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Vodan Thorn
Tempi Cupi
Vodan Thorn
Mai fidarsi di un cuoco magro.
creato il: 08/02/2013   messaggi totali: 23   commenti totali: 28
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23 gennaio 518
Giovedì 22 Ottobre 2020

Sei mejo te



Come va, vecchio mio?

Mi piacerebbe dirti che qui più o meno stiamo tutti bene, come si fa di solito in questi casi, ma a giudicare dalle urla di dolore che ho sentito negli ultimi venti secondi credo che le cose siano appena peggiorate.

Quanto a me, diciamo che me la cavo: continuo ad avere questo rendimento un pò a singhiozzo, alternando grandi colpi e trovate mediocri. Penso che sia anche un pò colpa tua, visto che la tua daga continua a portarmi una sfiga del cazzo... o magari è solo colpa del fatto che non riesco a maneggiarla come si deve. Del resto se l'avessi saputa usare a quest'ora starei maramaldeggiando in giro per la foresta vestito come un idiota a spadroneggiare insieme agli altri Kraighar, non certo a farmi massacrare di botte da uno di loro.

Già, perché questa bestia che mi si para innanzi con il suo occhio marcio e un puzzo di cadavere da fare invidia ai risvegliati sembra proprio essere uno dei tuoi compari. Anche lui orbo, anche lui vestito come un coglione. Anche lui con la sua sporta di trucchetti del cazzo.

La mia lama non è abbastanza lesta per impedire il suo attacco: una vampa di freddo e tenebre attraversa il mio corpo e riporta la mia memoria a quella maledetta notte di Ostàra in cui mi portasti a vedere il mondo come lo vedi tu. Ma la trovata del tuo epigono non sembra essere all'altezza di quell'orrore, limitandosi a fiaccare il mio braccio e rendendo il primo colpo che riesco a sferrare facile preda del suo claidheamh mòr. Poi sento il tonfo di Sven che rotola in terra alle mie spalle e capisco che no, la barzelletta era buona, sono io a non averla capita: sono solo stato fortunato.

O forse per nulla.

In piedi siamo rimasti io, lui, Colin che sta cercando di salvare la vita di Kailah e uno dei loro rintanato nella boscaglia che tra non molto sarà pronto a colpire. In un modo o nell'altro questa faccenda va chiusa nei prossimi dieci secondi. Io non ho l'elmo, lui ha delle strane fiammelle che gli circondano il collo. Riuscirò ad avere la meglio?, penso mentre sferro il mio secondo attacco. Neanche a parlarne, ovviamente: il mio braccio dà il suo peggio e lui non si fa sfuggire l'occasione per colpirmi la gamba, eludendo ogni mia difesa. Vorrei poter incolpare le botte che ho preso, la stanchezza degli scontri già sostenuti o il torrente di tenebra che mi ha rovesciato addosso, ma la realtà è che non ce l'avrei fatta comunque: quello spadone non ammette alcuna scusa. Non posso far altro che negoziare una tregua, mostrando l'arma che un tempo ti appartenne e che bene o male ho il diritto di brandire. Ancora una volta il tuo nome è oggetto di scherno, ancora una volta vieni descritto come un vile reietto che ha fatto la fine che meritava. Certo che hai lasciato davvero un bel ricordo, eh? Stavolta però non c'è bisogno di dire nulla: lo spaccone che deride le tue imprese è vivo soltanto grazie a una freccia che ha colpito alle spalle il prete che gli stava tenendo testa, il suo giudizio vale meno degli occhi che si ritrova.

Faccio un debole tentativo di spiegare perché ci troviamo lì e il motivo che ci spinge a voler proseguire. Fiato sprecato: "in quella torre per voi c'è solo la morte". A quel punto prende la parola Colin, che cerca nuovamente di far valere le nostre ragioni sottolineando l'urgenza di fermare ciò che sta accadendo prima che sia troppo tardi: arriva persino a raccontargli la triste storia di Muireal, la guerriera Elsenorita che venne per suonare e finì suonata. Niente da fare, il nostro ha già pronta un'altra secchiata di merda da gettare anche su di lei: debole, sprovveduta e dunque meritevole di morire. Ma ha anche dei difetti, verrebbe da aggiungere.

E allora sai che ti dico? Amen: sei mejo te. Fanculo al demone, a Elden Page e a questa foresta del cazzo: il nostro tentativo di salvare il mondo finisce qui. Del resto, considerando quanto andate d'accordo e vi stimate l'un l'altro, non mi stupirei affatto se quel diavolo d'un topo riuscisse a farvi ammazzare tutti a vicenda nel giro di un paio di settimane.
scritto da Vodan Thorn , 06:07 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
7 dicembre 517
Sabato 30 Marzo 2019

Vado per uno




"Qual è il tuo nome, soldato?"

"Vodan, signore".

