Mobogiòn: Sibh Céile, Muid Cèile!

Aiden Marnach - Immagine
scritto da Aiden Marnach , 01:58 | permalink | markup wiki | commenti (5)
 
20 settembre 517
Mercoledì 30 Aprile 2008

Vittoria

Ho vinto la battaglia incominciata a giugno a seguito del mio ritorno: le settimane di silenzio in cui nessuno voleva e poteva parlarmi non sono che un ricordo lontano che presto non esisterà più: quell'esperienza giace sepolta in un baule che nessuno avrà il coraggio di riaprire, lo stesso in cui ho chiuso la mia esperienza di veste bianca. E' uno scrigno piccolo e sigillato, dove l'aria è poca e ben presto comincerà a mancare: in quel preciso istante i miei ricordi cominceranno ad annaspare lentamente, alla ricerca disperata di quella parte di me stessa che non c'è più. E io sarò lì, fuori dallo scrigno, a sentirli morire.

Ho vinto la stanza che un tempo fu di mia madre e di lei sola: il monastero è stato il luogo in cui lei ha voluto mandarmi con tanta veemenza, forse per tenermi al di fuori degli ambienti di palazzo: ora lei è morta, e io sono qui nel letto che occupò quando venne per la prima volta a Beid e successivamente quando si ammalò: le mani strette attorno alle coperte un tempo sue e adesso mie, la testa appena posata sul suo guanciale un tempo suo... adesso mio. Se mai stanotte sognerò qualcosa, spero di sognare di essere lei.

Ho vinto, e stavolta lontana dal monastero, la sfida con la Verità. Ricordo vagamente una filastrocca che parlava del silenzio paragonandolo all'oro. Yera si sbagliava, se sei nata nel posto giusto può essere molto meno caro: è una lezione che ha imparato il viandante sorpreso tra Beid e Chalard dagli uomini di sir Thomas pochi giorni prima del Palio, che tra un bicchiere di vino e l'altro raccontava di aver sentito una storia che riguardava me, la figlia maggiore di Elias Kenson. Quando è stato condotto a palazzo mio padre ha voluto mostrarmelo prima di infliggergli cinquanta frustate: quando l'ho guardato negli occhi ho provato pietà per lui, pensando al dolore che avrebbe provato. Mi sbagliavo: le frustate non portano dolore, portano la morte. Alla ventesima è caduto in terra, alla trentesima la sua schiena era poco più che una soffice spugna di sangue. Alla trentaquattresima mio fratello Ryan ha detto che erano sufficienti, ma ormai non c'era più nulla da fare per quel disgraziato: da quel giorno è calato il Silenzio, che dura tutt'ora. Con un pò di fortuna non ce ne saranno altri: la notizia dell'esecuzione ha fatto il giro della marca, e chiunque abbia sentito quella storia ora sa che è stata punita come è costume fare con le molte altre calunnie che i popolani invidiosi narrano sul conto dei nobili.

Ho vinto il cuore di sir Thomas. Il nostro fidanzamento è stato annunciato oggi stesso, nel giorno del compleanno di mia sorella che non è qui: una ricorrenza che mio padre ha voluto a tutti i costi onorare, forse aspettandosi che lei sarebbe tornata per l'occasione. Si sbaglia: Solice ha scelto di condurre altrove la sua vita, lontana dalla sua famiglia e dalla sua casa. Dove sarai ora, piccoletta? Scommetto che non ti sei neppure ricordata di che giorno è oggi... Ah, e spero che tu non me ne voglia a male: lo so che ti piaceva ma diciamocelo francamente, se aspettava te stava fresco.

Dimenticare non è stato facile, tornare a vivere non è stato facile. Finalmente quei morsi sono scomparsi del tutto, finalmente il disgusto di essere stata il suo... pasto... è stato dimenticato: di quell'esperienza non mi resta che un nome che ho deciso di non pronunciare più fino a quando non lo vedrò ancora: e quel giorno, fosse anch'egli la mano sinistra di Azatoth, io lo saprò punire per quello che mi ha fatto: e adesso, finalmente, comincio ad avere i mezzi per farlo.

Ho vinto.

Rosalie Lambert - Immagine 3
scritto da Rosalie , 04:49 | permalink | markup wiki | commenti (2)
 
17 settembre 517
Venerdì 18 Aprile 2008

Il mistero del panettone

Mia sorella ultimamente è un poco strana.

Da quando sono venuti i soldati viene qui quasi giorno con la scusa di portare dolci e torte di pane, e anche se non me lo dice io lo so che viene per me, per assicurarsi che io stia bene e che non mi succeda nulla. Ma cosa dovrebbe succedermi? Gliel'avrò detto almeno dieci volte che io i soldati manco li ho visti...

