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Forum di Myst

 
« Non ci crederai mai ma mi ha morso la collana, porca troia quanto fa male »
- Vodan Thorn -
 
Il fondo del barile
Grom
 
creato il: 07/04/2007   messaggi totali: 36   commenti totali: 30
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1 Maggio 517
Lunedì 15 Giugno 2015

Il Tempo della Spada



Da qualche parte lassù, oltre le nubi, incombe nera e silenziosa la Luna del Primo. Fin dall'epoca delle Antiche Città gli uomini di ogni nazione continuano a celebrare la sua venuta, poichè l'oscuro transito di Beltane propizia i futuri raccolti. Agli uomini di pace essa comanda la pazienza, la terra si è di nuovo fatta fertile ma sarà Mabon a segnare il tempo della falce; a quelli di guerra invece ingiunge di affrettarsi poichè la messe è già matura, ed il tempo della spada è su di loro.

La grande pira arde nella corte di Uthun; alla sua luce l'Earann delle nostre corazze scintilla vivido, tingendoci del sangue di Samaal. Guardo i miei fratelli e in loro vedo me stessa: magnifici, feroci, inarrestabili, sette spettri vermigli raccolti in tregenda dal loro àrmann, pronti a far nostra la Notte dei Fuochi Splendenti. Taerbeck, Crachadan, Trughan, Feidachar, Onachar, Tarkhun, Ainnir... anno dopo anno, secolo dopo secolo le sette maschere perpetuano il racconto delle imprese di chi venne prima di noi, i trionfi e le sconfitte di un popolo consegnato all'oblio dall'acciaio di Greyhaven.

Come tutti, ricordo di aver domandato anch'io al Maestro il senso di questo pantomima, ed in che modo potesse rendere più fruttose le nostre meditazioni sullo Yog. E la sua voce ferma e pacata mi ha dato la stessa risposta che ricevettero gli altri: "Combattendo per la causa perduta dei Clan, farai sì che la tua sia vittoriosa. Persevera nella certezza della sconfitta e scoprirai di non averne più timore. Ama la causa perduta con tutta te stessa, e quando non desidererai altro che dare la vita per essa, abbandonala e fuggi lontano. Quando l'unico volto che vedrai pensando a te stessa sarà Ainnir, getta quella maschera tra le ortiche. Quando avrai dimenticato il nome che ti diede tua madre, reclamalo per te. Quando riconoscerai nei sei i tuoi fratelli, volta loro spalle senza indugi. Quando ti sentirai padrona del mio Yog, ripudialo per inseguire il tuo."

Tu, fratello mio che un tempo sei stato Kraighar Tarkhun, non hai mai voluto accettare questo sacrificio. Eri seme e sangue del Maestro, eppure hai preferito la menzogna alla verità. Pur di non arrenderti all'esilio hai accettato la compagnia dei morti senza pace, vagando nelle paludi come uno spirito reietto. Pur di non avere indietro il tuo volto ti sei mutato in abominio, e come un avvoltoio ti sei ingrassato delle carogne che hai trovato lungo il cammino. Perchè, Tarkhun? Davvero pensavi di aver più diritto di ciascuno di noi? Davvero credevi che il prezzo che hai pagato fosse più alto di quello che è toccato a noi? Perchè non sei qui stanotte, fratello mio, ed un altro solleva le insegne dell'àrmann al posto tuo? Dove sei sepolto ora, in armi che non ti appartengono più?

Ed è così che alla fine ti sei condannato alla sorte che tanto aborrivi, scacciato dalla Casa di Uthun, rinnegato dai tuoi fratelli, abbandonato a morire senza gloria lontano dal fuoco di tuo padre. Cos'altro speravi di trovare tra le immonde spire di Nathair? E dimmi, la lingua sibilante della Vipera ti ha sussurrato parole di conforto mentre la vita ti scivolava via? Sei felice di aver avuto quella strega come tua ultima, unica amica?

...eppure ho incontrato un uomo disposto a morire pur di difendere il tuo nome, un uomo che pur non avendo desiderio di far suo il tuo maglio lo ha impugnato con la stessa furia di cui tu eri capace. Chi era costui, Tarkhun, che ti ha sconfitto in battaglia per poi farsi tuo campione? Ho pensato spesso, in questi giorni, a come quel Guerriero ha dato prova di se stesso. Ho raccontato al Maestro di come sia riuscito a far vacillare il possente Taerbeck colpo dopo colpo, a come infine abbia eluso il contrattacco del Bisonte con la grazia ineffabile di cui è capace solo chi insegue il proprio Yog. Egli ha annuito in silenzio, come se non si aspettasse di udire niente di diverso.

Sarai ricordato per sempre col nome che non volevi abbandonare, fratello mio...e questa notte gesta di sangue onoreranno il tuo sepolcro, dovunque esso sia.

Un vento improvviso spazza via le nuvole, rivelando l'abisso oscuro della Luna del Primo; il fuoco avvampa e si torce, e un'esplosione di braci si sparge tutto intorno. Il mugghio della tempesta si ingrossa, diventando l'ululato rabbioso di un Faul-Warg che pare voglia lanciare alla foresta intera la sua sfida.

