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Adalbert Cossack
 
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10 dicembre 518
Venerdì 14 Maggio 2021

Strale del Cielo



A dicembre ad Angvard fa molto più freddo che a Holov. I freddi venti del Nord cominciano a spazzare l'altopiano del Tuono a partire dal Samhain, oltrepassando la protezione fornita dal massiccio mantello dell'Angelo di Pietra. Le leggende raccontano come furono proprio quelle raffiche, in epoche ancestrali, a spandere sul Continente la nebbia infetta soffiata dal Samaelen, anticipando gli eventi del Grande Cataclisma; tra poche ore le sentirò sulla faccia, quando accompagnerò le tre ragazze che siedono di fronte a me nella prima parte del loro viaggio. Ma la mia lotta contro gli elementi cesserà entro poche miglia, smorzandosi tra le confortevoli pareti della Locanda del Puma, mentre il loro cammino continuerà verso Nord: oltre l'Angelo, oltre la Sacra... Poi, ancora, chissà.

"Ma tra tutti i posti decenti di Angvard, proprio qui dovevamo venire?" Chiede Ali, guardandosi intorno.

"Non preoccuparti", la tranquillizza Ceyèn: "non è qui: stanno tutti con Acab, Montaine e il vostro Tenente di Vascello a discutere di navi".

"Buon per lui: non sono ancora pronta. E gli altri suoi compari, dove sono?".

Indico la porta. "Ho mandato via tutti: ci siamo solo noi quattro".

Il nervosismo di Ali è comprensibile: sembra che zio Greg fosse al comando del gruppo che ha ammazzato tutti gli ex-componenti del suo vecchio plotone in uno scontro avvenuto durante la Guerra delle Lande. E adesso le tocca farci questa guerra insieme. Chissà, magari le sto sui coglioni anch'io; per non parlare di Ceyèn. Eppure, quando l'ho invitata a concludere i festeggiamenti, ha accettato di venire: proprio qui, nella tana del lupo. Lei e Annie, la sua compagna innalzata, che non ha detto una parola da quando siamo qui. Chissà, magari lo ha fatto per lei: mi sembra molto giù di morale. O forse quella è la sua espressione normale... non lo so.

Annie Volvert - Immagine 6

"Allora, figlia-di-Acab: arriva o no questo Strale?"

Sorrido. Anche per lei, come per chiunque altro, sono la figlia di Acab. "E' quasi pronto", le dico. Ceyèn mi tiene il tizzone mentre lo accendo. "A chi spetta il primo tiro?" Guardo Annie: magari lei, tanto per rompere il ghiaccio? Niente da fare: nessuna risposta. Se l'innalzamento riduce l'allegria e la gioia di vivere, lei dev'essere davvero innalzatissima.

"Passa qua", dice Ceyèn: "facciamo vedere a queste fanciulle dell'Anterlig come si prende in bocca uno Strale".

Scoppio a ridere, quindi passo a Ceyèn il frutto del mio duro lavoro: "non te lo sparare tutto, eh?"

Ceyèn aspira con forza, come se l'avesse fatto chissà quante altre volte. "...Cazzo! Non scherzavi, quando dicevi che è forte!"

"Ecco, adesso sembri un pò meno Lady Yara!", le dice Ali. Un istante dopo siamo tutte piegate sul tavolo a ridere come sceme, soccombendo impotenti all'immagine di Lady Yara che fuma e che dice le parolacce. Persino Annie accenna un sorriso. Senza esagerare, però. Non sia mai.

Ceyen, da brava rompighiaccio, non si fa scappare l'occasione: "Vuoi provare?" E le porge lo Strale. Annie si volta verso Ali, come a chiederle il permesso. Ecco fatto, penso a quel punto: adesso le dirà di no. E invece Ali alza le spalle: "se non t'ha ucciso il tanfo di questo postaccio, non sarà certo quella roba ad ammazzarti", le dice. E così, contrariamente a ogni previsione, Annie tira una boccata. E poi un'altra. E poi un'altra ancora.

"Alla grande! Brava!" esclamo, battendo le mani. "Si, ma lasciane un pò anche a noi eh?" aggiunge Ceyèn, visibilmente preoccupata.

"Non sa di molto, in realtà..." commenta guardandolo, un pò delusa.

"Vabbè", dico, "tu dagli tempo: serve fare qualche giro, poi a un certo punto sale".

