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Shasda

La Regina delle Ombre, di Veanasus Makòn: il dipinto, di origine Deliota, è considerato una delle più fedeli raffigurazioni della Divinità Antica nota come Shasda.Nota anche come Regina delle Ombre e Regina dell'Oblio, Shasda è una Divinità Antica conosciuta e venerata fin da epoche remote, con nomi diversi, lungo tutto il continente di Sarakon. Al suo nome originario, originariamente diffuso a Delos e a Greyhaven, sono infatti stati progressivamente ricondotti i culti di Mor'ghan (Elsenor, Feith), Heloira (Amer, Krandamer, Delos) e di altre divinità antiche condannate formalmente nel 290 in occasione della Riforma del Sacro Collegio di Greyhaven. In ciascuno di questi culti la Dea assume diverse forme e fisionomie, pur mantenendo una certa somiglianza: ad essere invece molto simile è il ruolo che essa rappresenta all'interno della società, così come il sistema di valori portato avanti dai suoi seguaci. Shasda è la Dea dell'oblio, inteso come dimenticanza della ragione e della fede in favore dell'esaltazione dell'istinto e del soddisfacimento dei propri bisogni. Il suo culto esalta l'individualità umana, l'egoismo, la ricerca del vizio, del piacere e del vantaggio personale. I suoi sostenitori la venerano anche come la Dea della Bellezza, mentre la Chiesa della Luce la considera l'oscura protettrice del Tradimento e della Seduzione del Male.

Le origini

L'ipotesi più accreditata dagli studiosi è che il culto di Shasda abbia avuto origine all'interno delle prime città costiere, in un periodo compreso tra il 2000 e il 1800 a.F.: questo rende Shasda una delle divinità più antiche del Continente di cui si abbia una testimonianza storica attendibile. A quel tempo la Dea era venerata come protettrice della fertilità, mediante rituali di gruppo e pratiche orgiastiche. Il suo culto, così come quello di Atun (poi Pyros) e di Syor (poi Maers), era pubblicamente riconosciuto e accettato come legittimo.

La Dea dell'Edonismo

Durante l'età degli Eroi (1800 a.F. e secoli successivi), in conseguenza con l'espansione territoriale dell'impero di Turn, il culto di Shasda diventa via via meno compatibile con il rigore imposto dalla nascente casta di Sacerdoti che si afferma a seguito della diffusione del culto di Pyros. Le caratteristiche che legavano Shasda alla prosperità avevano infatti lasciato il posto, nel corso dei secoli, all'esaltazione dell'individualità umana e dei piaceri della vita propugnata dai suoi seguaci attraverso un'esistenza sempre più dissoluta. Nel corso dei secoli la battaglia tra i sacerdoti di Pyros e i sostenitori del culto di Shasda divenne progressivamente più aspra, pur mantenendosi su un piano quasi esclusivamente dialettico. Al termine dell'Era degli Eroi l'ostilità tra Pyros e Shasda si caratterizzò in modo più marcato: era lo spirito comunitario che si scontrava contro l'esaltazione dell'individualismo, l'ordine militare e organizzativo che si contrapponeva al caos, lo spirito comunitario della preghiera e della fede opposto all'edonistica celebrazione della bellezza e del piacere.

Influenza e diffusione

La presa della Dea sulla popolazione restò in ogni caso molto forte, in particolare nelle città costiere dell'impero: il culto della Dea era in grado consensi sia tra gli aristocratici e i ricchi che tra la povera gente, rivelandosi una vera e propria spina nel fianco per la nascente Chiesa della Luce. L'influenza del culto di crebbe ulteriormente a seguito delle spedizioni a Zedghast e della conquista dei Greyhaven, dove il nome della Dea era ampiamente conosciuto e venerato con dignità pari a quella delle altre Divinità, a testimonianza di una diffusione antica e potente: a Shasda vennero inoltre ricondotti i culti della Dea Mor'ghan, diffuso nel Khanast di Feith e nell'isola di Elsenor, e gli efferati rituali compiuti in nome di Heloira, sinistra divinità degli aspetti selvaggi e primordiali della natura venerata in alcune zone di Amer, Surok, Krandamer.