...Anche se non è poi così tanto vero che non li ho visti: il giorno in cui ci hanno attaccati io ero con Quentin e Janis a cercare i vermi, nel cortile: Quentin è un vero mago a trovarli, i vermi. E' uno di quelli che sa leggere e scrivere meglio, e conosce anche un sacco di cose. Quando andrò via di qui penso che lo porterò con me, uno con le sue doti potrebbe farmi comodo. Janis invece non è tanto sveglio ma corre veloce... non quanto me, ma veloce. Quando Rebecca scopre che siamo usciti e ci insegue per il cortile io e Janis corriamo più veloce di tutti, mentre Quentin spesso resta indietro e quando finalmente arriva si butta per terra e sembra che sta per morire, e gli esce della bavetta schifosa dalla bocca e dal naso. Rebecca dice che non sta tanto bene e che deve fare delle inalazioni tutti i giorni dispari ma per me è una cazzata, perché dopo qualche minuto si alza e sta meglio di noialtri messi insieme.

Insomma quel giorno c'era pochissima gente al collegio perché era morto un sacerdote importante, e così eravamo riusciti a tornare in cortile prima di cena: ci trovavamo a metà strada sul muretto che porta alla tana dei vermi... no, non sono vermi sono LOMBRICHI, così ha detto Quentin una volta... quando sentiamo rumore di zoccoli che si avvicinano. Io ho capito subito che doveva trattarsi di cavalieri e l'ho detto a Janis, che è subito corso ad arrampicarsi sul muretto: "sei uno stupido", gli ho urlato: "se li vedi in faccia poi t'ammazzano". Ho detto quella cosa perché mia sorella una mi ha spiegato che se qualcuno ha una spada o un'arma di quel tipo è sempre molto, molto meglio non vederlo mai in faccia. Così si evitano guai inutili.

"Hanno tutti l'elmo" aveva urlato Janis, ancora affannato per l'arrampicata. "Che ti strilli? Sei scemo?" gli ho risposto io. Gli ho urlato contro, a quel cretino, ma ero felice per lui: se Janis non era riuscito a vederli in faccia, forse non l'avrebbero ammazzato. E così è stato: quei mentecatti hanno ammazzato un sacco di Paladini, ma Janis quella sera stessa era seduto alla mensa a mangiarsi le uova con la pancetta. Così sono salito pure io su quel muretto, e ho dato un'occhiata a quella gente, alle loro armature per vedere se erano simili a quelle dei soldati di Rigel. Niente di più diverso, mai visti prima.

... Forse mia sorella mi chiede tante volte la stessa cosa perché si rende conto che non le ho detto tutto quanto, e che in fondo su quel muretto ci sono salito pure io. Ma il mio compito è di proteggerla, certe cose è meglio che lei non le sappia altrimenti poi si preoccupa e fa un casino come quella volta a Rigel in cui mescolò il vino con l'aceto e perse il lavoro e ci toccò mangiare biscotti secchi per giorni e giorni.

Un'altra cosa che ho detto un pò diversa a mia sorella, e anche a Guelfo quando è venuto a trovarmi, è che se torneranno me ne starò buono... Non è esattamente così che andrà. Ne ho già parlato con Quentin e Janis, e anche con Leo e Patrick: abbiamo rimediato dei manici di scopa e anche qualche coltello di stagno e la prossima volta non ce ne staremo certo con le mani in mano, ma aiuteremo i Paladini. Ovviamente è importante non fare casino, quindi ho dato anche delle cariche a ciascuno di noi: io sono il Guardiano del Tempio, mentre Janis, Leo e Patrick sono i tre Custodi: ho anche nominato una Custode femmina, Rita, che viene spesso a giocare con noi e che anche se è piena di buona volontà finisce per starci sempre tra i piedi. Quentin invece non ha proprio voluto partecipare a questa cosa, ha detto che secondo lui potrebbe persino essere una mezza bestemmia... ma secondo me no.

... Ma non è questa la cosa più strana che ha fatto mia sorella. Quello che mi ha sorpreso è come ha reagito quando le ho detto che Guelfo è passato a trovarmi. All'inizio è stata contenta, quasi raggiante, ma mano a mano che le ho raccontato com'era andata ha cominciato a fare domande sempre più strane. Me lo ha anche chiesto tre o quattro volte di raccontarle come era andata, e ogni volta che glielo ripetevo ricominciava a farmi domande strane, al punto che ho pensato che potesse essere preoccupata per Guelfo e i suoi compagni. Allora le ho spiegato che Guelfo è un eroe, che il suo lavoro è di dare la caccia ai cavalieri rinnegati come quelli che ci hanno attaccati... ma lei era ancora piuttosto agitata, a tratti sembrava persino triste. Le ho chiesto se era preoccupata e mi ha detto di no, ma era chiaro che mentiva: allora le ho chiesto se era innamorata di Guelfo e a quel punto lei è scoppiata a ridere, si è messa a dire che questa cosa non stava nè in cielo nè in terra e mi ha fatto giurare che non avrei mai più detto una cosa del genere! Si è agitata così tanto che mi sono messo a ridere anche io, e ho pensato che era davvero bello ridere insieme così dopo tanto tempo: purtroppo poco dopo siamo tornati seri, anche perché è passato in lontananza Padre Horace e una veste bianca ci ha detto di fare silenzio per rispetto ai morti.