"Bene, Vodan. Parli la loro lingua, vero?"

"Qualcosa".

"E loro non capiscono un cazzo della nostra..."

"Poco e niente".

"Ok, Vodan, ascolta: come puoi vedere, io qui vado per uno... E loro sono due. Ma se farai quello che ti dico, stasera in locanda avremo una storiella di cui vantarci".

"Ricevuto".



Quanti anni sono passati, esattamente? Sei o sette, credo. Ero una recluta nella guarnigione di Nuova Lagos e avevo una voglia matta di ubriacarmi e spaccare teste Elsenorite: il rifiuto di Eòran e Cathàl di portarmi con loro al Lughnasad mi bruciava ancora. "Choigear air Choigrich", straniero tra stranieri: fanculo a loro e alle loro regolette del cazzo. E il bello è che uno ci è crepato e l'altro è diventato un coglione. Ricordo che passavo le giornate a litigare con Branna e le serate a scolarmi gli avanzi del vino con cui mia madre cucinava: riusciva a mettere il vino dappertutto, quella cazzo di ubriacona: persino dentro le mele. Chissà che fine ha fatto. Prima o poi spero che si ripresenti, così magari le restituisco un pò delle botte che mi ha dato.

Il sergente maggiore Greg è l'unica cosa positiva che ricordo di quel periodaccio: una specie di leggenda vivente, protagonista di innumerevoli scontri tra Rastan e Leduras e poi spedito controvoglia su Ilsanora a reprimere le intemperanze delle popolazioni locali.

Fu lui che mi convinse ad entrare nella guarnigione, il giorno che mi presero con le mani nel sacco e mi portarono al suo cospetto. "Ti dice culo che servono uomini: o ti arruoli o ti sbatto dentro, decidi tu". La classica offerta che non si può rifiutare. Eppure fu la cosa giusta, soprattutto quando Eòran e Cathàl decisero di andarsene da soli affanculo e mi tolsero dall'imbarazzo di avere il piede in due scarpe: al sergente maggiore Greg gli elsenoriti stavano parecchio sui coglioni, se avesse saputo che stavo con i Dìolan Loch mi avrebbe fatto a pezzi. O forse lo aveva sempre saputo e non gliene fregava niente, in fondo gli stava sul cazzo pure la Guarnigione.



"Adesso scegline uno, quello che ti sembra il più coglione, e digli qualcosa... prendilo per il culo".

"..."

"Che c'è, Vodan? Sei sordo?"

"No, signore... è che mi sembrano entrambi coglioni".

"Ah-ah! Non farmi ridere, che muoio dissanguato: tiratene addosso uno e cerca di convincerlo che sei più pericoloso di me, altrimenti siamo morti".


Andare a stanarli a casa loro si rivelò un'idea del cazzo fin dall'inizio. L'informatore ci aveva assicurato che erano in quattro, e invece erano in sette: un pò troppi per un sottufficiale e tre reclute male assortite... Persino se il sottufficiale era una bestia come il sergente maggiore Greg. Ricordo ancora i miracoli che gli vidi fare prima con l'arco e poi con la spada: poi il loro capo, un certo Aomach, riuscì a colpirlo all'addome. Le immagini di quel giorno scorrono nitide davanti ai miei occhi, spinte dalle numerose analogie con quanto sta accadendo adesso.

Già, adesso. Ricapitoliamo: ho sguainato la spada e per poco non l'ho data in testa a Balestrone Uno, che per pararla s'è preso due sberle ed è andato fuori gioco. Dopo un paio di giri a vuoto sono riuscito a piantare la spada in testa al mio avversario e mi sono potuto girare sull'altro, facendomi grossomodo perdonare. Il problema è che questo non è il solito cazzone con l'arma a due mani: ha lo scudo e lo sa pure usare. Cerco di prenderlo un pò per il culo, sperando che Balestrone Uno di sgattaiolare via. La manovra in qualche modo riesce, ma questo mi risponde vomitandomi addosso uno Scaith che non ho mai sentito e piantandomi la spada tra le costole come l'ultimo dei figli di quella zoccola di sua madre.



"Ehi, ha funzionato! Cosa gli hai detto?"

"Che suo padre lo ha partorito dal culo..."

"Ci sei andato leggero!"

"... dopo che glielo abbiamo sfondato".

"... Ah."

"Eh".

"Ciòè, proprio che glielo abbiamo... in due. Io e te".

"Si, signore".

"Capisco. Beh, a lui dovrai sfondarglielo da solo, mentre io mi libero di quest'altro idiota. Pensi di farcela?".

"Ci provo".

"Fare o non fare, Vodan: provare è morto inculato".

"... Come il padre di questo qui?".

"Esatto: così impara a fare i figli stronzi".

"Ce la farò".

"Bravo".