Il Maestro solleva il pugno in segno di saluto. I sei fanno altrettanto, ed io con loro. Il tempo della spada è su di noi.
scritto da Ainnir , 01:39 | permalink | markup wiki | commenti (0)
 
25 Aprile 517
Domenica 7 Giugno 2015

Un debito d'onore



Se avessi ancora labbra, Vodan, sorriderei per la tua ingenuità. Se avessi ancora occhi, mi godrei il curioso spettacolo che mi stai offrendo...quello di un uomo che lotta con accanimento contro la sua stessa ombra. Chi è mai costui che si getta nella polvere e, mani alla gola, tenta di strapparsi via il guinzaglio che gli strozza il respiro? Davvero non si accorge che anche l'altro capo è ben stretto nel suo pugno? Il mio allievo così testardo, così promettente... se avessi ancora braccia certo le solleverei, e a quello stolto mostrerei i miei palmi vuoti: egli mi accusa di averlo tratto in schiavitù, quando in verità è solo schiavo di se stesso. Noi tutti lo siamo... è la nostra vittoria suprema, la nostra definitiva sconfitta.

Non ho forgiato io il collare che ti opprime, né sono io a manovrare la catena da cui ti senti strattonato, che disapprovi o meno il tuo cammino. E come potrei, del resto? Non sono che l'ultima eco di un ululato un tempo spaventoso, che per un istante ancora si attarda nelle valli prima che il vento la disperda. Di quali portenti mi credi capace? Non sono che lo spettro di un sogno, un riflesso sempre più diafano e confuso destinato a svanire al primo capriccio della luna. La memoria delle mie imprese già sbiadisce assieme a quella dei miei delitti...persino il mio nome ora appartiene a qualcun'altro. Chiunque egli sia, confido che saprà accrescerne la gloria più di quanto abbia mai fatto io.

Tu però non mi dimenticherai, vero?

Ti ho trovato ad aspettarmi all'inizio del Sentiero del Primo. Non eri pronto allora ad imboccare questa via, così come non sei pronto adesso...eppure nella notte di Eostar hai saputo sbaragliare il suo Guardiano, eppure oggi conquisti il privilegio di poter dirigere altrove il tuo vagare. Fui tuo avversario in quella sfida, e forse tuo alleato in questa. Ma dal nostro ultimo incontro non ho mai infiacchito il tuo braccio, né l'ho reso più possente; non ho mostrato ai tuoi occhi nulla che essi stessi non vedessero; la lama del tuo Seaxe non ha mai danzato ad un canto che non fosse il tuo...talvolta hai esitato, la voce ti è mancata, ed è allora e solo allora che il ferro ha perso la sua grazia. Quand'anche fossi capace di una simile maledizione, non è dal mio rancore che devi guardarti, poichè non ne ho per altri che me stesso.

Quando i Clan si davano battaglia su questa terra era assai diffusa la convinzione che la virtù di un uomo coincidesse con la sua capacità di onorare i propri debiti, a qualsiasi prezzo. Chiunque per incapacità o malizia si trovasse a mancare a questo sacro obbligo cessava di essere un figlio, un fratello o un amico, e diventava un perfido straniero, indegno del suo nome e persino della vita. Le antiche tradizioni sono sopravvissute all'acciaio di Greyhaven, e tuttora le Lande di Ledhar restano patria di uomini d'onore...orfani della Legge degli Dei essi da secoli obbediscono alla propria. Credi che io sia in debito con te? Credi che l'aver preso le mie parti, l'aver impugnato il maglio che fu mio abbattendolo sullo scherno di Kraighar Taerbeck ti abbia vinto la mia riconoscenza?

Saresti uno sciocco se davvero lo credessi. Ciò che di me è stato detto è la verità, poichè in piena libertà mi sono posto al di sopra degli insegnamenti di Uthun dando prova della mia presunzione, della mia cecità, insultando il Maestro e i Sette, deformando secondo il mio capriccio persino i precetti dello Yog. Non è per questo, Vodan, che la lama di Kraighar Taerbeck ha mancato le tue carni: nel vendicare il mio nome hai inteso preservare il tuo, ed in questo hai già trovato la tua ricompensa.

Sospetti, lo so, che attraverso di te io abbia cercato un'ultima occasione di rivivere la gloria di un duello tra Guerrieri: ma non c'è più vita per me, o gioia, o gloria e neppure nelle tue imprese avrei di che trovarne...l'orgoglio per aver visto due fratelli onorare se stessi in battaglia, però, quello è riuscito a far tremare persino queste ossa annerite, te lo confesso.