Nailah mi ha anche chiesto tre o quattro volte se il panettone a Guelfo gli era piaciuto, e io ho detto di si, che gli era piaciuto, e ogni volta lei commentava che era ben strano che gli fosse piaciuto tanto perché quel panettone era vecchio almeno di due giorni, e io a ripetergli che SI GLI ERA PIACIUTO QUEL CAVOLO DI PANETT...

da quel giorno Nailah passa tutte le mattine, e ogni volta ci porta un panettone nuovo di zecca. Per me gatta ci cova. Staremo a vedere.

Jacob - Immagine 1
scritto da Jacob , 02:47 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
11 settembre 517
Giovedì 27 Marzo 2008

La casa dei fantasmi

"Non ce l'hai il coraggio di scendere in cantina", mi dice. Guardo Carmen e sorrido.
"Sei tu quella che non ne ha il coraggio. Guardami, sto andando."
Ha otto anni, porta le trecce ed è già abbastanza orgogliosa da venirmi dietro, o troppo paurosa per restare fuori da sola tra le sterpaglie.
Oltrepassiamo la porta sfasciata, dentro la casa dei fantasmi è tutto buio. Pezzi di mobili, un gran puzzo di animali selvatici, ragnatele.
Silenzio.
"Hai sentito?" le faccio. Lei annuisce. "Veniva da sotto...." mi si fa più vicina. "Sono loro? Sono i ''fantasmi''?"
"Non lo so. Potrebbe essere l'uomo senza testa.... o la donna senza cuore"
"O tutti e due?"
"O tutti e due", annuisco, e muovo qualche passo verso le scale che portano alla cantina della casa abbandonata.
Nella penombra sento la mano di Carmen che trova la mia e la stringe forte, ricambio la stretta. "Non avere paura, ci sono io a proteggerti". So che è così, e che lei mi crede. I fantasmi che ci aspettano tra le ombre della vecchia casa non possono farci del male, se restiamo insieme.

Adesso che questi cinquanta disperati si aggirano smarriti tra i ruderi, dopo tanti anni sento ancora la stretta della mano di mia sorella nella mia, e vedo nei loro occhi lo stesso stupore, la stessa sua paura davanti all'ignoto. Ma vedo anche la stessa fiducia.
"Ci sono io a proteggerti", le dissi. E a proteggere tutti loro?
Mi sto infilando in un casino enorme.

Eppure ho la strana sensazione che sia più semplice ora proteggere queste persone da chi dà loro la caccia, cavalieri spietati, assassini e nobili satanisti, che non proteggere la mia Carmen da sè stessa.
Parlando col mio buon amico Guelfo mi sono sentito finalmente compreso in queste mie preoccupazioni, lui che ancora più di me deve gestire un difficile rapporto con sua sorella, Desiree. Il fatto che ella abbia deciso di restare qui alla torre mi preoccupa, e la sua amicizia con Carmen mi preoccupa ancora di più... Mi costruirà un laboratorio alchemico in casa, per meglio giocare con gli elementi della natura e i sentimenti delle persone.
Naturalmente ho detto di sì. Sono io l'uomo senza testa.

Poi c'è Solice. La principessa vestita di rosso che si rimbocca le maniche e scava a mani nude tra le erbacce per indicare agli sfollati dove piantare le assi da risistemare. Coi capelli biondissimi legati, gli occhi semplici e infantili, ed un ascendente spaventoso su questa gente. Mi costruirà una cattedrale in casa. E come sempre non dirò di no. Ma almeno lei non è la donna senza cuore.
La guardo con la stessa ammirazione di questi villici. Il loro rispetto si fa distanza, autorità, ed ammanta questa ragazza di un'aura che la porta su un piano diverso dalle altre donne. Se stringessi la sua mano per guidarla nella cantina buia di questi ruderi, lo farei soltanto per proteggerla, come fosse ancora la bambina di otto anni che rimpiango tanto.

Il nostro fantasma è il tempo che passa e che ci rende diversi, ci fa dimenticare quello che siamo.
Ma mentre questa gente si affaccenda intorno alla casa dei fantasmi, mi sento di nuovo tornare un bambino, respiro il loro entusiasmo e la loro paura, il coraggio enorme che dimostrano nel voler ricominciare da capo una nuova vita.
Ha ragione Guelfo, mi distraggo un attimo e mi ritroverò a cavalcioni di qualche asse con un martello in mano ad inchiodare.

... sono proprio io l'uomo senza testa.



scritto da Sir Andrè Navon , 07:33 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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