Il dibattito teologico/culturale fino al Primo Sinodo di Kamiros

L'impatto deleterio del culto sul tessuto sociale è stato oggetto nei secoli di numerose diatribe e discussioni: innumerevoli storici, religiosi e aristocratici hanno affrontato il problema, dando vita a diverse correnti di pensiero: i sacerdoti Turniani si esprimevano duramente nei confronti di un culto giudicato dannoso e pericoloso, scontrandosi con l'atteggiamento disinteressato e non di rado compiacente di una nutrita componente dell'aristocrazia feudale e dei governanti locali.
La scelta del Primo Sinodo di Kamiros di non occuparsi dei culti di Shasda e di Gargutz, risparmiandoli alla condanna secolare nonostante il loro impatto deleterio sui costumi della popolazione dell'Impero, è stata vista da molti come la riprova che essi godessero del favore e della protezione di elementi influenti dell'aristocrazia Turniana.

La condanna del Secondo Sinodo

Un ruolo determinante per la messa al bando del culto di Shasda lo ebbe il Sommo Iudianus, Primo Imperatore di Delos e Sommo Interprete di Pyros: fu lui il primo ad accorgersi del pericolo crescente rappresentato dal culto di Shasda, della terribile trasformazione che esso aveva compiuto e dell'impatto deleterio che esso aveva ormai da secoli sui costumi della popolazione e dei governanti locali. L'antico culto della fertilità e della prosperità era ormai scomparso, avendo ceduto da tempo il passo alla celebrazione del piacere, della bellezza, del vino e dei vizi: a celebrare Shasda erano i servi nell'ubriacarsi in assenza dei padroni, i mercanti nell'affittare a pagamento i propri schiavi e le proprie schiave, i padri nell'atto di sposare le proprie figlie, i mariti nel ripudiare la propria moglie in favore di concubine più belle e più giovani.
La decisione di Iudianus di combattere questa dissolutezza si manifestò in occasione del Secondo Sinodo di Kamiros, dove egli condannò i culti riconducibili a Shasda come ostili alla parola di Pyros: la decisione fu accolta con giubilo dai Metropoliti di Delos, che negli anni precedenti avevano denunciato l'empietà del culto e i rapporti che lo legavano ad altre sette dedite all'adorazione di divinità malvage, e migliorò notevolmente i rapporti con i Vescovi di Greyhaven, nel cui territorio il legame tra Shasda e parte della nobiltà feudale era particolarmente forte.
Il divieto alla pratica del culto sancito dal Secondo Sinodo, e successivamente ribadito in occasione della Riforma del Sacro Collegio del anno 290, costrinse i seguaci di Shasda a nascondere la propria esistenza scomparendo e mimetizzandosi tra la popolazione. Gli adepti della Dea cominciarono incontrarsi e a officiare i propri rituali in segreto, cercando protezione dai nobili e dagli aristocratici interessati a mantenere in vita il culto.

Il culto di Shasda negli ultimi secoli

A partire dalla seconda metà terzo secolo il culto di Shasda sprofondò quindi nell'ombra, assumendo rapidamente le caratteristiche con cui è noto ancora oggi: la necessità di trovare protezione spinse i suoi seguaci a cercare proseliti tra la nobiltà Deliota e Greyhavenese, stringendo alleanze con chiunque avversasse la sua principale nemica: la Chiesa della Luce, responsabile dell'oblio in cui il culto della Dea era sprofondato. E furono proprio l'oblio e la dissimulazione a diventare le caratteristiche fondamentali dei suoi seguaci, le armi che avrebbero progressivamente affilato nei secoli a venire. La sopravvivenza del culto venne garantita dall'efficace e costante opera di proselitismo effettuata dai suoi adepti, capace di attirare individui di tutte le classi sociali sfruttando le loro debolezze, fornendo risposte semplici e immediate ai dubbi che venivano mossi alla dottrina della Chiesa della Luce e difendendo la legittimità di molti dei suoi cosiddetti "peccati". La celebrazione dell'edonismo, del vizio e delle libertà individuali, che fino a non molto tempo prima erano caratteristiche secondarie della Divinità, diventarono il fulcro del suo credo, il mezzo principale per sovvertire l'ordine imposto dalla Chiesa di Pyros alla società.

