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12 ottobre 518
Lunedì 15 Novembre 2010

12 ottobre dell'anno degli Dei 518
Bosco di Navon


"La nebbia porta sempre il sole", diceva suo padre, il vecchio Pjotr. "Esci tranquillo nella nebbia, perchè l'Occhio di Pyros sorgerà presto a scaldarti".

Eppure quel mattino Yesso Bravo, mentre avanzava trascinando il suo carretto tra gli alberi, si sentiva inquieto.
La nebbia era densa, biancastra, e attraverso di essa riusciva a stento a scorgere i tronchi scuri ricoperti di edera.
Yesso conosceva bene quel sentiero, che da Luceen arrivava nel fitto del bosco, e avrebbe potuto percorrerlo ad occhi chiusi. In una radura più avanti, oltre un leggero avvallamento, il giorno precedente aveva abbattuto una grossa quercia malata, ed oggi bisognava farla a pezzi e portare la legna in paese.

"Mai che qualcuno si offra di darmi una mano", borbottò tra sè con voce appena più alta del necessario, per farsi un po' di compagnia da solo. Il bosco assorbì le sue parole, che si dissolsero nell'aria ovattata.

Ogni volta che superava la deviazione del sentiero che portava al Prato di Neve, il luogo in cui l'inverno prima era stato trovato il corpo di Ludmilla, Yesso Bravo si fermava e si raccoglieva in una breve preghiera.
Così fece anche quel mattino.
Poggiò a terra i due manici del carretto, accompagnandolo con attenzione per non far cadere l'ascia a terra, poi sciolse i muscoli contratti delle gambe, in particolare di quella gamba sinistra che ancora ricordava, nelle giornate umide, l'impronta della morning star del vecchio Bob Delmontesque.
Chiuse gli occhi, sospirò. "Abbi misericordia, oh Kayah, dell'anima della dolce Ludmilla, e aiuta il nostro signore Sir Andrè a trovare e punire chi le ha fatto del male".

Yesso non era bravo con le parole, rimase qualche istante in raccoglimento e poi riaprì gli occhi, per rimettersi in cammino.
Ma, mentre si chinava per sollevare nuovamente il carretto, scorse con la coda dell'occhio un movimento, un lembo di stoffa, lungo il sentierino per il Prato di Neve.
"Ehi, chi è là!", chiamò. Nessuna risposta.
In una giornata diversa Yesso avrebbe lasciato perdere. Avrebbe ripreso il suo carretto e sarebbe andato a tagliare la legna. Molto spesso d'altronde gente di Luceen, specialmente le donne, andavano a portare fiori e a pregare al Prato di Neve, non c'era niente di così insolito.
Eppure quel mattino c'era qualcosa nell'aria, qualcosa che spinse Yesso a raccogliere la sua ascia dal carretto, e ad incamminarsi, lentamente e con cautela, lungo il sentiero per il Prato di Neve.
A terra, nel fango impiastrato di foglie secche, si scorgevano impronte recenti, senza dubbio di più persone.
Yesso strinse più forte l'impugnatura della sua ascia.

Yesso ricordava bene il gennaio dell'anno passato, quando insieme ad altri uomini di Luceen era andato a recuperare il corpo di Ludmilla. Ricordava l'aria limpida, la neve bianchissima, i raggi del sole che filtravano tra i rami secchi degli alberi. Ricordava ogni asperità del sentiero, che tanto li aveva messi in difficoltà nel trascinare il carretto. Ricordava le strettoie, le pietre affioranti, e tanto più ricordava il silenzio opprimente dei suoi compagni, gli sguardi tesi, le voci sussurrate appena sulle orribili condizioni del corpo da poco ritrovato.

