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« E' una brutta situazione. Noi abbiamo chiesto dei Paladini, e questo è ciò che ci hanno mandato. »
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Mathias Kniesbeck
 
creato il: 03/08/2007   messaggi totali: 81   commenti totali: 80
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7 novembre 518
Giovedì 27 Gennaio 2011

Caccia notturna.

Corte Fabris, signoria di Ratel, Baronia di Laon.


Testimonianza di Ernst Whale, contadino


Sono arrivati nel cuore della notte. Io e mia moglie stavamo dormendo, quando abiamo sentito forti grida che provenivano dalla casa accanto. Ho detto a Adelaide di restare a letto, mi sono alzato ed ho aperto la finestra per capire che stava succedendo.
Davanti, nell'aia, non c'era nessuno ed era buio pesto. Ma con la finestra aperta si sentivano meglio le grida dei vicini, che chiamavano aiuto, invocavano pietà.
"Ernst! Che sta succedendo!" mi ha chiesto Adelaide, saltando giù dal letto, "che cosa..."
"Chiuditi in cantina coi bambini", le ho ordinato. "Io vado a vedere".
Infilo gli zoccoli e la mantella, scendo le scale, mentre sento di sopra i passi trafelati di mia moglie che sveglia i piccoli, li infagotta in fretta, tranquillizzandoli a bassa voce. Rivolgo una silenziosa preghiera a Pyros, che ci protegga, poi prendo l'attizzatoio dal caminetto e mi avvicino alla porta di casa.
Da fuori le grida dei vicini continuano.
Spingo piano le imposte della finestra di cucina per dare un'occhiata all'aia, che è ancora deserta. Poi mi avvicino alla porta di casa e la apro.
E' una notte fredda e dall'odore di brina capisco che l'alba non è lontana.
La porta accanto alla mia è spalancata, da dentro scorgo della luce.
Noi siamo povera gente, nessuno qui chiude a chiave la porta, nessuno ha soldi da buttare per una serratura, e nessuno ha in casa niente di prezioso che valga la pena rubare.
Ma proprio mentre faccio questo pensiero, riconosco le grida di Clarisse, la figlia adolescente dei miei vicini. Un fiore delicato, un piccolo tesoro.
La prima a correre fuori dalla casa è una donna. La riconosco più dalla voce che dalla figura, che è infagottata in un mantello e in un'armatura. "Io vado al fienile!" sta dicendo lei, mentre avanza con una spada in mano ed una torcia nell'altra mano, "voi muovetevi subito ai cavalli!"
Mi passa accanto, non si accorge di me, provo a colpirla con l'attizzatoio.
Sbatto su qualcosa di duro, lei non sembra ferita. Si gira verso di me e mi punta la spada. "Sparisci, se non vuoi morire" mi dice. Serissima.
"Chi siete..." provo a domandare. Lei avanza di un passo nella mia direzione, costringendomi ad arretrare. "Sono Martha. Ora inizia a correre... e ringrazia che non ho tempo da perdere".
Che avrei dovuto fare? Sono un padre di famiglia, ho delle responsabilità verso i miei figli, verso mia moglie... senza di me loro sarebbero perduti.
Ho iniziato ad arretrare lentamente, sempre stringendo in mano l'attizzatoio.
Lei, Martha, avanza verso il fienile, all'altro lato dell'aia. Subito dietro di lei esce dalla porta un uomo armato, che mi rivolge un'occhiata arcigna. E immediatamente dopo ne esce un altro, con tra le braccia un grosso fagotto che si muove debolmente.
"Fermatevi..." provo a dire, ma la voce mi muore in gola. L'ultimo che esce dalla casa è il più grosso della banda, armato di mazza e con una faccia patibolare. Fa alcuni passi verso di me, mi vede incespicare all'indietro e scoppia a ridere.
Succede tutto velocemente. Martha dà fuoco al fienile, gli altri corrono verso le betulle in fondo all'aia, dove avevano lasciato dei cavalli. E si danno tutti alla fuga.
Aspetto qualche istante, ansimando. Poi mi faccio coraggio ed entro in casa di Georg, il mio vicino. Tutto tace.
"Georg..." provo a chiamare. "Sono io, Ernst..."
La casa è buia, si intravede solo un chiarore irregolare che proviene dalla cucina, che sta sul retro. Mi inoltro di qualche metro e sento odore di fumo. "Georg!" chiamo ancora, stavolta a voce alta. Entro in cucina. Una tovaglia sta bruciando, ed illumina le sagome sinistre di tre persone riverse a terra. Riconosco il mio amico, sua moglie e il figlio maggiore, un ragazzo di quindici anni. Stanno a terra, in una pozza di sangue.
"Oh, Dei..." mormoro, mi chino su di loro, nessuno respira. L'aria stessa si sta facendo più fumosa, tanto che ricordo finalmente di avere ancora in mano l'attizzatoio: prendo con la sua punta la tovaglia in fiamme, spingendola nel caminetto spento, prima che provochi un incendio.
"Il fienile..." mormoro amaramente. Per il fienile c'è poco da fare... eppure qualcosa bisogna fare.... Sono l'unico uomo della corte, ormai, e solo Pyros sa come potrò placare le fiamme.
Ai pozzi, al torrente, mobilitare gli uomini delle corti vicine.... ma proprio mentre sto per uscire da casa mi sento chiamare da una vocina debole. "Ernst... sei tu?"
Mi si gela il sangue nelle vene. E' il piccolo Gabriel, il più piccolo dei figli di Georg, un bambino di cinque anni. Lo vedo uscire tremante dal sottoscala, con i piedi scalzi e la camicia da notte indosso.
"Non guardare!" gli ordino.
"Sono... tutti morti, vero?" chiede lui.
Sospiro. "Vieni, ti porto a casa mia, Adelaide ti scalda un po' di latte".
"Tutti..." mormora lui, e mi segue a testa bassa.