Rapporti con l'aristocrazia di Delos e di Greyhaven

Questa lenta e invisibile infiltrazione riuscì a farsi strada nel delicato rapporto che si stava costituendo in quegli anni tra l'aristocrazia feudale e le istituzioni religiose: nei territori del nascente Granducato di Greyhaven, le antiche dinastie che tornarono al potere a seguito della fine della dominazione Turniana furono un terreno particolarmente fertile: il culto riuscì in molti casi a sfruttare l'orgoglio, la fierezza, l'unicità e l'individualità degli uomini nelle cui vene scorreva il sangue degli antichi Khan, guadagnando interlocutori potenti e privilegiati. Analoghi risultati furono ottenuti nel nascente impero di Delos, dove i seguaci di Shasda furono aiutati dall'accendersi dei numerosi dibattiti territoriali, dinastici e religiosi che divisero il paese nei secoli a venire. Secondo l'opinione di molti, l'indiretta responsabilità di buona parte degli sconvolgimenti attraversati dall'Impero negli ultimi decenni è da attribuire proprio al silenzioso e invisibile operato degli adepti della Regina delle Ombre, abilmente nascosti dietro agli intrighi di palazzo.

Rapporti con la popolazione

Nella maggior parte dei casi i culti delle Divinità Antiche erano volti a esaltare il predominio del potente sul debole e a sostenere il suo diritto di esercitarlo di fronte agli Dei: la fine della società dei Guerrieri e degli Eroi, il progressivo stanziamento nelle campagne della popolazione e la costruzione delle grandi città contribuirono a rendere questo messaggio sempre meno efficace tra la povera gente, più propensa a riconoscersi nella religione comunitaria di Pyros e ad invocare piuttosto la misericordia delle Divinità della Luce.
Il culto di Shasda, in questo, faceva eccezione: l'esaltazione dell'edonismo, del vizio e del "diritto" a contravvenire alle regole più ingiuste e alla dottrina troppo rigorosa costituivano un messaggio semplice, pienamente compatibile con i rigori e le difficoltà incontrate nei momenti difficili della vita: l'ultimo dei contadini e dei servi era propenso a cadere nelle tentazioni di Shasda tanto quanto il più fiero dei nobili o il più orgoglioso dei cavalieri. Questa particolare caratteristica del culto, che già in passato ne aveva favorito la diffusione nelle città marinare negli anni antecedenti la fondazione di Delos, fu fortemente limitata dalla diffusione della dottrina della Luce e dei suoi due moniti fondanti: rifuggere il peccato e temere il giudizio degli Dei. Questa contromisura operata dalla Chiesa si rivelò particolarmente efficace nelle campagne, contraddistinte da una società semplice e solitamente coesa intorno alla figura autorevole del sacerdote, all'interno della quale era difficile introdursi o nascondersi. Dove il culto di Shasda riuscì a risentirne meno fu soprattutto nelle città: la presenza di numerose classi sociali non di rado in conflitto tra loro e la maggiore diffusione della ricchezza e del vizio fornivano agli adepti della Regina delle Ombre nascondigli preziosi: case di malaffare, scantinati di osterie e locande poco controllate fornivano un "tempio" sufficientemente sicuro per diffondere il male, mediante riunioni segrete in cui venivano attirati i potenziali nuovi adepti: nel corso di questi incontri la Dea veniva raramente nominata, così da non suscitare prematuri timori. Molti dei seguaci di Shasda così raggiunti, di fatto, non si rendevano neppure conto di esserlo diventati.

Il rapporto con gli altri culti delle Tenebre

Le capacità degli adepti di Shasda di nascondersi e operare all'interno delle città li ha resi, in misura ancora maggiore rispetto a quelli di Gargutz, interlocutori privilegiati di molti altri culti delle Tenebre. Shasda è spesso considerata, non a torto, l'occhio e l'orecchio che la Tenebra riesce a mantenere all'interno delle città: anche per questo motivo il suo culto è considerato estremamente pericoloso, e i suoi seguaci vengono trattati alla pari di quelli di culti ben più sanguinari.

Il Culto di Shasda oggi

Il seguace di Shasda vede se stesso come l'erede privilegiato delle antiche tradizioni edonistiche, indebolite secolo dopo secolo dall'attività moralizzatrice della Chiesa. Suo è il ruolo di contrapporre a tale spinta, improntata alla ricerca del bene e della felicità futura, l'importanza e la necessità del piacere immediato e attuale; non ripone alcuna fiducia nelle promesse e nel futuro, dando importanza soltanto a ciò che vede e alle esperienze vissute nel presente. L'adepto di Shasda considera se stesso un individuo speciale, ma a differenza degli altri culti delle Tenebre il suo è un messaggio universale, efficace tanto per il nobile quanto per il popolano: dimenticarsi per un attimo del bene duraturo in favore del benessere momentaneo. Un suggerimento semplice e allettante, e per questo particolarmente pervasivo e contagioso persino negli ambienti e nei luoghi dove l'influenza della Chiesa della Luce è più forte.