Anche allora, proprio come oggi, ero un cazzone che parlava tanto e combinava poco: per poco quello non fu il mio ultimo combattimento. Venti secondi che mi sembrarono ore, fino a quando il sergente maggiore non riuscì ad avere la meglio sul suo e venne ad affiancarmi, reggendosi la pancia con il braccio dello scudo. Sulla carta eravamo due contro uno, ma quello sano non aveva alcuna possibilità di farcela e a quello ferito restavano uno, due colpi al massimo; mentre il nostro avversario stava bene e brandiva uno scudo. Lui aveva tutto il tempo del mondo, noi no.

Il ricordo vivido di ciò che accadde dopo mi è sufficiente per capire cosa devo fare. Osservo Colin che si avvicina, la punta del suo stocco che mi si affianca: il nostro avversario sa come sto messo e ha tutto il tempo del mondo, proprio come quella volta... Solo che stavolta quello forte e che va per uno sono io. Continuo a insultarlo: è importante che colpisca me, o meglio che NON colpisca me, lasciando Colin libero di attaccare. Il primo colpo non riesco a evitarlo, ma l'armatura decide di graziarmi. Colin ricambia il favore: ancora nulla di fatto, ma riesce a togliergli il tempo e a sferrare un secondo fendente. Ci siamo: Colin ha fatto il suo, adesso devo pensarci io. Questo scontro finirà nei prossimi cinque secondi, in un modo o nell'altro: ci serve una specie di miracolo, proprio come andò in quel giorno di settembre quando il sergente maggiore Greg sferrò l'ultimo colpo di spada che gli restava in corpo e...


"Sei stato bravo, Vodan: adesso abbiamo la nostra storiella da raccontare".

"Grazie, signore".

"La finisci di chiamarmi signore? Mica sono tuo nonno: chiamami Greg".

"Va bene, Greg".

"Adesso me lo dici cosa gli hai detto davvero, a quell'elsenorita?"

"Che suo padre..."

"Non prendermi per il culo: gli avrai detto tre parole in tutto...".

"E' una lingua sintetica: poche parole, tanti concetti...".

"Ah-ah! Sei proprio un cazzaro. Adesso tagliamo la corda, prima che ne arrivino altri".

"Ma la ferita? Non mi sembra uno scherzo...".

"Nah, è solo un graffio. E poi lo sai come funziona su Ilsanora, no? Se non torni con una ferita ti prendono per il culo, sembra che non hai combattuto e che hai mandato avanti gli altri: con un taglio del genere, nessuno si permetterà di farlo".

"Una vera fortuna, allora".

"Tu piuttosto, non hai paura di essere preso per il culo? Siamo ancora in tempo per rimediare..."

"Sto bene così, grazie".

"Sicuro? Neanche una freccia nella spalla, magari di striscio?"

"Magari un'altra volta".

"D'accordo. Vorrà dire che farai una figura di merda in locanda, stasera..."

"Sopravviverò".


Anche questa è andata. Mi metto a sedere lungo il corridoio, cercando di non pensare al dolore, mentre Colin si accinge a prestarmi le prime cure. Spada-e-Scudo si dibatte come un pesce sulla riva a meno di un metro, cercando invano di tamponare il fiotto rosso che gli zampilla dal collo. Speriamo che non facciano pulire a noi.

Chissà che fine ha fatto, il sergente maggiore Greg: prima o poi spero che si ripresenti, così magari gli restituisco un pò delle botte che mi ha dato.

Vodan Thorn - Immagine 3
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9 luglio 517
Lunedì 25 Aprile 2016

Riportando tutto a casa



Le macabre guglie della Stretta Osservanza scompaiono dietro le nostre spalle mentre ci allontaniamo. Nessuno ha voglia di parlare molto. Persino i cavalli tengono la bocca chiusa, intenti come e più di noi a scrutare la nebbia che ci circonda: una coltre bassa e pesante di fumo bianco che sembra essere appena uscita dal terreno. Ogni tanto il vuoto del paesaggio si interrompe, lasciando intravedere qualcosa: alberi scheletrici, sagome indistinte che vagano in cerca di cibo, qualche rovina bruciata o distrutta, probabilmente infestata.

Difficile credere che qualcuno abbia mai vissuto da queste parti. Pensare che qualcuno tornerà mai a farlo lo è, se possibile, ancora di più.

D'un tratto avverto un fastidio familiare: schiaffoni di sabbia ci sferzano la faccia, costringendoci ad alzare il bavero dei mantelli. In condizioni normali avrei fatto volentieri a meno di questo bentornato, non dissimile da quello che ricevevo da mia madre le volte che rincasavo a notte fonda: eppure, viste le circostanze, viene voglia di accettarlo quasi di buon grado. Niente paura, vento del cazzo, stiamo tutti bene.