Testimonianza di Samuel Horton, soldato

Quei bastardi hanno fatto l'errore più grande della loro vita, questo è poco ma sicuro.
Hanno sconfinato.
Lo sapevamo già che c'erano questi banditi, criminali sanguinari capeggiati da una donna, e che da qualche settimana non facevano altro che tormentare Navon, Luceen, quei posti lì. E non è che ci volesse un genio a capirlo, il problema era proprio legato a chissà che trascorsi tra questa banditessa, Martha, e Sir Andrè. D'altronde lo sanno tutti che è un donnaiolo, chissà che sarà successo tra di loro, per suscitare una simile voglia di vendetta.
Mah, fatti loro, dico io. Fatti loro e di quei poveracci villici di Sir Andrè, che come sempre ci vanno di mezzo... e comunque peggio per loro.
Ma stavolta Martha e i suoi complici hanno sconfinato. Attaccando Corte Fabris sono entrati nel territorio della Signoria di Ratel, e qui a Ratel non si scherza.
Magari, ironia della sorte, nemmeno se ne sono resi conto di avere sconfinato... ma al mio Dominus non interessa. Come non gli interessa se a capeggiare la banda è un bandito, una banditessa, un orco o un adoratore degli Dei oscuri. Si dice che in passato ne abbia fronteggiati a dozzine... chissà se è vero, ma potrebbe anche essere.
Ho portato io stesso la notizia al Castello, ed ho avuto l'onore di parlare con il Dominus in persona. Era tarda mattina, lui sedeva sul molo ai piedi delle mura, insieme a un paio dei suoi figli, ed insegnava loro a pescare.
Quando mi ha visto si è alzato, allontanandosi dai bambini per non farli sentire. Gli ho raccontato dell'assalto alla corte, del rapimento della ragazzina e dell'assassinio di quel contadino, della moglie e del figlio maggiore. Il Dominus ha ascoltato tutto con attenzione, adombrandosi poco a poco.
"Non possono passarla liscia", ha detto poi, quasi con rimpianto. "Stanotte li andiamo a stanare". Poi si è rivolto ai due ragazzini, ordinando loro di rientrare nel castello.
"Partiamo al tramonto, portami cinque tuoi compagni dei migliori. E che non abbiano paura dei cani".
Sento un brivido per la schiena. Il Dominus vuole utilizzare nella caccia i tremendi cani di sua moglie, Lady Dorothy. Che Harkel ci aiuti.
Poco prima del tramonto io e cinque dei miei compagni siamo davanti alle porte del Castello. Si sente l'abbaiare di molti cani.
Appena il sole è calato dietro l'orizzonte, le porte si aprono e Sir Porter esce dal castello, attorniato da una mezza dozzina di grossi segugi. Indossa una vecchia corazza di piastre sul tronco, braccia e gambe sono coperte da cuoio rinforzato. Non ha con sè lo scudo, ma soltanto due daghe alla cintura. Eppure sembra incredibilmente a suo agio con un simile equipaggiamento.
Trae da una sacca un vestito, lo fa annusare i cani e quelli iniziano a guardarsi intorno, poi tutti insieme prendono una direzione e iniziano a correre verso il bosco. Li seguiamo.
Sir Porter cammina insieme a noi, a piedi, e a un tratto è costretto a fermarsi a riprendere fiato. "Sono un po' arrugginito", commenta con un mezzo sorriso, "come le mie daghe".
I cani, quasi potessero intuire la volontà del Dominus, rallentano il passo, anche se continuano a muoversi senza esitare nella stessa direzione, verso sud, lungo il fianco di una collina.
Raggiungiamo il crinale quando il cielo è ormai scuro, e le prime stelle iniziano a brillare tra le nuvole.
La zona boscosa che divide Ratel da Navon è ampia e fitta, attraversata da pochi sentieri. Offre infiniti ottimi rifugi a dei fuggiaschi, e senza un valido aiuto cercare Martha e i suoi compari sarebbe come trovare un ago in un pagliaio.
Ma per fortuna noi abbiamo un aiuto, un aiuto spaventoso e quasi sovrannaturale: i cani di Lady Dorothy non conoscono esitazione, e appena raggiunto il crinale iniziano la discesa muovendo lungo il percorso meno intuitivo, il più scoperto e diretto verso Sud.
Poco a poco i cani iniziano a manifestare un'eccitazione crescente, sembra che la preda sia vicina. Sir Porter ci fa cenno di tenerci pronti, avanziamo di buon passo verso il nemico con le armi in pugno.