Lo Strale arriva ad Ali: "niente male", commenta dopo un paio di tiri. "Niente male davvero: tuo padre ne ha parecchia, di questa roba? Immagino come se la spasseranno, su quella nave...". Quindi me lo porge, completando il giro.

"Perché hai mandato via tutti?" mi chiede Ali, riferendosi alla locanda deserta.

Alzo le spalle. "E' tradizione che sia il comandante a decidere "quando è ora" e a chiudere la locanda".

"Ma non sei un bravo comandante se non rispetti le regole che tu stessa decidi".

"Hai ragione: infatti non lo sono".

"...O magari volevi conoscere i comandanti degli altri eserciti: se così fosse, non saresti poi così male".

"Magari è quello, si".

Ali sorride. "Se così fosse, hai sbagliato persona: dovevi invitare Barun o Logan, non me. E forse...", aggiunge, indicando Ceyèn alle prese con il secondo giro di Strale, "avresti dovuto chiamare la vera Yara, e non la gemella cattiva che si farà ammazzare al posto suo".

"Hey!", esclama Ceyèn, storcendo un sopracciglio.

Ceyèn - Immagine 3

Scuoto la testa. "E invece penso di avere molto più da imparare da voi due... anzi, da voi tre... che non da Barun e Logan. Quanto a Yara, a dire il vero ho provato a invitarla, ma...".

"... Ma ti ha pisciato", conclude Ali.

"Eh".

"Ci sta".

"... E tu? Perché sei venuta?"

"Perché volevo conoscerti, figlia-di-Acab...".

"Non mi pare, visto che neanche ti va di chiamarmi per nome...".

"... Non me l'hai mai detto, il tuo nome".

"Te l'ho detto quando ti ho invitata...".

"No ma io intendo il nome vero, non il soprannome idiota che vi date tra di voi..." Poi mi guarda. "Un momento, aspetta: ma che davvero... ?".

"Eh".

"Noooo!"

C'è voluto un pò, ma anche Annie adesso ride insieme a noi. Le guardo e penso che ho davvero molto da imparare da ciascuna di loro, se voglio essere meno che una zavorra per i "miei" uomini. Finché si trattava di cavarmela da sola più o meno mi sentivo tranquilla, ma d'ora in avanti sarà diverso. La verità è che ho una paura enorme di essere inadeguata. E da come mi guarda, penso che Ali lo abbia capito.

"Ma che ti frega, scusa?"

"... prego?"

"Che ti frega di imparare a fare il comandante, dico. Tra pochi mesi sarai Lady Sparrow Raleigh e dovrai preoccuparti solo di indossare i vestiti intonati col giorno del mese... a meno che non vorrai fare altro".

Scuoto la testa ."Penso che vorrò fare altro".

"Lo dici adesso, che ancora mangi i Kreepar di Nestor. Aspetta di fare colazione col latte di capriolo, poi vediamo che succede".

"Ma che cazzo vai dicendo", la interrompe Ceyèn: "i caprioli non fanno mica il latte...".

"Tu piantala di rompere e passa quel coso. A proposito, ma... perché lo chiamate Strale?"

"In onore di Ilmatar", spiega Ceyèn. "Della sua lancia sacra, per la precisione: Yrakavin, lo Strale del Cielo".

"E che diavolo c'entra? E' una specie di pipa, quella, mica una lancia. Non è un pò offensiva come cosa? Insomma, voglio dire... messa così, sembra che ci stiamo fumando la lancia di Ilmatar: non mi pare molto rispettoso".

Ceyèn la guarda male. "Guarda che Ilmatar qui la conosciamo molto meglio di te. Quello che sai tu di Ilmatar lo hai imparato dai bardi che hanno messo in musica le storie che i nostri padri, i nostri nonni raccontavano a noi. E ti dico che quelle storie, molte di quelle storie, narrano di come gli antichi guerrieri fossero soliti fumare insieme, prima della battaglia: in suo onore, in onore della sua lancia".

"Bah", sbuffa Ali scrollando le spalle: "noi a Sud preferiamo fare altre cose, prima della battaglia... Con l'aiuto di altri Strali".

"... Stà tranquilla, quello lo facciamo anche noi: credimi sulla parola. Adesso lo passi o te lo vuoi sparare tutto tu?"

Ali Shark - Immagine 3

Ali e Ceyèn continuano a darsele per un pò: io e Annie le guardiamo divertite, mentre lo Strale continua a passare di mano in mano.

"Lo sapete cosa mi ha detto mio padre?" dico a un certo punto. "Che la pianta con cui si prepara questo affare è femmina".