La ricerca di nuovi adepti da introdurre al culto della Regina delle Ombre è spesso per il seguace di Shasda una sfida vera e propria all'ordine imposto dalle regole della Chiesa e della nobiltà feudale ad essa asservita: egli dimostra la futilità di giuramenti e promesse favorendo la nascita di rancori e gelosie; mette in discussione la fedeltà dell'amicizia tentandola con il vizio o trasformandola in ossessione; esalta la bellezza della musica, della danza e delle arti per favorire la loro presa sull'animo umano; indugia e fa indugiare nel vino, nel vizio, nella gioia, nell'allegria, facendo proprie le occasioni di divertimento e di evasione; apprende e insegna trucchi e sotterfugi volti a sfruttare le debolezze insite in ogni animo umano al fine di controllare le scelte e le decisioni degli uomini e delle donne con cui si trova ad avere a che fare, fino ad imporre loro la propria volontà.

Lo scopo di queste attività è quello di far presa sul tessuto sociale, punto di forza per la diffusione della Chiesa della Luce, spingendo la comunità di fedeli a porsi domande sull'opportunità di essere più o meno rigorosi nel rispetto delle leggi, delle istituzioni e delle regole imposte dal Feudo e/o dalla Chiesa. Una volta instillato il seme del dubbio l'obiettivo varia da situazione a situazione. Questi gli esempi più comuni:
  • stimolare il bisogno di indipendenza e sovranità della nobiltà locale rispetto alle imposizioni della Chiesa;
  • nutrire i bisogni e le individualità della gente comune, spingendola a non accontentarsi di quanto viene loro offerto dai propri governanti, dai propri amici, dalle loro mogli o dal loro lavoro;
  • sostituirsi ad amici, parenti e sacerdoti nel ruolo di "consiglieri", per guidarli verso una vita più semplice, comoda e appagante;
  • provocare tradimenti o alterando le relazioni tra gli individui in modo strumentale ai propri scopi o per dimostrare la vacuità di impegni e promesse;
  • ritagliarsi uno spazio privilegiato all'interno di gruppi più o meno grandi, influenzandone le scelte e condizionandone le decisioni;

Affinità e differenze con il culto di Gargutz

Esistono alcune indubbie caratteristiche che avvicinano i culti di Shasda e di Gargutz: la più nota è senz'altro la peculiare pervasività che entrambi hanno avuto nel tessuto sociale fin dall'epoca dell'Impero di Turn, dovuta in entrambi i casi alla forte presa dei messaggi rispettivamente veicolati e alla loro almeno apparente iniziale liceità: una situazione che ha portato le due divinità a condividere il medesimo destino di iniziale tolleranza e successiva condanna, avvenuta nell'anno 250 con il Secondo Sinodo di Kamiros.
Le vicende storiche alterne e condivise sono in gran parte dovute alla somiglianza del messaggio di fondo comune ai due culti: la ricerca del benessere e dell'arricchimento personale, che Shasda esaudisce nella sperimentazione dell'universo di esperienze accessibili all'uomo e Gargutz nel possesso di informazioni e beni materiali. E' proprio questo diverso approccio a far emergere la prima e più importante differenza tra i due culti: il benessere di Shasda è per sua natura transitorio, in quanto legato alla soddisfazione di un presente mutevole e che ha bisogno di rinnovarsi in continuazione e che non necessita quindi di progetti a lungo termine o pianificazioni. A questo bisogno "cinetico" del piacere si contrappone la ricerca "catastematica" di Gargutz, solitamente caratterizzata da obiettivi più duraturi e per realizzare la quale è spesso necessario ricorrere a schemi e piani anche molto complessi. Questa diversità di approccio, lungi dall'essere motivo di contrasto tra i due culti, è spesso ciò che porta i due ordini di seguaci a lavorare insieme e rende complementare ed efficace il loro operato.