Ma è davvero così? Non saprei dirlo. I volti dei miei compagni scompaiono rapidamente alla mia vista, nascosti dalla stoffa. E' stata una missione come un'altra, in fondo. Gente da ammazzare, informazioni da recuperare, stronzate da evitare: talvolta, perché no, anche qualche poveraccio che è valsa la pena di salvare.

Eppure, al tempo stesso, non lo è stata. I nostri obiettivi sono morti, ma erano pesci piccoli in un mare freddo, agitato e pieno di squali. Abbiamo scelto di farci coinvolgere, cosa che ci ha permesso di vedere bene questi bestioni dallo sguardo cattivo che nuotavano appena sopra le nostre teste. La realtà è che prima o poi ce ne saremmo accorti, anche se ci fossimo fatti i cazzi nostri fin dall'inizio: certe cose non puoi non vederle, anche se ti sforzi al massimo.

Abbiamo provato ad abbatterli, questi squali: i più deboli sono caduti, altri sono riusciti a scappare, continuando a mietere vittime. Il risultato è che la loro fame, così come la nostra, è cresciuta anziché diminuire, provocando un gran numero di morti senza che nessuno sia riuscito realmente a prevalere. Colin la vede come una tragedia inutile, un massacro fine a se stesso che forse, tutto sommato, si poteva evitare: per me, più semplicemente, è una cosa inevitabile, una conseguenza naturale di quello che oggi esiste in questo angolo di mondo. Non so se dipende dal fatto che sono uno squalo anch'io, oppure perché non mi piace sentirli che mi nuotano sopra la testa, o magari tutt'e due le cose. Chi se ne frega del perché, funziona così e basta. Il fatto che questa gente abbia ammazzato un branco di preti, si sia data un pugno di regole e abbia tirato su una palizzata sfruttando l'indolenza della maggior parte dei loro concittadini non li legittima in alcun modo, né mi fa passare la voglia di farli fuori tutti. Anzi.

A questo proposito, una cosa è certa: senza il valore e il coraggio miei compagni, anche quel "poco" che abbiamo ottenuto sarebbe stato impossibile. Non solo hanno avuto il mio stesso impulso, ma si sono battuti come dei leoni in ogni circostanza. Spero che Barun scherzasse quando mi ha detto che questa sarebbe stata la mia ultima missione con loro: rimpiangerò di certo la forza di Sven, la spada di Bohemond, le riflessioni di Colin e, che la Nagath possa cavarmi gli occhi se mento, persino il bastone del prete. Tutto quello che abbiamo fatto insieme ha funzionato alla grande, anche quando non ci avrebbe scommesso nessuno. "Forse non è questo il momento giusto per affrontarlo": quando Bohemond mi ha detto questa frase, entrambi pensavamo che dietro a quella maschera si nascondesse Caister. La mia freccia non era d'accordo e lui si è fidato, un istante dopo era di fianco a me con la spada in pugno insieme a Sven. Non sarà facile mantenere questo livello. Spero che mi manderanno da qualche parte da solo, se non altro non sarò costretto a fare confronti impietosi. Mi auguro che questa non sarà l'ultima volta che oltrepasserò quel ponte: comincio ad avere fin troppi conti in sospeso su questa sponda del fiume.



Poco fa sono andato a salutare Ardee. Spero che quello che le ho detto a proposito dei Risvegliati le faccia venire qualche dubbio. Le auguro di uscire viva dalla Tomba della Regina, magari a mani vuote. Prima o poi ci rivedremo, forse persino a Ghaan, ma temo che non sarà la rimpatriata che immagina lei. Cominciamo ad essere lontani, neanche la torre di Madreselva si vede più. Chissà se quella notte è esistita davvero o se me la sono sognata: è stato quattro giorni, tre scontri e almeno dieci morti fa.

Corte di Madreselva - Immagine

La Pipa Horrenda, la Lanterna di Arrok, la Mosca Zirconata, l'Anello di Melkor, un discreto mucchio di monete d'oro e d'argento: questi i tesori che abbiamo recuperato e che riporteremo a casa. E non vorrei che, nascosta in qualche zaino, vi fosse anche la testa rinsecchita del prete di Aràk: ammetto di averne perso le tracce, spero che qualcuno abbia pensato bene di seppellirla.

Avrei preferito di gran lunga staccare la testa di quella zoccoletta di Carnage: un vero peccato non essere riusciti ad entrare in quella casa. Cosa sarebbe successo, se avessimo tentato? Alcuni di noi sarebbero morti, questo è poco ma sicuro. Caister non se ne sarebbe mai andato da solo, l'ombra di Morte che segue ogni suo passo non lo avrebbe permesso. Meglio non pensarci: ci saranno altre occasioni. O perlomeno altri squali.

Anche questa è fatta. Avanti i prossimi, finché ce n'è.


scritto da Vodan Thorn , 15:36 | permalink | markup wiki | commenti (1)
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