"See, vabbè", commenta Ali. "A forza di salire t'è arrivata al cervello".

"Ha ragione, invece", la contraddice Ceyèn. "Esistono delle piante che funzionano così".

"Ma che dite..."

"E' così, Ali". A sorpresa, anche Annie prende la parola. "La maggior parte delle piante è.... equipaggiata... con entrambe le cose, ma esistono anche alcune specie che hanno esemplari maschi e femmine separati: in quei casi, se vuoi coltivarle, devi farle... impollinare... insieme.... Più o meno, ecco".

"Ben detto, Annie", le fa eco Ceyèn: "continua, mi piace come spieghi queste cose...".

Annie ammutolisce, imbarazzatissima.

"Caspita", commenta Ali, "tutte esperte di piante siete: e quindi chi ci stiamo fumando, adesso? Il maschio o la femmina?".

"La femmina", le rispondo. "Il maschio non si fuma: serve per fare i vestiti, le corde, per cucinare...".

"AHAHAHAHA!", scoppia a ridere Ali: "perfetto!".

[...]



[...]

La serata va avanti così, tra una risata e l'altra, fino a quando anche il rumore degli ultimi festeggiamenti si spegne del tutto.

"Penso che siamo le uniche ancora sveglie in tutta Angvard", dice Ali.

"Parla per te", mormora Ceyèn con la testa reclinata sul tavolo.

Annie osserva le tenebre da una delle finestre: a quanto ho capito ci vede benissimo. Quando ero piccola, per farmi dormire, mio padre mi raccontava che nell'oscurità della notte vivono delle creature fameliche più leggere dell'aria che nuotano alla ricerca della carne dei bambini ancora svegli: non so se è per la paura che mi metteva addosso quella storia, ma non ho nessuna voglia di imparare a vedere al buio: sto bene così.

"Comandante Sparrow", esclama Ali. "Suona piuttosto bene, devo dire".

"Per un ufficiale maschio coi capelli brizzolati funziona", aggiungo. "Per me... non lo so".

"Funzionerà, invece: perché si capisce che vuoi farlo funzionare".

"Davvero? Ed è così facile? Tutto qui?"

"Si, tutto qui: ma non è facile per un cazzo, purtroppo per te. Ti dovrai fare il culo, Comandante Sparrow. Deluderai un sacco di persone, perderai un sacco di uomini...".

"Ecco".

"... E gran parte di quelle perdite saranno colpa tua: tante, tantissime persone moriranno a causa dei tuoi errori".

"Molto incoraggiante".

Ali mi guarda. "Non mi hai invitata qui per incoraggiarti: mi hai invitata per sapere cosa ti aspetta... E perché sai cosa è successo a me".

Annuisco.

"E perché qualcosa di... vagamente simile... è successo anche a te".

Annuisco.

"Tu vieni da Holov, vero?"

"Si".

Annie si volta: d'un tratto l'oscurità non le interessa più, o forse ne sente arrivare una ancora più fitta. A quanto ho capito, è proprio ad Holov che la sua spaventevole esperienza ha avuto inizio.

"Conoscevi Mirai?" Mi chiede, a un tratto.

"Si". Certo che la conoscevo. A quel punto mi aspetto mille altre domande su quell'argomento, e invece non ne arriva nessuna.

Il silenzio viene rotto nuovamente da Ali. "Eri lì quando... insomma, quando è successo?"

"No". Guardo Annie. "Sono stata fortunata. Ero a Feidelm". Già, a Feidelm... Al sicuro. Mentre i miei amici, i miei familiari e quasi tutte le persone con cui ho vissuto morivano divorati dai risvegliati.

"Tu sai per caso se Ac... tuo padre... sapeva che sarebbe accaduto qualcosa a Holov?"

Scuoto la testa. "Non ne aveva idea".

"Ma non puoi saperlo con certezza".

La guardo negli occhi. "Lo so, invece: mio padre detesta i risvegliati. Ha rotto ogni rapporto con Ghaan quando ha saputo che cosa stavano tramando con quello Stregone... E quando Holov è caduta combatteva già dalla parte di Angvard".

"Ma tu non eri lì, quel giorno: ti ha messa in salvo...".

"Ti sbagli: non è andata così. Io e la mia famiglia siamo scappati da Holov durante la Guerra delle Lande, quando la città è caduta per mano di Lord Faulkner. Se fossimo rimasti lì ci avrebbero uccisi tutti, ben prima di quell'infausto giorno. Sono stata a Feith, poi a Trost, quindi a Mavan, Reiliam, a Dossler, a Feidelm. Mi hanno spostata in continuazione, senza mai...".