La ricerca del benessere

Sia per Shasda che per Gargutz la ricerca della soddisfazione individuale è solita realizzarsi "per sottrazione" nei confronti della società degli uomini, sia pure in modo diverso: se Gargutz tende ad arricchirsi privando il prossimo dei propri beni e della conoscenza della verità, Shasda esercita il suo potere esaltando la spinta innata di ogni uomo a dimenticare i propri doveri, ideali e valori, sciogliendo i vincoli che lo legano ai suoi simili ed alla società. In entrambi i casi il confine tra essere un adepto del culto o una sua vittima è spesso estremamente labile: un'ambiguità che non è riscontrabile in nessun altro culto delle tenebre, e che rappresenta probabilmente la somiglianza più forte tra i seguaci delle due Divinità.

Il fascino dei modi

Oltre agli scopi pratici, molti degli adepti di Shasda subiscono a loro volta il fascino della bellezza estetica, dello "stile" del proprio operato: non è infrequente che tali azioni vengano svolte anche soltanto per il "gusto" di poter colpire al cuore la società ideale creata dalla Chiesa della Luce, dimostrando che la spinta a cedere alle tentazioni della Regina delle Ombre è più forte, nell'animo umano, di qualsiasi ordine o dottrina. Questo sinistro compiacimento, che non di rado spinge il seguace a farsi coinvolgere direttamente, ha contribuito alla moderna definizione di Shasda come Dea della tentazione e della seduzione.

Iconografia

I colori prevalenti con cui la Dea viene rappresentata sono il nero e il viola scuro, tipici di alcuni inchiostri di Delos: i suoi fiori identificativi sono le rose, anch'esse dei medesimi colori. Questi i simboli più comuni con cui la Dea viene oggi rappresentata:
  • Lo Scorpione è senza dubbio il simbolo più utilizzato in riferimento alla Divinità. Anticamente, secondo gli studiosi, il tatuaggio dello Scorpione costituiva un importante simbolo di riconoscimento per i seguaci di Shasda. A partire dal I secolo d.F., stante la necessità di mantenere segreta l'associazione al culto, l'aracnide comincia piuttosto ad essere utilizzato nella simbologia ricorrente dei rituali di iniziazione ovvero impresso sul corpo delle "vittime" della Divinità o dei suoi seguaci.
  • Una farfalla dai colori lilla, viola e nero.
  • Una mantide religiosa, simbolo naturale della rottura del più sacro dei legami.
  • Una giovane donna dai capelli scuri che tiene una rosa tra le mani.
  • Uno stelo di rosa irto di spine.
  • Un cuore trafitto da una spada e/o imprigionato da uno stelo di rosa.
  • Il fiore di loto
Oltre allo scorpione, alla farfalla e alla mantide religiosa le creature comunemente associate alla figura di Shasda sono la lince e il puma o coguaro (due animali comunemente associati alla lussuria), la volpe e lo smeriglio (una tipologia di falco). Esiste anche un nutrito numero di associazioni dispregiative e non riconosciute dai seguaci come la zanzara e la maggior parte degli insetti parassiti, questi ultimi in comune con Gargutz.
I colori sono il lilla, il viola, il grigio e il nero. Tra i minerali spiccano lo spinello, la tormalina e alcune varietà di quarzo rosa e violaceo come l'ametista. Tra le piante e i fiori, oltre alla rosa, sono comunemente associate alla figura di Shasda la maggior parte delle piante rampicanti e/o infestanti come l'edera, la passiflora o il vischio: per ulteriori informazioni sul rapporto tra Shasda e la natura si consiglia di consultare la voce relativa a Heloira.

Nel corso dei secoli il culto ha celato le sue fattezze dietro numerose attività artistiche: l'adepto di Shasda è spesso un amante della musica e della poesia, del ballo e degli spettacoli di qualsivoglia tipo. Altre caratteristiche considerate direttamente collegate al culto della Dea, come l'amore per gli abiti eleganti, per l'opulenza, per le droghe e per il vino tendono ad essere molto meno comuni e limitate a specifiche aree geografiche e/o classi sociali. A differenza di ciò che molti pensano il seguace di Shasda mostra di rado le sue vere passioni e conduce anzi spesso una vita morigerata, almeno in superficie, per mescolarsi meglio tra la gente comune.
Creata il 31/01/2010 da DarkAngel (1335 voci inserite). Ultima modifica il 15/06/2017.
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