Quel mattino il sentiero era molto diverso, senza neve, senza luce, appariva quasi velato da un sogno.
Yesso avanzava cercando di scorgere di nuovo la sagoma che aveva intravisto nella nebbia, ma senza riuscirci. Eppure le impronte erano reali, non era stata un'impressione, nè un fantasma.
Un fantasma... Yesso non credeva ai fantasmi, anche se le lunghe notti degli anni trascorsi alle Parole d'Oro lo avevano abituato a sussultare ad ogni fruscio, a difendersi da ogni ombra.

Mancava ormai poca strada al Prato di Neve, e Yesso percorse gli ultimi metri nella nebbia trattenendo il fiato, come se stesse entrando in una chiesa.
Aveva piovuto nei giorni passati, la terra era fangosa, e al centro della radura si poteva scorgere la grande pietra bianca che ricordava il punto in cui giaceva il corpo di Ludmilla. Una pietra grezza, piuttosto piatta e liscia, spesso ricoperta dai fiori.
A parte la pietra, la radura appariva deserta.

Anche quel mattino c'erano dei fiori, notò Yesso mentre avanzava con cautela, stringendo l'ascia tra le mani. Fiori sparpagliati, rossastri, disordinati...

"Santi Dei..."
Il respiro gli si fermò. Non erano fiori.
Una mano blasfema aveva tracciato sulla pietra bianca degli scarabocchi ripugnanti e volgari, scritte oscene, utilizzando il sangue di uno scoiattolo che giaceva buttato a terra ai piedi della lapide.
Yesso si chinò, posò due dita sulla carcassa, era ancora tiepida: chiunque avesse commesso quella profanazione non poteva essere lontano.

"Ehi tu!" gridò forte Yesso, rivolto alle ombre degli alberi nella nebbia, tutto intorno a lui. "Come hai osato, esci fuori!"
Aveva gridato d'istinto, senza pensarci. Ma subito il timore di chi potesse essere stato l'autore di un simile gesto gli strinse lo stomaco. L'assassino di Ludmilla era tornato? Oppure chi altri avrebbe potuto compiere un simile assurdo sacrilegio?
Udì un fruscio alle sue spalle, strinse forte l'ascia e si voltò.

Arrivò prima il rumore dello scatto oppure il dolore? Yesso non avrebbe saputo dirlo, mentre scivolava a terra con un dardo di balestra conficcato nella gamba. La solita sfortunata gamba sinistra.
L'ascia gli sfuggì di mano, mentre il calore del sangue si diffondeva intorno alla ferita. Rovinò a terra, nel fango, incapace di alzarsi.
"Per... perchè..." mormorò, col cuore che pompava disperatamente.

"Yesso!", si sentì chiamare da voce di donna.
"Chi..."
Dalla boscaglia emerse una sagoma femminile con la balestra in mano, una mantella scura sulle spalle, i capelli ormai lunghi raccolti in una coda di cavallo. Sembrava in forma, abbronzata, i suoi lineamenti erano induriti ed una cicatrice nuova le tagliava in due un sopracciglio.
"Martha..", biascicò sorpreso.
Lei avanzò di qualche passo verso di lui. Alle sue spalle, nella nebbia, Yesso riuscì a scorgere alcuni movimenti: la ragazza non era sola.
"Ho un messaggio per il tuo Signore" disse lei osservandolo dall'alto in basso. "Puoi dire a Sir Navon che sono tornata per lui. Per lui, e per la sua stupida Paladina bionda del cazzo".

"Martha ma dove... sei stata tutti questi mesi, che ti è..." provò a dire Yesso, incredulo. Il dardo era conficcato in profondità nella sua coscia, gli rendeva difficile anche solo ragionare. Parlare era quasi impossibile.
Lei si avvicinò ancora di un passo, chinandosi accanto a lui.
"Lo saprai presto, amico mio. E non saranno belle giornate. Credimi".
Detto questo, Martha si alzò di nuovo in piedi, incamminandosi verso gli alberi. Poco prima di svanire nella nebbia si fermò un momento.
"E buona festa di Reyks", aggiunse. Dopodichè si allontanò.



scritto da Yesso Bravo , 12:28 | permalink | markup wiki | commenti (0)
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