"Dice la verità", mi interrompe Annie.

"Lo so", dice Ali. "Volevo vedere come reagiva".

"Ho superato l'esame?"

"Si. Ma c'è una cosa che devi sapere, Sparrow figlia di Acab... Visto che, a quanto mi sembra di aver capito, sarai tu ad avere il comando dei soldati che controlleranno gli ingressi della città e che pattuglieranno i confini".

"... A quanto pare sarà così. Cosa devo sapere?"

Ali si gira verso Ceyèn. "Dorme?" Chiede a Annie, che annuisce. "Bene". Quindi si gira nuovamente verso di me.

"Che arriveranno altri soldati. Non invitati, diciamo così: ma arriveranno".

"Da Uryen? Ma non poss..."

"Lo so: arriveranno proprio perché non possono, perché abbiamo detto loro di non venire. Sono fatti così: più dici che devono farsi gli affari loro e più puoi star certa che non se li faranno".

"Sono un pò testardi, insomma..."

"No, è diverso: sono proprio dei cacacazzi. Ma non lo fanno apposta, con cattiveria: sono fatti così, è la loro natura".

"E cosa dovrei fare, qualora dovessero presentarsi?"

"Beh... Non arrestarli, innanzi tutto: visto che con tutta probabilità si presenteranno da clandestini e senza alcun tipo di autorizzazione. E poi... non lo so, magari non rompergli troppo le palle, ecco: tutto qui. Vedi tu, ok? Trattali come se fossero amici nostri. Se poi hanno la pessima idea di passare per Angvard, cerca di mandarli da Birra e Porco: gliel'ho lasciato scritto, ma ho una paura matta che non troveranno il messaggio".

"... Va bene, ho capito: ma come farò a riconoscerli? Me li descrivi?"

"Hai buona memoria? Perché hanno dei nomi, proprio come me e te".

"Ma non saranno mai così scemi da presentarsi come soldati di Uryen..."

"... Tu mettili alla prova".

"E anche se fosse, di certo non useranno i loro nomi veri..."

"Scommettiamo?"

Sparrow Cabot - Immagine 1
scritto da Sparrow Cabot , 01:59 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
31 dicembre 518
Domenica 1 Maggio 2011

La Notte delle Streghe (prima parte)

Auguri, congratulazioni, di nuovo auguri: e poi ancora doni, inviti e complimenti, lodi, ringraziamenti e regali. Il gran ballo del giorno del fato è soltanto il primo appuntamento di questi giorni di festa, ma la maggior parte degli invitati sono già qui: altri ancora ne arriveranno, nel corso dei giorni successivi. Mai, da quando vivo qui, il palazzo di Beid aveva ospitato un evento tanto sfarzoso.

Esco dal grande salone con la musica che mi segue, il bicchiere in mano riempito forse un pò troppe volte. Lo alzo, finalmente sola, oltre la balaustra che separa il balcone dal giardino sottostante. Buio, silenzio. La notte che segue il giorno del Fato è la più lunga dell'anno: la notte delle Streghe, come la chiamano i popolani superstiziosi. La leggenda vuole che nell'antichità il sole restasse nascosto per un intero quarto di luna, tornando a splendere soltanto nel settimo giorno di gennaio. Una settimana di tenebra che la tradizione ci esorta a vivere nella preghiera, rintanati nel silenzio delle nostre dimore.

Non questa volta.

"Alla vostra salute, madre mia". O dovrei forse dire "madri"? Quella che non ho mai avuto, quella che non mi ha mai amato e quella che mi ha dato in pasto ai cani. A voi dedico la lunga notte dei miei festeggiamenti. Rido, inclino la testa, bevo e getto il bicchiere di sotto, mandandolo a infrangersi sul selciato in un'esplosione secca di gocce argentate.

"Fate attenzione a non perdere l'equilibrio: potreste farvi male".

A parlarmi è un'ombra sottile ferma al centro del terrazzo: devo avere davvero esagerato col vino per non averla notata prima.

"Vi ringrazio per la vostra premura: sarei così sgarbata a chiedervi di tornare dentro? ho voglia di stare un pò da sola".

"Potete provarci".

"L'ho appena fatto".

"Penso che resterò qui: sono arrivato prima di voi, in fondo".