Kraighar Taerbeck ti avrebbe imposto di brandire le mie armi contro il tuo volere, costringendoti a trascinare la mia carcassa sulle tue spalle per il resto dei tuoi giorni... la Nagath che già ingombra la tua schiena avrebbe finito per accogliermi sotto il suo manto nero, non ne dubito. Non se la prenda, non è perchè disdegnassi la sua compagnia che ho voluto altrimenti. In apparenza ti sei battuto bene. Agile e preciso nei tuoi assalti, hai approfittato della sorpresa del tuo avversario per metterlo alle strette, per imporre il tuo ritmo all'antica danza di morte in cui vi siete cimentati. Sei stato timido in difesa, però...non perchè temessi il Guerriero Bisonte o il suo Glaidheam, ti conosco troppo bene per sospettarti di vigliaccheria, ma perchè da un momento all'altro ti aspettavi che il mio mazzafrusto si ritorcesse contro di te come un serpente infido e traditore, pronto a cogliere il momento propizio per consegnarti alla sconfitta e magari alla morte.

La verità, Vodan, è che non avevi molte speranze...un mio malevolo intervento avrebbe solo affrettato l'inevitabile.
I colpi che hai sferrato, pur notevoli, non sono stati sufficienti ad arrestare la furia del Bisonte, e molto presto egli si sarebbe risolto a metter tutto se stesso nello scontro. La sua lama si sarebbe abbattuta su di te, ancora ed ancora, ed il campo sarebbe infine stato suo. Ciò non è stato, e per un istante hai compiuto un balzo oltre la materia di questo nostro mondo, come solo chi cammina lungo i Sentieri del Primo è in grado di fare. Un piccolo inganno, sufficiente a far credere al tuo avversario che indubbiamente avevi il diritto di far ciò che più desideravi delle armi di un Kraighar...perchè Kraighar tu stesso. Un inganno per cui nulla mi devi, un inganno per un inganno: si saprà ad Uthun che Tarkhun ha coronato la sua ambizione, egli è divenuto Maestro senza mai abbandonare l'antica Casa, unico tra i Sette a non aver mai, neppure per un momento, ripudiato il vessillo del Faul-Warg. E in fondo quanto c'è di vero in questo, e quanto è menzogna?

Questo è lo Yog dell'Abbandono: spezza le tue catene e coloro che le hanno forgiate. Se sei tu il fabbro delle tue catene, spezza te stesso.

La catena che minacciava di legarti per sempre a questo spettro è infranta. Sei libero di scegliere le tue battaglie così come le armi con cui combatterle, come è prerogativa di un Guerriero. Non avrei desiderato per te altro che questa libertà, che tu lo creda o no...ha poca importanza, ormai. Ciò che conta è che oggi hai contratto un debito, e fintanto che non l'avrai onorato non potrai dirti migliore di me.

No, stai pur sicuro che a me non devi niente. E' al fiero Protettore le cui zanne porti sul collo, alla Bestia che vigila su ogni tuo passo, e che ogni notte vaga inquieta attraverso i tuoi incubi, che devi la tua libertà. Egli è per te muto, ma il suo ruggito di rabbia e disperazione è assordante, e giunge fino a me, attraverso i mondi devastati che un tempo calcò il tallone di suo Padre...nostro Padre, Vodan.

Egli già da tempo vegliava su di te, schiavo di una vile stregoneria. Persino durante il nostro primo duello. Ricordi quanto è stato semplice prevedere ogni mia mossa, non ti sei stupito di quanto efficace ogni tuo contrattacco, quasi che i tuoi sensi scorgessero ogni mio movimento prima ancora che io decidessi di compierlo? E' rimasto però un servitore scostante, costretto ad accompagnarti solo in virtù del maleficio che profana le sue ossa.

Persino nella morte ho potuto udire le sue implorazioni, ed ho placato la sua ira, risvegliando in Lui il ricordo della grandezza del Primo. Gli ho mostrato i segreti che i suoi fratelli hanno dimenticato e che noi ancora custodiamo, affinchè li mettesse al tuo servizio fino al momento in cui tu saresti stato pronto a rendergli la libertà. Se sei riemerso dal Cairn di Lamaynn, se le imboscate dei Gaunt non ti hanno colto impreparato, se oggi sei sfuggito al ferro di Taerback, è soltanto lui che devi ringraziare. Forte di una forza non tua, estorta mediante le arti più nere...seppure inconsapevole porti su di te lo stesso marchio di infamia che per sempre mi condanna, diversamente da me però tu sei ancora in tempo per cancellare questa vergogna. Non desidero compagnia nella mia dannazione.

Spezza la sua catena, figlio ripudiato di Elsenore, così come egli ha spezzato la tua. Lascia che il suo spirito ora asservito al capriccio dell'uomo torni presso le antiche foreste, fa' che esso dia nuovo vigore alla sua stirpe, e che ispiri la caccia sanguinaria dei suoi fratelli nelle gelide notti di Northsyd. Sia implacabile la sua vendetta su chi lo fece schiavo! Presto giungerà la Luna di Beltane, propizia alle imprese del Primo, e la Bestia ti apparirà per condurti da me, per l'ultima volta, così che io ti mostri cosa deve esser fatto. Riconosci come tuo questo debito, onoralo, ed avrai la libertà che tanto agogni.






scritto da Tarkhun , 23:28 | permalink | markup wiki | commenti (1)