Testimonianza di Josh "Manigrosse" Kayafils, bandito

E' stato un attacco improvviso e velocissimo.
Ci sono piombati addosso prima i cani, circondandoci da ogni parte. Poi gli uomini, cinque o sei in tutto, capeggiati da un vecchio combattente armato di due daghe che poi, con sorpresa, ho scoperto essere il Dominus di Ratel.
Abbiamo avuto il tempo di prendere le armi prima che ci arrivassero addosso, Martha ci ha gridato di resistere e di mandarli all'inferno, Robert ne ha steso uno con un colpo fortunato alla gola.
Ma ben presto ho capito che era persa.
Caduto il soldato, su Robert si è scagliato quel vecchio demonio, con due daghe ed un'agilità sorprendente per la sua età. L'ha colpito ripetutamente, fino a lasciarlo a terra rantolante.
Io ho subito gettato la spada gridando "mi arrendo! mi arrendo!" mentre quella pazza di Martha corre verso la ragazzina, le punta la spada sotto la gola urlando ai nostri assalitori di andarsene, altrimenti l'avrebbe sgozzata.
Ho colto un attimo di esitazione nei loro sguardi, ma poi il vecchio senza tanti complimenti fa due passi verso Martha. "Non peggiorare la tua situazione, è già abbastanza brutta".
"Avvicinati e l'ammazzo!" insiste lei, ormai come impazzita.
"Lascia la ragazzina e getta la spada"
"Mai!"
Accade contemporaneamente: lui trafigge Martha, mentre Martha colpisce alla gola la ragazzina.
Il resto è storia. Sia Martha che la ragazzina sono sopravvissute, l'una è stata portata come me prigioniera al castello di Sir Porter, l'altra rispedita a casa sua. O a quel che ne è rimasto.
Lungo la via del ritorno, il soldato che mi aveva in consegna aveva voglia di parlare.
"La cosa che mi piacerebbe sapere" mi dice mentre avanziamo per il bosco al lento passo dei feriti, "è se avevate capito sì o no di aver sconfinato nel territorio di Ratel"
Scuoto il capo. "Non sono di queste parti", rispondo.
"Eh... è stato un grosso errore, credimi. Il nostro Dominus è una persona tranquilla, ma non gli si possono fare sgarri, altrimenti si paga amaramente".
Non ho niente da dire, in effetti pagheremo amaramente, penso tra me. Ma il soldato insiste con le sue domande.
"E come mai stavate facendo guerra a Navon? Era un problema personale tra la vostra capobanda e il Dominus?"
Mi stringo nelle spalle. "So che si conoscevano, sì. Non conosco però i loro trascorsi".
"Ehh... quel Sir Navon, lo dicono tutti che era un donnaiolo... sembrava avesse messo la testa a posto, ultimamente, ma poi con tutto quel che gli è capitato..."
POvero me, mi è toccata una comare come sorvegliante, invece di un soldato.
"Non lo so", rispondo tentando di chiudere in fretta. "Non ne ho idea nè mi è mai importato qualcosa".
"Ah... ma della ragazzina sì, te n'è importato eccome, eh?"
Lo sapevo, lo sapevo che era lì che sarebbe andato a parare. E questa sua morbosa curiosità non lo rende poi così migliore di me, questo bastardo.
"Vuoi sapere se l'ho stuprata anche io?" gli domando.
Lui esita, si volta a guardarla, a guardare quella poveretta che avanza zoppicando al fianco del Dominus, avvolta in un mantello non suo. Poi annuisce.
"L'hai fatto?"
"Sì, l'ho fatto. E se non la smetti di fare domande, toccherà presto anche a tua sorella", rispondo tranquillo.
"Eh?", il soldato trasale: "non ti permettere a dire mai più una cosa simile!"
Non dico più nulla.
Tutto questo è già abbastanza penoso.
La nostra grande fuga, iniziata a Spandel qualche mese fa, si conclude qui, nelle prigioni del castello di Ratel.
scritto da Annika , 14:19 | permalink | markup wiki | commenti (2)
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