Riconosco la voce di sir Walder Mormont, il cavaliere di Nekkar che mi è stato presentato oggi: l'oscurità in cui è avvolto nasconde i suoi capelli lunghi e il pallore innaturale del volto. "Il Cavaliere Macabro", l'ha subito soprannominato Ryan. Ripenso con un sorriso all'espressione sul volto di mio padre, Lord Elias Kenson, quando se lo è visto di fronte al posto dell'atteso e inaspettatamente dimissionario Barone di Nekkar. Trasandato, irriverente e poco formale, proprio il genere di cavalieri che detesta. Non mi stupisco di trovarlo qui, infastidito da una musica che non conosce e da balli a cui non vuole nè può prendere parte. Fai un pò come ti pare, penso: tanto il terrazzo è grande.

"Sono certo che era bellissima".

"Chi?"

"Colei a cui avete brindato: vostra madre".

Ah-ah... Argomento sbagliato, sir Walder: e dire che mi stavi quasi simpatico. Mi volto verso la sala, da cui scaturisce uno scroscio di applausi: a non più di dieci metri da me, circondato da un folto gruppo di invitati, Lord Konon Desyenne giace in ginocchio davanti a Lady Juliette Keitel nel tentativo di farsi concedere un ballo. "E che sia una Tresca, stavolta" tuona il cugino del Duca di Amer, agitando un indice in direzione del palco dei musicisti, "ché non si faccia mistero delle mie intenzioni!". La battuta strappa alla sala una risata, alla quale partecipo volentieri.

"Già ve ne andate?"

"Mi è venuta voglia di tornare dentro: ma voi restate pure, se lo desiderate".

"Credevo che il silenzio della notte vi piacesse".

"Lo credevo anch'io. A presto, sir Mormont". Faccio due passi, poi la sua mano mi afferra il polso.

"Aspettate".

Ritraggo il braccio con uno scatto. Adesso state esagerando, sir Cavaliere Macabro.

"Prima di tornare lì dentro, ditemi perché avete scelto questa settimana".

"Non c'è un motivo particolare", rispondo seccamente. "E' capitato così".

"Conoscete la leggenda, vero?"

Scuoto la testa. "Conosco le storie e le superstizioni legate a questi giorni, questo è tutto. Mi piaceva l'idea di scherzarci un pò sopra".

"Voi eravate una paladina, giusto? O una veste bianca...".

"Non c'entra con questo".

"... E poi avete capito che non era ciò che volevate".

"Vi ho detto che non c'entra. Ho scelto questi giorni per gioco, non per polemica nei riguardi di ciò che ero".

"Non vi credo. Io penso che l'abbiate fatto perché volevate fare qualcosa di irriverente, di dissacrante..."

"Pensate quello che vi pare: io torno dentro".

"Ditemi se ho ragione, prima."

"E anche se fosse? Vi crea problemi?"

"Oh no... mi piace, mi piace molto". E così dicendo il cavaliere macabro mi prende ancora il braccio, stavolta all'altezza del polso, chinandosi a baciarmi la mano. Nuovamente mi ritraggo, stavolta a titolo definitivo: ho perso fin troppo tempo con questo spostato, è tempo di tornare dai miei ospiti.

Il mio ritorno nel salone ruba a Lord Konon e a Lady Juliette le fiaccole della ribalta: in pochi istanti mi trovo circondata dalla delegazione di Delos, capitanata dall'eccellentissimo Panipersebasto Thomàs Raoùl. Il Senatore, che parla un Greyhavenese non particolarmente fluido ma comunque comprensibile, si dichiara entusiasta del ricevimento e della selezione raffinata dei vini e delle pietanze, nonché di quella degli invitati: le difficoltà linguistiche non ci impediscono di conversare piacevolmente e di danzare. Al termine del ballo il Panipersebasto insiste per introdurmi personalmente alle altre personalità Deliote presenti: faccio così la conoscenza di Isaàch Anghelos, Protosebasto e Tassiarco di Ausonìa, tanto giovane nell'aspetto quanto austero e riservato nei modi. Dopo di lui è la volta del Tassiarco di Kastorìa, Basilios Fòkas: anch'egli, rivolgendomi un caloroso sorriso, mi invita a ballare.

A differenza dei suoi conterranei, che incarnano il modello formale dell'ufficiale dell'Impero, Basilios Fòkas ha piuttosto l'aspetto di un giovane mondano: entrambi ci accorgiamo ben presto di non essere completamente sobri e, nonostante il suo Greyhavenese un pò stentato, ci troviamo ben presto a ridere e a scherzare come due amici. Capisco che mi conosce, che ha già sentito parlare di me: sa che il mio promesso sposo è un cavaliere di mio padre, e ha persino l'audacia di dirmi quanto fosse rimasto deluso nell'aver appreso tale notizia: "avreste dovuto dare anche a Delos l'occasione di conquistarvi", conclude fissandomi negli occhi. "Siete un bugiardo, nondimeno questo è il più bel complimento della serata", gli rispondo raggiante. Subito dopo mi confida di aver avuto notizie dell'esistenza di un'altra figlia del Marchese ancora da maritare. Capisco che è il momento di parlargli di Solice: la piccoletta ha i giorni contati, mio padre è stato chiaro... e mi ha anche chiesto di dare una mano al destino. Dopo aver confermato le voci sulla sua esistenza, spiego al Tassiarca come stanno le cose: come è fatta, cosa pensa, come prenderla, cosa dirle.

"Voglio incontrarla", mi dice quando ho finito di incuriosirlo a morte. "Dove si trova?"

Io stessa impiego del tempo a trovarla nel grande salone, lontana com'è dal cuore della festa, impegnata in una interminabile conversazione con gli invitati più noiosi e meno interessanti dell'intero ballo... la delegazione dei nanetti di Nair-Al-Zaurak. Sospiro, scuotendo la testa: in bocca al lupo, Basilios Fòkas, penso mentre gliela indico: ne avrai bisogno.

Grande è la mia sorpesa quando la riconosce.

"Ma... è la paladina", dice sorpreso, fissandola.

"Si, ma... non vi preoccupate: è una sistemazione temporanea", mi viene da rispondere d'istinto. "Ma voi... la conoscete già?"

Il Tassiarco non mi risponde: si avvicina in silenzio al gruppetto, un passo dopo l'altro: Solice alza la testa, anche lei lo riconosce... sembra imbarazzata. I nanetti si disperdono, lasciandoli soli. Sogno o son desta? Tra quei due è senz'altro successo qualcosa, di certo nel corso del viaggio della piccoletta a Delos: ma cosa? E il Marchese ne è a conoscenza? Accidenti... Devo sapere! In un primo momento mi viene l'idea di avvicinarmi furtivamente per poter sentire quello che si dicono... impossibile, senza farsi notare. No, devo limitarmi a guardare la scena da lontano: indagherò più tardi, a notte inoltrata. Obbligherò Solice e Yera a restare alzate: insieme festeggeremo la notte delle Streghe, raccontandoci storie di paura... e rivelandoci segreti. E poi vedremo come utilizzarli al meglio, questi segreti.

Immersa come sono in questi pensieri non noto la figura scura che mi si avvicina da dietro, scivolando in silenzio tra gli invitati come un fantasma tra le lapidi.

"Mi piace molto".

Rieccolo: il Cavaliere Macabro. "Cosa?", rispondo senza voltarmi.

"Quello che fate... e come lo fate".

"Mi fa piacere che la festa vi piaccia".

"Oh, si..."

D'un tratto la musica si interrompe, per riprendere un attimo dopo con un ritmo più lento e solenne.

"Posso ardire di chiedervi di concedermi questo ballo?"

Scuoto la testa. "Non ne sareste in grado, cavaliere. Questa non è una danza adatta a chi non sa ballare".

"Mettetemi alla prova: a Nekkar c'è ancora chi conosce la basse danse".

"Conoscerla vi fa onore... ma sono stanca, e ho da fare".

"Di cosa avete paura? Vostra sorella se la caverà benissimo anche senza di voi... E poi devo ancora darvi il mio regalo. Non siate scortese...".

Mi allontano con passo deciso, tuffandomi in una conversazione in corso tra Ryan, Thomas e un cavaliere di Achenar che non mi è stato ancora presentato: la presenza del mio promesso sposo dovrebbe scoraggiare ogni ulteriore invito da parte del Cavaliere Macabro. "Che bel vestito!" mi dice quella che sembra essere la dama di compagnia del cavaliere. "Vi ringrazio molto. Che bella collana!" le rispondo, indicando il monile tempestato di diamanti sfoggiato senza troppa grazia sopra a una generosa scollatura. Mi viene presentata come Lynn, Lynn di Achenar. E brava Lynn, penso tra me e me: devi aver giocato bene le tue carte di popolana per essere riuscita a ottenere un simile regalo.

Io, d'altro canto, credo di averne appena perso uno...

Notte delle Streghe - Immagine


scritto da Rosalie Lambert , 17:50 | permalink | markup wiki | commenti (1)
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